LA CLASSE E' NELLE PICCOLE COSE. LE API E LE MOSCHE VOLANO ENTRAMBE. E' DOVE SI POSANO CHE FA LA DIFFERENZA.

Mi domando sempre. Ma come si fa ad essere così imbecilli ?
E perchè non si deve far pagare l'intervento ?


Ancora un'uscita per la squadra SAF - Speleo alpino fluviale - dei vigili del fuoco di Lecco.

Nel tardo pomeriggio odierno i pompieri sono intervenuti sul san Martino
per prestare soccorso a una donna che si era smarrita in località Pizzetti.

Persa in zona impervia, l'escursionista ha fatto scattare i soccorsi,
venendo così raggiunta dai pompieri che l'hanno giudata verso valle, in sicurezza.



Vedi l'allegato 592557

:rolleyes: escursionista improvvisata...
e' un altro effetto dei lockdown, la gente pur di uscire di casa si va ad inerpicare in posti isolati tra la natura come fossero caprette tibetane.
 
Il Governo di Mario Draghi non ha ancora ricevuto la fiducia ma già, almeno per noi aperturisti, riserva una grande delusione:

la permanenza nella stanza dei bottoni del partito del terrore, capitanato dal riconfermato ministro della Salute, Roberto Speranza.

Tant’è che, quasi per suggellarne il malaugurato bis, il suo principale consigliere per l’emergenza Covid-19, Walter Ricciardi,
si è rapidamente affrettato ad indossare il sinistro saio di un novello Girolamo Savonarola,
invocando senza mezzi termini un immediato lockdown totale con queste parole deliranti,
dal momento che i numeri i discesa parlano un’altra lingua:

“E’ evidente che la strategia di convivenza col virus, adottata finora, è inefficace e ci condanna all’instabilità,
con un numero pesante di morti ogni giorno. Chiederò al ministro un lockdown totale”.


Ora l’Italia continuerà a convivere malamente con le più dure restrizioni d’Europa,
distruggendo l’economia, la socialità e l’istruzione ?


Analizzando i citati numeri, si vede che né sul piano dei ricoveri e né su quello dei decessi,
che vedono una media settimanale di quasi un terzo rispetto al picco di dicembre,
esiste una emergenza degna di questo nome.

In tal senso, semmai, l’unica emergenza che Ricciardi & company possono invocare
è legata alla possibile uscita da un clima di folle isteria che costoro insistono in tutti i modi a voler mantenere in vita.

Da questo punto di vista, non possiamo che apprezzare le dure parole espresse all’indirizzo di Ricciardi da Matteo Salvini,
ospite a “Mezz’ora in più”, trasmissione condotta da Lucia Annunziata:


“Prima di terrorizzare gli italiani, parli con Draghi. In Italia c’è voglia si salute, di vita di normalità.
È un anno che qualcuno ci dice state chiusi. Speranza è stato riconfermato e io rispetto le scelte del presidente del Consiglio,
ma spero che a livello di squadra ci sia ascolto. Non ci sta che un consulente del ministero della Salute
una mattina si alzi e, senza dire nulla a nessuno, dica che bisogna chiudere le scuole e le aziende”.


Parole esatte e pesanti come pietre e che spero vengano prese in considerazione dal tanto osannato Mario Draghi.


Il Paese è troppo stanco per sopportare altri mesi di chiusure insensate e non ha bisogno di titoli altisonanti,

bensì di una rapida strategia per uscire da una situazione che non è più sostenibile a lungo.
 
Ragazzi, Voi non conoscete la zona. Io sì.
Lì non ci sono piante, non ci sono boschi.
C'è un sentierino, impervio, che ti porta sin sotto la roccia dove puoi scalare,
ma come lo hai fatto a salire, lo fai a scendere.
Questa, come può dire di essersi persa ? ....io le avrei risposto :
"Signora, come è salita, scenda".
 
Al di là del coro unanime di elogi rivolti a Mario Draghi,
anche chi avrebbe magari preferito la via delle elezioni anticipate
ha comunque accolto l’arrivo dell’ex-governatore della Banca centrale europea come una sorta di liberazione.

