Incisioni antiche e moderne: Galleria di immagini

Lorenzo VIANI - 2
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Viani fu incisore d’istinto. Nessun maestro lo indirizzò su quella strada. Eppure le sue tavole, una per una, sono autentici capolavori di incisione moderna, che sembrerebbero avere tutti i crismi di un’alta scuola. Nei loro racconti, sempre sul filo della desolazione, prevale di regola l’elemento umano, in una serie di stilizzazioni violente che rivelano l’impronta di uno stesso genio creatore e di un individualismo irripetibile. Per questo, almeno nella xilografia, non ha avuto falsari. Viani era un artista popolaresco e populista. Il legno si prestava, forse meglio della tela, alla cruda aridità delle sue immagini, e si confaceva più della pittura alla veemenza del suo temperamento. Viani non praticò mai altra forma di incisione che quella nel legno. Le sofisticate alchimie del metallo e della pietra non facevano per lui. Si aggiunga che spesso l’aria di tipografia gli provocava fastidiose crisi respiratorie. Diceva di amare l’intaglio nel legno soprattutto perché era un’arte da poveri, per la quale bastavano una lama ed una tavola ben piallata, di quelle che i suoi amici calafati erano soliti procurargli, col miraggio di un buon litro di “catrame” (leggi: nero del Chianti). Era uno xilografo veloce che impiegava solo qualche ora per incidere i suoi legni. Non adottò quasi mai il metodo notoriamente usato dai grandi incisori giapponesi di incollare una velina incollata sul legno per poi seguirne la traccia con la sgorbia. Era un sistema che gli toglieva l’immediatezza del segno e che non gli offriva nessuna utilità pratica. Non aveva bisogno di falserighe, possedendo una sicurezza formidabile del disegno, perfezionata soprattutto negli anni degli studi accademici. Per la preparazione delle xilografie si limitava solitamente a tracciare a matita le linee essenziali dei soggetti, necessariamente a rovescio, per poi passare direttamente all’incisione. Ma qualche volta faceva tutto direttamente con la sgorbia. Egli poteva “vedere” in anticipo sulle sue tavole, le immagini che aveva in animo di incidervi.
(continua)

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Buoi sulla spiaggia (1910-15), 395 x 182 mm.
Tiratura originale 20-25 esemplari non numerati né firmati. Frequenti ristampe.
Molto fattoriana…


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Le vedove del mare (1910-15), 308 x 212 mm.
Tiratura originale 20-25 esemplari non numerati né firmati. Frequenti ristampe.
Molto tragica...

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La darsena (1910-15), 300 x 330 mm.
Tiratura originale 20-25 esemplari non numerati né firmati. Poche ristampe.
 
Lorenzo VIANI - 3
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Anche nel legno Viani volle ritrarre la sua gente, quella del suburbio e delle darsene, e ben presto le sue incisioni ebbero un notevole successo artistico e pratico. Infatti, mentre i suoi dipinti trovavano difficile smercio, le piccole xilografie accessibili a tutte le borse, ebbero una diffusione assai rapida. E non è che, a quel tempo, al povero Viani non facessero comodo anche gli spiccioli. Di ogni esemplare era solito stampare da venti a venticinque copie, non numerate né datate. Pochissime quelle firmate.
Per la pubblicazione, Viani si valse in un primo tempo della vecchia stamperia Ciani di Viareggio, passando poi alle tipografie che le succedettero, Pezzini e Bortolozzi. Ma ci fu anche un periodo in cui fece tutto da solo, con un piccolo torchio di legno, nella cucina della sua casa romana. Ben presto quelle stampe vennero richieste anche per libri e giornali. Sebbene fosse un lavoratore formidabile, Viani a causa dei suoi molti impegni difficilmente poteva essere puntuale nella consegna dei lavori, specie di quelli a scadenza di calendario.

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La cattiva notizia (1910-15), 210 x 300 mm.
Terza xilografia del fascicolo “Il martirio”, 1915.
Tiratura originale del fascicolo 100 esemplari non numerati, alcuni firmati a penna o a matita.
Molte ristampe.

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Matrice originale della stampa precedente (purtroppo non ho potuto scansionarla meglio, manca un pezzetto a sinistra).

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Particolare del ‘Ritorno’ (1910-15), 330 x 210 mm.
Sesta xilografia del fascicolo “Il martirio”, 1915.
Tiratura originale del fascicolo 100 esemplari non numerati, alcuni firmati a penna o a matita.
Molte ristampe.
 
Lorenzo VIANI - 4
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'Qualche vecchio tipografo lo ricorda ancora, quando arrivava all’ultimo momento con le sue tavolette intagliate sotto il braccio, da mettere in macchina d’urgenza, senza poterne tirare neanche una bozza. Quando non aveva fatto in tempo a preparare il lavoro nel suo studio raccontano che si sedeva a un bancone della stamperia e incideva seduta stante sbuffando e imprecando. Dicono che vederlo lavorare di sgorbia era uno spettacolo. Quei pochi che ne hanno avuto la fortuna (solitamente non ammetteva spettatori) raccontano di geroglifici confusi e di intagli che parevano mancare di ogni logica descrittiva. Poi, alla prima stampa, tutto appariva chiaro come d’incanto.
(FINE - ricordo la fonte da cui ho tratto i testi: Rodolfo Fini: Lorenzo Viani xilografo, MPS 1975)

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Capitano di mare
(1910-15), 200 x 290mm.
Tiratura originale 20-25 esemplari non numerati né firmati. Numerose ristampe.

