LA FORTUNA NON ESiSTE:ESISTE IL MOMENTO IN CUI IL TALENTO INCONTRA.....

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questo articolo è molto interessante

10 10 2010 Questa del 2007/2008 è Stata solo una Crisi da Panico, ora Vedremo come Saranno gli Anni 10 del Secolo XXI

Anche nel fine settimana ho letto che si continua con i paralleli fra l’ attuale crisi finanziaria e la depressione del 1929 ed anni seguenti, prendendo spunto ora dall' andamento parallelo nei mercati azionari del mese di Settembre scorso, rispetto all’ unico così positivo, 1934 o 1939, a seconda dei calcoli, degli ultimi 70 anni.

Quindi sono andato a riprendermi dei miei vecchi post del 2008/2009, nel pieno della crisi di panico attuale, trovando conferma che il parallelo corretto, se proprio ne vogliamo trovare uno, rimane invece quello con il c.d. “Panico del 1907”.

Queste nell’ allegato altre considerazioni fatte a Maggio 2009, quando le similitudini diventavano via via più evidenti:
continuo a ritenere che il recupero a V sia stato unicamente figlio della variabile liquidità, allora assicurata da J.P. Morgan e poi dagli altri Big bancari, oggi dalla FED prima (non esistente all’ epoca e, non a caso, costituita subito dopo) e dalle altre banche centrali. Probabilmente la globalizzazione è partita allora, come sempre dalla Finanza, anche se i Fenomeni conseguenti al Panico si sono propagati meno rapidamente, credo soltanto per motivi legati alla tecnologia ed alla rapidità di trasmissione delle informazioni, oggi ben diverse rispetto ad un secolo fa.

Lo studioso Ben Bernanke ha quindi agito analogamente, inondando il Sistema di liquidità…… ed il risultato è stato pressocchè identico, al contrario del 1929, dove il prosciugarsi della liquidità, ha trasformato il Panico finanziario iniziale, prima in recessione profonda e poi in Depressione, fino al cambio di politica dato dal New Deal (ma i danni all’ economia reale erano stati già fatti e ci volle molto più tempo per uscirne…)

Alcuni stralci val la pena di evidenziarli perchè sembrano scritti oggi, se li aggiorniamo in modo adeguato:
comunque mi sembra che il risultato, per i mercati finanziari, sia stato il superamento della crisi di panico con identico recupero a V, che oggi abbiamo e stiamo vivendo (con molti dubbi e perplessità, forse eccessivi), visto che gli indici principali si trovano non distanti dai massimi assoluti.

1. Il Panico del 1907, conosciuto anche come il Panico dei banchieri del 1907, è stato una crisi finanziaria che ha avuto luogo negli Stati Uniti quando la Borsa Valori di New York cadde del 50% dal suo picco dell'anno precedente.

2. Le cause principali della corsa agli sportelli comprendono la contrazione della liquidità da parte di numerose banche newyorkesi, la perdita di fiducia tra i correntisti e l'assenza di un prestatore di ultima istanza stabilito dalla legge.

3. Il panico avrebbe potuto essere ancora maggiore se non ci fosse stato l'intervento del finanziere J.P. Morgan, che impegnò grandi somme di sua personale proprietà, e convinse gli altri banchieri di New York a fare lo stesso, per puntellare il sistema bancario.

4. Nei primi nove mesi del 1907, le azioni avevano perso il 24,4%.

5. Nei primi anni del 1900 ci fu un improvviso sviluppo delle società fiduciarie; nel decennio che precedette il 1907, le loro attività erano cresciute del 244%.

6. La "Knickerbocker Trust Company" di Barney era la terza fiduciaria per dimensione a New York.

7. lunedì 21 ottobre, il consiglio d'amministrazione della "Knickerbocker" chiese a Barney di dimettersi (i correntisti potrebbero aver indotto a tale decisione avendo iniziato a prelevare i propri depositi dalla "Knickerbocker" il 18 ottobre). Quel giorno la "National Bank of Commerce" annunciò che non avrebbe svolto la funzione di camera di compensazione per la "Knickerbocker". Il 22 ottobre la "Knickerbocker" si trovò ad affrontare un classico episodio di corsa agli sportelli. Dall'apertura della banca, la folla continuò a crescere. Poco dopo mezzogiorno la banca si trovò costretta a sospendere la propria operatività.

8. Al diffondersi delle notizie, altre banche e società fiduciarie diventarono restie a prestare denaro. I tassi di interesse sui prestiti agli operatori di borsa salirono rapidamente e, con gli operatori impossibilitati a trovare i soldi, i prezzi delle azioni crollarono a livelli minimi che non si vedevano dal dicembre 1900.

9. Mentre le notizie della crisi si accumulavano, J.P.Morgan tornò a Wall Street dalla sua cerimonia nella tarda serata di sabato 19 ottobre. La mattina seguente, la biblioteca dell'elegante casa di Morgan in Madison Avenue e 36th Street, era diventata una porta girevole per i presidenti delle banche e delle società fiduciarie di New York che arrivavano per condividere le informazioni relative all'imminente crisi (e cercare aiuto per superarla).

10. Morgan e i suoi soci esaminarono i libri contabili della "Knickerbocker Trust", ma la ritennero insolvente e non intervenirono per fermare la corsa agli sportelli. Il suo fallimento, tuttavia, scatenò le corse agli sportelli anche nei confronti delle fiduciarie sane, spingendo così Morgan a farsi carico dell'operazione di salvataggio. Nel pomeriggio di martedì 22 ottobre, il presidente della "Trust Company of America" chiese l'aiuto di Morgan. Quella sera Morgan si consultò con George Baker, presidente della "First National Bank", James Stillman della "National City Bank of New York" (l'antenata della "Citibank"), e George Cortelyou, Segretario al Tesoro. Cortelyou dichiarò di essere pronto a depositare i fondi governativi nelle banche per aiutarle a ricostituire i loro depositi. Dopo che una verifica notturna della "Trust Company of America" ne dimostrò la stato di salute, il mercoledì pomeriggio Morgan dichiarò, "Questo è il posto in cui viene posta fine al disordine”.

11. Nonostante l'iniezione di liquidità, le banche di New York erano restie a concedere i prestiti a breve termine che normalmente venivano forniti per agevolare le quotidiane operazioni sui titoli azionari. Non potendo ottenere tali fondi, i prezzi in borsa comiciarono a precipitare. Alle 13.30 di martedì 24 ottobre, Ransom Thomas, il presidente della New York Stock Exchange, si precipitò nell'ufficio di Morgan per comunicargli che presto avrebbe dovuto chiudere i mercati. Morgan aveva ben chiaro che una chiusura anticipata della borsa sarebbe stata catastrofica.

12. Morgan convocò i presidenti delle banche della città nel suo ufficio. Questi cominciarono ad arrivare alle 14.00; Morgan li informò che almeno 50 case della borsa valori sarebbero fallite a meno che non fossero riusciti a raccogliere 25 milioni di dollari ENTRO 10 MINUTI. Alle 14.16 i presidenti di 14 banche avevano messo insieme 23,6 milioni per mantenere a galla la borsa. Il denaro raggiunse il mercato alle 14.30, in tempo per terminare le negoziazioni del giorno, ed entro la chiusura del mercato (alle 15.00), 19 milioni di dollari erano stati concessi in prestito.

13. Il disastro era stato scongiurato. Morgan era solito evitare la stampa, ma quando lasciò il suo ufficio quella sera, rilasciò una dichiarazione ai giornalisti: "Se la gente terrà i propri soldi nelle banche, tutto andrà a posto".

