IO MI ACCONTENTO DI ESSERE SERENA NEL TEMPO. LA FELICITA' SONO ATTIMI E, QUANDO ARRIVANO,

Cosa succede oggi. Il più delle volte il Comune affida ad un Tecnico esterno la stesura del progetto,
con il calcolo di tutti i costi "conosciuti" dal Tecnico, al momento proprio della redazione del progetto.
Primo cavillo. Il Tecnico si avvale del "listino prezzi" depositato presso la Camera di Commercio
che secondo il mio parere personale (da verifiche di fatto effettuate) è nettamente superiore ai prezzi di mercato.
C'è ampio spazio per la riduzione dell'offerta finale.
Secondo cavillo. Sempre, ribadisco sempre, in corso di esecuzione dei lavori si verificano degli "intoppi" - strano vero ? -
che fanno lievitare il prezzo finale dell'appalto. Con conseguente nota di revisione. Che il Comune approva nella quasi totalità
dei casi, altrimenti l'Azienda sospende il lavoro.
Quindi quello che esce come "sconto" rientra come "imprevisto".

E queste sono le 2 fasi che dovrebbero essere riviste.

Primo: Il Tecnico deve consegnare - solo al Comune - un secondo calcolo, quello "reale" dei costi di produzione di quel manufatto.
Secondo: abolire le note di revisione. L'Azienda, prima di procedere all'offerta deve "verificare" la congruità dei lavori da eseguire.
E formulare un'offerta "pacchetto chiuso".
Terzo : superato il termine finale di esecuzione dei lavori (ed oggi quasi nessuna opera rispecchia questo termine)
l'appalto viene chiuso, l'azienda eliminata dall'elenco partecipanti e riaperto nuovo appalto.
A questo punto un addetto del comune controlla che la nuova azienda non sia quella nata ieri.....come sopra indicato.

Certo. Non è facile........ma che lavorino negli uffici comunali. Li paghiamo anche per questo. Non solo per le pause caffè.
 
Tim e Gedi vendono Persidera al tandem formato dal fondo F2i e dal gruppo delle torri di trasmissione Ei Towers.

Con questa mossa, l’ex monopolista e Gedi -la società nata dalla fusione fra il gruppo editoriale L’Espresso (De Benedetti) e Itedi (Agnelli) – si liberano di un asset messo da tempo in vendita.
E incassano complessivamente 240 milioni.

Allo stesso tempo, F2i riapre il risiko sulle torri di trasmissione, mentre Ei Towers, controllata da Mediaset (40%) e da F2i TLC (60%), si rafforza sul mercato italiano.

Nei termini dell’intesa, l’operazione, che dovrebbe concludersi entro fine anno, prevede che Persidera venga divisa in due nuove realtà:
MuxCo, che deterrà i diritti d’uso delle frequenze fino al 2032, e
NetCo
, che sarà proprietaria dell’infrastruttura di rete.

La prima finirà a F2i, mentre la seconda è destinata ad entrare nella disponibilità di Ei Towers.

Per Telecom la cessione “si inquadra in un contesto di razionalizzazione del portafoglio e di focus sulle attività core
ed è coerente con il progetto di valorizzazione della società perseguito da Tim e Gedi sin dalla creazione della partnership,
realizzata nel 2015 tramite l’integrazione delle rispettive frequenze televisive e relative attività” come si legge in una nota della società.

Positivo il bilancio della dismissione anche per Gedi che ha spuntato una condizione più favorevole rispetto al socio Tim
dal momento che il suo 30% è stato venduto a 74,5 milioni di euro, pari ad una valorizzazione di Persidera oltre i 260 milioni.
 
Le sentenze le emettono i Giudici, sulle base di prove concrete.........e qui l'addetto alla sorveglianza è stato ben chiaro ........

«Ho passato dei momenti brutti, mi ripetevo che ero una brava persona, l’opposto che un ladro, che è la cosa più brutta di questo mondo».

«Sono molto molto scosso — ha detto tra mille frasi interrotte dall’emozione, lacrime comprese, la conduttrice che gli teneva la mano —,
è difficile quando sei in un manicomio dimostrare che non sei pazzo». Riannoda i fili di quel venerdì sera:
«Ero con una persona che è stata fermata, un’amica che conosco da tempo. Io avevo una busta con delle cose pagate, con regolare scontrino.
All’uscita gli addetti alla sicurezza ci hanno fermato e abbiamo dovuto seguirli. Poi ho visto che toglievano delle magliette dalla borsa della mia amica:
ero sconcertato, allibito, per me non era possibile. Alla fine ci hanno separato, siamo saliti su due macchine della polizia e ci hanno portato in cella».