Una liberazione dall’infelice routine a cui siamo stati sottoposti da marzo dell’anno scorso sino a qualche giorno fa,
orchestrata dall’ormai ex-premier Giuseppe Conte, dal fido Rocco Casalino e da ministri come il titolare del dicastero della Salute, Roberto Speranza.

Una routine fatta di continui Dpcm sull’orlo della incostituzionalità, di scandalose limitazioni della libertà personale,
imposte soprattutto per sopperire alle palesi incapacità della politica, di una tragica negligenza sul fronte dell’economia.

Ed infine, una nefasta abitudine di ammorbare il clima attraverso conferenze stampa o dirette Facebook,
contrassegnate da mezze verità e bugie integrali, con gli annunci più dolorosi per gli italiani,
come quelli relativi alle varie chiusure, lanciati all’ultimo minuto utile.


Siamo stati nelle mani di persone che non sanno davvero cosa significhi lavorare e fare impresa.


Infatti, le ricadute economiche su quelle tante attività vittime dei vari colpi di lockdown,
parziali o totali, sono state e rimangono pesantissime.

Perciò, anche coloro i quali non vedono in Mario Draghi una sorta di figura divina scesa fra noi per compiere miracoli,
hanno sperato, e in buona parte ancora sperano, non tanto in una grazia celeste,
ma almeno in una sostanziale discontinuità con il modus operandi appena descritto.

Purtroppo, la pubblicazione della lista dei ministri ha sollevato qualche perplessità più che fondata.

Certo, il duo Conte-Casalino ha dovuto fare le valigie, non senza qualche lacrimuccia, e a quanto pare,
le competenze economiche sono ora nelle mani di tecnici vicini a Draghi.

Per carità, nessuna rivoluzione in vista, ancora meno uno stravolgimento di stampo liberale,
ma rappresenta già un passo in avanti il fatto che l’economia italiana
sia probabilmente un po’ più al riparo da pauperisti ideologici e da dilettanti allo sbaraglio.

L’Unione europea non è mai prodiga di tenerezze nei confronti dell’Italia
ed i soldi del Recovery non rappresentano di certo un regalo
(la situazione non cambia neppure se ai vertici del Belpaese vi è qualche competente in più e qualche improvvisatore in meno).

Tuttavia, se Roma diventa un poco più abile e preparata, Bruxelles tende meno, forse,
a considerare la nostra penisola come l’appendice disgraziata e fastidiosa del continente.

Vi sarebbe maggiore rispetto per noi e meno boria da parte dell’asse franco-tedesco.


La riconferma agli Esteri di Luigi Di Maio e al ministero dell’Interno di Luciana Lamorgese non è, però,
un bel segnale nella prospettiva di quella discontinuità necessaria con il precedente Governo giallorosso,

anche se circola la rassicurazione secondo la quale i settori più cruciali per il Paese,
a partire proprio dalla politica estera, saranno presi in mano direttamente dallo stesso Draghi.


Il manuale Cencelli si è reso inevitabile per placare ed addomesticare le forze politiche,
ma il premier avocherà a sé le principali questioni.


Vedremo, ma intanto un’altra riconferma, ovvero quella di Roberto Speranza al ministero della Salute,
costituisce una pessima premessa per coloro i quali confidavano di uscire dalla succitata infelice routine.


Speranza, che mesi fa giunse addirittura ad auspicare la delazione fra italiani,

in caso di mancato rispetto per le norme anti-Covid, come nella defunta Ddr, la Germania orientale comunista,
è stato il primo artefice, quasi entusiasta e compiaciuto, della ripetuta soppressione delle libertà.


Perché, semplicemente, non ha saputo e non sa fare altro.


Il tracciamento del contagio è andato in fumo tanto nella prima ondata di marzo scorso,
quanto nella seconda ed attuale ondata, e in merito ai vaccini si sta adoperando un motore a testa calda,
mentre altri – Regno Unito e Israele in primo luogo – hanno da tempo inserito il turbo.


Per colmare la negligenza, si sceglie di umiliare, colpevolizzare e deprimere gli italiani.


