LA PROPRIA FOLLIA VA REGALATA A CHI LO MERITA.

La Hummer, nota marca del gruppo General Motors che produceva i famosi gipponi di grande dimensioni,
veri e propri camion su strada, è stata chiusa nel 2010, a seguito della crisi finanziaria che aveva ridotto il mercato
per i SUV enormi e con consumi da transatlantico, soprattutto nel momento in cui il petrolio aveva superato i 100 dollari al barile.

Ora da voci che sono state pubblicate da Reuters, la General Motors avrebbe intenzione di riportare in vita il marchio
come parte della sua spinta verso la mobilità elettrica che avrà il proprio massimo effetto nel 2024.

La voce proverrebbe da ambiente del sindacato dei metalmeccanici USA, UAW,
che proprio ora sta trattando un accordo con la società e conferma delle voci precedenti.

L’impianto coinvolto sarebbe Hamtramck, quello dove veniva costruita l’elettrica Volt e che sarà la base, a partire dal 2021,
della costruzione dei SUV del gruppo basati su una struttura comune “A Skateboard”, con le batterie
e gli impianti di propulsione montati in basso e denominata internamente BT!.

Questo telaio sarà anche dei SUV della GMC e dei SUV e crossover della Cadillac.
Una piattaforma comune in grado di ridurre i costi di sviluppo e di assemblaggio.

In realtà non è la prima volta che si parla di una rinascita del marchio Hummer,
dato che lo scorso giugno il presidente di GM, MArk Reuss, era uscito con un “Io amo l’Hummer”
e , alla domanda se volevano ricrearlo, aveva risposto “Non sono sicuro, Stiamo guardando un po’ a tutto”.

Un bel colpo di scena, anche se l’Hummer come veicolo ecologico sembra un po’ improbabile.
Nello stesso tempo ad un sondaggio specifico gli automobilisti hanno risposto in maggioranza per una riapertura del marchio di SUV.
 
Un interessante articolo del quotidiano tedesco SZ mette in luce la fragilità
del sistema industriale legato al settore auto tedesco, mentre noi metteremo in evidenza le correlazioni con l’Italia.

Un’enorme e profonda rivoluzione è in corso con cambiamenti epocali per tutto il settore.

La componentistica auto tedesca viene fatta a pezzi da un cambiamento tecnologico strategicamente imprevisto
e verso il quale le aziende sembrano totalmente impotenti.

Società come Continental, Bosch, ZF, Mahle, Brose minacciano consistenti tagli nei posti di lavoro, con intere fabbriche minacciate di chiusure.

A questi macro casi si aggiungono, quasi inosservati, i fallimenti di piccoli fornitori spesso sconosciuti, praticamente anonimi,
poiché spesso lavorano come subappaltatori di secondo o terzo rango rispetto a quello principale.

Il problema è che non esiste una riconversione industriale immediata.

Al contrario delle varie crisi periodiche nel settore non si tratta di inglobare una nuova tecnologia
o di migliorare i processi produttivi o logistici, in questo caso il settore DEVE scomparire perchè non più necessario
.

Non servono più i pistoni, le iniezioni, gli impianti di raffreddamento, gli impianti di condizionamento sono completamente diversi,
perfino componenti come differenziali e trasmissioni rischiano di essere quasi inutili, perchè le auto elettriche sono molto più semplici da costruire.

Dobbiamo tornare ai primi del novecento, alla conversione dal traino animare a quello a motore, per rivedere una situazione simile.

Una transizione di questo genere non sarà indolore, per quanto il passaggio all’elettrico, nella quota in cui vi sarà, non sarò immediato, ma richiederà alcuni anni.

GM parla di essere a pieno regime con la nuova mobilità per il 2024, ma nel frattempo le quote della mobilità tradizionale
saranno lentamente ridotte, complice anche l’attuale crisi economica.

Questo però viene a generare un’incertezza generale che sicuramente non favorisce l’investimento nel settore o in settori industriali collegati ed a sua volta viene ad accentuare il rallentamento generale.

E l'Italia ?

Ci sono regioni che sono molto più esposte, in generale, all’exporto verso la Germania,
con in testa il Trentino (40%) ed il Nord Italia, ma con una punta al sud con l’Abruzzo:



Nello stesso tempo il comparto della componentistica auto è molto pesante dal punto di vista occupazione e fino al 2018 era in forte sviluppo:





Gli addetti sono 150 mila di cui un terzo in Piemonte, ma comunque la concentrazione nel Nord Italia è notevole.

