L'angolo della poesia

La morte mi è nemica
non mi viene a rapire
e pur con le mie dita
io tento di fuggire
da questa amara vita,
ma non vuole colpire
il mio cuore di foglia,
morte vuole tradire
questa tenera voglia
e morir fa l'insetto
e la gente gentile
ma a me che son reietta
non mi viene a colpire.
(Alda Merini)
 
La tua lingua, la tua saggia lingua che inventa la mia pelle,
la tua lingua di fuoco che mi incendia,
la tua lingua che crea l’istante di follia, il delirio del corpo innamorato,
la tua lingua, sacra frusta, dolce brace,
invocazione degli incendi che mi strappa a me stesso, e mi trasforma,
la tua lingua di carne senza pudore,
la tua lingua di resa che mi richiede tutto, la tua molto mia lingua,
la tua bella lingua che elettrizza le mie labbra, che rende tuo il mio corpo da te purificato,
la tua lingua che mi esplora e che mi scopre,
la tua splendida lingua che sa dire pure che mi ama.

D. J. Agudelo
 
Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne e l’oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle…
Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto…
Tienimi per mano… portami dove il tempo non esiste…
Tienila stretta nel difficile vivere.
Tienimi per mano… nei giorni in cui mi sento disorientata…
cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di voci respirate…
Tienimi la mano, e stringila forte prima che l’insolente fato possa portarmi via da te…
Tienimi per mano e non lasciarmi andare… mai…
(Herman Hesse)
 
Un affetto e la vita di Pier Paolo Pasolini

Ho un affetto più grande di qualsiasi amore
su cui esporre inutilizzabili deduzioni -
Tutte le esperienze dell’amore
sono infatti rese misteriose da quell’affetto
in cui si ripetono identiche.
Sono legato ad esso
perché me ne impedisce altri.
Ma sono libero perché sono un po’ più libero da me stesso.
La vita perde interesse perché si è ridotta a un teatro
in cui le fasi di questo affetto si svolgono:
e così ho perso l’ebbrezza di avere strade sconosciute
da prendere ogni sera
(al vecchio vento che annuncia cambiamenti di ore e stagioni).
Ma che ebbrezza nel poter dire: “Io non viaggio più”.
Tutto è monotono perché in tutto non c’è altro
che un certo luccichio di occhi,
un certo modo di correre un po’ buffo,
un certo modo di dire “Paolo”, e un certo modo
di straziare a causa della rassegnazione.
Ma tutto è messo in forse dal terrore che qualcosa cambi.
In ogni amore c’è una fusione tra la persona che si ama
e qualcun altro: ma ciò è naturale. Nell’affetto
ciò sembra invece così innaturale:
la fusione avviene a tali profondità
che non è possibile darne spiegazioni, trarne motivi
per congratularsi, comunque essa sia, della propria sorte.
La tenerezza che tale affetto impone
al profondo, non conduce né a fecondare
né a essere fecondati, anche se per gioco;
eppure si soccombe ad esso
con lo stesso senso di precipitare nel vuoto
che si prova gettando il seme, quando si muore
e si diventa padri. Infine (ma quante altre
cose si potrebbero ancora dire..!),
benché sembri assurdo, per un simile affetto,
si potrebbe anche dare la vita. Anzi, io credo
che questo affetto altro non sia che un pretesto
per sapere di avere una possibilità – l’unica -
di disfarsi senza dolore di se stessi.


1969
 
Comunicato all'Ansa (Un cane)

Ahi, cane, fermo sul ciglio della via Prenestina
che si guarda di qua e di là prima di attra­ver­sare la strada.
Non ha nulla da ridire: accetta tutto.
Non ha dignità da difen­dere, a causa della sua bontà.
Ecco quindi la mia conclusione:
la ras­se­gna­zione non ha niente da invi­diare all’eroismo.

