FED: ANALISTI, AUMENTO IMMEDIATO TASSI NON PRIMA OPZIONE
NEW YORK, 23 GIU - La Fed, che comunicherà la propria decisione di politica monetaria mercoledì 25 giugno al termine della consueta due giorni di riunione, mostrerà le proprie crescenti preoccupazioni sull'inflazione ma in un modo da evitare ogni suggestione su un possibile aumento imminente dei tassi di interesse. Una stretta, quindi, non potrebbe non essere il 'piano A' della banca che, inoltre, potrebbe lasciar trasparire dalle proprie affermazioni il fatto di non reputare il rischio inflazione maggiore di quello della crescita. Dalla riunione che si aprirà domani, gli analisti prevedono all'unanimità che la Fed lascerà i tassi invariati al 2%. Secondo gli osservatori, la Fed sembra camminare sul filo del rasoio: da un lato vuole convincere gli investitori che farà ogni cosa in suo possesso per stoppare l'inflazione, dall'altra parte vuole però evitare che questo suo atteggiamento provochi un eccessivo aumento delle aspettative per un rialzo dei tassi, che finirebbe solo per danneggiare l'ancora fragile economia. Larry Meyer, ex governatore della Fed, ritiene che le recenti affermazioni dei rappresentanti della banca centrale rappresentino un "impegno condizionato" a un aumento del costo del denaro se i rischi inflazionisti dovessero deteriorare. Il mercato, però, ha difficoltà - aggiunge Meyer - a distinguere questo da un "segnale incondizionati di una stretta nella politica monetaria". La riunione della Fed, comunque, si prospetta non facile: l'inflazione continua a salire, così come i prezzi del petrolio, mentre l'economia procede lentamente. La fiammata delle quotazioni petrolifere, oltre a far impennare i prezzi della benzina, rende più costosi tutti i generi importati, tanto che un numero crescente di americani comincia a optare unicamente per prodotti Made in Usa. E questo non può che essere una preoccupazione per la Fed, visto che tale trend lascia ampio spazio di manovra ai produttori americani di alzare i prezzi e quindi aumentare le pressioni inflazionistiche. (ANSA).