La libertà

Fleursdumal

फूल की बुराई
La libertà è il bene supremo solo per quelli che sono animati dalla volontà di essere eretici
(Emile Cioran)
 
Frasi come queste mi farebbero stare a discutere
con le persone giuste
per ore, ore, ore.
Ma oggi sono di corsa.
Appena riesco a fermare il tempo, però
ne riparliamo.
 
:up:

E' italiana la smentita del big bang

L'articolo che falsifica uno dei pilastri portanti della celebre teoria ha come prima firma Pasquale Galianni e può essere visto a questo indirizzo
http://arxiv.org/abs/astro-ph/0409215

1157458869big_ba1.jpg

Foto: Jane C. Charlton (Penn State) et al., HST, ESA, NASA

Di seguito la traduzione di un articolo che spiega in cosa consiste la scoperta di Galianni e dei suoi colleghi.







Solo in rarissime occasioni una singola immagine ha cambiato la direzione di una disciplina scientifica. Ma nel caso della galassia NGC 7319 e del quasar "in posizione errata" che ha davanti, il significato è ineludibile.

Traduzione di Stefano Pravato per www.disinformazione.it


Torniamo ad occuparci di un'immagine di cui abbiamo già discusso. Il primo ottobre 2004 la nostra Picture of the Day includeva una fotografia ad alta risoluzione della vicina galassia NGC 7319, ottenuta dall'Hubble Telescope. Di fronte al denso nucleo galattico si vede un quasar. L'ideologia prevalente non permette che un quasar occupi quella posizione e la sua presenza minaccia di sbriciolare una delle idee maggiormente care dell'astronomia istituzionale: il big bang.
La giustificazione del big bang si appoggia sostanzialmente su un'interpretazione di un fenomeno ben noto detto “redshift”. Il termine si riferisce allo spostamento verso il rosso nello spettro della radiazione proveniente dalle lontane galassie.

Molti anni fa, gli astronomi decisero che gli oggetti con quel redshift dovevano essere in allontanamento dall'osservatore, allungando in tal modo le proprie onde luminose. Questa “interpretazione Doppler” del redshift permise agli astronomi, basandosi sulle misure del redshift, di calcolare sia le velocità che le distanze degli oggetti. Da questi calcoli, alcune conclusioni discendono in maniera inevitabile. Se tutti gli oggetti con redshift si stanno allontanando, l'universo deve essere in espansione. Se l'universo si sta espandendo, l'espansione deve aver avuto un punto di partenza – un'esplosione inimmaginabile che ha prodotto un universo di galassie in allontanamento in ogni direzione dall'osservatore.

Il “Key Project” (progetto chiave) dello Hubble Space Telescope ha datato questo evento: 13,7 miliardi di anni fa. L'universo così concepito, non è sempre stato sempre così vecchio e grande. Un balzo improvviso alla sua dimensione ufficiale è avvenuto con la scoperta dei quasar, oggetti dotati del più grande redshift tra tutti quelli presenti in cielo. Si tratta di oggetti con spostamenti verso il rosso talmente grandi che la scala di misura degli astronomi li pone all'esterno dei confini stabiliti in precedenza. E per essere così distanti, devono essere molto più luminosi di qualsiasi oggetto finora noto.
Queste conclusioni, per stessa ammissione degli astronomi, sono inevitabili. E sono divenute la base della moderna cosmologia – la cosiddetta “Regina delle Scienze”.

Ci sono stati, comunque, dei dissidenti. L'astronomo Halton Arp, principale autorità in tema di galassie peculiari, mostrò prove che i quasar non sono oggetti straordinariamente brillanti posti ai limiti dell'universo. Sono invece fisicamente ed energeticamente connessi con le galassie a loro prossime. Arp affermò che l'universo non si sta espandendo e che non c'è mai stato nessun big bang. A causa del suo dissenso, ha perso il tempo al telescopio a lui riservato e, per continuare il suo lavoro, ha dovuto trasferirsi in Germania.
Mentre via, via, stiamo accumulando una visione ancora migliore dello spazio remoto, le prove contro il big bang continuano ad accumularsi. Quando si dispongono le galassie lontane in base alle loro distanze determinate col redshift, esse appaiono disporsi in linee dirette verso la Terra – le cosiddette “Dita di Dio”.