Il padre della donna con cui era a fare shopping la vede diversamente:

«Mia figlia si è presa la responsabilità per salvare lui».

Ad accusare il cantante c’è anche un responsabile della sicurezza che era in servizio alla Rinascente
e che ha messo a verbale di aver visto Carta entrare nel camerino e la donna passargli una maglietta alla volta e, alla fine, la borsa.
Poi i due sono entrati nella toilette (dove sono stati trovati i sigilli antifurto tolti alle t-shirt) e quindi si sono diretti verso l’uscita.
Le barriere antifurto hanno suonato perché le magliette avevano un antitaccheggio più morbido e nascosto.
 
Ultima modifica:
Facciamo il punto della situazione, ricordando che negli anni passati il blocco era stato TOTALE
ma nessuno aveva scioperato, nessuno si era strappato i capelli, nessuno ....proprio nessuno.
Ora, cosa succede realmente oggi. Se pensionati totale in Italia sono più di 18.000.000,
il taglio della rivalutaione - non delle pensioni - interessa il 30% dei pensionati. TRENTA%

Pensioni giugno 2019: all’alba di questo mese qualche pensionato avrà già notato che il proprio assegno pensionistico ha subito cambiamenti:
è tutto frutto dell’ondata di conguagli e prelievi in arrivo sulle pensioni di giugno 2019 a causa di due particolari operazioni in corso:
il conguaglio dovuto al taglio della rivalutazione degli assegni e il taglio alle pensioni d’oro.

La platea coinvolta dal conguaglio riguarda circa 5,6 milioni di pensionati italiani con assegni più alti.

Vediamo in dettaglio la mappa dei tagli alle pensioni di giugno 2019, chi prenderà di meno e perché.


Come già anticipato, nel mese di giugno 2019 scatta il conguaglio dovuto al taglio della rivalutazione annuale sugli assegni per quanto riguarda il 2019.
Ciò significa che alcuni assegni pensionistici subiranno un taglio:
in particolare un maxi-conguaglio in cui verrà chiesto ai pensionati che percepiscono più di 1.522 euro di restituire gli aumenti di gennaio, febbraio, marzo, dovuti alla rivalutazione annuale delle pensioni.

“Nel mese di giugno 2019 viene recuperata la differenza relativa al periodo gennaio-marzo 2019″, si legge in una nota Inps.
L’Istituto ha infatti provveduto a inviare lettere ai pensionati coinvolti dalla stangata per informarli.

Si tratta infatti di una misura necessaria per poter reperire in tre anni – da qui al 2021 – 2, 3 miliardi.


Dal 1° gennaio 2019 le pensioni sono state rivalutate dell’1,1% per effetto della perequazione.
Abbiamo assistito in pratica a una rivalutazione delle pensioni. Questa però è avvenuta con i parametri riferiti al 2000.


Invece il Governo, con la Legge di bilancio 2019, ha ribassato questi parametri, riducendo le percentuali di riferimento.
Tutto ciò che i pensionati hanno percepito quindi nei primi mesi dell’anno con la rivalutazione troppo alta, dovrà essere restituito.
Anzi è lo Stato a riprenderselo direttamente, attraverso il taglio degli assegni di giugno 2019.


Chi colpisce questo taglio dovuto al blocco delle rivalutazioni?
Il taglio sarà applicato agli assegni superiori a tre volte il minimo – cioè 1.522 euro lordi al mese – a partire da aprile 2019.
Il conguaglio è relativo alla differenza maturata tra gennaio e marzo 2019 e verrà effettuato in tre rate:

  • la prima a giugno,
  • la seconda a luglio,
  • la terza ad agosto.
Taglio pensioni alte: quali assegni subiranno prelievi
Proseguendo lungo il percorso della mappa dei tagli alle pensioni 2019, troviamo un’altra mannaia pronta a colpire le pensioni molto alte:
si tratta del già citato taglio alle pensioni d’oro, il contributo di solidarietà richiesto ai pensionati che godono di assegni pensionistici ben al di sopra della media.

