LA VITA E' COME UNA FOTO... SE SORRIDI ViENE MEGLIO

E Rosi è il trait d’union fra quella banca e un altro familiare, questa volta del premier Matteo Renzi. Una volta lasciata l’Etruria un po’ ammaccato dalle contestazioni di Banca d’Italia, Rosi che per altro era stato ripreso anche per i fidi concessi alla cooperativa di costruzioni La Castelnuovese, di cui era stato a lungo presidente e pure dipendente, una volta uscito dalla banca mica ha incrociato le braccia. Anzi. Entra ed esce da una girandola di società. Amministratore di Toscana Progetti, The Mill srl, Sviluppo Milano srl, Tuscany company store, Syntagma srl, Corso Italia Firenze srl, Riviera Mall srl, Costa Azzurra Re srl.
 
Ma la vera gemma che gli sta a cuore si chiama Egnazia Shopping mall srl. E’ una società nata proprio all’indomani della sua uscita da Banca Etruria, e Rosi ne diventa amministratore unico il 4 luglio scorso. Ha come scopo quello di riproporre in altre zone d’Italia il grande successo che ha avuto alle porte di Firenze The Mall, un centro commerciale-outlet che ha più visitatori degli Uffizi. Nell’azionariato ci sono due società di diritto panamense, c’è Andrea Bacci, un costruttore fiorentino che prima ristrutturò la villa di Pontassieve di Matteo Renzi, e poi fu dall’allora sindaco di Firenze nominato alla guida di una partecipata del Comune, la Florence Multimedia. L’azionista più rilevante della Egnazia è però un altro: la Nikila Invest di Ilaria e Armando Niccolai. Sono loro a unire papà (e mamma) Renzi con la storia del gran capo dell’Etruria, Rosi. La Nikila infatti il 12 novembre 2014 fonda (40% a testa, e il 20% a un terzo azionista, la Creazione Focardi srl) con papà Renzi la Party srl, società che dovrebbe fare proprio le consulenze immobiliari su progetti come quello che poco dopo avrebbe avviato la Egnazia di Rosi (e della stessa Nikila). Amministratore unico della società quello stesso giorno viene nominata Laura Bovoli, moglie di Tiziano e mamma di Renzi. Stranamente i genitori del premier si dimenticano entrambi di segnalare quella nuova società- la Party srl- nella dichiarazione patrimoniale che depositano il 6 agosto 2015 a palazzo Chigi secondo gli obblighi di legge. Ha nuove partecipazioni Tiziano Renzi rispetto a quelle della dichiarazione precedente del 2013? “Sul mio onore no” risponde lui. “Ha nuove cariche societarie, lei, signora Bovoli in Renzi”. Stessa risposta: “Sul mio onore, no”. E invece entrambi non dicono la verità, perchè quella Party srl che cambia la situazione non viene citata.
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Dopo l’unione societaria con i Renzi i due Niccolai che sono di Pistoia rafforzano i legami con Firenze: comprano per 25 milioni di euro il vecchio teatro comunale della città, che Renzi figlio aveva messo in vendita già nel 2009 per 44,5 milioni di euro. Un giorno del marzo scorsop nel suo abito di consulente immobiliare con cui aveva appunto dato i natali alla Party, papà Renzi spunta all’improvviso a Fasano in Puglia. E’ in una delegazione della Egnazia di cui Rosi è segretario ed azionista e sta per diventare anche amministratore unico. Con gli amministratori locali va a discutere della possibilità di realizzare centri commerciali come The Mall. Stessa visita a Sanremo. Pizzica tutti il Fatto quotidiano che lo scrive il 19 settembre scorso provando ad avere spiegazioni da papà Renzi che però non ne dà. A dire il vero non ci sarebbe nulla di strano, visto che quello è il nuovo business che sta cercando di fare con la sua Party. Ma come dimostra la mancata dichiarazione patrimoniale a palazzo Chigi, papà Renzi vuole tenere riservatissima questa nuova attività. Che fa incrociare nel business lui, i Niccolai e l’ex gran capo di Banca Etruria. Renzi sr e Rosi hanno un socio in comune e lavorano sullo stesso progetto, ma non sono soci diretti come ha voluto specificare ieri il suo avvocato: “Non esistono veicoli commerciali o finanziari nei quali Tiziano Renzi sia socio di Lorenzo Rosi. Tutte le illazioni sono quindi da decisamente respingere”. Però è il secondo incrocio -una coincidenza- fra la storia finale dell’Etruria e quelle delle famiglie di chi tiene le redini di governo.
 
Ce ne è una terza. Banca Etruria che sta in condizioni pre-fallimentari dopo le numerose ispezioni della Banca d’Italia fra il 16 e il 26 di novembre vede schizzare in borsa il suo titolo del 68%. Il giorno iniziale è quello in cui è stato comunicato che il governo avrebbe trasformato in spa le più grandi banche popolari. L’Etruria è la più malandata, eppure è quella su cui si fanno i più clamorosi affari in borsa. Qualcuno ha comprato prima di quel 16 novembre, ha sostenuto il titolo e poi venduto. Giuseppe Vegas, presidente della Consob, dice pubblicamente alla fine di quel rally che qualcuno si è messo in tasca almeno 10 milioni di euro in pochi giorni. Chi? Consob e magistratura indagheranno. Non se ne sa nulla. Ma uno salta fuori, confessando: “sì, ho naturalmente comprato titoli delle popolari. L’ho fatto con il mio fondo Algebris fin dalla primavera 2014”. E’ David Serra il vulcanico finanziere amico e finanziatore di Matteo Renzi. La Consob lo convoca, lui si è rotto una gamba sciando e chiede un rinvio. Nel marzo scorso lo interrogano. All’uscita rivela di avere fatto una sola grande operazione, vendendo Banco Popolare e perdendoci pure un po’ di soldi. Delle piccole operazioni non rivela particolari. E dell’indagine non si è saputo più nulla…
 