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Emilio Mantelli
(1910-15), 175 x 223 mm.
Firmata (in matrice) “L.Viani” in basso a sinistra.
Tiratura originale 20-25 esemplari. Poche ristampe.
 
L'Europa nella Grafica del '900. La Collezione Luciana Tabarroni della Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Marsilio
Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, Palazzo Fontana di Trevi, 21 febbraio - 2 maggio 2004. hai preso questo Frank???

No, io ho trovato e ordinato questo di una mostra del 2003, sempre a Bologna:
L' Europa a Bologna. Grafica del '900 dalla collezione Luciana Tabarroni. Catalogo della mostra (Bologna, 13 giugno-21 settembre 2003) - J. Bentini - F. Farneti - Libro - Marsilio - Cataloghi | IBS
In copertina c'è Heckel (o Kirchner?). Se tanto mi dà tanto...
PS: grazie per il pdf
PPS: spero che il link funzioni ancora, perché ce n'era una sola copia e l'ho ordinata io...
PPPS (giuro l'ultimo): immagino che la mostra del 2004 all'Istituto Nazionale per la Grafica di Roma dev'essere la stessa ospitata l'anno prima a Bologna.

Venerdì mi è arrivato il catalogo che ho ordinato. Ricorda più certi cataloghi di mostra degli anni '80 della Mazzotta, per il tipo di carta lucida, l'impaginazione e la prevalenza di immagini in b/n. I cataloghi più recenti che ho visto sono interamente a colori, la carta è diversa e l'impaginazione più fantasiosa, con caratteri diversi, ricchezza di immagini in dettaglio ecc...
Comunque sia, ci saranno una sessantina di immagini (sulle 200 grafiche che erano esposte in quella mostra) che si possono scansionare tranquillamente. Datemi qualche giorno di tempo e poi ve le proporrò e vi fornirò qualche dettaglio sulla Collezione Tabarroni.
 
Collezione Luciana Tabarroni (1)
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Luciana Tabarroni (1923-1991) era una appassionata studiosa bolognese di letteratura e arti figurative. Era allieva di Roberto Longhi e amica di artisti e studiosi, tra i quali il noto critico d’arte Francesco Arcangeli. Appassionata di grafica, ha messo in piedi nel corso dei decenni una collezione arrivata quasi ai duemila pezzi (1948 per l’esattezza). Dopo la sua morte, fallito un primo tentativo di donazione allo Stato da parte degli eredi in cambio di un parziale riconoscimento delle tasse di successione, la collezione è stata alla fine acquistata a un prezzo conveniente dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna, entrando a far parte del patrimonio del suo Gabinetto delle stampe. La collezione è stata costruita con criterio antologico-storico, teso cioè a documentare in modo il più possibile obiettivo, al di là di quelle che erano le sue preferenze, la produzione grafica europea del ‘900, con qualche sconfinamento nel secolo precedente. I fogli, per motivi di collocazione, non dovevano superare la dimensione 50 x 70 (come la capisco, è lo stesso criterio che ho adottato io, con pochissime eccezioni…) ed erano conservati divisi per nazioni e, nell’ambito di ogni nazione, in ordine cronologico seguendo la data di nascita degli autori. Generalmente ogni autore è documentato con una o due stampe, massimo tre. Le eccezioni alla regola sono rivelatrici delle sue preferenze: alcuni autori sono documentati con quattro, cinque, sei stampe, fino ad arrivare a Braque (nove), Picasso (tredici), Morandi (diciannove, e non poteva essere diversamente). Il primo acquisto fu appunto, nel1952, una Natura morta morandiana del 1933 acquistata presso la Galleria milanese del Milione. L’anno successivo, Luciana acquistò due acqueforti di Boccioni e una di Marussig presso la libreria Prandi di Reggio Emilia. E’ da Prandi che effettuerà poi gran parte degli acquisti più importanti, almeno fino a metà anni ’70, senza disdegnare naturalmente le altre gallerie più importanti, nazionali e internazionali, specializzate nella grafica. Alla fine la sua collezione arriverà a contare, come si è detto, 1948 fogli. La nazione più rappresentata è la Germania con 270 stampe, seguono Italia (254), Francia (234) e tutte le altre. Nel 2003, a seguito dell’acquisto della collezione, la Pinacoteca Nazionale di Bologna ha organizzato una mostra di 200 delle stampe migliori. Un’altra mostra si tenne l’anno successivo presso l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma. Dal catalogo della prima mostra sono tratte le immagini che pubblicherò qui (una sessantina). Delle esclusioni, alcune molto dolorose, darò conto di volta in volta.
Un doveroso ringraziamento va a pacorez che mi ha fatto conoscere la collezione con i suoi post. In uno di questi c’è il link a un file in pdf che si può scaricare, dove appaiono anche parecchie delle immagini che proporrò qui.