Se c’era un nome che non doveva più ricomparire nel nuovo Governo di Mario Draghi,
beh, era proprio quello di Roberto Speranza, ma tant’è.

Con la permanenza di quest’ultimo alla Salute, i fautori più spietati del lockdown,
che evidentemente vivono in un pianeta tutto loro, sono tornati alla carica,
a cominciare dai sedicenti esperti del Comitato tecnico scientifico e dal solito Walter Ricciardi.

Questi signori, la cui competenza sanitaria diventa sempre più relativa,
non consigliano in silenzio e in maniera professionale il Governo,
bensì affidano i loro pensieri ai giornali, perpetuando un clima di panico.


Ricciardi vuole il lockdown totale in tutta Italia e sostiene, affermando una sonora imbecillità, che la convivenza con il virus sia perdente.



La realtà lo smentisce, perché un Paese come il nostro, che è ricorso a numerose restrizioni,
ha uno dei tassi di mortalità da Covid più alti del mondo,
mentre dove si è scelto di non sospendere la vita a causa del virus, non è avvenuta alcuna strage.


Se il Brasile di Jair Messias Bolsonaro è politicamente scorretto
e la Svezia imbarazza, anche perché ha un Governo di centrosinistra,
invece di puntare costantemente a soluzioni “cinesi”,
si provi almeno a guardare all’Asia migliore, vale a dire la Corea del Sud e Taiwan,
dove si è saputo sin da subito effettuare un efficiente tracciamento dei contagi e tante sofferenze sono state evitate.

A quanto pare, in Italia si persevera in maniera diabolica e a tratti sadica.

Un altro frutto avvelenato del mancato licenziamento di Speranza è rappresentato dallo stop allo sci,
prolungato sino al 5 marzo prossimo e comunicato, come nell’era Conte, all’ultimo minuto,
con una ulteriore bastonata alle attività del comparto.


Se il Comitato tecnico scientifico e personaggi come Ricciardi o il super, si fa per dire, commissario Domenico Arcuri,
non subiranno un ridimensionamento, la discontinuità con la follia giallorossa rimarrà un sogno.
 
Ai tempi della vecchia Democrazia Cristiana vigeva un principio di galateo istituzionale

per il quale non sarebbe mai successo che un presidente di Corte costituzionale, pur emerito,

potesse essere nominato ministro.



Una sovrapposizione tra politica e più alte cariche istituzionali che, intendiamoci bene, non è vietata
ma che potrebbe sottendere perlomeno una certa soggezione da parte della Corte
di fronte ad una personalità che ne è stata il presidente.

E che ora esercita funzioni ad essa incidentalmente subordinate per il controllo di legittimità.


La Costituzione ha inteso assicurare una garanzia di applicazione imparziale delle norme a opera di un organo “arbitrale”,
e per questo le controversie sono state demandate alla giustizia costituzionale.

Può accadere, ad esempio, che sorga conflitto tra il ministro della Giustizia e il Consiglio superiore della magistratura
a proposito dei rispettivi poteri riguardanti i magistrati

o fra il Governo e un pubblico ministero a proposito dell’applicazione del segreto di Stato,

fra i promotori di un referendum abrogativo e l’Ufficio della Corte di cassazione,
che controlla la regolarità delle procedure referendarie.


Come si vede, il ministro della Giustizia è tra i più esposti al giudizio della Corte
e si rischia di inficiare l’imparzialità di quest’ultima, quando il convenuto ne sia stato la più alta espressione.

Non si vuole mettere in discussione l’elevatissimo profilo del ministro Marta Cartabia
che sicuramente conferisce lustro al nuovo Governo, proprio in uno degli ambiti più delicati,
ma sarebbe assai sconveniente se venisse a mancare un “arbitro” terzo
e se la stessa Corte costituzionale assumesse un ruolo di soggezione.


Nel sommario delle sentenze e ordinanze della Corte costituzionale
– recato in una delle ultime edizioni della Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana (la numero 53 del 30 dicembre 2020, Serie speciale) –
gran parte delle questioni sollevate riguardano proprio provvedimenti del ministero ora diretto dall’illustre giurista.



