LA VITA E' FATTA DI MOMENTI. NON RIMANERE AD ASPETTARLI... CREALI! (3 lettori)

silpla2000

che bello il yo yo
danyy, niente sfogliatelle allora quest anno:)
parli della frolla che ho mangiato stamatina:d::d:

Vedi l'allegato 444081

sfogliatella.JPG


Vedi l'allegato 444084
 

Val

Torniamo alla LIRA
Auspico. Spero. Che non si cada negli stessi errori della svezia. Come è caduta in basso ......

In Svezia il ministro della Cultura Alice Bah Kuhnke, non ha dubbi.
A sentire lei i circa 140 jihadisti rientrati nel paese dopo avere combattuto tra le file dell’Isis in Siria e in Irak
non devono essere spediti in galera, ma devono essere «reinseriti nella società democratica».

La signora Kuhnke, figlia di un immigrato del Gambia e di una donna svedese,
è molto più in sintonia con lo spirito nazionale di quanto non suggeriscano nome e origini.
Nonostante le polemiche suscitate dalle sue affermazioni il paese scandinavo,
da cui sono partiti circa 300 volontari della Jihad, si è già mosso in quella direzione.

Decine di reduci dell’Isis considerati non più alla stregua di terroristi,
ma di potenziali collaboratori stanno ricevendo nuove identità protette.
E lo stesso trattamento di favore potrebbe essere riservato a quelli ancora impegnati a combattere in Siria e in Irak.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Walad Alì Yousef è uno di quelli già rientrati.
Nel 2014, dopo una carriera da delinquente di basso rango in quel di Malmo,
raggiunse Raqqa e pubblicò su Facebook le sue foto in mimetica e kalashnikov, invitando amici conoscenti a seguirlo.
Oggi non pago di avere ottenuto una nuova identità si lamenta di non trovare lavoro a causa
– spiega al tabloid Expressen – di quelle «fotografie ancora in giro».

A piede libero e con nuovi documenti c’è pure il 39enne Bherlin Dequilla Gildo che nel 2012
partecipò alla mattanza di alcuni soldati siriani e subito dopo postò in rete alcuni selfie scattati davanti ai cadaveri dei «cani di Assad».

Ma il problema dei jihadisti di ritorno non riguarda solo la Svezia.
Stando a uno studio del Ran (European radicalisation awareness network) almeno un 15-20 per cento
degli oltre 5mila jihadisti partiti dall’Europa è morto in battaglia,
un 30-35 per cento è già rientrato ed è monitorato dalle forze di sicurezza dei vari paesi, Italia compresa,
mentre un numero oscillante tra i 1.200 e tremila – tra cui molte donne e bambini – potrebbe bussare alle nostre porte nei prossimi mesi.
 

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