Telecom Italia (TIT) Interessa come titolo sta ciofeca? (11 lettori)

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zunino 6 grande!
6/8/2008 (7:41) - I CONTI DELLA HOLDING DELLA FAMIGLIA LOMBARDA
Fossati incassa un miliardo e scommette su Apple

Maxicedola per Findim. Preso lo 0,4% del gruppo di Jobs
GIANLUCA PAOLUCCI
Vale circa 540 milioni di dollari ed è uno dei principali investimenti dei Fossati, la scommessa del gruppo italiano in Apple. Entrata nel ricco portafoglio della Findim Group nel corso del 2008, la partecipazione dello 0,39 per cento nel produttore dell’iPod dovrebbe aver riservato anche quelche soddifazione al socio italiano, con la quotazione che è passata dai 120 dollari d’inizio anno ai 157 della chiusura di ieri, con un picco a 192 dollari nel maggio scorso. Ai prezzi di ieri, quello 0,4% vale circa 560 milioni di dollari o 365 milioni di euro.

L’investimento nel colosso di Cupertino, per il quale non è noto il valore di carico, non è l’unica novità contenuta nei conti della lussemburghese Findim Group, capofila delle attività della famiglia lombarda. Sempre in Usa, Findim ha comprato, a più riprese tra gennaio e marzo di quest’anno, il 9,99% del gruppo finanziario First Fed Financial. L’investimento è stato di circa 43 milioni di dollari e in questo caso l’avventura americana non è stata fortunata, con il titolo passato dai 31 dollari per azione dei primi acquisti nel gennaio scorso agli 8,72 dollari della chiusura di ieri.

Per restare nel capitolo delle partecipazioni, il dolore maggiore arriva comunque da Telecom Italia. La quota del 2,01% comprata nel corso del 2007 è in carico 2,203 euro per azione, per un controvalore di 591,992 milioni di euro. Ma l’intero 4,45 per cento accumulato dal gruppo con gli acquisti effettuati nel corso del 2008 vale, ai prezzi di ieri, meno di 690 milioni di euro.

Comunque, «in considerazione dei piani di sviluppo futuri», il cda di Findim ha deciso di non svalutare la partecipazione. La minusvalenza potenziale è di alcune centinaia di milioni, circa 180 solo per la parte acquisita nel corso del 2007. Le soddisfazioni sono arrivate invece dalla cessione della quota in Banca Lombarda. La quota di oltre il 3% era in portafoglio a 147 milioni di euro e della sua vendita integrale il gruppo ha realizzato una plusvalenza di oltre 56 milioni di euro. Plusvalenza inferiore, 2,7 milioni, per la vendita della quota in Cattolica assicurazioni.

Tra le partecipazioni movimentate nel corso del 2007 e nei primi mesi dell’anno spicca anche la quota in Gas Plus spa, con il 5,71% acquistato nel corso del 2007 e l’ulteriore incremento nel 2008, che ha portato la partecipazione al 10,05%. Fermo invece il piccolissomo investimento fatto in Telefonica (300 mila euro), il socio di Telecom del quale Fossati ha più volte richiesto un maggiore impegno nel gruppo italiano, anche con un’opa.

Le soddisfazioni sono invece arrivate dalla cessione della Star al gruppo agroalimentare spagnolo di Pasa. Un incasso di oltre 752 milioni di euro, parte dei quali reinvestiti nell’aumento di capitale della stessa Pasa dove i Fossati hanno adesso il 50%. Una «plusvalenza considerevole» e non dettagliata con maggior precisione che porta nei conti della capogruppo un utile netto - nel bilancio d’esercizio - di 799,8 milioni di euro.