Sono infatti relative all’ordinamento giudiziario e, in particolare, alla riforma organica della magistratura onoraria
e relative disposizioni sui giudici di pace nel contesto della delega al Governo, per la riforma organica di tale magistratura.


Nel caso dei magistrati onorari, la questione di legittimità costituzionale è stata giudicata non manifestamente infondata
per quanto riguarda il trattamento degli stessi nel periodo di sospensione dell’attività giudiziaria a causa del Covid,
in quanto giudicato discriminatorio rispetto al trattamento economico percepito dai magistrati professionali nelle stesse condizioni di inattività lavorativa.

In particolare, è stato ritenuto che fossero violati gli articoli della Costituzione sul principio di uguaglianza e non discriminazione del giudice di pace,
rispetto alle condizioni di lavoro assicurate alla magistratura professionale,
in combinato disposto con quanto disposto dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.


Se la norma ritenuta discriminatoria per i giudici onorari fosse stata sottoscritta da un presidente emerito della Corte in veste di ministro della Giustizia,
la Corte avrebbe potuto confutare con altrettanta autonomia?



Sicuramente sì, ma il dubbio nelle parti potrebbe sopravvenire.


Ai sensi dell’articolo 134 della Costituzione il primo e storicamente più importante compito della Corte
è quello di decidere le controversie “relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge dello Stato e delle Regioni”.



La Corte è quindi chiamata a controllare se gli atti legislativi siano stati formati con i procedimenti richiesti dalla Costituzione
e se il loro contenuto sia conforme ai princìpi costituzionali.

Per atti legislativi si intendono, oltre alle leggi dello Stato, anche i decreti legislativi delegati e i decreti-legge, elaborati dai ministeri di competenza.


Il ministero della Giustizia è in questo periodo impegnato in una complessa legge di riforma della magistratura.


Sicuramente, il ministro Cartabia sarà sin dall’inizio garanzia di alta competenza nel seguirne l’iter di approvazione,
ma il galateo della vecchia politica avrebbe preferito che la Corte fosse pervasa dalla presunzione di massima terzietà
in caso di sottoposizione della norma finale a giudizio di legittimità costituzionale.
 
Ahahahahahah si continua a discutere fra dementi.
Perchè la vera soluzione è abolire la mascherine di tessuto, limitare le mascherine chirurgiche
ed obbligare le persone anziane ad indossare almeno le FFP2.


Per quale motivo da un paio di giorni tra i primi trend topic (cioè gli argomenti più discussi e con più hashtag di riferimento) sui social c’è #duemascherine?

Sì, due mascherine.

Perché con l’arrivo delle varianti Covid, alcuni scienziati hanno iniziato a dire che forse
si dovrà procedere in alcuni ambiti e per alcune mansioni a indossare non una ma due mascherine contemporaneamente.


Per proteggersi di più.

A confermare la tesi, e da qui si è innescata la vera discussione, sono stati i Centri per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CDC) americani,
che però non hanno pubblicato raccomandazioni ufficiali in merito.




doppia-mascherina.jpg



Come spiegato subito dopo da Focus,

“gli scienziati dei CDC hanno voluto verificare con metodo sperimentale l’opportunità di indossare una mascherina sopra l’altra,
un’ipotesi dibattuta da tempo e tornata attuale dopo una recente intervista televisiva di Anthony Fauci:
l’immunologo ha dichiarato che una copertura a più strati come quella offerta da due mascherine sovrapposte dovrebbe offrire una protezione più efficace.
La giungla di fibre nel tessuto delle mascherine crea una sorta di percorso a ostacoli per le particelle respiratorie infette (droplets e aerosol):
è quindi plausibile che una barriera extra renda le cose ancora più difficili per il virus,
che anche negli USA inizia a circolare con varianti più facilmente trasmissibili”.