Vediamo che il 74% delle aziende è diretto verso l’esportazione, per cui il cambiamento colpirà molto duramente il settore,
da cui possiamo aspettarci decine di migliaia di esuberi nel corso del prossimo futuro.

Ci vorrebbe una seria politica di riconversione industriale profonda, ma, sinceramente, non si vede nulla di simile neanche in prospettiva.


A pagare il dazio di questa miopia saranno, come sempre i lavoratori e si giungerà ad occuparsene
solo quando le aziende chiuderanno i battenti lasciando fuori gli operai.

Come sempre troppo tardi.
 
Ohi ohi ohi, lui un bravo ragazzo, lei un'ucraina.

Non è una storia “di due poveri ragazzi scippati”.
Il capo della Polizia, Franco Gabrielli, commenta così le polemiche seguite all’omicidio di Luca Sacchi,
il 24enne ucciso mercoledì sera con un colpo di pistola alla testa a Roma.

“Parliamo – ha sottolineato Gabrielli – di una vicenda gravissima.
Questo dovrebbe imporre ad ognuno di noi un atteggiamento di grande riflessione e rispetto”.

“Gli accertamenti che l’autorità giudiziaria disvelerà, quando riterrà opportuno, non ci raccontano la storia di due poveri ragazzi scippati – ha detto il prefetto –
Lo dico tenendo sempre ben presente, non vorrei essere equivocato, che stiamo parlando della morte di un ragazzo di 24 anni”.
 
In un video dei 5 stelle Europa c’è un’intervista al Prof. Sapelli, un docente ed un intellettuale a tutto tondo di una statura culturale incredibile,
per la massa di conoscenza teorica e pratica che ha accumulato nella sua ormai lunga vita:

I 5 stelle si rivolgono a Sapelli con domande chiare e pertinenti alla situazione in Europa
e Sapelli crea delle sintesi efficaci che fanno capire con estrema chiarezza che il progetto Europeo
è stato deformato dalle mire di dominio tedesche, che nella UE non c’è alcuna legittimazione democratica,
che le regole del 3 % di deficit e il fiscal compact sono norme sostanzialmente illegali.

Spiega come ci hanno sottomesso, togliendoci la sovranità monetaria hanno bloccato la nostra crescita impetuosa.

Come ci truffano con termini come “Economia sociale di mercato”, come i tedeschi barano nazionalizzando metà
(numericamente) del sistema bancario con centinaia di miliardi di denaro pubblico.

Come tutto il mondo che cresce grazie ad un Economia Mista (compresa Germania e Francia)
e soprattutto prima il Giappone, poi le Tigri Asiatiche e ora la Cina in cui lo stato innonda di denaro le aziende pubbliche
che poi volano nei mercati, mentre a noi italiani ci negano qualunque , anche minimo, aiuto da parte dello stato
e noi dementi come soldatini eseguiamo gli ordini del 4 Reich CONTRO L’INTERESSE NAZIONALE!

Come è stata la sinistra a tradire il popolo, a partire da Tony Blair, Clinton, ecc. con la totale e criminale deregulation Finanziaria
e come le mostruose regole italiane sul lavoro con il reinserimento dello schiavismo legalizzato del precariato spinto
siano state portate avanti dalla sinistra che HA TRADITO I LAVORATORI.

In fondo al video il Prof. Sapelli li elogia per aver canalizzato la protesta in modo pacifico e lì siete riusciti ad ingannare anche un professore di quel livello.

Perché grazie ai vostri voti la Commissione a Trazione Tedesca ha potuto avere la maggioranza,
bastava votare no come la Lega e Fratelli d’Italia = i Tedeschi e Francesi avrebbero dovuto abbassare la cresta
e rinegoziare una commissione più attenta alle esigenze di tutti i paesi d’Europa che chiudesse con questa Austerity Criminale
e aprisse una stagione di vera attenzione al benessere collettivo dei popoli europei e non come al solito
al benessere e al privilegio delle multinazionali, dei potentati economico finanziari franco tedeschi e della finanza speculativa internazionale apolide tutta.
 
Vi ricordo che la Slovacchia fa parte dell'unione europea.

Le prospettive economiche della Slovacchia sembrano meno buone del previsto dopo
che un bollettino del Ministero delle Finanze ha previsto, per il 2019 ed il 2020,
un rallentamento del sistema produttivo della prospera nazione dell’Europa centrale.