Per essere più precisi, la norma che disciplina il taglio alle pensioni d’oro è l’art. 1, co. 261 e ss. della L. n. 145/2018 (Legge di Bilancio 2019).
In questi commi è stato introdotto un contributo di solidarietà a scaglioni per i pensionati che percepiscono un reddito che eccede i 100 mila euro lordi su base annua.

Il taglio dei trattamenti pensionistici ha una durata limitata, pari a 5 anni, ossia dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2023.

https://www.leggioggi.it/2019/05/17/taglio-pensioni-alte-2019-assegni-esclusi/
A decorrere dal 2019, le aliquote di riduzione, sulla base di 5 scaglioni, saranno pari al:

  • 15% per la quota di importo da 100.001 euro a 130.000 euro;
  • 25% per la quota da 130.001 euro a 200.000 euro;
  • 30% per la quota da 200.001 euro a 350.000 euro;
  • 35% per la quota da 350.001 euro a 500.000 euro;
  • 40% per la quota eccedente i 500.000,01 euro.
--------------------------------------
Signori. Esempio. Chi prende 130.000 euro di pensione annua. 10.000 euro al mese. DIECIMILAEUROALMESE + 13a
Avrà un taglio di 346 euro al mese. Chi prende 110.000 euro avrà un taglio di 115 euro al mese.

Poichè TUTTE queste pensioni sono state erogate con il metodo RETRIBUTIVO e non con il metodo CONTRIBUTIVO
(cioè sulle somme effettivamente versate all'Inps) , ripeto TUTTE queste pensioni sono superiori all'importo reale che
dovrebbero percepire sulla base dei contributi versati. Stiano zitti.
 
Questo per essere più chiari.

10.000 euro lordi mese, diventano 9.654 euro lordi mese.

8461 euro lordi mese, diventano 8.346 euro lordi mese.

Poichè la differenza fra pensione con metodo retributivo da quella con metodo contributivo
è quantifica in circa il 15% del valore della pensione percepita (questa è una media sia chiaro),
significa che - per una vera equità - se ai signori sora indicati venisse ricalcolata la pensione
sulla base dei contributi effettivamente versati, il ricalcolo mensile sarebbe nettamente superiore .

E facciamolo questo ricalcolo. PER EQUITA'.
 
E' sempre così. I giudici possono fare di tutto. I dem possono fare di tutto.
Ma cambierà mai ? ........certo che cambierà. Basta avere pazienza.
Qui non esiste il danno erariale ?

Nelle casse del Comune milanese sono finiti appena 5mila euro, a fronte dei 25mila che i rom del campo regolare avrebbero dovuto pagare

Emergono nuovi dettagli sul campo rom regolare di via Martirano.
Le famiglie rom che vivono all’interno del villaggio, ovvero 13 nuclei per 49 persone di cui 18 minori, pagano solo il 20% delle quote d’affitto.

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Di conseguenza, nelle casse del Comune sono finiti appena 5mila euro, a fronte dei 25mila che i rom avrebbero dovuto pagare.

"È questa l’integrazione che piace alla sinistra? Ricordo che questo campo era stato venduto alla stampa come il migliore d’Europa,
un fiore all’occhiello dell’amministrazione comunale targata Pisapia".

Giusto per intenderci nel luglio del 2018 c'è stato un maxi blitz dei carabinieri che ha portato alla luce all’interno del campo
un vero e proprio bazar del lusso con occhiali, borse e portafogli di marca, oltre ad arnesi per scassinare serrature,
binocoli, scanner, imbracature, mentre nel 2016 in via Martirano una lite tra rom si è conclusa a colpi di pistola.


Di recente, con una delibera di giunta, l’amministrazione comunale ha pure approvato un progetto definitivo
che prevede lo stanziamento di 270mila euro per interventi di messa in sicurezza e ampliamento del campo rom.

"Soldi sperperati dalla sinistra in nome di un’integrazione che esiste solo nelle favole".

A quanto si apprende, ora l’assessore Majorino si attiverà per trasformare la funzione del villaggio
che sarà utilizzato per l’accoglienza di nuclei famigliari in condizioni di disagio abitativo con un modello organizzativo diverso

. "Ammesso il fallimento, mi piacerebbe che in via Martirano vengano accolte anche tutte quelle famiglie italiane in difficoltà
che però hanno la sfortuna di non essere di etnia rom e quindi di non essere considerate dal Comune.
Altrimenti l’unica soluzione praticabile è quella dello sgombero del Villaggio".
 
E' così. Siamo auto-lesionisti.