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Umberto BOCCIONI (1882-1916): La madre che lavora a maglia, 1907, acquaforte e puntasecca, 368 x 310 (466 x 377), tiratura: pochi esemplari.

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Gino SEVERINI (1883-1966): Testa femminile, 1909, puntasecca in seppia, 240 x 406 (295 x 460), tiratura: pochi esemplari.

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Arturo MARTINI (1889-1947): La violoncellista, 1914, incisione su piastra d’argilla, 310 x 222 (369 x 255).
 
Collezione Luciana Tabarroni (2)
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Giorgio MORANDI (1890-1964): Natura morta con bottiglia e brocca, 1915, acquaforte su carta giappone, 152 x 127 (290 x 250), primo stato, tiratura: pochi esemplari.

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Carlo CARRA’ (1881-1966): Amanti, 1927, acquaforte e acquatinta, 275 x 364 (493 x 643), tiratura: 4/75.

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Giorgio DE CHIRICO (1888-1978): Combattimento di gladiatori, 1928, acquaforte, 138 x 178 ( 190 x 246), tiratura: 90/100.
 
Collezione Luciana TABARRONI (3)
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Ardengo SOFFICI (1879-1964): Collina toscana (La casa del Fuccioli), 1929, puntasecca, 220 x 150 (494 x 344), secondo stato, tiratura: pochi esemplari.

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Felice CASORATI (1883-1963): Modelle nello studio, 1937, acquaforte su carta cina, 390 x 330 (452 x 330), tiratura: esemplare unico.

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Alberto SAVINIO (1891-1952): Love call, 1944, acquaforte, 111 x 179 (161 x 234), tiratura: 67/105.
 
Collezione Luciana TABARRONI (3)
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Vedi l'allegato 435918


Ardengo SOFFICI (1879-1964): Collina toscana (La casa del Fuccioli), 1929, puntasecca, 220 x 150 (494 x 344), secondo stato, tiratura: pochi esemplari.

Vedi l'allegato 435919

Felice CASORATI (1883-1963): Modelle nello studio, 1937, acquaforte su carta cina, 390 x 330 (452 x 330), tiratura: esemplare unico.

Vedi l'allegato 435920

Alberto SAVINIO (1891-1952): Love call, 1944, acquaforte, 111 x 179 (161 x 234), tiratura: 67/105.
Casorati troppo freddo, Soffici troppo soddisfatto, Savinio troppo tardi riscoperto.
Non intendo solo queste opere, mi riferisco al giudizio che il tempo passato ora comincia a renderci più chiaro, scevro dall'influenza del periodo. Perché vi sono opere che più le si vede più risultano vecchie, consunte; altre che a riguardarle prendono forza e si rinnovano. Questo, in pratica, è il giudizio del tempo.
 
Collezione Luciana TABARRONI (4)
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Casorati troppo freddo, Soffici troppo soddisfatto, Savinio troppo tardi riscoperto.
Non intendo solo queste opere, mi riferisco al giudizio che il tempo passato ora comincia a renderci più chiaro, scevro dall'influenza del periodo. Perché vi sono opere che più le si vede più risultano vecchie, consunte; altre che a riguardarle prendono forza e si rinnovano. Questo, in pratica, è il giudizio del tempo.

Vediamo allora il tuo giudizio su questi tre, molto diversi l'uno dall'altro.

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Anton Zoran MUSIC (1909-2005): Cavallini, 1949, puntasecca, 105 x 115 (318 x 481), prova d’artista 6/15.

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Domenico GNOLI (1933-1970): The pressed shirt, 1961, acquaforte, 192x 186 (490 x 334), tiratura: 10/20

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Piero DORAZIO (1927-2005): Senza titolo, 1968, acquaforte, acquatinta e puntasecca, 148 x 155 (307 x 267), tiratura: 12/15.
 
Il mondo di Music è sì piccolo, ma resistente. Non a caso Brigitte Coudrain, nata nel 1934, moglie del più noto Johnny Friedlaender, con il quale condivide la tecnica, e in qualche modo almeno in parte imitatrice dello stile di Music, appare già più ristretta al decorativo e meno interessante, per non dire superata

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Su Gnoli, penso che se non fosse andato a vivere in USA, dove ci stanno i danè, la sua fama sarebbe assai minore. Però ammetto quasi a malincuore che un po' con la zampa sa graffiare.

Altro il discorso su Dorazio, abile, ma che non mi emoziona quasi mai. Ho solo una sua lito in funzione speculativa, ma non credo che funzionerà.

Comunque, per tutti e tre il discorso è assai più arduo in quanto stanno a noi più vicini rispetto ai primi tre, se non altro come biografia. Dunque agiscono in noi certi condizionamenti del periodo che ancora possono ... far danni :d:
 
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