Il prodotto interno lordo dovrebbe espandersi del 2,4 per cento nel 2019 e del 2,3 per cento nel 2020,
uno dei tassi più bassi degli ultimi anni ed un netto decremento rispetto al +4,1 per cento fatto registrare nel 2018.

Lo stesso ministero ha dovuto rivedere al ribasso le proprie stime: la crescita era stata infatti prevista al 3,5 per cento nel 2019 ed al 3,4 per cento nel 2020.

Le cause di questo rallentamento andrebbero ricercate nel contesto internazionale: la prospettiva di una Hard Brexit,
le guerre commerciali a livello globale e le difficoltà economiche di Stati come la Germania, il principale partner di Bratislava,
avrebbero impattato sulle prospettive locali, basate sull’export industriale e sul settore manifatturiero.

Un segnale d’allarme
Il quadro macroeconomico della Slovacchia, malgrado gli ultimi sviluppi, resta comunque molto buono.

Il tasso di disoccupazione che nel gennaio del 2014 toccava il 13,9 per cento si è progressivamente ridotto
nel corso degli anni fino a veleggiare intorno al 5,5 per cento, un dato molto buono che certifica lo stato di salute del Paese.

Il salario medio netto pro capite sfiora i 900 euro e l’aumento delle retribuzioni ha favorito una crescita dei consumi interni, ma anche dell’inflazione.

La Slovacchia è stata comunque definita come l‘economia sviluppata che cresce più velocemente al mondo.

La nazione fa parte del cosiddetto Gruppo di Visegrad insieme ad Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia
di cui condivide le linee politiche, come un approccio di chiusura nei confronti dell’immigrazione.

La peculiarità di Bratislava, però, è quella di essere guidata, sin dal 2012, da un partito che almeno nominalmente è di cento-sinistra:
Direzione-Socialdemocrazia. Il movimento sfida la tradizionale dicotomia destra-sinistra e governa,
dopo le elezioni del 2016 in cui ottenne il 28 per cento dei voti e 49 seggi su 150 nel Consiglio Nazionale,
con il Partito Nazionalista Slovacco, destra radicale, Most Hid, centro destra e con il Partito Conservatore.


Le prospettive
Robert Fico, leader storico di Direzione-Socialdemocrazia e primo ministro dal 2012,
si è però dimesso dalla guida del governo nel marzo del 2018 in seguito all’omicidio del reporter investigativo Jan Kuciak e della sua compagna Martina Kušnírová.

Kuciak stava indagando, tra le altre cose, sui legami tra la politica slovacca e la ‘Ndrangheta
e la sua morte ha provocato un vasto shock nel piccolo Paese dell’Europa Centrale e diffuse manifestazioni popolari.

L’imprenditore
Marian Kocner ed alcuni suoi complici sono stati recentemente rinviati a giudizio in connessione con l’omicidio.

Direzione-Socialdemocrazia ha subito un’ulteriore batosta nel marzo 2019 quando Zuzana Caputova, progressista ed ecologista,
ha sconfitto al ballottaggio delle presidenziali Maros Sefcovic, esponente del partito.

Le elezioni parlamentari, previste per il marzo del 2020, potrebbero così determinare un mutamento nell’esecutivo di Bratislava
ed un primo arretramento dei movimenti sovranisti in Europa Centrale.

I sondaggi elettorali prevedono una ripartizione di voti piuttosto frammentata: i Socialdemocratici sarebbero ancora primi ma con solamente il 20 per cento dei voti,
subito dietro verrebbero gli europeisti di Slovacchia Progressista e di Together praticamente appaiati con la destra estrema di Marian Kotleba ed il suo Partito Popolare Slovacchia Nostra,
tutti stimati tra il 12 ed il 17 per cento dei consensi.

Una serie di altri movimenti, europeisti o nazionalisti, si piazzerebbe ancora più indietro.

Sembra difficile, però, che il rallentamento economico del Paese possa favorire un cambio di governo che, invece,
potrebbe essere stimolato semplicemente dalla volontà della popolazione di vedere facce ed idee nuove al potere.
 
Stanotte vedremo quanto le offese hanno giovato.......

È successo a Spoleto, sede del penultimo comizio del presidente della Regione Lazio prima del trasferimento, in serata, a Terni.

Proprio a Spoleto, Zingaretti ha colpito duro, durissimo. Riservando a Salvini un'impressionante elenco di attacchi. Alcuni al limite della diffamazione.