Galassie con redshift molto differenti ma per altri versi con forme similari aumentarono enormemente di dimensione al crescere del redshift. E si scoprì che quasi ogni galassia attiva possedeva in prossimità un numero di quasar superiore alla media.
Quindi arrivò la fotografia con l'Hubble (vedi sopra), presa il 3 ottobre 2003. L 'immagine mostrava una galassia (NGC 7319) nota per le sue dense nuvole che nascondono tutti gli oggetti al di là del suo nucleo. Di fronte al nucleo galattico c'è un quasar fortemente spostato verso il rosso. In effetti, stante le assunzioni predominanti, il redshift del quasar lo avrebbe posto 90 volte più distante da noi rispetto alla galassia retrostante.

Inoltre, come notato nella nostra precedente Picture of the Day, Arp e i suoi colleghi mostrarono che il quasar sta interagendo energeticamente con il materiale davanti alla galassia. La ricerca di Arp et al. che annunciava la scoperta può essere vista a: http://arxiv.org/abs/astro-ph/0409215

Pertanto le congetture standard sul redshift non funzionano: il redshift del quasar non può essere effetto di una “velocità di allontanamento” o di una “espansione dell'universo” - si tratta solo di una intrinseca e tuttora inspiegata qualità del quasar.
Ci si sarebbe aspettato che nella comunità astronomica le campane d'allarme si mettessero a suonare, infatti gran parte delle fondamenta si basano sulla presunta credibilità del suo punto di partenza teorico. Ma le reazioni sono andate dal nonchalance alla completa smentita. Le maggiori istituzioni scientifiche ci rassicurano che nella cosmologia moderna va tutto bene. Una pubblicazione scientifica dietro l'altra continua a trattare il big bang come se fosse un fatto acquisito.

Le relazioni pubbliche, nella comunità scientifica, non funzionano sempre in questo modo. Un quarto di secolo fa, quando l'astronomo più famoso d'America, Carl Sagan, pubblicò il suo libro, Cosmos, egli si espresse così sulla questione del redshift:
“Un irritante sospetto circola comunque tra alcuni astronomi, che non tutto fili liscio nella deduzione, tramite effetto Doppler del redshift delle galassie, che l'universo sia in espansione. L'astronomo Halton Arp ha individuato casi enigmatici e preoccupanti in cui una galassia e un quasar, o una coppia di galassie, pur essendo in apparente collegamento fisico esibiscono redshift molto diversi...”

Questo riconoscimento di Sagan mostra un candore che si ritrova raramente negli odierni trattati di astronomia. Continua Sagan, “Se Arp ha ragione, i meccanismi esotici proposti per spiegare la sorgente energetica dei quasar lontani – reazioni a catena di supernova, buchi neri supermassivi e simili – risulterebbero non necessari. I quasar non hanno bisogno di essere molto distanti. Ma qualche altro meccanismo esotico dovrà essere trovato per spiegarne il redshift. In ogni caso, qualcosa di molto strano sta succedendo nelle profondità spaziali.”

E' sorprendente constatare che, durante il quarto di secolo che ha seguito le parole di Sagan, in astronomia è andata progressivamente consolidandosi un'interpretazione ideologica, nonostante una crescente mole di dati avversi.

Le critiche indicano gli stanziamenti dei fondi di ricerca come causa principale. Recentemente, dozzine di scienziati, inclusi Halton Arp, Eric J. Lerner e Michael Ibison hanno firmato una lettera aperta alla comunità scientifica, argomentando che il dominio della teoria del big bang “si basa più sulle decisioni di ripartizione dei fondi che sul metodo scientifico.” Hanno scritto: “Oggi, praticamente tutte le risorse finanziarie e sperimentali in cosmologia sono dedicate a studi che si basano sul big bang. I fondi vengono solo da poche fonti e i comitati di peer-review che li controllano sono tutti in mano a sostenitori del big bang. Come risultato, il dominio del big bang in questo campo è divenuto auto sostenentesi, indipendentemente dalla validità scientifica della teoria.”

