Telecom Italia (TIT) Interessa come titolo sta ciofeca? (3 lettori)

Odinow

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TELECOM: FOSSATI, NOSTRO PIANO SOLO SE BERNABE' NON MOSTRA SUO

MILANO, 21 LUG - Marco Fossati ha pronto un piano strategico per Telecom e lo presenterà dopo agosto se l'amministratore delegato Franco Bernabé non presenterà una nuova strategia entro la fine di quel mese. Lo ha dichiarato - secondo quanto riporta l'agenzia Bloomberg - il manager che, attraverso la finanziaria di famiglia Findim, ha il 4,45% del gruppo telefonico. "Il nostro piano è pronto ma lo sveleremo solo se il management non presenterà una nuova strategia entro agosto - ha detto Fossati - è nell'interesse di tutti gli azionisti e creerà valore per tutti loro". Fossati ha però smentito che sia stato preparato con l'aiuto di Value Partners e che faccia perno sull'integrazione tra le attività del gruppo telefonico con quelle media e di sviluppo dei contenuti. Ieri la stessa società di consulenza Value Partners, in una nota, ha fatto sapere di non essere "impegnata, per conto del Dottor Marco Fossati o di altri soggetti, nella realizzazione di alcun 'contro-piano industriale' di Telecom Italia, per il cui management per altro lavora come consulente strategico". L'8 agosto il consiglio di amministrazione è convocato con l'esame della semestrale all'ordine del giorno.
 

Odinow

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Impostazioni ADSL Telecom e indirizzi IP OT

Ritorno sulle impostazioni e parametri delle connessioni ADSL Telecom di tipo business per puntualizzare alcune cose.

I parametri della linea sono: VPI e VCI rispettivamente 8 e 35, encapsulation LLC, QoS UBR, protocollo RFC1483 routed. Per questo tipo di linea vengono forniti in genere almeno quattro IP fissi, ed il foglio che lascia l’omino Telecom contiene due classi di indirizzi chiamati IP LAN e IP punto-punto (o IP WAN).

Se avete un router di proprietà, ecco come impostarlo.

Intanto fatevi un’idea di come sono fatte le classi di indirizzi; nessuno fa i conti a mano, utilizzate l’ottimo Online IP calculator.

Facciamo un esempio pratico(*): sul foglio, spesso scritto a mano con pessima calligrafia e fotocopiato da una Xerox degli anni ‘50, ci sono:

IP LAN: 78.62.124.200 / 255.255.255.248. Il tool ci dice che abbiamo a disposizione una classe da 8 indirizzi (78.62.124.200 - 78.62.124.207), di cui possiamo utilizzarne 6, poiché il primo (.200) identifica la rete e l’ultimo (.207) il broadcast.

Punto-punto: 84.81.188.200 / 255.255.255.252 Stessa cosa: ma solo 4 indirizzi (84.81.188.200 - 84.81.188.203 ) con 2 utilizzabili.

A questo punto impostiamo IPoA (IP over ATM) e mettiamo nell’indirizzo IP della connessione (lato WAN) 84.81.188.202, subnet 255.255.255.252 e gateway 84.81.188.201. Questo perché il gateway di Telecom è sempre il primo indirizzo disponibile.

Nell’indirizzo LAN del router va inserito uno degli IP pubblici forniti. Scegliamo il primo, 78.62.124.201 con subnet 255.255.255.248. Questa configurazione è routing “puro”, e il NAT andrà disabilitato poiché nei modelli più semplici di router non è possibile assegnare due IP all’interfaccia LAN, oltretutto NATtandone uno solo; per questo siete praticamente obbligati ad installare un firewall con WAN 78.62.124.202, subnet 255.255.255.248 e gateway 78.62.124.201 (l’interfaccia LAN del router). IP LAN e NAT andranno configurati in conseguenza della classe di indirizzi privati che utilizzate nella vostra rete locale.

Naturalmente nessuno di Telecom vi dirà nulla di tutto questo, lo dovrete scoprire da soli.
 