Grazie a questo e alle riserve disponibili, i Fossati - nel cda, oltre a Marco, siedono anche Giuseppe, Stefania e Daniela Fossati - si sono staccati una maxicedola nel corso del 2007 a titolo di acconto. Verso le casse della famiglia sono così risaliti una prima tranche di 250 milioni in maggio e di altri 750 milioni in dicembre, per un totale di oltre 1 miliardo di cedole distribuite. Dopo la distribuzione della maxicedola però alcune «persone legate» a Findim hanno concesso alla società un prestito di 838,8 milioni di euro, senza scadenza e remunerato ad un tasso pari all’euribor a tre mesi maggiorato dello 0,5 per cento.
 

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zunino 6 grande!
inth€m ha scritto:
6/8/2008 (7:41) - I CONTI DELLA HOLDING DELLA FAMIGLIA LOMBARDA
Fossati incassa un miliardo e scommette su Apple




trovo strano non gli abbiano ancora dato il colpo di grazia al mister.. o forse hanno capito che non molla manco lui... o gli avrà fatto capire che geronzi è proprio un còglione a far massacrare così telecom .. mah..
 

inth€m

zunino 6 grande!
quando vanno a scomodare i libici è perchè siamo alla frutta...
chiunque investe vuole vedere un ritorno.. dove non ci sono utili e solo debiti.. è difficile che i libici siano tanto ottusi..

manco la camorra investe più in italia.. figuriamoci i libici..

Milano, 12 ago. (Adnkronos) - "Un maggiore intervento dei libici nell'economia italiana sarebbe non solo plausibile ma anche auspicabile e non vedrei nulla di preoccupante se intervenissero anche in Telecom". Giulio Sapelli, ordinario di storia economica presso l'Universita' degli Studi di Milano e membro fra l'altro del World Oil Council, commenta cosi' all'ADNKRONOS la notizia che la Libia, attraverso la Lybian Post Telecommunications Information Technology Company presieduta direttamente dal colonnello Gheddafi, sia diventata a sorpresa il primo azionista (con il 14,7%) di Retelit, societa' italiana di dorsali per le tlc.

Dieci anni fa i libici mostravano apertamente ambizioni ancora piu' alte che arrivavano fino a Telecom: "c'e' una societa' che mi piace moltissimo, Telecom.Vedremo se potremo entrarci" disse nel 1998 il gestore dei soldi del Colonnello, oltre che presidente e Ad di Lafico, Mohammed Ali El Huwej. Ora, ai giorni nostri, un investimento libico direttamente in Telecom al fianco o al posto degli spagnoli sarebbe per Sapelli "molto plausibile". "Sarebbero ottimi azionisti - dice lo storico dell'economia - farebbero un investimento a lungo termine. E poi insomma sarebbe un fondo sovrano e dovremmo solo rallegrarci se dovesse entrare, anche se per ora su Telecom stiamo parlando solo al condizionale".

La partita con la Libia d'altra parte e' aperta. Proprio in questo periodo il governo sta cercando di chiudere il contezioso con Tripoli per il periodo coloniale anche se i libici starebbero alzando la posta chiedendo, oltre alla costruzione di un'autostrada, anche quella di alloggi. La domanda che sorge e' se le due partite, contezioso post coloniale e Telecom, possano essere incrociate.
 

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zunino 6 grande!
quando avranno finito di giocare loro...


Mercato SeDeX: Nomura torna con un Bonus su Telecom

Lo scorso 5 agosto è tornata a riaffacciarsi sul SeDeX Nomura Bank International, emittente giapponese che a gennaio 2007 aveva esordito a piazza Affari con un certificato Bonus sull'indice Topix. Nell'occasione il Market maker ha portato sulla piattaforma di Borsa italiana un Bonus su Telecom con scadenza 27 febbraio 2010: emesso il 27 febbraio scorso, lo strumento ha trovato la strada del mercato secondario solo settimana scorsa, con il sottostante che nel frattempo (già a marzo) ha però violato la barriera posta a 1,302 euro. Il bonus del 35% promesso dal certificato è quindi già svanito, mentre il prodotto è diventato una sorta di benchmark sul titolo telefonico: a tale proposito si può però notare come l'attuale quotazione proposta dall'emittente sia nettamente a sconto, molto più dell'unico dividendo atteso da qui alla scadenza.
 