Le autorità curdo-siriane hanno consegnato alla Norvegia cinque bambini orfani di miliziani dello Stato islamico.
A rivelarlo a Kurdistan24 è stato il portavoce Kamal Akef aggiungendo che la consegna è avvenuta su richiesta delle autorità norvegesi.
“La volontà è quella di allontanare i bambini da un’atmosfera estremista, di permettere loro di ritornare nel Paese di origine
e di integrarsi nelle comunità locali”, ha dichiarato il portavoce curdo siriano.

Secondo i media norvegesi, tre dei cinque bambini sono nati su suolo norvegese
mentre altri due sarebbero nati in Siria da genitori partiti dal paese scandinavo per arruolarsi nelle fila del Califfato nel 2015.
La richiesta di affido dei cinque bambini è arrivata direttamente dal ministero degli Esteri norvegese
che si sta impegnando anche per trovare una soluzione ad altri quaranta bambini con un legame diretto con Oslo.


La Norvegia non è l’unico Paese che ha rimpatriato bambini figli di miliziani dell’Isis.
Uzbekistan, Kazakistan, Russia e Svezia si sono adoperati per ricevere in consegna gli orfani del Califfato.
Proprio la Svezia ad inizio maggio aveva rimpatriato sette bambini nati in Svezia o in Siria ma da foreign fighters svedesi.
Il Ministro degli esteri svedese Margot Wallström aveva dichiarato che il rimpatrio dei bambini con dei legami con la Svezia sarebbe stata una delle sue priorità.

Oltre al rimpatrio dei bambini, i Paesi nordici però devono affrontare un’altra emergenza ben più grave:
il ritorno in patria di centinaia di foreign fighters. Sarebbero circa 300 i jihadisti partiti dalla Svezia
e andati a combattere con le bandiere nere in Siria e Iraq.
150 di questi sarebbero già ritornati ma le autorità svedesi non si sono dimostrate ancora capaci di arrestarli e processarli.
Secondo il sindaco della capitale Stoccolma Anna König Jerlmyr, solo 19 jihadisti sarebbero stati individuati
grazie ad una nuova forma di collaborazione tra i servizi sociali e di intelligence svedesi.

Ma proprio la tranquilla Svezia rischia di essere una pentola a pressione.

Come scriveva Gian Micalessin per troppo tempo delle politiche buoniste hanno reso la Svezia una meta ideale per i foreign fighters di ritorno:
nel 2017, l’allora ministro della cultura Alice Bah Kuhnke sosteneva che chi aveva combattuto nelle fila dell’Isis non doveva essere spedito in galera,
ma doveva essere “reinserito nella società democratica”.

Ecco perché ora la Svezia, forse accortasi dell’insostenibilità di politiche di integrazione per i jihadisti,
sta cercando di istituire un tribunale internazionale capace di tenere lontano dall’Europa i miliziani neri evitando così, per quanto possibile, il rischio di nuovi attacchi.

Sono infatti circa 5mila i jihadisti europei partiti per unirsi nelle file del Califfato in Siria e Iraq.
Molti di loro sono morti in battaglia mentre altri sono tornati, o sono in procinto di tornare, nei Paesi del vecchio continente.

Secondo le stime del King’s College di Londra, sarebbero circa 1800 i foreign fighter con passaporto europeo
, o legati in qualche maniera ad un Paese Ue, che potrebbero ripresentarsi a Parigi, Bruxelles, Londra o Roma, pronti per sferrare un nuovo attacco.
I servizi di sicurezza temono il cosiddetto effetto “blowback“, ossia l’ipotesi che i foreign fighter di ritorno possano sfruttare l’addestramento ricevuto,
la conoscenza delle tecniche di guerriglia e l’utilizzo di contatti acquisiti al fronte, per organizzare attentati terroristici in Europa.


Nelle carceri curde nella Siria nord orientale si troverebbero circa 1100 combattenti dell’Isis con oltre 2mila tra donne e bambini.
I vertici militari delle Sdf hanno più volte chiesto con forza ai Paesi di provenienza dei combattenti stranieri di riprendersi i loro cittadini per processarli e incarcerarli.

Ma il loro eventuale rimpatrio fa paura.

