LA PROPRIA FOLLIA VA REGALATA A CHI LO MERITA.

Rottamazione bis e ter delle cartelle esattoriali: chi ha aderito allo sconto praticato dal Fisco.

Il Fisco ora ufficialmente lo invita a pagare il 2 dicembre (ma anche il 9) la rata di luglio.

E’ una rottamazione bis, ter e anche soft.

Allo Stato servono quei soldi e quindi aspetta anche i pagatori più ritardatari. E anche dopo.
 
Ma guarda un po'....pidioti nei pidioti = renzino due.

Seguite l’organigramma: c’è un coordinatore nazionale, un portavoce, e ci sono anche i coordinatori regionali.

E osservate il timing: appena due giorni dopo la celebrazione del renzismo alla Leopolda.

Pare un partito, e invece stiamo parlando di una corrente, quella dei cosiddetti renziani che sono rimasti dentro il Nazareno.

Eccola Base Riformista, la corrente del duo Lorenzo Guerini e Luca Lotti, il primo al governo Conte, impegnato nel ruolo di ministro della Difesa,
il secondo, deputato semplice. Altro che fine del partito delle correnti.

Sembra quasi invece che Base Riformista abbia celebrato un congresso negli stessi giorni del raduno renziano.

Il coordinatore nazionale è Alessandro Alfieri, il senatore di Varese guiderà le truppe di Lotti e Guerini,
con l’obiettivo di rendere maggiormente efficace la spinta riformatrice all’interno del Pd e di conseguenza rafforzarla.
E ancora: toccherà invece ad Andrea Romano il ruolo di portavoce. Ma non finisce qui.
Perché c’è una sfilza di coordinatori regionali a completare il puzzle.
Fra gli altri, Carmelo Miceli in Sicilia, Stefano Collina in Emilia Romagna, Enrico Borghi in Piemonte.
Ci manca solo il tesoriere e il partito è servito.

Un partito nel partito, si direbbe.

“No, no. E’ più semplicemente l’organizzazione di un’area politico-culturale”, spiega Andrea Romano, il portavoce di Base Riformista,
che risponde alla buvette di Montecitorio mentre sorseggia una spremuta di arancia.

“L’alleanza con i cinquestelle e la nascita di Italia Viva rendono indispensabile il rafforzamento del profilo riformista del Pd”, insiste Romano.

Eppure dietro tutte le rassicurazioni del caso che i basisti diffondono nei capannelli di Montecitorio.

Del tipo: “noi dobbiamo essere intransigenti nei confronti di Italia Viva”,
“la Boschi ha sbagliato a definire il Pd il partito delle tasse”,
“tu non puoi sparare contro il partito dove sei stato fino a due giorni fa”.

Ecco, dietro tutte queste rassicurazione si nascondono i dubbi, le perplessità di mezzo partito.

Perché in fondo Base Riformista resta la corrente, l’area di riferimento di chi fino all’altro ieri stava con il guastafeste Matteo Renzi.

Allora impazzano i retroscena.

E se si nascondesse l’ex premier di Rignano sull’Arno?
Se fosse una mossa per ingrossare le truppe e poi migrare in Italia Viva?

“Noi non saremo Pierini, i guastafeste”, rassicura Romano.

Dicevamo che stona il timing, non solo perché arriva all’indomani della Leopolda,
ma anche perché arriva esattamente a una settimana dalla direzione dei democratici
nella quale il segretario Nicola Zingaretti ha evocato l’azzeramento della segreteria.

Di fatto un’apertura a chi come Base Riformista non aveva sostenuto al congresso l’attuale vertice del Nazareno.

Per non parlare dell’uscita ieri di Andrea Marcucci al Corriere della Sera:
“Il nostro problema non può diventare il leader di Italia Viva”.

Un’uscita che sembrava una carezza nei confronti dell’ex premier Renzi,
ma soprattutto una tirata di orecchie a chi nel Pd replica con durezza all’ex sindaco di Firenze.

E allora non è certo un caso se in Transatlantico pezzi da novanta del Pd rumoreggiano e dicono:
“Più che una riorganizzazione sembra una prova di forza di Lotti. Perché un conto è fare una corrente,
un altro è nominare i segretari regionali. Adesso bisogna capire quali saranno le contromosse di Zingaretti”.

Boom.

Ma qual è la ragione di tutto questo?

Dalle parti di Zingaretti sono convinti che la riorganizzazione di Base Riformista sia stata più per evitare la fuga di parlamentari,
amministratori, dirigenti locali verso Italia Viva. Anche perché, confidano, “la campagna acquisti di Renzi è attiva 24 ore su 24”.

E allora nel partito delle correnti, ci mancava solo il partito nel partito. Olè.
 
Personalmente leggo solo la verità. Non ci trovo speculazione.
Ma dire la verità fa male.
"Miserabile è colui che è degno di essere commiserato per la sua triste sorte, per la sua infelicità
e che suscita pietà per le condizioni di povertà, di rovina, di squallore, di desolazione materiale o spirituale in cui si trova."
Mangi amaro Giuseppi ?

"Sono anche incredulo e sdegnato perché è inconcepibile quello che è accaduto.
Da ex ministro dell'Interno fa ancora più male vedere tutta l'insicurezza della Capitale
governata dai 5stelle e i tagli disastrosi che Renzi, Conte e Zingaretti fanno al fondo per le forze dell'ordine".

"io lo trovo miserabile"
 
Altro sputtanamento di questo governo di incapaci. Bla bla bla bla e poi ....

Fra tutte le misure abbozzate, appare un provvedimento di pace fiscale, con la riapertura dei termini della Rottamazione ter,
per consentire, stando alla prima bozza del Decreto fiscale 2020, una parità di trattamento tra i cittadini debitori della Rottamazione bis
e quelli rientranti nella Rottamazione ter. La posta in gioco è la scadenza.

Vediamo in dettaglio le novità di questo Decreto fiscale sul piano di definizione agevolata.

“La scadenza di pagamento del 31 luglio 2019 prevista dall’articolo 3, comma 2, lettere a) e b), 21, 22, 23 e 24, del decreto legge 23 ottobre 2018,
convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2018, n. 136, è fissata al 30 novembre 2019”.



L’articolo a cui si fa riferimento altro non è che quello riferito alla Definizione agevolata
dei carichi affidati all’agente della riscossione, ossia la Rottamazione ter, il quale afferma che:

I debiti, diversi da quelli di cui all’articolo 5 risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2017,
possono essere estinti, senza corrispondere le sanzioni comprese in tali carichi, gli interessi di mora di cui all’articolo 30, comma 1,
del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973,n.602, ovvero le sanzioni e le somme aggiuntive di cui all’articolo 27, comma 1,
del decreto legislativo 26 febbraio 1999, n. 46, versando integralmente, in unica soluzione entro il 31 luglio 2019”.


Le rate previste dal comma 1 scadono il 31 luglio e il 30 novembre di ciascun anno a decorrere dal 2019.

In sostanza lo scopo della norma contenuta nel prossimo decreto fiscale è garantire una parità di trattamento
tra i debitori che hanno tempestivamente presentato l’adesione alla Rottamazione ter entro il 30 aprile 2019
e quelli che hanno beneficiato della riapertura del termine di adesione al 31 luglio 2019.

Per i primi il pagamento delle somme avrebbe dovuto essere effettuato in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2019
(o secondo le rate prescelte); mentre nel secondo caso, pur avendo aderito in un momento successivo alla Definizione agevolata
pagheranno la prima rata entro il 30 novembre 2019.


La proposta invece è molto semplificativa: scadenza per tutti fissata al 30 novembre 2019!
Attenzione perché il termine ultimo non si riferisce alla scadenza per l’adesione, bensì al termine per il pagamento.

Infatti, come specificato a inizio articolo della bozza, la scadenza del 31 luglio 2019 è fissata al 30 novembre
 
Anche qui diamo a cesare quel che è di cesare ....

Domani doveva partire la nuova stagione olearia ma ci sarà uno slittamento poiché la pioggia di questi giorni non ha permesso la raccolta.

La Comunità montana ha concordato con il fratoiano Leonardo “Poppo” Enicanti il regolamento per il 2019
che prevede l’aumento di 2 euro al quintale che passa a 25 euro al quintale.
Il periodo di lavorazione al frantoio di Biosio di Bellano durerà fino al prossimo 5 novembre.

Le prospettive, purtroppo, sono nefaste. «Si prevede che questo sia l’anno peggiore - afferma Enicanti - Non ci sono proprio olive».

Una riduzione drastica causata non tanto dal clima, ma dalla “cascola” che ha colpito gli uliveti,
a sua volta dovuta ad una cimice che ha provocato una straordinaria (in negativo ) caduta delle olive.
L’attacco delle mosche olearie ha poi fatto il resto.
 
1571983872-1571983812-img-20191025-020901.jpg
 
«Le contraddizioni esploderanno», convinto che la vera natura degli incontri tra il Procuratore generale William Barr
e i vertici della nostra intelligence «emergerà presto».

Non è un caso, fa notare, che proprio oggi Fox News sostenga «una versione molto diversa da quella di Conte».

In effetti, secondo l'emittente statunitense, Barr a Roma avrebbe «raccolto prove» a sostegno del presunto complotto anti Trump.
 
Grande scetticismo sulla longevità di Conte serpeggia anche nel Pd.

In molti pensano che il premier finirà la sua corsa dopo gennaio, archiviata la legge di Bilancio.

Uno show down che nelle ricostruzioni di più di un big del Pd non porterà a nuove elezioni ma solo a un nuovo esecutivo.

Gettonatissimo per Palazzo Chigi, sia tra i dem che dentro Forza Italia, il nome del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, magari in tandem con Luigi Di Maio che tornerebbe vicepremier.
 
Alfonso Bonafede è una sorta di Re Mida del teatrone della politica italiana:
come il mitico re frigio trasformava in oro tutto ciò che toccava, così il giacobino ministro a Cinque Stelle trasforma in epocale tutto ciò che riforma.

Così a furia di interventi, decreti e leggine – dall’abolizione della prescrizione alla galera per i “grandi evasori” –
l’Italia è entrata di gran carriera nell’epoca dell’anti-illuminismo sbarazzandosi in un sol colpo di Cesare Beccaria e Gaetano Filangieri,
della cultura della borghesia illuminata lombarda e della finezza spirituale dei filosofi napoletani.

Il ministro di Grazia e Giustizia è diventato il ministro del Giustizialismo. Questa sì che è una grande svolta epocale e anti-culturale.

Il nome e il cognome del ministro senza grazia mi fanno venire alla mente il nome di un grande avvocato che fu anche un grande santo: Alfonso de Liguori.

L’autore della celeberrima Tu scendi dalle stelle fu un uomo di legge del Settecento e in tema di giustizia diceva una cosa
che gli uomini di legge del XXI secolo dovrebbero tenere sempre a mente:

ogni buon giudice, che ha a cuore soprattutto il bene della giustizia, non solo deve assolvere l’imputato quando, pur conoscendone la colpevolezza,
le carte processuali ne dimostrassero l’innocenza; ma deve assolverlo anche quando le carte ne dimostrassero la colpevolezza
e lui, il giudice, ne conoscesse invece per via diretta l’innocenza.

In altre parole, guai se la giustizia diventa ingiusta e perde credibilità.

Purtroppo, la mente di Alfonso Bonafede, che crede di scendere dalle stelle, funziona in modo completamente opposto
e il sacrosanto principio costituzionale della presunzione di innocenza viene capovolto dalla cultura oscurantista grillina:

non è il pubblico ministero che deve provare l’accusa ma è l’imputato che deve dimostrare l’innocenza.

In fondo, che cos’è l’abolizione della prescrizione se non l’idea statal-giustizialista che tutti dobbiamo essere costantemente sotto processo?

E sottolineo “tutti” perché il principio che il ministro del Giustizialismo enuncia ad ogni piè sospinto
ossia che i cittadini onesti non hanno nulla da temere è un segnale che mostra l’abisso o un rimedio peggiore del male.

Infatti, i “cittadini onesti” devono temere proprio questo delirio di onnipotenza dell’uso della giustizia in cui fino a prova contraria si è tutti colpevoli.

State in guardia perché il convincimento auto-assolutorio che tanto queste cose accadono agli altri, ai disonesti,
ma è impossibile che accadano a me o a noi perché siamo onesti è soltanto la classica trappola per topi.

Il combinato disposto di giustizialismo e fiscalismo in uno Stato-padrone è infernale.

La cultura giustizialista non ammette eccezioni, se non quella – come insegna la storia del totalitarismo comunista sovietico –
in cui l’imputato deve persuadersi di essere colpevole e di meritare la pena.

Le parole del ministro sono terribili e la loro terribilità è aggravata dalla superficialità con cui son dette:
“I grandi evasori sono parassiti che camminano sulla testa dei cittadini onesti, un fenomeno che non può rimanere impunito”.

I grandi evasori sarebbero coloro che, in uno Stato che tassa i guadagni per più della metà,
evadono cifre superiori ai 100.000 euro e per questi “parassiti” che “camminano sulla testa dei cittadini onesti” si prevedono da 4 a 8 anni di galera.

Questa nefandezza in cui la vita di tutti – ripeto, di tutti – è messa totalmente nelle mani dello Stato
sia per ciò che riguarda la proprietà sia per ciò che riguarda la libertà è definita “svolta culturale”.

Qui siamo di fronte né più né meno che al capovolgimento non solo della più elementare civiltà del diritto
ma anche alla cultura liberale che, nonostante i tempi livorosi e risentiti che viviamo, è ancora ciò che ci permette di non scannarci come bestie.

Purtroppo, non vedo e non sento nessuno che si sia opposto con forza e con ragione ai deliri del ministro del Giustizialismo,
mentre nel gran circo mediatico-giudiziario-politico sono in tanti a tenere bordone all’anti-cultura totalitaria del governo giallo-rosso.

Fino a quando non cadranno in trappola come topi, ma a quel punto sarà troppo tardi.
 
Molto spesso si parla della scarsa fedeltà fiscale degli italiani confrontata con la grande serietà dei contribuenti USA,
spinti anche dalle presunte pene draconiane e dalla rigidità del IRS, l’Internal Revenue Service.

Se invece questa puntualità e questa serietà fosse un qualcosa di interessato?

Ora vi presento due dati che vi lasceranno, da italiani, a bocca aperta.
In questo grafico mettiamo in confronto quanto i cittadini Usa pagano, in colore blu, con quanto ricevono in rimborso dallo stato, in colore rosso



Come vediamo ormai i cittadini USA ricevono più in rimborsi di quanto paghino di tasse.
Questo deriva dal regime USA ricco di detrazioni e di deduzioni.
Quindi ormai il sistema fiscale è diventato direttamente un sistema di redistribuzione fiscale.

Vediamo ora quanto pagamenti e rimborsi vengano a pesare a livello di reddito personale.



Come vediamo il rimborso delle imposte viene a pesare notevolmente anche a livello di reddito personale
e viene ad essere uno strumento di redistribuzione fiscale attiva.

Questo spiega però anche perchè la gran massa dei cittadini USA sia così pronta a presentare la dichiarazione dei redditi: per incassare dei lauti assegni.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto