La bolla al ribasso della volatilità (1 Viewer)

pierrone

Forumer attivo
Dario ha scritto:
1 domanda e un'osservazione.
Perchè Ha media 0?

Il 66% di probabilità è compreso tra +/- dev standard. Quindi è un range dell'1,5%, e così via.

Ciao :)

la media è zero perchè la variazione media giornaliera del mercato è zero. Una crescita delle borse del 10% annuo, un valore attorno alla media storica, se spalmato su un giorno di borsa equivale a una variazione giornaliera media dello 0,0qualcosa%, approssimabile a 0.

si più o meno quando la volatilità è del 12% il giorno dopo c'è un 67% di probabilità di chiudere in un range dell'1,5% (-0,75% +0,75%).

Può anche essere accettabile questo tipo di statistica, quello che non è accettabile è dire che se ci si muove di oltre il 2,25% lo si farà una sola volta su 100 sedute. Questo tipo di movimento sono come le ciliegie, uno tira l'altro. Se domani ci si muove di ben il 2,25% mi aspetto che a brevissimo il mercato non si comporti più secondo le probabilità implicite nella volatilità al 12%, ma che aumentino tali probabilità di forti movimenti. Quando il mercato sconterà tale aumento, io guadagno.
 

sperandio

Nuovo forumer
molto interessante e complimenti ai professori!!!
Ma che cosa lega 12% di vol implicita con 0.75 di dev standard? C'è qualche formula per calcolare una delle due conoscendo l'altra?
andrea
 

pierrone

Forumer attivo
sperandio ha scritto:
molto interessante e complimenti ai professori!!!
Ma che cosa lega 12% di vol implicita con 0.75 di dev standard? C'è qualche formula per calcolare una delle due conoscendo l'altra?
andrea


ciao, non ci sono professori qui :)

la volatilità cresce in funzione del tempo secondo la radice quadrata del tempo.

cioè per passare alla volatilità annualizzata avendo le volatilità giornaliere, si moltiplica non per 252 (numero di giorni di mercato aperto) ma per la sua radice, che all'incirca equivale a 16

Una volatilità annualizzata del 12% equivale perciò a una volatilità giornaliera di circa 12/16 = 0,75%
 

pierrone

Forumer attivo
gipa69 ha scritto:
Sull' equity risk e sulla relazione tassi/borse si è scritto molto.
Questo lo ritengo interessante...


http://www.firstquadrant.com/PDFs/Monographs/0202_What_Risk_Premium_Is_Normal.pdf

Le borse sono sempre cresciute è sicuramente vero... ma se consideriamo la svalutazione derivante dall'inflazione ci accorgiamo che vi sono stati momenti in cui l'investimento ha prodotto ritorni assoluti interessanti e altri in cui i ritorni sono stati negativi.
Nel 1897 il DJIA toccò i 50 cosi come li tocco al culmine del ribasso post bolla del 1929 passando per una forte inflazione (e svalutazione cartacea...) post prima guerra mondiale.
Esiste un trend di lunghissimo periodo rialzista ma questo presunto canale tocca la parte alta o la parte bassa del canale a seconda del periodo di riferimento. Vi posto qua un grafico che non posso giurare sia il massimo dell'attendibilità me che comunque ne esemplifica molti altri prodotti da importanti case di investimento che ne rappresentano un andamento simile.... ora siamo nella parte alta del canale... che poi la svalutazione avvenga con una discesa del mercato azionario o con una esplosione dell'inflazione quello dipende dalle scelte delle banche centrali.


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Se invece l'andamento dei bull e dei bear sull'azionario lo misuriamo attraverso l'espansione contrazione dei p/e il fatto che attualmente siano scesi dai massimi ma restano in alcuni settori (principalmente tech) a livello di bolla e su gli altri settori sopra la media storica e distanti da valori che hanno identificato un bottom fondamentale (tra i 10 e i 12) e usciamo da anni in cui le imprese hanno ristrutturato pesantemente; margini di espansione ci possono essere solo creando deflazione sui mercati.
Poi i mercati possono salire e anche molto grazie alla liquidità in mano ai consumatori US e immessa sul mercato dalle politiche accomadanti delle banche centrali ma ci sarebbe il rischio di ulteriori bolle ed esplosioni (magari su mercati diversi dall'azionario...) :)

riguardo al premio al rischio azionario, aggiungo un'altra cosa che riguarda proprio l'argomento di questo thread, la volatilità: la volatilità è in finanza sinonimo di RISCHIO.

Se la volatilità azionaria scende strutturalmente, la percezione del rischio che gli operatori accomunano all'investimento azionario scende. Questo vuol dire che gli investitori abbassano il livello di premio al rischio richiesto per l'investimento azionario. Se il premio al rischio richiesto scende, le borse salgono per arrivare su nuovi livelli di "valore attuale netto" dei flussi futuri, che sono scontati a un tasso inferiore (perchè è sceso il premio al rischio).

Un punto di premio al rischio in meno ha lo stesso impatto benefico sui prezzi delle azioni di una discea di un punto dei tassi a lungo termine
 

gipa69

collegio dei patafisici
Questa è solo teoria ma la pratica è un altra cosa....
Facciamo un piccolo esempio:
Supponiamo che siamo in epoca disinflazionistica con inflazione prossima allo zero e distribuzione di dividendi da parte delle aziende molto limitata.
Supponiamo che il mercato perda lo 0,05% giornaliero con bassi volumi e pochi scambi. Nel giro di un anno il mercato tornerebbe parecchio indietro rispetto ad adesso ma non testerebbe i minimi del 2002.Da li partirebbe un rimbalzo che fa recuperare sempre con bassi volumi lo 0,05% annuale. Il mercato sarebbe più basso rispetto ad adesso la la volatilità strutturale si sarebbe compressa.
Non è possibile? Se tieni conto che la maggior parte degli investitori di fondi non ha venduto dopo crolli pesanti fino ad adesso perchè dovrebbe farlo in questo scenario?
Questo non vuol dire che non penso che la volatilità possa crescere ancora ma è solo una riflessione su una probabilità da tenere in considerazione..
 

pierrone

Forumer attivo
ciao Gipa, nel tuo esempio, che permettimi di dire mi sembra abbastanza irrealistico, in realtà i rischi percepiti dagli investitori in breve tempo aumenterebbero, non rimarrebbero costanti. La teoria dice di guardare al rischio come al grado di "oscillazione", ma sempre la teoria cosiglierebbe anche di guardare al rischio anche solamente in funzione dell' "oscillazione dannosa" all'investimento, eliminando dalla componente rischio la componente di "oscillazione benefica" all'investimento. Non mi ricordo come viene chiamata, ma esiste comunque un calcolo della volatilità fatto solo sui rendimenti negativi, questa nel tuo esempio darebbe valori non certo molto piccoli.

Riguardo al fatto che tanti piccoli -0,05% seguiti da un pari numero di +0,05% non riporterebbe l'investimento al valore di partenza, tieni conto che la volatilità in genere si calcola sui rendimenti giornalieri logaritmici e non semplici. Con i rendimenti logaritmici nel tuo esempio si tornerebbe al valore di partenza dell'investimento.


ciao
Pier
 

Run the Park

Forumer storico
pierrone ha scritto:
la media è zero perchè la variazione media giornaliera del mercato è zero. Una crescita delle borse del 10% annuo, un valore attorno alla media storica, se spalmato su un giorno di borsa equivale a una variazione giornaliera media dello 0,0qualcosa%, approssimabile a 0.

In questo ragionamento c'è una contraddizione di fondo: se la crescita giornaliera fosse trascurabile, la crescita annuale media dovrebbe essere trascurabile a sua volta, negando l'assunzione di una crescita media annua pari a +10%.
 

pierrone

Forumer attivo
si ma uno 0,03% di media giornaliera si perde in un mare di oscillazioni giornaliere di dimensioni parecchio più grosse, è statisticamente trascurabile
 

Run the Park

Forumer storico
pierrone ha scritto:
si ma uno 0,03% di media giornaliera si perde in un mare di oscillazioni giornaliere di dimensioni parecchio più grosse, è statisticamente trascurabile

Se osservi un rendimento medio annuo non nullo, puoi pensare che i movimenti dell'indice siano composti dalla somma di due componenti sovrapposte, la prima continua che è responsabile del rendimento stesso, e la seconda oscillatoria che è responsabile della parte più visibile del movimento daily, ma che ha media nulla.

Dunque considerando la somma delle due componenti, la media dovrebbe essere (saltando alcuni passaggi) la somma delle medie delle componenti (sulla varianza il discorso è più complicato) e perciò pari a quella della componente continua.

Ancora, approssimare a zero il contributo della componente continua sarebbe come assumere che il rendimento medio annuo sia nullo.

Vuoi vedere che Dario voleva andare a parare proprio lì? :-D
 

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