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(EZIO MAURO Nel momento più acuto dello scontro sociale, con i sindacati divisi e il governo all'attacco della Cgil, scoppia il caso delle lettere di Marco Biagi, cento giorni dopo l'assass...
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Nei testi c'è l'angoscia lucida e disperata di un uomo che si sente bersaglio del terrorismo, che riceve telefonate minatorie, che teme di fare la fine di Massimo D'Antona:
e che vede revocata la sua scorta senza un motivo spiegabile, "per ragioni che ignoro", come scrive impotente a
Casini.
E' un documento terribile. Mentre si susseguono le telefonate anonime, informatissime sui suoi spostamenti e sulla sua inermità, Biagi si preoccupa per l'angoscia in cui vive la sua famiglia, e chiede a tutti di aiutarlo a portare avanti il suo lavoro, ripristinando la protezione: invano. Nella lettera a Maroni, il 23 settembre, Biagi conclude sconfortato: "Qualora dovesse malauguratamente occorrermi qualcosa, desidero si sappia che avevo informato inutilmente le autorità di queste ripetute telefonate minatorie senza che venissero presi provvedimenti conseguenti." Nessuna "autorità", dopo la tragica morte di Biagi, ha sentito il bisogno '#8211; e il dovere - di rispettare questo desiderio.