Si complica la situazione in Islanda, più dal punto di vista politico che finanziario, soprattutto in relazione agli aiuti che il Paese ha avuto da parte del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e dall'Eurozona. Il Governo islandese si avvia, infatti, ad indire un referendum, da tenersi il 20 febbraio, sulla restituzione a Gran Bretagna e Paesi Bassi dei 5 miliardi di dollari persi dai loro risparmiatori nell'ambito del collasso delle banche. Secondo il Ministro delle Finanze islandese Gylfi Magnusson, un esito negativo del referendum ed, in generale, ogni ritardo nel rimborso dei depositi potrebbe mettere in discussione il programma di aiuti del FMI, nonché gli sforzi per allentare i controlli sui capitali, con ulteriori conseguenze negative sull'economia. Il Parlamento islandese aveva già approvato, alla fine del 2009, la restituzione dei fondi, ma il presidente della Repubblica Olafur Grimsson ha stupito tutti non firmando il provvedimento, passaggio necessario per la trasformazione in legge. Il rifiuto del presidente implica, in termini costituzionali, che l'Islanda si esprima sulla legge attraverso un referendum; per altro i sondaggi mostrano una certa freddezza da parte della popolazione, poco incline a perdere l'indipendenza della nazione piegandosi alle richieste della comunità finanziaria, che invece spinge per l'approvazione del provvedimento.
La vicenda sta determinando una revisione del merito di credito sovrano da parte di tutte le principali agenzie. Moody's ha, infatti, affermato che il no del Presidente della Repubblica ai rimborsi complica l'uscita dell'Islanda dalla crisi, aggiungendo che la rinnovata instabilità politica potrebbe portare ad azioni di segno negativo sul rating del Paese, attualmente pari a Baa3 (con prospettive stabili). Il 5 gennaio Fitch aveva già ridotto il rating islandese a BB+ (da BBB-), assegnando un Outlook Negativo, mentre nello stesso giorno S&P aveva messo il rating del Paese (BBB-) sotto osservazione con implicazioni negative, aprendo la strada ad un possibile downgrade. Il vero nodo resta il meccanismo di aiuti stanziati all'Islanda, di fatto inceppatosi dopo la decisione presa da Grimsson. Le principali reazioni sono state la minaccia da parte della Gran Bretagna di isolare l'Islanda a livello finanziario, ed eventualmente di porre il veto alla sua adesione all'Unione Europea, oltre al congelamento di parte del prestito da 10 miliardi di dollari da parte dei Paesi Nordici.
...mi chiedevo se è vera questa notizia e, se non contrasta con gli ultimi messaggi...
Ciao
PJ