“Il sostenere solo i progetti rientranti nell'ambito del big bang compromette un elemento fondamentale del metodo scientifico – il continuo test della teoria tramite l'osservazione. Una tale restrizione rende impossibili la ricerca e la libera discussione...”
Questa immagine di un quasar ad alto redshift davanti ad una galassia opaca con basso redshift segna un punto di svolta per l'astronomia moderna. Se prevarrà l'ideologia, l'astronomia, come scienza, morirà; se i finanziamenti e le riviste si apriranno ai test empirici e alla messa in discussione dei postulati, morirà il big bang. Nel frattempo, la scienza deve aspettare ai bordi fino alla fine del gioco dei poteri politici.
 
più che altro un patchwork di pensieri :)

Il mito della Caverna - Platone


Pensa a uomini chiusi in una specie di caverna sotterranea, che abbia l'ingresso aperto alla luce per tutta la lunghezza dell'antro; essi vi stanno fin da bambini incatenati alle gambe e al collo, così da restare immobili e guardare solo in avanti, non potendo ruotare il capo per via della catena. Dietro di loro, alta e lontana, brilla la luce di un fuoco, e tra il fuoco e i prigionieri corre una strada in salita, lungo la quale immagina che sia stato costruito un muricciolo, come i paraventi sopra i quali i burattinai, celati al pubblico, mettono in scena i loro spettacoli».
«Li vedo», disse.
«Immagina allora degli uomini che portano lungo questo muricciolo oggetti d'ogni genere sporgenti dal margine, e statue e altre immagini in pietra e in legno delle più diverse fogge; alcuni portatori, com'è naturale, parlano, altri tacciono».
«Che strana visione», esclamò, «e che strani prigionieri!».
«Simili a noi», replicai: «innanzitutto credi che tali uomini abbiano visto di se stessi e dei compagni qualcos'altro che le ombre proiettate dal fuoco sulla parete della caverna di fronte a loro?»
«E come potrebbero», rispose, «se sono stati costretti per tutta la vita a tenere il capo immobile?»
«E per gli oggetti trasportati non è la stessa cosa?»
«Sicuro!».
«Se dunque potessero parlare tra loro, non pensi che prenderebbero per reali le cose che vedono?»
«E' inevitabile».
«E se nel carcere ci fosse anche un'eco proveniente dalla parete opposta? Ogni volta che uno dei passanti si mettesse a parlare, non credi che essi attribuirebbero quelle parole all'ombra che passa?»
«Certo, per Zeus!».
«Allora», aggiunsi, «per questi uomini la verità non può essere altro che le ombre degli oggetti».
«è del tutto inevitabile», disse.
«Considera dunque», ripresi, «come potrebbero liberarsi e guarire dalle catene e dall'ignoranza, se capitasse loro naturalmente un caso come questo: qualora un prigioniero venisse liberato e costretto d'un tratto ad alzarsi, volgere il collo, camminare e guardare verso la luce, e nel fare tutto ciò soffrisse e per l'abbaglio fosse incapace di scorgere quelle cose di cui prima vedeva le ombre, come credi che reagirebbe se uno gli dicesse che prima vedeva vane apparenze, mentre ora vede qualcosa di più vicino alla realtà e di più vero, perché il suo sguardo è rivolto a oggetti più reali, e inoltre, mostrandogli ciascuno degli oggetti che passano, lo costringesse con alcune domande a rispondere che cos'è? Non credi che si troverebbe in difficoltà e riterrebbe le cose viste prima più vere di quelle che gli vengono mostrate adesso?»
«E di molto!», esclamò.
«E se fosse costretto a guardare proprio verso la luce, non gli farebbero male gli occhi e non fuggirebbe, voltandosi indietro verso gli oggetti che può vedere e considerandoli realmente più chiari di quelli che gli vengono mostrati?»
«E'così », rispose.
«E se qualcuno», proseguii, «lo trascinasse a forza da lì su per la salita aspra e ripida e non lo lasciasse prima di averlo condotto alla luce del sole, proverebbe dolore e rabbia a essere trascinato, e una volta giunto alla luce, con gli occhi accecati dal bagliore, non potrebbe vedere neppure uno degli oggetti che ora chiamiamo veri?»
«No, non potrebbe, almeno tutto a un tratto», rispose.
«Se volesse vedere gli oggetti che stanno di sopra avrebbe bisogno di abituarvisi, credo. Innanzitutto discernerebbe con la massima facilità le ombre, poi le immagini degli uomini e degli altri oggetti riflesse nell'acqua, infine le cose reali; in seguito gli sarebbe più facile osservare di notte i corpi celesti e il cielo, alla luce delle stelle e della luna, che di giorno il sole e la luce solare».
«Certo! »
«Per ultimo, credo, potrebbe contemplare il sole, non la sua immagine riflessa nell'acqua o in una superficie non propria, ma così com'è nella sua realtà e nella sua sede».
«Per forza», disse.
«In seguito potrebbe dedurre che è il sole a regolare le stagioni e gli anni e a governare tutto quanto è nel mondo visibile, e he in qualche modo esso è causa di tutto ciò che i prigionieri vedevano».
«è chiaro», disse, «che dopo quelle esperienze arriverà a queste conclusioni».
«E allora? Credi che lui, ricordandosi della sua prima dimora, della sapienza di laggiù e dei vecchi compagni di prigionia, non si riterrebbe fortunato per il mutamento di condizione e non avrebbe compassione di loro?»
«Certamente».
«E se allora si scambiavano onori, elogi e premi, riservati a chi discernesse più acutamente gli oggetti che passavano e si ricordasse meglio quali di loro erano soliti venire per primi, quali per ultimi e quali assieme, e in base a ciò indovinasse con la più grande abilità quello che stava per arrivare, ti sembra che egli ne proverebbe desiderio e invidierebbe chi tra loro fosse onorato e potente, o si troverebbe nella condizione descritta da Omero e vorrebbe ardentemente "lavorare a salario per un altro, pur senza risorse" e patire qualsiasi sofferenza piuttosto che fissarsi in quelle congetture e vivere in quel modo?»
«Io penso», rispose, «che accetterebbe di patire ogni genere di sofferenze piuttosto che vivere in quel modo».
«E considera anche questo», aggiunsi: «se quell'uomo scendesse di nuovo a sedersi al suo posto, i suoi occhi non sarebbero pieni di oscurità, arrivando all'improvviso dal sole?»
«Certamente», rispose.
«E se dovesse di nuovo valutare quelle ombre e gareggiare con i compagni rimasti sempre prigionieri prima che i suoi occhi, ancora deboli, si ristabiliscano, e gli occorresse non poco tempo per riacquistare l'abitudine, non farebbe ridere e non si direbbe di lui che torna dalla sua ascesa con gli occhi rovinati e che non vale neanche la pena di provare a salire? E non ucciderebbero chi tentasse di liberarli e di condurli su, se mai potessero averlo tra le mani e ucciderlo?»
 