"Davanti avremo dei mesi molto difficile e dunque dobbiamo combattere" ma "siamo stanchi dei Matteo Salvini,
che è forse il migliore a raccontare i problemi delle persone, ma il peggiore a risolverli. Perché li usano e li violentano per spaventare i cittadini".

Questa la prima parte dell'intervento del segretario dem, che poi ha invitato Salvini a "vergognarsi e smetterla di fare la morale agli altri,
mentre non ha ancora spiegato che fine hanno fatto i 49 milioni di euro", riferendosi all'arcinota questione della truffa della vecchia Lega sui rimborsi elettorali.

Quindi il solito richiamo alla contrapposizione tra "l'amore" della sinistra e "l'odio" di Salvini.

"Questa è la terra delle marce della pace, non dell'odio. Ricordatelo a chi sta venendo in queste piazze.
Siamo stanchi dei Matteo Salvini, bravissimi a raccontare i problemi ma i peggiori nel risolvere i problemi.
Usano i problemi, li utilizzano contro la democrazia".

Dunque, fa intendere Zingaretti, la Lega e Salvini non sarebbero democratici.

E giù altre offese. "Con le stupidaggini, con le cretinate, le tasse sulle cassette di sicurezza, la flat tax, le mangiate che si è fatto sono costate agli italiani.
Ed è bastato che lui se ne andasse per far scendere lo spread".

Lui, Salvini, è accusato di avere lasciato "l'Italia in ginocchio, noi abbiamo trovato 23 miliardi di Iva che sarebbero stati una valanga.
Questa è la verità, non c'è niente dietro la demagogia che si è rivelata incapace di risolvere i problemi del Paese".

Fino all'oltraggio finale: "Siamo passati dalla raccolta del consenso dell’ubriacone del Papeete all'abolizione del superticket della sanità".

Frase che sprizza odio da tutti i pori. Lo stesso odio di cui Salvini viene tacciato quasi ogni giorno.
 
foto-umbria-758x426.png


Racazzi che quartetto.

Quando, smaltita la crisi del governo Lega-5 Stelle, questi ultimi si sono raggrumati coi perdenti del Pd,
alcuni personaggi della nomenklatura piddina – Zingaretti, Franceschini, eccetera –
hanno solennemente dichiarato che una nuova stagione si apriva, fine del governo dell’odio, via alla stagione dell’amore.

L’odio naturalmente era Salvini anche se nessuno avrebbe saputo dire esattamente perché,
posto che il ministro di polizia uscente era stato famigerato per oltre un anno come orco, cannibale, pedofilo (perfino di sua figlia),
non uomo, sottouomo, infame, laido, lurido, stragista, bruciato il suo fantoccio in piazza, auspicato a testa in giù in piazzale Loreto,
definito “nemico” da giornalisti Rai che auguravano il manicomio a sua figlia di sei anni (e l’Ordine, naturalmente, a guardare altrove);
i cuochi da centro sociale continuano a condire i loro deliri antisemiti, anstisovranisti, antagonisti con schizzi di bile grammaticamente rancido.

Però Salvini era l’odio, così, di default, secondo il vecchio trucco comunista della lingua di legno: insisti su una cialtronata, e a lungo andare diverrà un dogma.

Ma lasciamo perdere Salvini sott’odio, occupiamoci qui dell’amore di Zingaretti.
In effetti, la situazione non pare essere cambiata granché col ritorno, disinvolto, nella stanza dei bottoni, il filo rosso di un amore a senso unico non si spezza mai.

Su Bibbiano, le vittime, cioè i bimbi sottratti alle loro famiglie, son diventati i carnefici;
gli scandali della galassia di sinistra esorcizzati coi rubli di Mosca;
i sottointellettuali dal cranio a siluro o gli occhiali a losanga hanno continuato a ringhiare a tariffa sempre contro i soliti;
i naufragi di clandestini sono ripresi “con più fame che pria” e di conseguenza i morti affogati,
ma la colpa, anziché finire, per proprietà transitiva, sulle spalle della nuova ministra di polizia, è curiosamente rimasta sul vecchio, Salvini, il disumano.


L’amor che move il sole e le altre 5 stelle, peraltro, si può constatare in un paio di esempi freschissimi all’insegna della coerenza migliore.

