GOOGLE, FACEBOOK E TWITTER HANNO FINANZIATO BIDEN? SI SPIEGANO LE CENSURE CONTRO TRUMP
Facebook, Twitter e altre aziende high tech della Silicon Valley avrebbero finanziato la campagna elettorale di Joe Biden. È quanto emerge da un istituto apartitico americano. Le censure contro Trump assumono così tutt'altro significato.
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FACEBOOK E TWITTER HANNO FINANZIATO BIDEN? SI SPIEGANO LE CENSURE CONTRO TRUMP
4 ore fa
Michele Crudelini
Le ultime elezioni presidenziali americane hanno dimostrato un fatto. Il ruolo decisivo svolto dalle grandi piattaforme dei social network nell’esito finale delle votazioni. Perché
Twitter e
Facebook non si sono solo limitate a svolgere il ruolo di base ospitante dei messaggi lanciati dai due candidati.
Tutte le censure ai danni di Donald Trump
Durante quest’ultima tornata elettorale i due colossi della
Silicon Valley sono entrati a gamba tesa nello scontro tra democratici e repubblicani, convergendo sistematicamente contro un unico obiettivo:
Donald Trump.
Dopo aver sospeso il profilo del tycoon per dodici ore a causa di un’affermazione sull’
idrossiclorochina, Twitter ha monitorato il profilo di Trump come un cane segugio, in particolare nei giorni a ridosso e successivi alle votazioni.
La maggior parte dei tweet del Presidente americano polemici sulla validità delle votazioni sono stati accompagnati da messaggi automatici del social network. Frasi del tipo “questo reclamo sulla frode elettorale è contestato” e “fonti ufficiali hanno definito questa elezione in modo diverso” continuano a fare da cornice ad ogni cinguettio del Presidente.
Su Facebook è la stessa storia. Ad ogni post fa seguito una precisazione del social network volta a delegittimare quanto scritto da Donald Trump.
I finanziamenti di Twitter e Facebook al Partito Democratico
Ma questa metodica attenzione ossessiva nei confronti di Trump è dovuta a un naturale senso civico di queste aziende private oppure c’è dell’altro? In realtà non è così difficile scoprire che sia Facebook che Twitter hanno partecipato finanziariamente alle elezioni americane e d’altronde non poteva essere diversamente visti gli interessi in gioco. Un istituto di ricerca apartitico di Washington, l’
Open secrets, rivela che le aziende hight tech della comunicazione hanno investito 317 milioni di dollari in queste elezioni, di cui il 79,8% destinato a finanziare proprio il Partito Democratico.
Percentuale che sale se si prendono in considerazione
Google,
Facebook e
Twitter la cui percentuale di investimento nel Partito Democratico supera l’80% della loro quota totale. Alla luce di questa mole di denaro investita diventa difficile credere che delle aziende private possano agire senza tentare con ogni mezzo di far rendere al massimo i loro investimenti. E infatti oltre alle censure mirate sui post di Trump, Twitter si è reso protagonista di un altra vicenda discutibile.
La censura sull’inchiesta contro Biden
Lo scorso ottobre, in piena corsa elettorale, Twitter ha bloccato la condivisione di un’inchiesta del New York Post che avrebbe rivelato l’esistenza di oscuri legami tra Joe Biden e un dirigente ucraino del gas naturale. Un atteggiamento da cui aveva preso le distanze lo stesso
Jack Dorsey, amministratore delegato di Twitter che aveva definito “inaccettabile” la censura senza spiegazioni dell’articolo. Possiamo però credere che il numero uno di Twitter non sia in grado di controllare quello che succede sotto di lui?
Da questa vicenda la democrazia americana, ritenuta modello mondiale, ne esce decisamente con le ossa rotte. Perché come è possibile pensare di garantire equità e trasparenza quando due aziende private possono influenzare l’opinione degli elettori verso la scelta che porterà maggiori benefici ai loro investimenti?