Odinow

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Telecom, Fossati vuol vendere a Telefonica

Pressing della famiglia Fossati su Telecom Italia. Il secondo azionista privato del gruppo con una quota del 4,5%, lancia l’ultimatum a Franco Bernabè: se entro fine agosto il manager non avrà presentato un piano industriale i Fossati sveleranno il loro a settembre. A questo punto la parola passerà ai soci. I tempi potrebbero essere ancora più stretti del previsto. Il prossimo 8 agosto infatti si riunirà il cda del gruppo.
«Il piano è nell’interesse di tutti gli azionisti e creerà valore a ciascuno di loro» ha spiegato in un’intervista a Reuters Marco Fossati, numero uno della dinastia ex proprietaria della Star aggiungendo che l’attuale situazione non può continuare. È da tempo che i Fossati tramite la finanziaria Fidim chiedono una strategia più chiara per Telecom. Da parte sua, l’amministratore delegato Franco Bernabè ha sempre preso tempo, prima con il piano industriale presentato il 7 marzo quando, incalzato dalle domande della comunità finanziaria, ha ammesso che un vero business plan verrà presentato solo a fine anno. Poi con quell’annuncio di 5mila tagli per il gruppo a cui ci si aspettava facesse seguito una strategia più chiara. Ma ora che il titolo è crollato sui minimi del gennaio 1998, i Fossati sperano che altri azionisti abbiano perso la pazienza e si uniscano a loro per chiedere con forza a Telecom di uscire dal suo immobilismo. Gli spagnoli di Telefonica (42,3% di Telco che controlla Telecom con il 24,5%) sulla loro quota stanno registrando una potenziale perdita si 1,9 miliardi di euro. Eppure dal quartiere generale di Madrid spiegano di seguire con attenzione le vicende italiane ma ribadiscono di aver sempre appoggiato l’attuale manager: il loro interesse in Telecom Italia rimane industriale e quindi di lungo periodo. Se la proposta di Fossati dovesse andare ai voti, pur buona che sia, rischia comunque di non raggiungere la maggioranza. Telecom è controllata al 23% da Telco e i soci della holding (Generali 28,1%, IntesaSanPaolo e Mediobanca entrambe al 10,6% e Sintonia 8,4%) che hanno eletto Bernabé gli daranno la loro fiducia. Fossati dovrebbe trovare un appoggio esterno oppure presentare una proposta tanto interessante da rompere il fronte interno e portare Telefonica dalla propria parte. «Ci sarebbero molti vantaggi da un’integrazione con Telefonica, in questo modo si potrebbero conseguire le vere sinergie fra i due gruppi» ha detto Fossati. Quanto a Telecom in maniera informale la società ha fatto sapere che «l’amministratore delegato e il presidente (ossia Bernabè e Galateri) apprezzano tutti i suggerimenti utili per lo sviluppo del gruppo ma il loro lavoro è quello di tutelare non solo gli azionisti ma anche gli obbligazionisti, i clienti e i dipendenti. Inoltre avendo i Fossati due rappresentanti in cda (Berger e Baratta ndr) alla prossima riunione dell’8 agosto potranno dare il loro contributo positivo in sede opportuna». Telecom in Borsa più 1,21%.


ILLUSIONE
 

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Telecom Italia: Fossati, il piano è pronto

Finanzaonline.com - 22.7.08/08:35

"Il nostro piano è pronto, ma lo sveleremo solo se il management non presenterà una nuova strategia per Telecom Italia entro la fine di agosto". A tornare alla carica è Marco Fossati, numero uno di Findim e azionista con il 4,45% del gruppo telefonico italiano. "Il nostro piano - prosegue Fossati - è nell'interesse di tutti gli azionisti e creerà valore per tutti i soci". Inoltre, secondo quanto si apprende da Repubblica, Fossati è stato costretto a confermare che "Value Partners ha realizzato una business analysis del rialzo dei ricavi di Findim, mentre il piano industriale è stato studiato con diversi advisor". Il documento preparato per la famiglia Fossati non doveva essere di dominio pubblico in quanto rappresenta un conflitto d'interessi della società di consulenza.
 

Odinow

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Tavaroli vuota il sacco, Bernabè fa l'ignavo

L'ex capo della security Telecom svela come Tronchetti Provera sperperava i soldi degli azionisti. E Bernabè non si decide ad avviare un'azione di responsabilità.

Mettiamo che abbiano ragione sia Tronchetti Provera (l'ex amministratore delegato di Telecom Italia) sia Tavaroli (l'ex capo della security della stessa azienda, nonché uomo di fiducia di Tronchetti Provera).

