L'angolo della poesia

La linea è delicata
e molto sottile
ho paura di calpestarla
ignoro da quale lato sto,
provo piacere
e pericolo;
elaboro il mio contorno
invento i giorni
e mi accomodo
sul foglio a me assegnato.
La calpesterò
la spezzerò.
Uno di questi giorni.

(Ana Milena Puerta)
 
Lascia sia il vento a completar le parole
che la tua voce non sa articolare.
Non ci occorrono più le parole.
Siamo entrambi il medesimo silenzio.
Come due specchi, svuotati d’ogni immagine,
che l’uno all’altro rendono
un semplice raggio. E ci basta.

(Margherita Guidacci)
 
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I propri pensieri
e giusto due cuori
e il cielo intorno.
Emily Dickinson
 
“Qualunque fiore tu sia,
quando verrà il tuo tempo, sboccerai.
Prima di allora
una lunga e fredda notte potrà passare.
Anche dai sogni della notte trarrai forza e nutrimento.
Perciò sii paziente verso quanto ti accade
e curati e amati
senza paragonarti
o voler essere un altro fiore,
perché non esiste fiore migliore di quello
che si apre nella pienezza di ciò che è.
E quando ciò accadrà,
potrai scoprire
che andavi sognando
di essere un fiore
che aveva da fiorire.”

DAISAKU IKEDA
 
Le era entrato nel cuore.
Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie le era entrato nel cuore.
E lì cosa faceva?
Stava.
Abitava il suo cuore come una casa.

Vivian Lamarque
 
RIMA DEI FIGLI DEL MONDO
Tu figlio di chi sei? Son figlio di due stelle
Nel cielo ce n’è tante ma le mie son le più belle
Tu figlio di chi sei? Del sole e della luna
Non splendono mai insieme: cala l’altro e sorge una
Tu figlio di chi sei? Son figlio del villaggio
Dieci madri, venti padri, cento cuori di coraggio
Tu figlio di chi sei? Di un grande albero solo
Ma così alto e forte che da lui io spicco il volo
Tu figlio di chi sei? Di un amore, di un viale
Di un bue e di un asinello, di un dio, di un ospedale
Il nostro nome è uomini, siamo figli e figliastri
Di altri figli degli uomini, della terra e degli astri

(Da B.Tognolini, RIME RAMINGHE)
 
L'albergo di Rumi

Questo essere umano è un albergo:
ogni mattina un nuovo arrivato.
Gioia, depressione, meschinità,
momentanee consapevolezze giungono
come ospiti inattesi.
Accoglili ed intrattienili tutti!
Fosse anche una folla di dispiaceri,
che con violenza ti svuota la casa
di tutti i suoi mobili.
Malgrado tutto, onora ogni tuo ospite,
forse sta cercando spazio
per nuovi piaceri.
Pensieri neri, vergogna, malizia,
accogli sulla porta con un sorriso,
e invitali ad entrare.
Sii grato di qualunque visitatore,
perché ognuno è stato mandato
come una guida dall’aldilà
 
SESTA STRADA

Che non sarei più rimasto con lei le dissi.
(Lei camminò al mio fianco fino al mio appartamento).

Che non l’avrei più abbracciata le dissi.
(Lei pose le mie braccia sulle sue spalle).

Che non l’avrei più ascoltata le dissi.
(Lei versava le sue parole nella mia bocca).

Che non avrei fatto l’amore con lei le dissi.
E adesso riposa qui sopra il mio petto.

J.M. Fonollosa

Omnia vincit Amor et nos cedamos Amori
 
Lascia
Preparo io da mangiare
Apparecchio io la tavola
Io non mangio
Ti guarderò mangiare
Come se tu non sapessi
E veramente non sai
Raccoglierò gli spilli
A uno a uno dal pavimento
Il tuo vestito non lo raccoglierò
Lo lascerò per terra
Una torre di calore
Con due uccelli e una luna
E una scatola di fiammiferi.

(Ghiannis Ritsos)
 
Lettera d'amore

Non è facile dire il cambiamento che operasti.
Se adesso sono viva, allora ero morta
anche se, come una pietra, non me ne curavo
e me ne stavo dov'ero per abitudine.
Tu non ti limitasti a spingermi un po' col piede, no-
e lasciare che rivolgessi il mio piccolo occhio nudo
di nuovo verso il cielo, senza speranza, è ovvio,
di comprendere l'azzurro, o le stelle.
Non fu questo. Diciamo che ho dormito: un serpente
mascherato da sasso nero tra i sassi neri
nel bianco iato dell'inverno-
come i miei vicini, senza trarre alcun piacere
dai milioni di guance perfettamente cesellate
che si posavano a ogni istante per sciogliere
la mia guancia di basalto. Si mutavano in lacrime,
angeli piangenti su nature spente,
Ma non mi convincevano. Quelle lacrime gelavano.
Ogni testa morta aveva una visiera di ghiaccio.
E io continuavo a dormire come un dito ripiegato.
La prima cosa che vidi fu l'aria, aria trasparente,
e le gocce prigioniere che si levavano in rugiada
limpide come spiriti. Tutt'intorno giacevano molte
pietre stolide e inespressive,
Io guardavo e non capivo.
Con un brillio di scaglie di mica, mi svolsi
per riversarmi fuori come un liquido
tra le zampe d'uccello e gli steli delle piante
Non m'ingannai. Ti riconobbi all'istante.
Albero e pietra scintillavano, senz’ombra.
La mia breve lunghezza diventò lucente come vetro.
Cominciai a germogliare come un rametto di marzo:
un braccio e una gamba, un braccio, una gamba.
Da pietra a nuvola, e così salii in lato.
Ora assomiglio a una specie di dio
e fluttuo per l’aria nella mia veste d'anima
pura come una lastra di ghiaccio. E' un dono.

S. Plath.
 

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