Bove si uccise per non finire come Tavaroli
La causa del suicidio di Adamo Bove, capo della security Tim, potrebbe essere stata la consapevolezza che i suoi superiori gli avrebbero addossato tutte le colpe.
Tavaroli, ex capo della security Telecom parla. E secondo alcuni, parla anche troppo e a sproposito. Chi invece non può più parlare è il suo più stretto collaboratore: Adamo Bove, già capo della security Tim e, dopo la fusione con Telecom, numero due di tutta la security.
Adamo Bove era un uomo intelligente, già capo della Digos, fratello gemello dell'allora capo dell'ufficio legale Telecom. Secondo gli inquirenti e la polizia, Bove si sarebbe ucciso, lanciandosi nel vuoto da un ponte di Napoli nel bel mezzo dell'inchiesta sulle presunte intercettazioni Telecom.
Aveva collaborato alla security, anche forse usando il famoso Radar (l'apparecchiatura che permetteva di conoscere i tabulati delle utenze mobili senza lasciarne traccia), ma poi aveva anche collaborato con la magistratura che indagava sulle utenze mobili dei servizi segreti militari, il Sismi.
Le due cose, forse, non si pareggiavano: Bove aveva capito che, alla fine, rischiava di fare la fine che Tavaroli sta facendo adesso: pagare per tutti, essere accusato di aver agito autonomamente e all'insaputa dei vertici aziendali e di Tronchetti, essere citato per danni dalla stessa Telecom.
Bove aveva capito che ormai era tutto perduto, c'era solo un'unica via di uscita: nel vuoto!