“I ricercatori hanno posizionato due teste artificiali in grado di simulare la produzione di aerosol a 1,8 metri di distanza.
La presenza di una sola mascherina (in tessuto o chirurgica) sulla prima testa ha bloccato circa il 40% delle particelle infettive emesse con uno starnuto,
impedendo che raggiungessero la seconda. Quando però sulla mascherina chirurgica ne è stata indossata un’altra in tessuto, è stato bloccato l’80% di particelle respiratorie.
Quando soltanto il “ricevente” veniva protetto da mascherine, l’esposizione agli aerosol è stata ridotta dell’83% con la doppia mascherina,
e del 64,5% facendo aderire molto bene la sola mascherina chirurgica al viso.
Quando però entrambe le teste hanno indossato due mascherine, più del 95% delle particelle sono state schermate”.


Conclude Focus: “Il messaggio chiave è che le mascherine sono indispensabili,
e funzionano bene se aderiscono perfettamente al viso e se hanno una buona capacità filtrante.

Laddove non fosse possibile usare le FFP2, più costose ma con un maggiore grado di protezione,
la doppia mascherina potrebbe essere una soluzione. Senza però esagerare”.
 
La caccia alla poltrona nel nuovo governo Draghi non è ancora finita.

Chiuso il capitolo ministri, con veri e propri capolavori come le conferme di Speranza e Lamorgese
ed i ritorni di “poltronari” di prima categoria come Brunetta e Gelmini,
ora è la volta dei vice e dei sottosegretari, in una partita che vede i partiti giocare ancora a carte copertissime.

L’unica regola certo, al momento, pare quella che, laddove una formazione politica si sia già accaparrata un ministero,
non potrà strappare anche un vice o un sottosegretario.

E così, per esempio, a tentare di portare a casa un sottosegretario al ministero degli Interni di Luciana Lamorgese è la Lega:
i principali indiziati sono Nicola Molteni e Stefano Candiani,
ai quali Salvini affiderebbe così il compito di monitorare l’operato la situazione soprattutto sul fronte sicurezza
(sui migranti si è già rassegnato a seguire le regole imposte dall’Ue).


C’è anche il Pd, però, a guardare alla casella di sottosegretario agli Interni con particolare appetito.

In pole, dalle parti dei dem, resta al momento Matteo Mauri, che aveva la delega alla pubblica sicurezza nel Conte 2,
ma girano anche i nomi di Emanuele Fiano, Carmelo Miceli e Monica Cirinnà.

Due invece i candidati del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi e Carlo Sibilia,
con il reggente che sembra ovviamente favorito in caso la poltrona dovesse finire alla fine a un grillino.


Occhi puntati anche sul ministero dell’Economia affidato a Daniele Franco,
l’uomo giusto per rappresentare un esecutivo nato per inchinarsi all’Europa.

Non è chiaro se in quel ministero i sottosegretari saranno tecnici o meno, in caso i partiti hanno pronta la loro lista:
Laura Castelli per il M5S, Antonio Misiani o Marianna Madia per il Pd, Massimo Bitonci per la Lega e Picchetto Fratin per Forza Italia.







La caccia alla poltrona non è finita: tra i partiti ora è guerra per i sottosegretari



Alla Sanità, la conferma di Roberto Speranza è la cartina di tornasole di un governo che, come il precedente,
si prepara a sfoderare l’arma del lockdown vista l’incapacità di gestire l’emergenza sanitaria.

Salvini, già molto polemico con il ministro, vorrebbe piazzare un suo uomo, con Gian Marco Centinaio favorito su Luca Coletto.
Due i nomi per il M5S, Pierpaolo Sileri e Maria Domenica Castellone,
mentre il Pd sembra voler puntare su Sandra Zampa.

Ha preso quota, nelle ultime ore, la possibilità di un ritorno di Beatrice Lorenzin.


Sul fronte Giustizia, infine, è soprattutto Forza Italia ad insistere per sistemare un sottosegretario al fianco di Marta Cartabia.

In pole position c’è l’avvocato Francesco Paolo Sisto, favorito su Giacomo Caliendo,
mentre il nome forte dei renziani è Gennaro Migliore, con Lucia Annibali pronta a entrare nella partita se Renzi optasse per una donna.
Nel Pd avanzano le candidature di Andrea Giorgis e Valeria Valente,
i Cinque Stelle puntano su Vittorio Ferraresi e Francesca Businarolo.
 

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