Il Sole 24 Ore 5 AGOSTO 2014 - 15:50
Il crac Espirito Santo: ecco come la famiglia azionista ha mandato a picco la prima banca portoghese
Il crac, perché di questo si tratta, e il conseguente salvataggio pubblico della prima banca portoghese rimettono al centro della scena i rapporti incestuosi tra la famiglia Espirito Santo, fondatrice e primo azionista del Banco, e l’istituto.
Il buco in cui è sprofondata la banca di Lisbona, che ha costretto il Governo portoghese a splittarla in due, è tutto da ascrivere infatti alla disinvolta gestione con cui la famiglia usava di fatto la banca come un proprio bancomat parsonale a uso e consumo delle proprie attività finanziarie. Crollate quelle, la banca si è sfarinata in un battibaleno.
Che i rapporti tra la banca e il suo principale azionista fossero patologici lo dicono i numeri. L’esposizione creditizia diretta – come dettagliavano gli analisti già settimane addietro – del Banco verso il gruppo finanziario Espirito santo è di 1,8 miliardi. Ma a questa va sommata la quota di esposizione indiretta per la bellezza di 3,1 miliardi. Si tratta di carta commerciale emessa dal Gruppo Espirito Santo e venduta ai clienti del Banco. Sono in totale 4,9 miliardi. Detta così sembra poca cosa, ma rappresentavano circa il 10% di tutto il portafoglio crediti dell’istituto e oltre l’80% dell’intero patrimonio del Banco.
Una concentrazione di rischio elevata e anomala trattandosi di erogazioni e garanzie nei confronti del proprio azionista di riferimento. E guarda caso nella voragine delle perdite per 3,6 miliardi, comunicate al mercato pochi giorni fa in occasione dell’ultimo rendiconto pre-crac, il ruolo più importante l’hanno avuto proprio le svalutazioni dei crediti rivelatisi inesigibili dati negli anni alla famiglia. Ecco perché parlare di rapporto incestuoso non deve sorprendere.
Il Banco Espirito Santo finanziava le iniziative del suo azionista abbondantemente e probabilmente senza alcuna verifica del merito di credito. Ve l’immaginate l’amministratore delegato del Banco rifiutare un prestito al suo socio forte?
L’unica consolazione nella vicenda è che le perdite future e inevitabili della bad bank, il braccio disastrato del vecchio Banco, saranno in capo ai vecchi azionisti e agli obbligazionisti subordinati. Non dovrebbero perdere soldi gli obbligazionisti senior e i depositanti che saranno veicolati nella nuova banca, il Novo Banco.
Ma c’è da chiedersi in tutta questa vicenda dove stavano i vertici del Credit Agricole, la banca francese che ha tuttora il 14,5% del Banco Espirito Santo, o quelli di Portugal Telecom anch’essi azionisti con il 2,1%. Per non dire di BlackRock che detiene una quota del 4,65%. Evidentemente non si erano accorti di quell’ammontare anomalo dei prestiti alla famiglia degli Espirito Santo. O del fatto ancora più grave che finanziamenti a breve come i commercial paper del gruppo finanziario finivano per essere venduti dal Banco ai propri clienti. O anche la Banca centrale portoghese che oggi ha preso in pugno la situazione con la separazione delle attività tossiche da quelle sane. Anche in questo caso si è intervenuti tardi a crac manifesto. Ma i segni c’erano tutti. Da tempo.