I Paesi europei hanno il timore che il loro ritorno, anche se monitorato dai servizi di intelligence, metterebbe a repentaglio la sicurezza nazionale.
Una loro presenza su territorio europeo potrebbe incentivare la diffusione delle idee radicali impresse nelle loro menti dalla propaganda jihadista
e un’eventuale reclusione nelle prigioni europee potrebbe provocare una diffusione del radicalismo islamico nelle carceri.
 
n occasione dell’approdo in edicola del quinto numero del mensile #CulturaIdentità, previsto per domani venerdì 7 giugno,
vi proponiamo l’intervista OFF a uno dei grandi protagonisti del mensile in uscita,
nonché figura straordinaria della letteratura italiana: Antonio Pennacchi. Redazione

I Neandertal alla fine non erano così rozzi come li si dipinge.
Costruivano utensili molto funzionali. Li decoravano, quindi apprezzavano l’inutile: l’arte.
Avevano, probabilmente, una forma di culto dei morti, una “cultura immateriale”: un senso della spiritualità.

Lo racconta, insieme a molte altre cose, Antonio Pennacchi nel suo libro.
Camerata Neandertal (Baldini Castoldi, pp. 290, euro 16,00), un romanzo-memoir umoristico e divertito, pieno di ironia, furore e sacrosanto cazzeggio.

E a proposito, si può scrivere Neandertal, senza l’acca in mezzo, invece di Neanderthal.
E a proposito bis: la paleontologia non è una fissazione dello scrittore di Latina,
magari legata al ritrovamento di un teschio neandartaliano in mezzo a un circolo di pietre a Grotta Guattari a due passi da casa sua.
Viene il sospetto che sia una metafora. Politica. E glielo domandiamo: non è che riabilitando i negletti Neandertal
intende fare del revisionismo sui grandi impresentabili, ormai quasi innominabili, della storia, Fascismo e comunismo?

Risposta: “E lei che dice…?” .

Dico che sì, ha voluto fare del revisionismo

Mi hanno ammazzato un libro per questa storia: il Fasciocomunista.
Nel film Mio fratello è figlio unico quelle tre teste di cazzo degli sceneggiatori hanno dovuto fare i fascisti tutti cattivi e imbecilli.
Perché non gli tornava che i fascisti potessero essere persone normali, come tutti gli altri.

E invece lei ha sempre cercato un’unione, magari rissosa, oltre le divisioni ideologiche.

La vita è un campo di tensioni. Lo racconto nel libro che mi sono menato con Ajmone Finestra quando mi cacciò dall’Msi, mi sono menato con mio fratello Gianni, più di una volta.
Ci meniamo, ma poi la cosa che serve a tutti la facciamo.

Sembra Guareschi. Peppone e Don Camillo.

Sono diverso da lui. La mia scrittura è più elaborata della sua, e l’ho già detto e ridetto. Ma il suo cinema mi piace sempre.
Ogni volta riguardo i Don Camillo quando li fanno in tv. Guareschi era un anticomunista viscerale (in questo sono come lui, viscerale, di pancia), ma in fondo è un togliattiano…

Un togliattiano Guareschi?!?

Ha un fortissimo sentimento dell’unitarietà del popolo. E in questo è togliattiano.
Quando Togliatti parla di “unità nella diversità”.
Il prete e il sindaco comunista che si pigliano a botte, ma sempre nell’interesse e al servizio del popolo. Anzi sa cosa le dico?

Lo dica…

Quella di Guareschi sembra addirittura una visione maoista (nel senso di quel che Mao scrive, non nel senso di quello che fa, naturalmente). Tutto deve tendere all’uno.

Va bene. Politica come soluzione di problemi pratici, sociali. Come piccola comunità unita quasi familiarmente, nonostante tutto. Le piace la Lega di Salvini?

Per me è molto più progressivo Berlusconi che Salvini. Il giudizio sulla politica non si fa rispetto al tasso di corruzione. Ma sull’efficacia del progetto.
Quello di Salvini non guarda avanti. Non vuole rischiare. Vuole salvaguardare l’esistente.
Mentre ormai siamo necessitati a guardare avanti, verso un governo globale. Il nostro destino è la globalizzazione.

Ma lei dice di detestare il Cav…

L’ho detto. Ma cambio spesso idea…

Le piace l’Europa?

Non mi piace l’Europa dei banchieri. Ma la soluzione è l’Europa politica, finalmente, non il “meno Europa”.
Salvini da questo punto di vista guarda solo in casa, al qui e ora. Appena tornai da un viaggio in Cina mi resi conto.
Lì pensano avanti, ai prossimi trenta, quaranta anni.