Ha ragione Tronchetti Provera a dichiararsi innocente rispetto alle gravi accuse fatte a Tavaroli e alla sua "band": secondo le accuse, Tavaroli avrebbe intrallazzato con i servizi segreti, corrotto pubblici ufficiali per aver accesso a informazioni riservatissime, venduto informazioni riservate su tabulati telefonici e intercettazioni elettroniche, acquisito dossier su mezzo mondo della politica e delle istituzioni. Tronchetti Provera si difende: "Anche per i Pm, io e il mio braccio destro Buora eravamo all'oscuro di tutto". Sono affaracci di Tavaroli, insomma.

Dal racconto di Tavaroli, rilasciato in un'intervista esclusiva a Repubblica, emerge che Tronchetti Provera non è stato molto addentro i sistemi non proprio ortodossi di Tavaroli: e questo è plausibile, perché un grande manager e un signore non si interessano di quisquiglie.

Viene fuori, però, che Tavaroli avrebbe acquisito le prove di tangenti pagate da Colaninno ai Ds. Ma allora perché Tronchetti non avviò un'azione di responsabilità contro Colaninno, e perché non lo fa ora Bernabè?

Dallo stesso racconto emerge anche che Tronchetti Provera passava molto del suo tempo e spendeva molti soldi (di Telecom Italia) per tenere in piedi un'organizzazione come quella di Tavaroli, dedita a tenere relazioni con politici e politicanti. Tutti soldi buttati al vento, perché il titolo Telecom è crollato ugualmente e l'azienda non ha mai avuto tante difficoltà con l'Authority quante sotto la guida di Tronchetti Provera.

Quindi l'ex amministratore delegato di Telecom Italia ha sperperato (e ha permesso di sperperare) un sacco di soldi degli azionisti: non sarà responsabile di reati ma i nuovi manager dovrebbero intraprendere un'azione di responsabilità contro un amministratore incapace, e una persona seria come Bernabè dovrebbe convenirne. Non penseranno di cavarsela con una semplice denuncia a Tavaroli per il danno subito, ci auguriamo.


C'è DEL MARCIO IN DANIMARCA (DA William Shakespeare - Amleto)
IN TELECOM C'è PUTREFAZIONE
 

tele2

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Odinow ha scritto:
Tavaroli vuota il sacco, Bernabè fa l'ignavo

L'ex capo della security Telecom svela come Tronchetti Provera sperperava i soldi degli azionisti. E Bernabè non si decide ad avviare un'azione di responsabilità.

Mettiamo che abbiano ragione sia Tronchetti Provera (l'ex amministratore delegato di Telecom Italia) sia Tavaroli (l'ex capo della security della stessa azienda, nonché uomo di fiducia di Tronchetti Provera).

Ha ragione Tronchetti Provera a dichiararsi innocente rispetto alle gravi accuse fatte a Tavaroli e alla sua "band": secondo le accuse, Tavaroli avrebbe intrallazzato con i servizi segreti, corrotto pubblici ufficiali per aver accesso a informazioni riservatissime, venduto informazioni riservate su tabulati telefonici e intercettazioni elettroniche, acquisito dossier su mezzo mondo della politica e delle istituzioni. Tronchetti Provera si difende: "Anche per i Pm, io e il mio braccio destro Buora eravamo all'oscuro di tutto". Sono affaracci di Tavaroli, insomma.

Dal racconto di Tavaroli, rilasciato in un'intervista esclusiva a Repubblica, emerge che Tronchetti Provera non è stato molto addentro i sistemi non proprio ortodossi di Tavaroli: e questo è plausibile, perché un grande manager e un signore non si interessano di quisquiglie.

Viene fuori, però, che Tavaroli avrebbe acquisito le prove di tangenti pagate da Colaninno ai Ds. Ma allora perché Tronchetti non avviò un'azione di responsabilità contro Colaninno, e perché non lo fa ora Bernabè?

Dallo stesso racconto emerge anche che Tronchetti Provera passava molto del suo tempo e spendeva molti soldi (di Telecom Italia) per tenere in piedi un'organizzazione come quella di Tavaroli, dedita a tenere relazioni con politici e politicanti. Tutti soldi buttati al vento, perché il titolo Telecom è crollato ugualmente e l'azienda non ha mai avuto tante difficoltà con l'Authority quante sotto la guida di Tronchetti Provera.

