Mirabilia: naturalia e artificialia
Quelli che la natura stessa forniva erano detti, con termine
latino,
naturalia e potevano avere in sé qualcosa di eccezionale relativamente alla forma o alle dimensioni, come, ad esempio, una coppia di
gemelli con una parte del corpo in comune, animali con
due teste,
pesci o
uccelli rari o sconosciuti, ortaggi o frutti di dimensioni superiori alla media. Diversi ma ugualmente ambiti erano gli oggetti creati dalle mani dell'uomo, detti
artificialia, particolari per la loro originalità ed unicità, fatti con tecniche complicate o segrete e provenienti da ogni parte del mondo.
Tutti questi reperti erano mirabilia, ovvero cose che suscitavano la meraviglia.
Essi venivano disposti a caso in una stanza, destinata a raccoglierli, le cui pareti erano rivestite di scansie di
legno dove trovavano posto barattoli di
vetro contenenti parti del corpo umano immerse in un liquido che avrebbe dovuto favorirne la conservazione, feti, animali deformi, rocce o pietre rare,
zanne di elefante, rami di
corallo,
piante rare essiccate. Agli scaffali si alternavano armadi e stipetti. Questi ultimi ospitavano un'infinità di cassetti di ogni misura, in cui erano raccolti gli oggetti più piccoli o più preziosi, come
perle deformi,
pietre preziose rare, semi di frutti esotici. Piccole vetrine contenevano gioielli oppure oggetti preziosi unici nel loro genere, ottenuti con l'uso di perle deformi o rami di corallo di colore o forma assai rara. Al tetto della camera, alle parti libere delle pareti nonché ai lati degli scaffali, venivano appesi animali essiccati, come, ad esempio, piccoli
coccodrilli,
lucertole, oppure ossa e denti di pesci, uccelli e mammiferi, o ancora grandi conchiglie.
Straordinariamente desiderabili apparivano i "naturalia" e gli "artificialia" provenienti da paesi lontani, al di là dai mari.
Ma non erano solo questi gli oggetti degni di far bella mostra di sé in una
Wunderkammer: ve ne erano altri, come
libri e stampe rare, raccolte di
foglie essiccate, quadri, cammei, filigrane, collane di perle e coralli,
vasi, reperti archeologici, monete antiche, tutti articoli che
incrementavano un commercio che era rivolto a soddisfare le esigenze del collezionismo e che non di rado traeva sostentamento dalle falsificazioni. Poiché però tutti questi oggetti avevano un prezzo ingente, possedere una
Wunderkammer degna di essere mostrata agli amici e ad illustri visitatori non era un fatto molto comune: generalmente averne una era
appannaggio di re e nobili, di emeriti scienziati e di uomini dotti e ricchi, di conventi e monasteri. Questi ultimi erano stati sin dal loro primo apparire, non solo luoghi destinati ad accogliere i religiosi, ma anche fari di civiltà e custodi della cultura.
Nelle
abbazie frequentemente vi erano biblioteche che ospitavano libri rari e
Wunderkammer dove si potevano trovare di preferenza oggetti che erano argomenti di studio per gli scienziati, o manoscritti di opere ormai introvabili altrove e persino qualche
papiro egiziano. I monasteri, poi, ricevevano donazioni, eredità,
ex voto offerti in cambio delle grazie ottenute. L'accumularsi di "naturalia" e "artificialia" nelle
Wunderkammer diede luogo, in un certo momento,
verso la fine del XVIII secolo, alla costituzione di veri e propri musei, allorché i monaci delle abbazie o i possessori privati di camere delle meraviglie decisero di ordinare e catalogare la quantità incredibile del materiale raccolto e di consentirne, sia pure con molta iniziale cautela, la fruizione al pubblico.