A Genova, il 27 novembre 1881, Nietzsche assiste per la prima volta alla rappresentazione della “Carmen”. Il giorno seguente egli scrive una lettera a Peter Gast, che sembra non condividere l’entusiasmo dell’amico nei confronti di un’opera che non ha ancora ascoltato. Ma Nietzsche gli scrive ancora, insistendo sulla bellezza di quella musica “estremamente meridionale!”e, in una terza lettera, si dichiara quasi convinto che “Carmen” è la migliore opera che ci sia.

Egli acquista anche una partitura per piano della “Carmen”, vi apporta delle notazioni a margine – l’esemplare è conservato nell’Archivio Goethe-Schiller di Weimar – e la invia a Peter Gast. (5).

La risposta dell’amico contiene un bel complimento per il filosofo: “Mi sono di nuovo reso conto che voi siete più musicale di me, il musicista!”.

Perché la musica di Bizet aveva colpito Nietzsche al punto da causare in lui un’adesione così entusiastica?

Probabilmente , nella “Carmen”,Nietzsche vedeva espressa la sua filosofia.

Analizziamo le parole che Carmen rivolge a Don José nel Duetto n. 16 :

“Il cielo aperto, la vita errante!”.

L’immagine del cielo aperto non ci riporta forse al celebre annuncio della morte di Dio, che Nietzsche farà pronunciare all’”uomo folle” nella “Gaia scienza”, quando egli si domanda :”Chi ci dette la spugna per strofinare l’intero orizzonte?”. Mentre la vita errante è quella che Nietzsche andava conducendo dal 1879 a causa di uno stato di salute precario, a tratti invalidante; ma filosoficamente è anche quella del viaggiatore, del “libero spirito” che deve poter scrutare dall’alto verso ogni lontananza. (“Al di là del bene e del male”).

“Per patria l’universo, e per legge la tua volontà!”.

Qui Carmen esprime il concetto stesso di volontà di potenza come libertà creatrice che impone alla vita il proprio significato.

“E soprattutto una cosa inebriante: la libertà!”.