Quindi l'ex amministratore delegato di Telecom Italia ha sperperato (e ha permesso di sperperare) un sacco di soldi degli azionisti: non sarà responsabile di reati ma i nuovi manager dovrebbero intraprendere un'azione di responsabilità contro un amministratore incapace, e una persona seria come Bernabè dovrebbe convenirne. Non penseranno di cavarsela con una semplice denuncia a Tavaroli per il danno subito, ci auguriamo.


C'è DEL MARCIO IN DANIMARCA (DA William Shakespeare - Amleto)
IN TELECOM C'è PUTREFAZIONE

e' un titolo pessimo, quasi al livello di seat pg
 

crollo_del_'29

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trader vincente ha scritto:
Sarò martellante così come lo fui mesi fa su un'altra piattaforma di finanza, sperando d'essere utile a qualcuno che voglia risparmiarsi cospicui loss.
Tg price 0,72 (fine ottobre - inizi di novembre 2008), passando per 0,96 e con obiettivo finale 0,46. Disclaimer: ognuno ragioni con la sua testolina...

uh-oh

oggi sta affondando
 

Odinow

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Houston abbiamo un problema

crrcrrctytycuychuijchchchhhc (interferenze)

Abbiamo trovato dei resti umani ci avviciniamo per vedere meglio.

Dopo 10 minuti

Houston li abbiamo esaminati sono degli scheletri che tengono stretto in mano molti foglietti di carta su cui c'è scritto Telecom Italia azione1

Houston non capiamo chi possano essere forse fanno parte della specie Homo molto poco sapiens una sottospecie dell'Homo sapiens.

Vi invio foto


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Odinow

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Porro (il Giornale) a PolisBlog: “Telecom, tutta panna montata”

Nicola Porro, apprezzato economista e vicedirettore de il Giornale, domenica in un lungo articolo ha ricostruito brillantemente la vicenda Telecom. In questo colloquio con PolisBlog torna a parlare dell’asse stampa-pm che in negli ultimi anni ha puntato esclusivamente, a suo avviso, a rovesciare Tronchetti Provera.

Secondo Repubblica la ricostruzione dei pm di Milano è “minimalista”. L’impressione è che “si vuole ridurre tutto a un bluff mediatico-giudiziario”. E’ davvero così?
“Secondo Repubblica non tanto la ricostruzione dei Pm, quanto i commenti di alcuni giornali compreso quello in cui lavoro, sono minimaliste. Sul giornale ho scritto come la grande questione delle intercettazioni Telecom si sia conclusa con un niente di fatto. O almeno un niente di fatto sulla preda grossa di tutta la campagna e cioè Marco Tronchetti Provera che non è stato neanche indagato. Ma per mesi è stato considerato il grande orecchio dell’Italia degli spioni. Incidentalmente vorrei far notare che la procura non ha trovato neanche una, dicasi una, intercettazione. Insomma non c’è alcuna prova che qualcuno ascoltasse illecitamente le nostre telefonate: niente di niente. Eppure per mesi abbiamo ballato con foto sui giornali in cui spioni Telecom ascoltavano alla cornetta i nostri segreti. Tutta panna montata. Ciò no toglie che la procura sia riuscita mettere le mani su un’organizzazione, con terminali importanti all’interno di Telecom, di spioni privati”.

L’intervista di D’Avanzo a Tavaroli è la continuazione a suo avviso della campagna che il gruppo “L’Espresso” ha condotto in questi anni col preciso obiettivo di rovesciare Tronchetti?
“Decisamente. I titoli rendono bene il contesto. Nella prima puntata il titolo più o meno era: “Gli ho chiesto troppo” riferito a Tronchetti nei riguardi di Tavaroli. Poi a leggere due pagine intere di intervista/memoriale non si vede neanche una richiesta. C’è da dire però che Tavaroli manda messaggi allusivi un po’ a tutti: Berlusconi e la sua “famiglia impenetrabile”, e il giro di Fassino&Co con la vecchia storia delle tangenti pagate sul fondo dei fratelli Magnoni, Oak Fund”.

Murdoch lo ha intuito subito: “Troppa politica”. Qual è il peso della politica in questa storia?
“Tronchetti stava trattando per uscire dall’impasse del suo investimento (sciagurato per un azionista Pirelli) in Telecom. Prima con Murdoch, pi con At&T e poi ancora con Telefonica cercava di uscire dall’angolo in cui era. E certo avere a Palazzo Chigi, Romano Prodi è stato un ostacolo insormontabile. Basti pensare che lo stesso Prodi (con Di Pietro) non ha permesso alle Autostrade (dei Benetton) di fare una fusione con gli spagnoli di Abertis. Insomma la mano della politica sull’economia, durante il breve governo Prodi, è stata molto forte. O meglio l’idea di irizzare le imprese private è stata una costante”.