Se il giornale della borghesia ztl Repubblica dedica alla leader di destra Giorgia Meloni un articolo denso di rozza volgarità,
ed ella si permette di replicare, il partito dell’amore rosso non solo non la supporta: la irride, compatisce, insulta vieppiù
e conclude: non sopporta le critiche, dunque è autoritaria, dunque è fascista, come volevasi dimostrare.

Roba che i processi staliniani erano più articolati, più aperti alla logica formale.

Da gente che non tollera attenzioni sulle santine di riferimento, una come Laura Boldrini non può essere nominata invano
e neanche a proposito, già il solo pensarla è sessismo, hate speech, fascismo.
La Meloni non è una donna, è una fascista nostalgica del mausoleo, una che è doveroso annientare sui megafoni della nuova stagione d’amore, perché così esige la causa democratica.

Poi c’è il caso, atroce, sconcertante, del giovane Luca Sacchi, il 24enne romano ammazzato a revolverate in testa di due balordi mentre difendeva la fidanzata.
Sempre la stampa di sinistra (e sempre nella sostanziale disattenzione di un Ordine viceversa molto vigile quando c’è da stangare giornalisti considerati avversari)
ha liquidato il ragazzo senza troppi scrupoli: su Open una apprendista giornalista lo ha sistemato in fama di sovranista sbruffone, ha scovato l’appoggio della vittima a Salvini, e tanto è bastato.
Il direttore Mentana, uno che appena può dà lezioni di deontologia, l’ha coperta, l’ha difesa;
la solita Repubblica è andata in loop sull’italiano abbattuto da italiani, sui social gli adepti della fazione dell’amore esultavano,
ironizzavano, vedi il destino, un sovranista ammazzato dai suoi amichetti italiani.

Sordi al garantismo, hanno subito insinuato un regolamento di conti fra drogati, e sono gli stessi che se un’orda di migranti fa a pezzi una adolescente dopo averla stuprata,
invocano la scriminante della tossicodipendenza dei carnefici. Luca il sovranista non merita pietà, né etica, né scrupolo professionale, né cautela, né la riservatezza
che scatta inesorabile ogni volta che c’è da coprire un assassino esotico; Luca merita quello che gli è successo nel nome di una ideologia grondante rosse parole d’amore.


Inutile girarci tanto intorno, siamo sempre al caro vecchio “un fascista di meno, un fascista al cimitero”.

Con amanti come questi, chi ha bisogno di odiatori?
 
"Zingaretti, Conte e Di Maio mi insultano, noi rispondiamo con il sorriso vi lasciamo gli insulti: mi fanno l'effetto che fanno i simpatici moscerini alle vacche".

"Il presidente del Consiglio oggi è andato a prendere in giro gli artigiani, ma molti gli hanno fatto capire che non si fanno prendere in giro".
 
.......tanto io ho in contanti .....eheheh

Sapete a cosa serve l’imposizione della moneta elettronica universale?

A reprimere le proteste popolari senza necessità di sparare un colpo, e di questo abbiamo un esempio pratico ed attuale: il Libano.

Il paese si trova in una situazione difficile: la crescita è latitante da diversi anni



Nello stesso momento il deficit del governo è cresciuto molto negli ultimi anni, a causa della situazione politica incerta.

Hezbollah è al governo e questo non ti fa avere molti amici a livello internazionale, soprattutto quando il tuo vicino è Israele:



Una situazione molto difficile da risolvere, ma il presidente Saad Hariri ha avuto un’idea bizzarra: tassare le voice call su Whatapps
e su tutti gli altri sistemi di messaggeria per poter coprire il forte deficit.

Anche se questa soluzione sembra uno scherzo di cattivo gusto, di quelli che vi arrivano dalle Catene di Sant’Antonio, questa è la realtà.

La risposta del popolo è stata una grande, colossale rivolta di piazza, con scontri violenti che, in brevissimo tempo ,
hanno convinto il presidente a fare marcia indietro, ma che non hanno impedito uno sciopero generale avente come obiettivo il cambiamento di governo.

Lunedì e martedì il governo ha posto delle contromisure:
Hariri ha annunciato un nuovo piano di tagli per contenere le spese, con il dimezzamento dello stipendio a ministri e deputati
ed una serie di riforme economiche da lungo tempo attese che hanno però lasciato la popolazione completamente scettica.
Nello stesso tempo ha anche dato via libera ad una forma di repressione innovativa.



Non potendo contare sull’esercito ha fatto chiudere le banche, letteralmente per “Affamare i manifestanti”.

