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DANY1969

Forumer storico
Mi sono spesso chiesto che cosa spinge l'uomo, di ogni continente,
fin dai tempi più remoti, a salire in alto.
In latino ascensus ha il significato di elevarsi,
avanzare, progredire psicologicamente.
Forse allora l'istinto umano ad evolvere
trova, in qualche modo, appagamento,
salendo verso il cielo, tra i sentieri di montagna
oppure cerca di innalzarsi dalla ripetitività del quotidiano, dalla routine del lavoro,
tuffandosi nell'infinita varietà di immagini, che le alte terre offrono.
O sommerso dalle "chiacchiere", mascherate e superficiali, dei suoi simili,
cerca un angolo di solitudine ad ascoltare il silenzio,
a meditare su se stesso e sul senso della vita,
accanto alle nuvole, nella tranquillità dei monti.
Desidera forse sfamare il desiderio di valere con imprese eroiche,
tra rocce e ghiacciai, aumentando così l'autostima e rinforzando il fisico
o, come un antico guerriero, dà sfogo alla competizione
e, come uomo moderno, aumenta l'insano esibizionismo.
Oppure sale semplicemente per praticare un'attività fisica,
all'aria pura, tra verdi prati e meravigliosi panorami.
Per gli uomini del passato,
salire verso il cielo era avvicinarsi a Dio o agli Dei.
I babilonesi, sfidando Dio,
edificarono la grande torre per poterlo raggiungere,
ma Dio impedì loro di portarla a termine.
I maya salivano le loro piramidi
per adorare da vicino gli elementi celesti, che erano le loro divinità.
Mosè salì il monte Sinai per incontrare Dio e ricevere le tavole.
Gli abitanti dell'Ellade avrebbero dovuto scalare il monte Olimpo,
per incontrare Giove.
Anch'io, figlio dei miei tempi,
non so per quale motivo, recondito o inconscio,
salgo le montagne; so solo che, quando arrivo in cima,
volgo lo sguardo in ogni direzione
ad ammirare il mio dio, che è la bellezza.
(Davide Zangirolami)

Buona settimana a tutti :)
Sono iniziate le olimpiadi :winner:... finalmente ho un motivo per guardare la tv :d:
Oggi foto del trekking di 2 settimane fa in Valtournenche (Valle d'Aosta), partendo da Cervinia verso il Bec del Pio Merlo e la Motta di Pletè:)
Non ho mai visto così tante stelle alpine :lovin:
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Val

Torniamo alla LIRA
Circa un anno fa coniai il neologismo "Covidittatura" in quanto era chiaro
che i massimi “principi” di libertà sanciti nella nostra “schiaffeggiata” Costituzione
venivano moderatamente e lentamente infranti.

A distanza di un anno si è conclamata una modalità governativa con tendenze autoritarie,
in spregio ai non consensi popolari e a discutibili motivazioni sanitarie.


Sappiamo bene che oggi il Parlamento non rispecchia appieno l’espressione della volontà popolare;

la proroga dello stato di emergenza sino alla fine dell’anno, su un quadro sanitario globale drogato da dati notoriamente manipolati,

contribuisce a creare un “affaticamento sociologico” dagli sviluppi prevedibili ma pericolosi.



Dai cugini transalpini, solo per citare una nazione europea, giungono sui nostri canali di informazione
pochi dati sulla reazione popolare a quella che viene definita la “dittatura sanitaria di Emmanuel Macron”.

Il fatto è che centinaia di migliaia di francesi sono scesi in piazza, spontaneamente,
per protestare contro l’ipotesi di un green pass “lasciapassare”, ricordando che non siamo in uno “stato di guerra”
e a quanto pare hanno ottenuto il risultato cercato.


Questo dà fiducia sulla possibilità che la protesta “contagi” anche extra-confine, come sta accadendo in queste ore anche nelle nostre città.


Tuttavia, può essere utile analizzare il “percorso del Covid” retrospettivamente,
al fine di individuare aspetti comportamentali di cui sarà bene tener conto in un prossimo futuro.

Inizialmente, nel febbraio 2020, il Covid non è stato percepito come minaccioso poi,
dopo un impegno mediatico robusto, a marzo 2020, tra morti(!) e ricoveri,
è stato inteso come una minaccia per la nostra salute, provocando un panico collettivo.

Così l’epidemia ha permesso l’adozione di misure, mai viste dopo gli anni Quaranta del 1900,
di privazione delle nostre libertà, senza alcuna opposizione da parte della popolazione frastornata da questo richiamo,
con vaghe radici medievali, alla nostra “condizione di mortali”.



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Ogni giorno i media ci danno le cifre di ricoveri, rianimazioni, decessi e alle volte di guarigioni.