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zunino 6 grande!
TREMONTI:


Come e quando finirà la crisi Usa?

«Nell’agosto 2007 è finita la "grande illusione" dell’economia che genera sviluppo perpetuo e, con questo, la pace perpetua. La scienza economica non è solo "triste", è anche falsa, se non si sviluppa nelle incertezze tipiche delle scienze sociali e pretende di modellare la realtà in formule matematiche. E’ difficile dire se la crisi viene rinviata a dopo le elezioni o se sarà risolta dalle elezioni. In ogni caso incombe il rischio di trasmissione del suo effetto dai mercati finanziaria alle pensioni. Se per questa via la crisi esce dal controllo monetario, è fatale che emerga a protezione dei più deboli la figura storica ricorrente del "giudice vindice". Un segnale: l’autorità giudiziaria ha appena costretto due grandi banche a ricomprarsi enormi stock di titoli collocati senza scrupoli. E’ la fine, oppure il principio di un meccanismo non più controllato e controllabile solo dall’autorità monetaria?».

Si riferisce anche all’Europa?

«In Europa la situazione è meno squilibrata è più governata. Quanto all’Italia, alla fine della crisi saremo più forti di prima e più forti di altri Paesi che ci stanno superando in retromarcia. Il Pil di molti Paesi è fatto più dalla finanza che dalla manifattura e risentirà più negativamente del nostro della caduta dei valori finanziari. Il sistema bancario e assicurativo italiano è solido, le pensioni sono sicure, le famiglie poco indebitate e l’industria, esclusi i settori delle privatizzazioni sbagliate con gli spezzatini e i nocciolini, si è ristrutturata e compete con forza».
 

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inth€m ha scritto:
TREMONTI:


Come e quando finirà la crisi Usa?

«Nell’agosto 2007 è finita la "grande illusione" dell’economia che genera sviluppo perpetuo e, con questo, la pace perpetua. La scienza economica non è solo "triste", è anche falsa, se non si sviluppa nelle incertezze tipiche delle scienze sociali e pretende di modellare la realtà in formule matematiche. E’ difficile dire se la crisi viene rinviata a dopo le elezioni o se sarà risolta dalle elezioni. In ogni caso incombe il rischio di trasmissione del suo effetto dai mercati finanziaria alle pensioni. Se per questa via la crisi esce dal controllo monetario, è fatale che emerga a protezione dei più deboli la figura storica ricorrente del "giudice vindice". Un segnale: l’autorità giudiziaria ha appena costretto due grandi banche a ricomprarsi enormi stock di titoli collocati senza scrupoli. E’ la fine, oppure il principio di un meccanismo non più controllato e controllabile solo dall’autorità monetaria?».

Si riferisce anche all’Europa?

«In Europa la situazione è meno squilibrata è più governata. Quanto all’Italia, alla fine della crisi saremo più forti di prima e più forti di altri Paesi che ci stanno superando in retromarcia. Il Pil di molti Paesi è fatto più dalla finanza che dalla manifattura e risentirà più negativamente del nostro della caduta dei valori finanziari. Il sistema bancario e assicurativo italiano è solido, le pensioni sono sicure, le famiglie poco indebitate e l’industria, esclusi i settori delle privatizzazioni sbagliate con gli spezzatini e i nocciolini, si è ristrutturata e compete con forza».



l'industria compete con forza...
tremonti non sta bene
ha bisogno di altri studi di settore..
 