Le banche sono chiuse da lunedì scorso, sono chiusa anche oggi, venerdì 25, ed allo stato attuale non si sa quando riapriranno.

Le operazioni bancarie ricominceranno, ufficialmente, quando finirà la situazione di incertezza, quindi, potenzialmente, non c’è una data.

Dato l’uso del sistema bancario interno e del denaro elettronico questa scelta ha coinciso con affamare, letteralmente, le persone e spingerle a cessare le proteste.

Ora capite il vero motivo per imporre sempre più il denaro elettronico?

Il governo, con una chiusura forzata del sistema bancario, senza usare un poliziotto,
potrebbe reprimere qualsiasi moto di carettere democratico.

La lotta all’evasione è solo un pretesto.
 
Siamo quasi nel 2020, a più di vent’anni dalla nascita dell’euro, la gente continua a non capire la malafede congenita di questo progetto.

Secondo la maggior parte delle persone il problema della moneta unica fu la scelta del cambio 1€=1936,27 Lire fatto da Prodi;
altri sostengono che Berlusconi non avrebbe vigilato sui prezzi nel 2002, il tutto a vantaggio dei “commercianti disonesti”
che, da un giorno all’altro, avevano arrotondato i prezzi facendo 1000 lire = 1 euro.

Davvero degli ottimi “capri espiatori” inculcati nell’immaginario collettivo per non far capire che il problema dell’euro… è l’euro stesso!

Dunque questi discorsi da bar vanno smontati una volta per tutte, poiché funzionali alla propaganda autorazzista “l’euro è giusto, la colpa è degli italiani”.

La verità è che l’euro NON è pensato per funzionare, punto!

Dopo aver smontato questi luoghi comuni, vedremo le vere criticità, i veri problemi della moneta unica. Allora cominciamo!

Sapevate che il 13 marzo 2006 a Berlusconi e a Prodi furono chieste spiegazioni proprio sui prezzi e sul cambio?
Riporto i dialoghi testuali durante il primo dei due confronti andato in onda su RAI 1, in occasione delle elezioni politiche 2006 (che poi videro trionfare il centrosinistra).

Cominciamo con la domanda del giornalista rivolta ai due candidati.

Elezioni Politiche 2006: Silvio Berlusconi vs. Romano Prodi [14.03.2006]

MARCELLO SORGI (GIORNALISTA)

L’euro: è stata un fattore di sopravvivenza importante per l’economia italiana in questi anni difficili, però è anche un momento di fortissima divisione tra i due candidati.
Prodi sostiene che gli aumenti ingiustificati di cui hanno sofferto molto i cittadini dipendono da mancati controlli del governo Berlusconi.
Berlusconi ha sempre detto che si poteva ottenere, all’atto dell’ingresso nel sistema, un cambio più vantaggioso.
Non si riesce a puntare invece contro commercianti, contro le “disposizioni” che ovviamente hanno interessi elettorali che i due candidati forse non vogliono toccare.


COMMENTO: l’euro ci ha salvato… ma da cosa esattamente? Questo era già allora il livello di terrorismo mediatico.
Poi, la questione dei “commercianti disonesti” è una storiella diffusa proprio dal mainstream, almeno dal 1998, ascoltare per credere!

«Benzina, spesa, banche, pensioni. Con l’euro la vita di tutti i giorni di 290milioni di persone in 11 paesi cambia radicalmente, con vantaggi e svantaggi.
A cominciare dal classico caffè che al cambio attuale costa 0,71€, qui il primo pericolo è quello dell’arrotondamento,
cioè di rincari occulti dovuti alla tentazione di arrotondare il prezzo della tazzina a 0,80€.
Così potrebbe accadere per i giornali, per i detersivi, per i biglietti dell’autobus con pericolosi effetti inflazionistici (…)»


I commercianti disonesti erano già stati “beccati” ben 4 anni prima del 2002!
Pensate un po’… Chiusa parentesi, torniamo al 2006 ed ecco la risposta di Berlusconi