Questo conteggio, farcito di paure, è sia immoralmente ansiogeno che notoriamente falso,
e le controversie che seguono non tolgono ombre all’argomento,
soprattutto sui protocolli di cure fino ad ora applicate sulla popolazione, con interessanti discrimini.

Così alcuni politici hanno permesso la nascita di nuove figure televisive, gli “esperti virologi!”,
la maggior parte prima sconosciuti, che ovviamente puntano a far durare al massimo questa emergenza
per un prolungamento del loro narcisismo televisivo, lo stesso dicasi per chi orbita nel mastodontico business farmaco/sanitario.


Altri fattori di confusione sembrano essere

la menzogna,

le omissioni,

le incapacità materiali,

spesso l’ignoranza o la negligenza,

ma anche la disfunzione degli organismi internazionali

e della politica statale.



In questa sfera la credibilità di organizzazioni come l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità)
è ormai quasi annullata quando si tratta di produrre statistiche
,
meno quando informa sulle raccomandazioni scientifiche per la cura, come dimostrano la presenza, in molte nazioni,
dei Cdc (Centers for disease control and prevention).

Anche in questo quadro gli interessi trasversali sono oggetto di poco nobili trattative intergovernative,
come sulla consistenza dei sussidi di funzionamento o sulle nomine dei vari “presidenti”, membri e funzionari vari.


Inoltre, l’Oms tiene conto solo dei dati forniti dagli Stati membri.

Ad esempio, l’Oms ha contestato gli eccezionali risultati proclamati da Taiwan,
rifiutando anche le modalità sanitarie applicate per il Covid.

Inoltre, come si può dare razionalmente credibilità ai dati prodotti dall’India o dalla Cina
dove non si hanno misure reali sui parametri demografici?

Ricordando che la Romania di Nicolae Ceausescu (morto nel 1989) era stata classificata tra i paradisi della salute,
fino alla rivoluzione che ha messo in luce la totale assenza di strutture sanitarie e l’abbandono di migliaia di orfani in veri e propri luoghi di morte.


In questo articolato e nebuloso sistema avvolto dalla “psico-info-pandemia” (citazione di Alessandro Meluzzi),
quello che è chiaro è che siamo di fronte ai nostri attuali limiti, che sono :

un eccesso di ignoranza,

una carenza di “emozioni” e di etica,

l’impreparazione globalizzata,

i problemi logistici,

ma soprattutto abbiamo perso due delle principali caratteristiche umane:

la capacità di adattamento e di reazione.


Le restrizioni non possono reggere all’infinito
, sia per ragioni psicologiche che sociali, ma anche per ragioni economiche;

la “vera” pandemia di “Spagnola” di cento anni fa si spense da sola,

come tutte le altre epidemie della Storia, circa in due anni, senza sieri sperimentali
;

noi quasi ci siamo con i tempi, ma non con la “volontà politica”.


I barlumi di una ripartenza dell’economica produttiva pare stiano superando i fallimenti e il pressapochismo generalizzato di chi dirige,
con la speranza che i consumi seguano la “luce” della buona volontà e della tenacia, anche del piccolo ma fondamentale mondo economico.


La dittatura del “pensiero sanitario” non deve surrogare a tutti i costi il “pensiero economico”,
a meno che “le politiche sanitarie” non abbiano interessi estranei alla salute.

Comunque, le dittature cresciute nella prima metà del XX secolo erano una “necessità sociologica”,
non un “incidente”, tuttavia erano suffragate dai “consensi”.


Oggi i consensi non ci sono così il “green pass”, che di verde non ha nulla,

maschera la privazione della libertà avvolgendola con una losca e nera nebbia (black pass).
 

Val

Torniamo alla LIRA
I giornaloni continuano ad avere una linea allarmista sul coronavirus, quando la realtà mostra che i contagi sono contenuti
e soprattutto sono davvero poche le ospedalizzazioni, soprattutto in terapia intensiva.

"Nonostante le 'folli riaperture' del Primo Ministro Boris Johnson, per il quinto giorno consecutivo, crollo dei contagi Covid in Gran Bretagna.
Per conoscere la notizia dobbiamo leggere The Times".

"Alla stampa italiana le buone notizie non interessano".


"Primo: creare allarme è ingiustificato. Secondo: la realtà clinica è questa."


"Nella settimana 17-24 luglio, 16 ingressi al pronto soccorso per Covid (1,4 per cento di tutto il ps)".

Di questi "15 erano non vaccinati, 1 con una sola dose. Età media: 39 anni".

E poi, "dodici sono stati dimessi, 4 ricoverati non in terapia intensiva, tutti non vaccinati. Età media: 54 anni".