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zunino 6 grande!
Cellulari, il mercato low cost
Poste, supermercati, autostrade: venduto oltre un milione di sim

Acercarli sono quasi invisibili. Pochi spot. Nessuna pubblicità. Né promozioni estive per chi, preso dalla verbosità vacanziera, non si stacca dal cellulare nemmeno durante le ferie all’ombra dei trulli, in spiaggia o sulle Dolomiti. Ma, questo sì, tariffe più basse in media del 20% per tutto l’anno (che non è certo poco, basta farsi due conti). Oltre a qualche servizio aggiuntivo, dove la parola d’ordine quasi stupisce nel mondo della telefonia mobile fatto di giochi, filmati dei gol domenicali e collegamenti a youTube: il servizio deve essere rigorosamente utile.

È il modello degli operatori mobili virtuali, distante anni luce da quello dei gruppi tradizionali come Vodafone, Tim e Wind. E la novità è che piace e funziona: in un solo anno sono oltre un milione gli italiani che hanno preferito per il proprio traffico telefonico una «sim» con sopra stampato uno dei tanti marchi inusuali in circolazione da qualche mese come CoopVoce, Carrefour o Poste Mobile. E, se le previsioni che circolano sono un buon barometro, non siamo di fronte solo a una fiammata in un mercato «drogato» come quello italiano dove nessuna equazione per quanto complicata riesce a risolvere l’incoerenza che c'è tra i 59 milioni di abitanti (compresi i bambini in fasce) e i 90,7 milioni di sim-clienti attive.

L’ultima offerta è quella di Autostrade che propone un servizio collegato al Telepass e che è partita proprio in questi giorni sfruttando i tanti spostamenti in automobile del mese di agosto. Ilmercato darà adesso il proprio verdetto. Ma per ora la formula risparmio e, in più, qualche servizio utile ha dato i suoi frutti. Coop, la prima impresa a lanciarsi nel mercato degli operatori virtuali, ha venduto 170mila sim CoopVoce sfruttando i propri supermercati e la possibilità di avere ricariche attraverso i punti spesa. A seguire, sono arrivate Carrefour, British Telecom, Conad, Auchan e Daily Telecom. Anche se il vero spintone al mercato è stato dato dalle Poste che, partite nel novembre scorso, hanno già venduto — grazie a 14 mila uffici — 450 mila sim con il marchio Poste Mobile. Il gruppo, con un ritmo di crescita di 3mila sim al giorno, è convinto di poter superare agevolmente il mezzo milione di clienti al giro di boa del prossimo novembre. E i numeri ci sono tutti.

Se ne sono accorti anche gli analisti di Deutsche Bank, considerati il punto di riferimento per il settore delle telecom in Europa, che hanno rivisto al rialzo le stime iniziali. Nell’ultimo report hanno previsto che gli operatori virtuali italiani (ai quali si stanno per aggiungere Tiscali, che partirà in autunno, e Fastweb) «riusciranno a piazzare tra le 5 e le 6 milioni di sim entro il 2011 (6% del totale) per arrivare a 10 milioni nel 2013 (10%)».

Le stime, si sa, possono essere disattese. Ma se dovessero realizzarsi anche solo in parte, darebbero la misura (positiva) del grado di apertura alla concorrenza della rete mobile italiana. Proprio quello che con maggiore fatica si sta tentando di ottenere con la rete fissa dove c’è un unico proprietario, cioè Telecom Italia. Ne è la dimostrazione il confronto con il paese che prima di tutti ha avviato questo processo: la Gran Bretagna, dove il primo operatore mobile virtuale al mondo, cioè la Virgin dell’eclettico Sir Richard Branson, è partita dieci anni fa. Oggi gli operatori mobili virtuali (Asda, Bglobal, Bt, Fresh, Mobile World, Talk Talk, Kingston, Tesco, Timico, Touchan, Virgin, Utility Warehouse, Lebara, Gamma e Blyk) hanno l’8% del mercato a fronte di cinque tradizionali (Vodafone, O2, Hutchison 3, Orange e T Mobile). Altri paesi come la Francia e la Spagna, che pure hanno avviato il processo da qualche anno, hanno raggiunto rispettivamente il 3 e il 2% del mercato. Insomma, l’effetto concorrenza che era l'obiettivo primario dell’AgCom, l’authority che vigila sulle tlc, che circa un anno fa aveva imposto a Tim, Vodafone e Wind di «affittare» una parte della propria rete mobile sta funzionando.

Lo si vede anche dai prezzi. Le Poste — che hanno una delle migliori offerte sul mercato — hanno proposto un piano tariffario per chi associa la sim mobile alla carta PostePay o al Bancoposta che prevede un costo al minuto, senza scatto alla risposta, che va dai 6 centesimi, se si chiamano altri clienti delle Poste, a un massimo di 16 negli altri casi. Uno sconto reso possibile dall’acquisto all’ingrosso del traffico dagli operatori tradizionali (che, dunque, in ogni caso ci guadagnano, anche se meno di quanto porterebbero in cassa vendendolo direttamente) e, appunto, da un diverso modello di business che non prevede grandi campagne pubblicitarie ma lo sfruttamento di una rete di distribuzione capillare sulla rete che può essere quella dei supermercati, degli uffici postali, come delle autostrade.

Nulla di nuovo, dunque, visto che l’authority non ha fatto che importare il meccanismo usato negli altri Paesi. Il classico uovo di Colombo che permette a tutti di guadagnare distribuendo in sostanza gli stessi profitti tra più operatori e che crea, allo stesso tempo, una maggiore pressione concorrenziale. Quello che c’è di nuovo è che a valutare dal successo ottenuto in Italia, soprattutto dalle Poste, sembra esserci un mercato per i servizi «utili».

Insomma, per gli operatori tradizionali che fino ad ora hanno puntato su musica, gol della domenica e in generale sull’entertainment, potrebbe quasi essere una lezione. In realtà, i numeri sono diversi. E queste offerte, probabilmente, funzionano bene perché vanno ad occupare delle nicchie ben precise. Come quella di Daily Telecom, per esempio, che si rivolge ai cinesi presenti in Italia offrendo delle tariffe verso il Paese natale più vantaggiose di quelle delle carte internazionali che si possono acquistare dagli edicolanti. A conti fatti, è difficile che possa diventare un vero business. Tranne casi particolari come quello di Bt che così può proporre un piano integrato fisso-mobile pur non possedendo una rete per i cellulari. Per gli altri, come i supermercati, resta pur sempre un meccanismo di fidelizzazione dei clienti. Le famiglie tendono a fare la spesa nelle stesse catene per strappare delle ricariche gratis. Pochi euro, forse. Che, però, con i venti di crisi che soffiano in questo periodo, potrebbero fare la differenza.

Massimo Sideri
14 agosto 2008
 

inth€m

zunino 6 grande!
Entro il 2010 l'America può avere una vera crisi, di quelle grosse, tipo gli anni '30 dove hai una crisi valutaria, fiscale e bancaria tutte contemporaneamente e a quel punto hai così tanti guai che ti isoli da tutto il resto del mondo e cerchi di sopravvivere e basta e allora poi cosa facciamo ? Ci sono tanti articoli ora che dicono che questa crisi finanziaria sarà come gli anni '30 e la Depressione ecc... ma ci si ricorda di cosa significa ? Negli anni '30 l'America era nel marasma totale, l'Inghilterra pure in crisi per la Depressione e si sono fatti avanti paesi come la Germania nazista, il Giappone imperiale e l'URSS con i bei risultati che sappiamo.

La Russia attuale è un paese fascista aggressivo che controlla l'energia con cui il resto d'europa vive e la Cina attuale è un paese pure fascista aggressivo che produce 800-1.000 miliardi di beni di cui al momento abbiamo bisogno mentre l'America si sta spappolando con tutti i suoi debiti e come terzo attore ci sono i regimi islamici che controllano il petrolio.. e tra parentesi: questi sono gli "scenari di lungo periodo" che contano anche per i mercati.
 

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