BERLUSCONI

L’incursione dell’euro nei bilanci familiari ha prodotto un aumento dei prezzi dovuto a tutta una serie di ragioni.
Questo aumento dei prezzi si è prodotto in tutta Europa. È stato introdotto con troppa fretta secondo noi, senza prendere le necessarie precauzioni,
cioè senza poter tenere le altre monete in corso per un certo periodo di tempo. Ancora oggi il 90% degli italiani ragiona in lire e non con la nuova moneta.
Il governo si è trovato di fronte a una decisione che non è stata sua e ha reagito con i mezzi di un governo liberale, in una libera economia di mercato.
E cioè che cosa ha potuto fare: ha intervenuto sui grandi gruppi di distribuzione che rappresentano soltanto il 30% nel nostro paese
e con questi gruppi è riuscito a trovare un accordo per cui il cambio dalla lira all’euro fu fatto applicando la calcolatrice.
Purtroppo il 70% degli altri esercizi commerciali è costituito da piccoli esercenti o medi esercenti, con cui non è stato possibile fare questi accordi.
Il governo ha perciò puntato tutto su un contenimento dell’inflazione e c’è riuscito per mantenere il potere di acquisto della moneta,
tant’è vero che l’anno scorso (2005 ndr) l’inflazione per esempio si è fermata ad un livello storicamente molto basso all’1,9%.
E poi cosa ha fatto? Ha dato una mano alle famiglie più disagiate, soprattutto agli anziani; ha aumentato le pensioni a 1.851.000 pensionati,
a cui le porterà prossimamente a 800 euro con la nuova legislatura; ha aumentato ai collaboratori dello stato, ai dipendenti pubblici
– al di là della inflazione – il loro stipendio; ha creato molti posti di lavoro: sono 22.600.000 gli italiani – è un record storico anche questo – che oggi sono al lavoro.
Questa è la politica sociale più importante che si può fare. Infine naturalmente è intervenuto anche con i suoi poteri di controllo:
tutte le volte che ci sono state delle denunce, la guardia di finanza è intervenuta e ha verificato quelli che erano i bilanci
e la correttezza della contabilità di quei ristoranti, di quei pubblici esercizi o di quei negozi su cui era stata attirata l’attenzione da parte di clienti.
Di più un governo in un libero mercato non può fare, ricordo che nemmeno le dittature sono mai riuscite a controllare i prezzi.




COMMENTO: cioè secondo Berlusconi nelle PMI e nei piccoli negozi non avevano a disposizione calcolatrici?
Evidentemente mancava loro anche carta e penna per fare una semplice divisione…

Ma poi, visto che nel 2005 l’inflazione era così bassa, perché non aveva citato il dato del 2002? Ovvero il 2,5% (ISTAT), un valore basso e vicino al target della BCE.

È vero invece che nemmeno le dittature sono mai riuscite a controllare i prezzi, tuttavia ricordiamo che l’aumento fraudolento dei prezzi
è un reato punito dal codice penale (art 501), si sarebbero dovuti intasare i tribunali…



PRODI

Non è vero che gli altri paesi abbiano avuto degli sbalzi di prezzo come i nostri! Non è vero che siano rimasti inattivi come rimasta l’Italia.
Noi avevamo le commissioni: una commissione centrale che Ciampi ed io avevamo costituito con nostro governo,
le commissioni provinciali non sono mai state convocate. Non si è fatto nulla, nemmeno per mantenere il doppio prezzo.
Non dico per avere delle disposizioni strane ma almeno avere il doppio prezzo nei cartellini per lungo tempo.
Faccio un esempio molto semplice che i nostri amici che sono di fronte alla televisione possono capire bene:
Bolzano e Innsbruck due città uguali in Austria e in Italia, entrambe hanno avuto l’euro.
Prima dell’introduzione dell’euro su 72 beni di consumo generale, solo 18 costavano di più a Bolzano che a Innsbruck
e la gente veniva a far spese in Italia dall’Austria. Adesso la metà (36 ndr) costa più a Bolzano che a Innsbruck.
Allora come mai in Austria non c’è stato una lievitazione dei prezzi e c’è stata in Italia?
Come mai in tutti e due i paesi si è entrati nell’euro e ci sono stati comportamenti così diversi?
Io questo è una domanda a cui il governo deve rispondere, perché gli italiani sanno benissimo di chi è la responsabilità e non si può sfuggire a una cosa così evidente.
E c’è un’altra cosa inoltre sull’euro, il presidente consiglio ha sempre insistito che si doveva cambiare a 1.500 lire per euro.
Io non lo so come possa dire una roba del genere, quando tutti spingevano perché si potesse arrivare verso i 2.000 in modo da avere un cambio conveniente per poter esportare.
A 1.500 lire tutto il sistema italiano sarebbe fallito: lo hanno detto a Confindustria, le piccole e medie imprese…
E il giorno in cui noi siamo riusciti ad arrivare a questo obiettivo – cioè nel 2000 – è stato un vero trionfo, tra l’altro lodato anche dal ministro Tremonti,
proprio come un risultato forte che il paese aveva raggiunto. Poi passa il tempo, cambia l’opinione… eh allora ci si deve spiegare
perché su entrambi questi problemi, quando l’euro è entrato era un trionfo, dopo qualche anno diventa invece un problema, i problemi li ha creati il GO-VER-NO