"Dai dati ufficiali al 18 luglio 2021, in Italia i decessi da Covid 19 nei giovani (0,0083% negli under 30) sono in larga parte ascrivibili a soggetti fragili.
Trovi tutto, anche oggi, nelle prime 7 pagine del Corriere del Virus"

"A fronte di questi numeri reali, dedicare le prime 6 pagine del Corriere al Covid-19 equivale, a mio parere, a creare panico".
 

Val

Torniamo alla LIRA
Gli USA hanno recentemente presentato dei dati positivi, soprattutto per quanto riguarda la disoccupazione,
con un calo nel numero di persone che chiedono i sussidi di disoccupazione e di coloro che li stanno chiedendo in modo continuativo,
soprattutto per gli stati che hanno iniziato a tagliare i sussidi stessi:
l’economia un po’ si è ripresa e, con il taglio dei sussidi, più lavoratori devono tornare in attività



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Il calo nei sussidi è più forte negli stati repubblicani che hanno tagliato gli stessi senza aspettare,
come quelli democratici, il termine di fine settembre previsto dal governo Biden.

Quindi gli stati stanno muovendosi, repubblicani in testa, verso una normalizzazione del mercato del lavoro.

Tuttavia, la transizione verso un mercato del lavoro normale sarà dolorosa
e il salto dalla piena disponibilità alla piena occupazione sarà accompagnato da un forte calo della spesa
che potrebbe innescare la prossima recessione (2 mesi).


Il che ci porta alla cattiva notizia.
La spesa totale delle carte di credito basata sui dati aggregati delle carte di credito e di debito al consumo
mostra che, come ci si aspetterebbe, gli stati in cui sono finite le generose dispense del governo
stanno vedendo un forte calo della spesa, specialmente tra i disoccupati.

Come osserva Bank of America, negli stati in cui i benefici sono stati tagliati,
la spesa è stata più debole per chi riceve i sussidi di disoccupazione:


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Negli stati in cui ancora non c’è stata la riduzione dei sussidi il calo dei consumi
e dell’utilizzo delle carte di credito invece non si è ancora realizzato, come si può vedere da questo grafico


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Se ancora l’impatto a livello macro di questi tagli non si è visto è perchè a metà luglio
è stato pagato il sussidio del Child Tax Credit e questo ha avuto un effetto positivo sulla spesa.

Questo è il motivo per cui il calo della spesa, a livello aggregato, non è stato ancora sentito:
lo Stato federale ha fornito un po’ di fondi in più.

Inoltre vi è stata un’accelerazione della spesa dei 2500 miliardi di dollari avanzati dai programmi precedenti non completamente implementati.


In ogni caso, una cosa è chiara:
una volta che i milioni di famiglie democratiche statunitensi che stanno ancora riscuotendo la disoccupazione prolungata ed incrementata
vedranno terminare i loro sussidi di disoccupazione di emergenza tra sei settimane - il 4 settembre - aspettatevi un forte crollo della spesa complessiva.

Questo potrebbe spingere l’attuale picco reflazionistico verso la stagflazione totale,
perché con i prezzi delle materie prime sono ancora alti, a causa dei problemi logistici.

I salari sono destinati a precipitare poiché milioni di lavoratori disoccupati – che non vivono più con il sussidio statale –
tornano alla forza lavoro e cambiano istantaneamente l’equilibrio fra domanda e offerta di lavoro.


Avremo una contrazione delle paghe a fronte di un aumento dei costi delle materie prime,

con la caduta quindi della capacità di acquisto e una situazione molto simile a quella del 1929.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il giornale economico Business Standard ci informa che il governo indiano

ha formato un team di funzionari del governo centrale

per discutere con le società straniere produttrici di vaccini di una serie di problemi, fra cui i risarcimenti per gli effetti avversi vaccinali.



Il ministro dell’Unione Bharati Pravin Pawar in una risposta scritta a una interrogazione parlamentare
ha affermato che il governo ha costituito la squadra l’11 giugno per affrontare vari questioni
relative all’approvvigionamento del vaccino COVID-19 da produttori stranieri e ai rimborsi per i danni causati dagli effetti avversi.
Si parla del fatto che i produttori dovrebbero pagare per gli effetti avversi
e quindi valutare se una quota di questi rimborsi dovrebbe essere a carico dello Stato centrale indiano.


“Questa squadra è in continuo dialogo con Pfizer, Moderna e Johnson e Johnson per discutere e affrontare varie questioni, inclusa la questione dell’indennità”,
ha affermato il ministro della salute. Nessun produttore nazionale indiano ha chiesto diritti di rivalsa sui vaccini.


L’India quindi discute questo tema con i produttori, e noi ?

Chi paga per i morti, o anche per i malati gravi, per effetti avversi?


I contratti capestro conclusi dalla Commissione sembrano mostrare

che NON saranno le case farmaceutiche. Quindi tutta la potenza della UE non vale l’India.
 

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