Ca..o ho dovuto andare su Wilkipedia :lol:
Counseling
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il termine counseling (o anche counselling secondo l'inglese britannico) indica un'attività professionale che tende ad orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità del cliente, promuovendone atteggiamenti attivi, propositivi e stimolando le capacità di scelta. Si occupa di problemi non specifici (prendere decisioni, miglioramento delle relazioni interpersonali) e contestualmente circoscritti (famiglia, scuola, lavoro). :lol::up:
Ma a che ca..o serve :lol:
:lol::lol: E' una specie di Marzullo... ti aiuta a farti le domande e a darti le risposte:up: Ed essendo anche un'amica... mi è di grandissimo aiuto :)
 
La ‘difesa’ in Parlamento della Boschi, durante la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni e respinta dall’aula, ha puntato parecchio sugli sforzi del padre per assicurare ai figli un futuro diverso dalle origini contadine della famiglia. Una scelta che ora rischia di ritorcersi contro il ministro stesso, soprattutto per la “tempistica” della nomina del padre all’interno dell’istituto di credito.

TEMPISTICHE – Papà Pier Luigi Boschi è stato sì “soltanto per otto mesi vicepresidente della Banca Etruria”, ma va ricordato che nei quattro anni precedenti al crac un consigliere di amministrazione (membro prima del Comitato Controllo e Rischi e poi del Comitato esecutivo), precisamente dall’aprile del 2011. E che nel 2013, insieme agli altri manager della banca, è stato sanzionato (144mila euro) con l’accusa, formulata dagli ispettori di Bankitalia, di “carenze nella gestione e nel controllo del credito”, “violazione delle disposizioni sulla governance”, “violazioni in materia di trasparenza” e altri addebiti non da poco.



Dunque la sua corresponsabilità, insieme agli altri amministratori, nella gestione (sciagurata) della banca aretina è acclarata. Poi, solo nel 2014, arriva la carica di vicepresidente. “Non vicario e senza alcuna delega” precisa il ministro Boschi.
Il dubbio riguarda perà la tempistica della nomina a vicepresidente: Maria Elena diventa ministro il 22 febbraio 2014, due mesi dopo l’assemblea di Banca Etruria ritiene indispensabile nominare suo padre vicepresidente per il triennio 2014-2016.

Proprio a ridosso del prestigioso incarico governativo della figlia.
 
Ad Arezzo si sospetta che la tempistica sia stata tutt’altro che casuale.
Qualcuno parla di ‘ombrello renziano’ sulla banca, altre versioni collegano la nomina a vicepresidente agli interessi del sistema cooperativo, guidato proprio da Boschi senior per sei anni fino al 2010, come presidente di Confcooperative Arezzo.
Gli ingenti crediti concessi dalla banca alle coop non dovevano essere toccati mentre Bankitalia chiedeva di rientrare dalle esposizioni a rischio.
Il padre del ministro doveva fungere da rappresentante degli interessi di quel mondo all’interno della banca, perciò la nomina a vicepresidente subito dopo l’incarico ministeriale alle figlia.

Ipotesi, e nulla più ?
 
CASTELFRANCO VENETO – E’ andato alla sua filiale di Veneto Banca di Borgo Treviso a Castelfranco Veneto (Treviso) per riavere i suoi soldi, esercitando il diritto di recesso dopo l’assemblea dei soci di sabato 19 dicembre. Ma il direttore della filiale non glieli ha dati: in questi casi è necessario seguire una lunga procedura burocratica, spiega Milvana Citter sul Corriere Veneto.

Così l’uomo, 35 anni, di Castelfranco Veneto, ha iniziato ad urlare, a minacciare il bancario, fino a rompere una porta. A quel punto i dipendenti dell’istituto di credito hanno chiamato i carabinieri e il 118, anche perché alla vista di quanto stava accadendo due cassiere si sono sentite male.
Alla fine l’azionista è stato arrestato e messo ai domiciliari con l’accusa di rapina.
Sembra infatti che l’uomo abbia preso del denaro uscendo dalla banca.
 
Nei 1000 rivoli della finanziaria.....questo mi mancava......

ROMA – Lui (o lei) non versa l’assegno mensile? Ci pensa lo Stato. Nella legge di Stabilità è stato introdotto un emendamento che prevede l’istituzione di un fondo a garanzia del coniuge (quasi sempre la donna) al quale l’ex non versa l’assegno dovuto. Il fondo, costituito in via sperimentale presso il ministero della Giustizia, sostanzialmente, si attiva quando uno dei due non versa il sotegno all’ex, rimasto senza mezzi di sostentamento. Un comportamento che è già sanzionato come reato. Con lo stanziamento previsto dall’emendamento, lo Stato anticipa a chi non ha come vivere il contributo, salvo poi rivalersi sull’ex.
 

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