La libertà, valore supremo dell’ “Uber-mensch” : “Noi filosofi e spiriti liberi alla notizia che il vecchio Dio è morto, ci sentiamo come illuminati dai raggi di una nuova aurora; il nostro cuore ne straripa di riconoscenza, di meraviglia, di presentimento, di attesa, finalmente l’orizzonte torna ad apparirci libero, anche ammettendo che non è sereno, finalmente possiamo di nuovo sciogliere le vele alle nostre navi, muovere incontro ad ogni pericolo; ogni rischio dell’uomo della conoscenza è di nuovo permesso; il mare, il nostro mare, ci sta ancora aperto dinanzi, forse non vi è ancora mai stato un mare così aperto”.(“La gaia scienza”, 343).

Carmen incarna per Nietzsche l’autentico trieb dionisiaco, quell’impulso che scaturisce dalla forza caotica della vita e che si esprime nella musica.

In Carmen Nietzsche vede l’espressione di un gioioso immoralismo che esalta amore e libertà, il vero attaccamento alla terra, la fatale accettazione della morte come proprio destino: i caratteri fondanti dell’”Uber-mensch”.

Così comprendiamo perché Nietzsche scriva, a proposito della “Carmen”, espressioni come queste: ”Come rende perfetti una tale opera! Nell’udirla si diventa noi stessi un «capolavoro». E realmente, ogni volta che ascoltavo la “Carmen” mi sembrava di essere più filosofo, un miglior filosofo di quanto non fossi solito credere.(…). Questa musica mi sembra perfetta.(…). E ancora, io divento un uomo migliore, quando questo Bizet mi incoraggia.(…). Si è mai notato che la musica rende libero lo spirito? Mette ali al pensiero? E che si diventa tanto più filosofi quanto più si diventa musicisti?”
Il trio delle carte nel terzo atto, quando i flauti annunciano la morte della protagonista: come reagisce Carmen? Accetta il responso delle carte, con autentico amor fati: a cosa servirebbe lottare per un destino diverso?

Dunque “ anche quest’opera redime; non soltanto Wagner è un <redentore>. Con essa si prende congedo dall’umido Nord , da tutti i vapori dell’ideale wagneriano. Da tutto questo già ci redime l’azione.Essa ha ancora di Mérimée la logica nella passione,la linea più breve,la dura necessità”.(7).

Carmen va incontro al suo destino di morte per affermare la sua libertà di amare senza subire imposizioni di alcun genere – “Carmen non cederà mai! E’ nata e morirà libera!”, ella grida a Don José che sta per colpirla con il coltello
 
Fleursdumal ha scritto:
Se prevarrà l'ideologia, l'astronomia, come scienza, morirà; se i finanziamenti e le riviste si apriranno ai test empirici e alla messa in discussione dei postulati, morirà il big bang. Nel frattempo, la scienza deve aspettare ai bordi fino alla fine del gioco dei poteri politici.

Filosoficamente parlando
senza un inizio
tutto dovrebbe essere immobile

Filosoficamente parlando senza inizio
c'è l'eternità
 
Fleursdumal ha scritto:
più che altro un patchwork di pensieri :)

Il mito della Caverna - Platone

La scelta degli argomenti è fenomenologicamente apprezzabile.

Il mito di platone era forse riferito a socrate ?
L'apologia di socrate fu scritta da platone ?
ed il pensiero di platone era espresso da socrate ?
i fatti narrati hanno fondamento storico ?

All'università realmente
spiegavano che la ragione era il sole
e gli uomini della caverna impulsivi ?
e così molti testi ?
la filosofia illumina ?

Non so.
So di non sapere.
 
Fleursdumal ha scritto:
A Genova, il 27 novembre 1881, Nietzsche assiste per la prima volta alla rappresentazione della “Carmen”. Il giorno seguente egli scrive una lettera a Peter Gast, che sembra non condividere l’entusiasmo dell’amico nei confronti di un’opera che non ha ancora ascoltato. Ma Nietzsche gli scrive ancora, insistendo sulla bellezza di quella musica “estremamente meridionale!”e, in una terza lettera, si dichiara quasi convinto che “Carmen” è la migliore opera che ci sia.

Nietzche assiste alla prima della carmen e si innamora.
Forse si sarebbe innamorato lo stesso,
anche senza vedere l'opera,
solo ascoltando la musica.
Non so.
Io l'opera lirica l'adoro veramente.
Puccini soprattutto.
Forse perchè Carrodano è poco distante da Torre del Lago.
Dove Puccini componeva.
Mi pare che lui componesse
col piano.
Mentre adesso i compositori sono più astratti.
Più filosofi, mi pare.
Non so.
E so di non sapere.
 

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