14. Il venerdì, tuttavia, si vide più panico nel mercato. Morgan si rivolse nuovamente ai presidenti delle banche, ma questa volta riuscì a convincerli a mettere insieme solo 9,7 milioni. Per fare in modo che questo denaro fosse sufficiente per mantenere aperta la borsa, MORGAN DECISE CHE IL DENARO NON AVREBBE POTUTO ESSERE USATO PER VENDITE A MARGINE. Il volume delle negoziazioni nella giornata di venerdì fu pari ai due terzi di quello del martedì. A stento, ma i mercati ce l'avevano fatta di nuovo ad arrivare alla campana di chiusura.

15. Morgan, Stillman, Baker e gli altri banchieri della città non erano in grado di mettere insieme denaro a tempo indeterminato. Persino il Tesoro statunitense era a corto di fondi. La fiducia pubblica aveva bisogno di essere ristabilita, e il venerdì sera i banchieri si riunivano in due comitati: il primo per persuadere il clero a tranquillizzare i fedeli la domenica; il secondo per spiegare alla stampa i vari aspetti del pacchetto di soccorso finanziario.

16. Al fine di assicurare un abbondante flusso di fondi il lunedì, LA CAMERA DI COMPENSAZIONE DI NEW YORK EMISE TITOLI DI DEBITO PER 100 MILIONI DI DOLLARI DA NEGOZIARE TRA LE BANCHE PER SALDARE LE PENDENZE, permettendo loro di mantenere le riserve di contanti per i correntisti. Quel lunedì, grazie alle rassicurazioni del clero e dei giornali, e AI BILANCI DELLE BANCHE PIENI DI LIQUIDITÀ, a New York tornò un senso di ordine.

17. Sabato 2 novembre un'altra crisi era già incombente. Una delle imprese di intermediazione più grandi della borsa, la "Moore & Schley", era pesantemente indebitata e rischiava il tracollo. La società aveva preso in prestito grosse somme mettendo a garanzia azioni della "Tennessee Coal, Iron and Railroad Company" ("TC&I").

18. Al fine di prevenire il collasso della "Moore & Schley", sabato mattina Morgan convocò una riunione d'emergenza presso la sua biblioteca. Venne proposto che la "U.S. Steel Corporation", una società che Morgan aveva aiutato a costituire attraverso la fusione delle imprese siderurgiche di Andrew Carnegie e di Elbert Gary, acquisisse la "TC&I". Ciò avrebbe effettivamente salvato la "Moore & Schley" ed evitato la crisi.

19. Contemporaneamente J.P. Morgan fu trascinato in un'altra situazione. Il problema era che la "Trust Company of America" e la "Lincoln Trust" non avrebbero potuto aprire il lunedì mattina a causa delle continue corse agli sportelli. Il sabato sera 40–50 banchieri vennero radunati nella biblioteca per discutere della crisi, con i presidenti delle banche e delle camere di compensazione nella sala Est, e i dirigenti delle società fiduciarie nella sala Ovest. Morgan e coloro che avevano a che fare con il problema della "Moore & Schley" si spostarono nell'ufficio del bibliotecario. Lì Morgan annunciò ai propri avvocati che sarebbe stato disponibile a sostenere la "Moore & Schley" SOLAMENTE SE LE SOCIETÀ FIDUCIARIE AVESSERO COLLABORATO A TIRAR FUORI DAI GUAI LE PIÙ DEBOLI TRA LORO.

20. La discussione tra i banchieri continuò fino a tarda notte ma senza alcun reale progresso. Allora, verso la mezzanotte, J.P. Morgan informò uno dei presidenti delle fiduciarie che la situazione della "Moore & Schley" avrebbe richiesto 25 milioni di dollari, e che non era sua intenzione andare avanti al riguardo a meno che non potessero essere risolti anche i problemi delle società fiduciarie. Questo significava che le società fiduciarie non avrebbero ricevuto ulteriori aiuti da Morgan e che avrebbero dovuto trovare una soluzione da sole.

21. Alle 3.00 circa, 120 dirigenti di banche e società fiduciarie furono riuniti per ascoltare una relazione completa sullo stato delle due società fiduciarie la cui apertura era a rischio. Mentre la "Trust Company of America" risultava appena solvente, alla "Lincoln Trust Company" mancava circa un milione di dollari per pagare i propri correntisti. Mentre la discussione proseguiva, I BANCHIERI REALIZZARONO CHE MORGAN LI AVEVA CHIUSI NELLA BIBLIOTECA E CHE AVEVA NASCOSTO LA CHIAVE PER COSTRINGERLI A TROVARE UNA SOLUZIONE, tattica per l'uso della quale era già stato noto in passato. Morgan iniziò quindi a parlare e disse alle società fiduciarie che avrebbero dovuto concedere un prestito di 25 milioni di dollari per salvare le istituzioni più deboli. I presidenti delle fiduciarie erano ancora restii ad agire, ma Morgan li informò che il loro rifiuto si sarebbe risolto nel collasso completo del sistema bancario. Con il suo considerevole ascendente, alle 4:45 circa persuase il leader ufficioso delle società fiduciarie a firmare l'accordo, cui seguirono tutti gli altri. Con l'assicurazione che la situazione si sarebbe risolta, Morgan permise quindi ai banchieri di tornare alle loro case.

22. Il pomeriggio e la sera di domenica, Morgan, Perkins, Baker e Stillman, insieme a Gary e a Henry Clay Frick della "U.S. Steel", lavorarono nella biblioteca per definire il progetto di acquisizione della "TC&I" da parte della "U.S. Steel". Domenica notte il progetto di acquisizione era pronto, ma rimaneva un ostacolo: il Presidente Theodore Roosevelt, che si era sempre battuto per imporre norme antitrust, al punto da rendere la rottura dei monopoli un punto focale del proprio mandato.

23. Frick e Gary viaggiarono tutta la notte in treno per arrivare alla Casa Bianca allo scopo di chiedere a Roosevelt di mettere da parte i princìpi dello Sherman Antitrust Act e permettere — prima dell'apertura dei mercati — un'enorme acquisizione da parte di una società già in possesso del 60% delle quote di mercato. Il segretario di Roosevelt si rifiutò di riceverli, ma Frick e Gary convinsero James Rudolph Garfield, il Segretario degli Interni, che permise loro di evitare il segretario e di rivolgersi direttamente al Presidente.

24. Meno di un'ora prima dell'apertura dei mercati, Roosevelt e il Segretario di Stato Elihu Root iniziarono ad esaminare la proposta di acquisizione e vennero a conoscenza del crollo potenziale che si sarebbe potuto verificare nel caso di mancata autorizzazione della fusione. Roosevelt si ammorbidì, e più tardi ricordò dell'incontro, "Era necessario che prendessi una decisione nell'istante prima dell'apertura della borsa, poiché la situazione a New York era tale che ogni ora poteva essere vitale. Credo che nessuno possa criticarmi onestamente per aver detto che non me la sono sentita di oppormi all'acquisizione in quelle circostanze".

25. Quando la notizia raggiunse New York, la fiducia spiccò il volo. Il "Commercial & Financial Chronicle" riportò che "il sollievo procurato da questa transazione fu istantaneo e di vasta portata".

26. COSI’ LA CRISI FINALE DEL PANICO ERA STATA EVITATA. Sebbene per breve tempo Morgan sia stato visto come un eroe, la diffusione di timori relativi a rischi di concentrazione della ricchezza, distrussero ben presto questa opinione. La banca di Morgan era sopravvissuta, ma le società fiduciarie, che costituivano un rivale in crescita per le banche tradizionali, ne erano uscite gravemente danneggiate. Alcuni analisti erano convinti che il panico fosse stato architettato a danno delle società fiduciarie e a beneficio delle banche…..

CAMBIATE I NOMI DEI PROTAGONISTI (SOLO ALCUNI), I LUOGHI DELLE RIUNIONI E POCO ALTRO, AGGIUNGETE CIRCA 100 ANNI ….. IL RESTO LO LASCIO ALLA VOSTRA INTELLIGENZA.
 

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