COMMENTO: stesso discorso dell’inflazione vale anche per Prodi, che dice pure una falsità sull’assenza dei doppi prezzi.

Il doppio prezzo stava persino sul Topolino, ad esempio il numero 2401 – uscito il 4 dicembre 2001 – aveva già il doppio prezzo 3400lire/1,76€.



Quanto ai commercianti disonesti evidentemente c’erano pure a Bolzano, ma lì non c’era la mentalità tedesca? Non era l’Austria del sud???

A sostegno di questa tesi, l’aumento di 18 prodotti su 72 è il miglior esempio che porta Prodi, rendiamoci conto di come eravamo presi in giro!
Altra domanda spontanea, perché Prodi – non appena è tornato al governo – non ha licenziato tutti i dipendenti dell’Istat che,
secondo lui, avrebbero totalmente sbagliato a misurare l’inflazione?

Ma il “pezzo forte” è la stupenda teoria secondo cui il cambio 1936,27 ha aiutato il nostro export.
Ad esempio, l’anno 1996 fu da record, ricordiamo che Prodi il 25 novembre 1996 riporta la lira nello SME (con cambio praticamente fisso),
da qui in poi il nostro surplus commerciale comincia scendere fino ad azzerarsi definitivamente nel 2002,
per poi rimanere in “deficit” fino al 2012 (anno in cui arrivò Monti, ma questa è un’altra storia).

Ricordiamo che l’euro non è un qualcosa di astratto, è il prodotto delle norme del trattato di Maastricht.

L’euro è un rapporto di cambi fissi il cui valore era dato dell’ECU (in foto il valore unitario in lire negli anni 90),
la moneta scritturale che il 01/01/1999 l’euro ha sostituito in rapporto 1:1.



L’ECU era un questo “paniere” di valute (foto sopra, la versione definitiva del 21 settembre 1989),
il valore dell’ECU corrispondeva alla somma dei valori di tutte e 12 le monete presenti nel paniere.

1 ECU = 0,6242 Marchi tedeschi + 1,332 Franchi francesi + 151,8 Lire ecc…

Per avere il valore dell’ECU in Lire bisognava convertire in Lire i 0,6242 marchi, gli 1,332 franchi, ecc, secondo le quotazioni dello stesso giorno.
Una volta convertite le altre 11 monete del paniere, si somma tutto alle 151,8 lire e così si ottiene il valore dell’ECU in lire.

Il Marco era la moneta più “forte” del paniere e con il peso maggiore (il 30%), noi dunque adottando il “tasso irrevocabile di cambio”
ci stavamo legando mani e piedi ad un marco svalutato, perché è questo il valore che ottieni facendo un compromesso
fra monete forti e deboli: una moneta più debole per i forti e più forte per i deboli.

Se il cambio fosse stato 1500 lire per un euro avremmo avuto una moneta ancora più “forte” per la nostra economia,
figuriamoci 1000 (come suggeriva Cirino Pomicino) con i prodotti italiani che, all’estero, sarebbero finiti totalmente fuori mercato!



Del resto l’ECU fino al settembre 1992, prima dell’abbondono dello SME, oscillava proprio fra 1500-1550 lire (e non era ancora un cambio fisso!)
i danni li conosciamo tutti: l’unico cambio conveniente per le nostre esportazioni è il cambio flessibile.

Con l’introduzione dell’euro, sono state le esportazioni tedesche a decollare!





MORALE: il cambio 1936,27 lire era giusto, sia nel valore che nei tempi, visto che dovevamo rientrare nello SME entro due anni dal 1 gennaio 1999 (lo abbiamo fatto in 2 anni e 1 mese).

Poteva benissimo esserci Berlusconi al posto di Prodi, ma l’agenda era già programmata dal 92!





I dettagli tecnici sono spiegati nell’articolo 109 del Trattato di Maastricht, alle lettere G, J ed L.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto