Il reddito di cittadinanza è davvero un incentivo a trovare lavoro?
È una forma di sostegno economico o voto di scambio?
Se non è efficace come possiamo trovare la soluzione migliore?
E dunque ci risiamo, complice la nostra scarsa vena comunicativa accoppiata alla scadente empatia sui social,
siamo a ricalcare i passi attorno al tema del COSIDDETTO (scritto tutto in grande) reddito di cittadinanza (RDC).
E ripetiamo, ricalcare, poiché si perdono, visto il numero, le volte che ne abbiamo scritto ormai in ogni dove.
La questione del lavoro in Italia e in Europa
In Italia manca il lavoro.
Il reddito di cittadinanza è studiato per essere un palliativo nella speranza che un po’ di ossigeno
(la maggior parte sprecato, leggetevi gli articoli in fondo) giunga all’economia in attesa che la BCE intervenisse in modo massiccio e perenne sulle emissioni di Titoli pubblici.
Secondo questo quotidiano online il reddito di cittadinanza sarebbe una pacchia.
È davvero così? La condivisione di questo articolo sulla nostra pagina ha fatto scoppiare la polemica.
fonte: Live Sicilia
Peccato che sia arrivato il covid
Cosa ci avrebbe fatto poi la banda dei diplomati nella stanza dei bottoni, con quei prestiti è facile intuirlo.
È scritto nero su bianco anche nei disegni legge che mettono in vigore il reddito di cittadinanza:
“Chi non accetterà lavori degradanti (gli unici rimasti in Italia per la quasi totalità dei disoccupati) non avrà più un soldo.”
È scritto proprio così.
Solo che il grillino da una parte e il disoccupato dall’altra sanno benissimo che, non essendoci lavoro per tutti,
manco a far finta, il patto elettorale rimarrà in vigore fino a quando le casse dello Stato reggeranno. Appunto.
Cosa alquanto improbabile sul lungo termine:
fonte: Qui finanza
È questo è il primo pezzo di realtà (che messo sull’altro piatto della bilancia, quello dei diritti, pesa una bella cifra)
che l’italiano occulta deliberatamente dai suoi pensieri.
Poi ce n’è un secondo:
È l’ora delle scelte, chi deve sopravvivere?
fonte: Huffington post
Che è un altro bel carico da novanta.
Il laureato
Ma c’è il laureato. In Italia c’è sempre il laureato. C’era negli anni Settanta, c’era negli anni Ottanta e poi via via fino ad oggi, c’è sempre stato il laureato.
In Italia è una forma di vita mitologica, sempre accodato al concorso pubblico di turno,
sempre in attesa che dall’alto gli venga calato il vestito su misura, perché mammà e papà l’hanno cresciuto con questa mentalità.
Ovviamente non facciamo riferimento a tutti i laureati, ma soltanto a questa particolare specie, particolarmente attiva e lacrimante sui social.
Il laureato è quello che proprio nel momento in cui s’è laureato è sparito il lavoro.
Il lavoro per lui. Il lavoro per cui s’era laureato. Perbacco!
Il nostro laureato (quello che usiamo a mo’ di personaggio per accennare ad un certo atteggiamento)
è un laureato che siccome è laureato non può sporcarsi le mani. Questo nell’immaginario collettivo.
Beh in verità oggi ne abbiamo una versione aggiornata ai tempi di reddito di cittadinanza.
Negli anni infatti il laureato è diventato meno schizzinoso, lo diciamo senza ironia.
Il laureato trova quantomeno inopportuno per non dire
umiliante andare a lavorare per 600€ al mese.
A laureà ma infatti chi ti obbliga?
Meglio 600€ di reddito di cittadinanza.
Che per il laureato (che qui dipingiamo come prototipo, un personaggio adatto ad incernare un certo atteggiamento supino, senza voler generalizzare) non è umiliante…
È del tutto evidente che al laureato non interessa valorizzare la sua laurea e le sue esperienze all’estero o le tre lingue.