Che insegnamento trarre da questa vicenda? C’è una morale? Esiste davvero un asse “stampa-magistratura”?
“Tutti i giornalisti cercano di avere informazioni inedite. E’ il nostro mestiere. Alcuni giornali sono vittime, in modo ossessivo, delle proprie fonti. No bueno”.
 

Odinow

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Telefoni e spie
Telecom, Tavaroli spara a zero su tutti e Repubblica continua a dargli credito


Le parti lese nel procedimento sullo spionaggio Telecom che vede come principale imputato Giuliano Tavaroli sono almeno 5 mila. Due di esse, la Telecom e la Pirelli, rivestono contemporaneamente anche il non comodo ruolo di imputati come mandanti delle operazioni sporche addebitate al famigerato “tiger team”. E nella logica dei giudici milanesi le aziende commissionavano lo spionaggio a Tavaroli senza che i manager, gli azionisti, l’ad Carlo Buora e il presidente Marco Tronchetti Provera sapessero nulla.



Una logica che anche il “Corsera” di oggi si sforza vanamente di spiegare ai propri lettori. Per fare sì che tutte e cinquemila queste parti lese possano assistere all'udienza preliminare che si svolgerà in autunno, qualcuno in Tribunale a Milano sta pensando addirittura all'affitto di uno stadio di calcio.

Certo i processi allo stadio rievocano sinistramente quelli del Cile di Pinochet. Ma a leggere la seconda puntata delle rivelazioni molto interessate del protagonista negativo della vicenda al quotidiano “la Repubblica” l’atmosfera che fa da contorno a questa storia non è molto differente.

Se ieri infatti il noto quotidiano debenedettiano "Repubblica" prendeva di mira Berlusconi e il suo entourage, molto sobriamente definiti come un “network eversivo”, oggi è stata la volta dell’affossamento dello stato maggiore dei Ds e del coinvolgimento di uno dei giudici più importanti della procura di Milano, Armando Spataro, pm anche nel caso del rapimento dell’imam Abu Omar da parte della Cia e del Sismi nel marzo 2003.

A parlare con il cronista di punta di questo tipo di operazioni che periodicamente “Repubblica” fà, ovvero il bravissimo Giuseppe D’Avanzo, è sempre l’ex carabiniere dei nuclei speciali di Dalla Chiesa, Giuliano Tavaroli. Che nella seconda puntata pubblicata oggi dal quotidiano spiega chiaramente come Tronchetti lo avesse assunto apposta per scatenare una strategia deterrente fatta di raccolta di dati e di velati ricatti.

Nel merito ce n’è per tutti. A cominciare dai Ds e dai poveri Massimo D’Alema e Piero Fassino (che ha minacciato querela) di cui Tavaroli sostiene di conoscere i conti esteri su cui sarebbero state depositate le tangenti relative alla prima privatizzazione Telecom, quella del “capitano coraggioso” Roberto Colaninno.

“Fu un lavoraccio - spiega Tavaroli a D’Avanzo - l'inchiesta "Oak Fund". Per quel che poi ha scritto Cipriani nel dossier chiamato "Baffino", ora nelle mani della procura di Milano, i soldi hanno viaggiato nella pancia di trecento società in giro per l'Europa per poi approdare a Londra nel conto dell'Oak Fund, a cui erano interessati i fratelli Magnoni (Giorgio, Aldo e Ruggiero, vicepresidente della Lehman Brothers Europe) e dove avevano la firma Nicola Rossi e Piero Fassino”. Ieri sia Fassino sia D’Alema hanno replicato con sdegno.

Fassino, noto per il suo aplombe, ci è andato giù duro con quel gruppo editoriale, l'Espresso appunto, che oramai ha abbracciato in pieno la linea poltica dipietresca: “Non ho mai avuto firme su conti esteri né a Londra, né altrove. Non so neanche cosa sia l'Oak Fund. Per queste ragioni ho immediatamente dato mandato ai miei legali di tutelarmi contro Tavaroli, D'Avanzo e chiunque altro sia responsabile di questa vigliaccata, nonché contro chiunque continuasse a diffonderla. Trovo inconcepibile che La Repubblica pubblichi, e per di più richiamandola con titoli di prima e seconda pagina e mia fotografia, una notizia del tutto falsa senza neanche verificarne non dico la fondatezza, ma la minima attendibilità. Non si invochi il diritto di cronaca o la libertà di stampa, che non c'entrano niente. Qui si sputtana una persona onesta e pulita ledendone la onorabilità e la dignità. E questo è inaccettabile”.

Ma nei racconti di Tavaroli di oggi al quotidiano fondato da Scalfari e diretto da Ezio Mauro ne esce con le ossa rotte anche il pm Spataro, quello del caso Abu Omar. Tavaroli infatti parla di una “convocazione” da parte del pm per parlare della vendita di Edilnord alla Real Estate del gruppo Pirelli.

Ecco come la circostanza è stata raccontata da Tavaroli a D’Avanzo: “Era più o meno il settembre del 2001. Mi chiama Armando Spataro, allora membro del Consiglio superiore della magistratura. Mi dice: 'Il tuo capo ha risolto i problemi di Berlusconi'. Era accaduto che Pirelli Real Estate avesse rilevato Edilnord di Berlusconi che navigava in cattive acque. Per Pirelli era un affare, per Spataro un favore. Nel 2003 Armando ritorna a Milano come procuratore aggiunto. Ho l'idea di farlo incontrare con Tronchetti. Organizzo il meeting. Ma, quel giorno, commetto un errore grave. Invece di andare via, come facevo sempre, rimango nella stanza e sono testimone della loro conversazione. Che non va per nulla bene. Quasi al termine, Tronchetti chiarisce che magistratura e politica devono reciprocamente rispettarsi e che il lavoro dei giudici non può pregiudicare le responsabilità della politica. E' più o meno una banalità, ma detta in quel momento suonò alle orecchie di Armando come una difesa pregiudiziale di Berlusconi e una censura per le iniziative della magistratura. Spataro ne ricava la convinzione di avere di fronte un uomo piegato agli interessi di Berlusconi. Nessuno gli ha tolto più quell'idea dalla testa.”

A prendere per buone queste dichiarazioni viene fuori un quadro della magistratura di Milano che più che potersi definire “politicizzata” potrebbe essere meglio descritta con la locuzione “parte in causa”. Con Berlusconi visto come al solito come “l’eterno nemico”.

Non mancano pesanti allusioni anche al ruolo di giornalisti di fama come Lucia Annunziata, definita “una consulente di Telecom” usata, a dire di Tavaroli, per avvicinare D’Alema. O Maurizio Costanzo, associato al giro della P2 (di cui effettivamente fu uno dei più illustri iscritti, ndr), pagato da Provera 3 milioni di euro l’anno per tenere alta “l’immagine di Afef Jnifen” sui giornali.

Immagine, quella di Afef, in realtà un po’ offuscata, sempre a detta di Tavaroli, a causa degli affari loschi del fratello che avrebbe fatto affari nel traffico delle armi insieme a uno dei figli di Gheddafi. Rischiando persino di venire eliminato dai servizi segreti libici.

Si parla poi di Tremonti, di Gasparri, di Bisignani e di decine di altri uomini poltici e di affari, tutti riuniti da Tavaroli in questa immaginaria “spectre” che dominerebbe la politica italiana tutto intorno a Berlusconi.

Il teorema difensivo di Tavaroli è che Provera avrebbe assunto lui, pagandolo milioni di euro l’anno e dotandolo di un budget pressochè illimitato, per difedere sé stesso e la Telecom dagli arrembaggi sia dei berlusconiani sia dei dalemiani. Un “fine” che dovrebbe giustificare il “mezzo” del dossieraggio di oltre 5 mila persone comprese nell’attuale classe dirigente italiana.

Con queste premesse un simile processo rischia di svolgersi davvero in uno stadio, e non solo per motivi di capienza delle aule giudiziarie del palazzo di giustizia milanese, tra i fischi e gli applausi del pubblico in un’atmosfera da curva sud delle istituzioni.

Da qui alle tricoteuse del Termidoro il passo sembra oggettivamente breve. E in questo scenario molto preoccupante, che non tiene minimamente conto dei moniti del capo dello stato Giorgio Napolitano a non spettacolarizzare i processi,“Repubblica” sembra essere passata dal ruolo di portavoce del partito dei giudici a quello di entusiasta corifeo del duo Di Pietro- Grillo.
 

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