Pasolini, 1969
 
Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente
giacchè non esiste
altro tempo
che questo meraviglioso istante.
A.Merini
tempo.jpg
 
Il mio corpo fiorisce da ogni vena e piu' intenso
è il suo profumo da quando ti conosco;
piu' agile il mio passo,piu' diritto il mio cammino
e tu attendi soltanto,ma chi sei dunque?
Lo sento:mi allontano e lascio alle mie spalle
foglia dopo foglia stagioni ormai remote.
Sopra di te e presto su di me come stelle
all'orizzonte resta solo il tuo sorriso.
Tutto quello che attraverso la mia infanzia
senza nome e come acqua ancora splende
io te lo consacrero' recandoti parole
dove arde la tua chioma:sull'altare
dolcemente coronato dai tuoi seni.
Rainer Maria Rilke
 
Io sono io

Io sono io.
Sono personale,
soggettiva, intima, singolare,
confessionale.
Tutto quel che mi accade e si ripete
accade a me.
Il paesaggio che descrivo
sono io stessa.
Se vi interessano
gli uccelli, gli alberi, i fiumi,
consultate i libri degli esperti.
Io non sono un dato uccello,
un dato albero,
un dato fiume.
Io sono registrata solo
come un Sé,
Io, ovvero Io.
(Nina Cassian)
 
Dalla donna che sono,
mi succede, a volte,
di osservare, nelle altre, la donna che potevo essere;
donne garbate, laboriose, buone mogli,
esempio di virtù,
come mia madre
avrebbe voluto.
Non so perché
tutta la vita
ho trascorso a
ribellarmi a loro.
Odio le loro minacce
sul mio corpo
la colpa che le loro vite
impeccabili,
per strano maleficio
mi ispirano;
mi ribello contro le loro buone azioni,
contro i pianti di nascosto
del marito,
del pudore della sua nudità
sotto la stirata e inamidata biancheria intima.
Queste donne,
tuttavia, mi guardano
dal fondo dei loro specchi;
alzano un dito accusatore
e, a volte, cedo al loro sguardo di biasimo
e vorrei guadagnarmi il consenso universale,
essere "la brava bambina", essere la "donna decente",
la Gioconda irreprensibile,
prendere dieci in condotta
dal partito, dallo Stato,
dagli amici,
dalla famiglia, dai figli
e da tutti gli esseri
che popolano abbondantemente
questo mondo.
In questa contraddizione inevitabile tra quel che doveva essere
e quel che è,
ho combattuto numerose
battaglie mortali,
battaglie a morsi, loro contro di me
- loro contro di me che sono me stessa -
con la psiche
dolorante,
scarmigliata,
trasgredendo progetti ancestrali, lacero le donne che vivono in me
che, fin dall'infanzia, mi guardano torvo
perché non riesco nello stampo perfetto dei loro sogni,
perché oso essere quella folle,
inattendibile, tenera e vulnerabile
che si innamora come una triste puttana
di cause giuste,
di uomini belli
e di parole giocose
Perché, adulta, ho osato vivere l'infanzia proibita
e ho fatto l'amore sulle scrivanie nelle ore d'ufficio,
ho rotto vincoli inviolabili
e ho osato godere
del corpo sano e sinuoso
di cui i geni di tutti i miei avi mi hanno dotata.
Non incolpo nessuno. Anzi li ringrazio dei doni.
Non mi pento di niente, come disse Edith Piaf:
ma nei pozzi scuri in cui sprofondo al mattino,
appena apro gli occhi,
sento le lacrime che premono,
nonostante la felicità che ho finalmente conquistato,
rompendo cappe e strati di roccia terziaria e quaternaria,
vedo le altre donne che sono in me,
sedute nel vestibolo
che mi guardano con occhi dolenti e mi
sento in colpa per la mia felicità.
Assurde brave bambine mi circonda
no e danzano musiche infantili
contro di me;
contro questa donna fatta, piena,
la donna dal seno sodo
e i fianchi larghi,
che, per mia madre e contro di lei, mi piace essere.

Gioconda Belli
 

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