Non contempla neanche lontanamente l’idea di crearsi un lavoro con quello che sa e magari guadagnare molto.
Al laureato interessa il contratto a tempo indeterminato sotto padrone.
Purché il padrone sia qualcun altro.
Mettersi in proprio e dare lavoro ad altri come lui?
Ma scherziamo?
Quì la dignità non centra, PUNTO.
Semplicemente la creazione di un mondo migliore viene sempre delegata a qualcun altro.
Tu prova a dirgli (dando per scontato che sia almeno temporaneamente per non crepare di fame) di aprirsi la partita iva e fondi una azienda.
Il laureato ti risponderà che
“eh, allora la soluzione è che tutti si aprano la partita iva, vile schiavista”.
No, laureato, potrebbe darsi che – se sai fare il tuo lavoro – temporaneamente, invece di startene sui social a perdere le giornate
tu, con il CV che ti ritrovi, le potresti passare a lavorare in proprio al costo orario che deciti tu!
Baby, significa che se nessuno lo fa, dovresti essere tu ad assumere qualcun altro con pieni diritti ed uno stipendio pieno.
Significa, caro laureato, che se sei tu ad aprire una azienda potrai assumere TU delle persone che non possono mettersi in proprio.
Eh già! Perché non è che chi vorresti che assumesse te, è protetto dal Signore più di te. Anzi.
La potenza difuoco, il cerino lasciato in mano agli imprenditori
Del resto lo Stato che soldi ha messo in gioco?
Conte non aveva dato l’ultimatum alla UE?
E veniamo alla tanto annunciata potenza di fuoco:
E il confronto con i nostri principali concorrenti o mercati di riferimento a marzo:
fonte: Pagella politica
E questa la realtà che ci siamo ritrovati a fine maggio (soldi veri sono quelli colorati di azzurro scuro):
Quindi, se lo Stato non ci mette i soldi, ma solo garanzie sui prestiti che i privati dovranno chiedere alle banche per restare in piedi,
se i modesti “aiuti”, cioè i prestiti dalla Ue non arriveranno prima del 2012 e verranno spalmati sul bilancio di ben 6 anni,
a chi se non agli imprenditori lo Stato ha lasciato il cerino in mano?
Quando la qualità dei politici è questa e lo Stato non c’è più, chi viene chiamato a salvare la baracca?
E tu, o laureato, volti le spalle alla potenza di fuoco che continui a magnificare in ogni dove?
Perché per cosa credi che serva se non per creare nuovi posti di lavoro a spese del privato?
Perché non ne approfitti per crearne un po’ anche tu?
E beh, certo, non pretenderemo che sia il laureato a chiedere un prestito alla banca garantito dallo Stato…
Per lui è normale che a rischiare il culo siano gli altri.
E invece no. CLICK!
L’avete sentita? È appena scattata la trappola. Il pollo laureato è spacciato!
La trappola
Si è appena materializzato l’obiettivo del controllo totale del capitale sulle masse.
Dividendo tra l’altro i poveri dai poveri: reddito di cittadinanza a te sì, a te no!
Per chi si avvicinasse alle teorie della MMT questa sarebbe una delle primissime lezioni che riceverebbe.
Ovvero: come il potere ti mette nel sacco offrendoti quella che all’apparenza è una opportunità e invece è un compromesso al ribasso.
“La necessità di qualche forma di soluzione in una società industriale (assistenza pubblica) è fuori di dubbio
– anche solo nell’interesse di coloro che devono essere protetti dai gesti di disperazione dei bisognosi”.
Von Hayek – Individualism and Economic Order (Individualismo e ordine economico).
E da lì non ti schiodi più.
Prova ne sia la crisi del lavoro che da ormai quindici anni è sempre più drammatica.
Non ci risolleveremo mai.
Scacco matto alla lotta di classe, via libera alla lotta per i diritti di pura cosmesi.