E quindi Renzi e Berlusconi.

Renzi l’ho votato, anche se a me personalmente a pelle non piace.
Quando vedo in tv da come si muove sembra Galeazzo Ciano nei filmati dell’Istituto Luce.
Fare tronfio, finta bonomia, “so tutto io”. Ma non c’è altra soluzione. Il patto con Berlusconi è storicamente necessitato
(perché non l’abbiamo fatto fare a D’Alema? Ci saremmo risparmiati 20 anni di dismissioni industriali).
I patti si fanno con l’avversario, sennò con chi cazzo li fai? Ma semmai si poteva fare di più. Non solo una riformicchia.
Ci levano il Senato e forse si fa la legge elettorale. Capirai! Ma già che ci sei ribaltalo il paese!
Dai una botta alla magistratura, anche! Anche per quei fatti della Fiom. Giorni e giorni di polemiche per quattro manganellate…

Eh?

Ne ho prese di botte ai tempi miei. Pare che le cosa più importante siano le botte alla manifestazione. Eh no.
La cosa più importante è se riesci a far stare aperta questa cazzo di fonderia.
Non c’è un operaio italiano che rinuncerebbe a prendersi quattro manganellate, purché gli si tenga aperta la fabbrica.

Chiarissimo. Lei è un materialista e ha scritto un’ autobiografia dove si parla molto di spirito. Di culto dei morti. Racconta di un’esperienza di pre-morte. Cosa le succede?

Scrivo in una lingua senza aggettivi, non scrivo barocco, scrivo essenziale. Racconto i fatti.
Quella che lei chiama “esperienza pre morte” la dico in poche righe e con molto pudore. La musa delle mie opere è mia moglie.
E ogni volta mi rimette a terra quando rischio di partire per voli pindarici.
Sull’esperienza pre-morte, dopo l’operazione con la quale mi hanno innestato tre bypass, mi ha detto: “come puoi esserne sicuro”? Non lo so.
So che la racconto. Mi sembra di aver visto la luce. Vai a capire…

E il suo rapporto con gli avi? Lei ha scritto di aver sentito i loro spiriti in molte occasioni.

Sento molto le ricorrenze del calendario. Il mio primo libro, Mammut, ho iniziato a scriverlo proprio il primo novembre.

Umorismo commuovente nella scena in cui le ceneri di suo fratello [Gianni, storico cronista politico, tra l’altro de Il Giornale] vengono disperse nel canale e la famiglia in coro gli canta “ Gianni Gianni. Gianni del buco del…”

Ho scoperto che fa pensare a certi rituali popolari. In Calabria certi santi vengono buttati in acqua, come raccontano gli antropologi.

Nelle cose che scrive c’è una sorta di contraddizione. Sembra che in questo libro lei parli delle volte come un materialista, a volte come un aruspice.

Non è una contraddizione. E’ che la realtà è fatta di molti aspetti. La realtà è molto più grande dell’io.
 
Me lo chiedo sempre. Perchè Perchè Perchè
Perchè ci sono milioni di dementi ?

Taylor Mega ha rivelato quanto guadagna per ogni post pubblicato sui suoi profili social.

La influencer ha rispedito al mittente ogni accusa e svelato nel salotto di Canale 5 quali sono i guadagni
che le vengono riconosciuti per ogni singolo post condiviso sui social.

“Ha un nonno che le compra i vestiti, le fa fare viaggi su un jet privato, le paga l’hotel...”,
ha asserito Camilla Lucchi, lasciando intendere che il fidanzato di Taylor Mega avrebbe molti più anni rispetto a lei.

Ma la giovane influencer da più di un milione di follower ha preferito mettere a tacere voci infondate sul suo conto
e ha raccontato di aver partecipato al Festival di Cannes perché invitata dal brand che sponsorizza, aggiungendo:

“Ho un milione di follower e per un post mi pagano otto mila dollari: non è signorile dirlo, ma per me è un lavoro e io faccio post ogni giorno”.

“Tutti i miei ex non mi hanno dato soldi né mi hanno pagato per fare determinate cose”, ha continuato a spiegare Taylor Mega,
accusata di essersi fatta mantenere anche da Flavio Briatore e Tony Effe.

Pochi, però, le hanno creduto.
 
«Sono sereno. So che la felicità è passeggera, mentre la serenità te la devi conquistare, imparando a governare le emozioni, però è durevole».
 

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