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Le mani sulla sanità, bufera dentro An
Alessandra Rubenni
Per dirla con il pubblico ministero Henry John Woodcock, «l´interesse profuso dalla Daniela Di Sotto presso Francesco Storace» è stato profuso con ottimi risultati. Intercettazioni alla mano, secondo i magistrati di Potenza la signora Fini si spese con l´allora governatore del Lazio affinché il «Panigea poliambulatorio Cave» ottenesse il via libera per eseguire in convenzione le risonanze magnetiche, esami a caro prezzo che poi sarebbero stati rimborsati dal servizio pubblico.
In barba ai tempi biblici della burocrazia, la convenzione arriva nel giro di una settimana, il 18 febbraio 2005. Per quel centro, rilevato alla fine dagli anni ‘90 da Panigea e che sino ad allora era convenzionato solo per analisi, lastre e fisioterapia, è la svolta. Cosa significa per il giro d´affari? Basta guardare al fatturato del primo anno, registrato dall´Agenzia di sanità pubblica del Lazio: nel 2005 Panigea esegue più di 4.300 risonanze, per una cifra netta di 700 mila euro.
Ancora più promettente è il 2006 a giudicare dai primi tre mesi, in cui gli esami toccano quota 2 mila, per incassi che sarebbero già di 323 mila euro. E questo si somma al resto del fatturato, che nel 2004, prima dell´accreditamento, arrivava a 2 milioni e 300 mila euro l´anno, mentre nell´altra società che gli inquirenti riconducono a Daniela Di Sotto, la Emmerre 3000, era esploso dai 30 mila euro del 2002 ai 540 mila del 2004. Insomma niente male, anche se è risaputo che per decollare ci vuole tempo. E la moglie dell´ex ministro degli Esteri che - secondo i pm - insieme a Checchino, alias Francesco Proietti ex segretario di suo marito, ha investito in Panigea 200 mila euro, avrebbe tutto il tempo di aspettare, nonché motivo di brindare. Invece pare che tutta questa storia, ripercorsa da «L´Espresso» in edicola oggi, pare l´abbia indispettita non poco. «Che cazzo vuol dire che io non ho le quote? oh! Non ce le ho intestate, che è differente. Non è che non ce l´ho», dice al telefono la signora Fini, che in effetti non risulta ufficialmente tra i soci di Panigea, in mano invece a Patrizia Pescatori, moglie di Massimo Fini, fratello del leader di An. Daniela Di Sotto, infatti, avrebbe voluto estromettere da Panigea la cognata, che aveva anche delle quote in Emmerre. Ma la cosa non era andata a buon fine e in mezzo ci si era messa anche la lite sull´immobile, sede dell´Emmerre, acquistato all´asta da «Checchino».
A tutto ciò, però, secondo gli investigatori sarebbe completamente estraneo Gianfranco Fini. «Dico: io ho tirato fuori ‘sti soldi, e a te non t´ho chiesto niente. Perché tu mi hai detto "non mi mettete più in mezzo". Ok. Però - argomenta nelle intercettazioni Daniela Di Sotto riferendosi al marito - tu sappi che se tiri fuori mille lire per tuo fratello, andiamo a litigare io e te. Secondo poi, mi sono rotta il cazzo che la gente c´ha le cose quando pagano gli altri».
Intanto sulla sanità del Lazio si apre un altro squarcio, che disegna scenari inquietanti. Da quattro mesi in carcere per la maxi-truffa alle Asl capitoline, cui con un sistema di false fatturazioni e convenzionamenti fasulli sono stati sottratti almeno 80 milioni di euro, Anna Iannuzzi, nota come la signora delle cliniche fantasma, ha cominciato a "collaborare", tirando in ballo la giunta Storace. Anche voleva far decollare gli affari «e per questo mi rivolsi al presidente della Regione Storace».
Il resto è una "lista della spesa": per svolgere l´attività - ha raccontato Lady Asl ai pm - consegnò valanghe di soldi agli assessori Gargano, Simeoni, all´allora manager della Asl Roma C Benedetto Bultrini. E ancora, «Gargano mi disse che tutti gli imprenditori pagavano e che avrei dovuto pagare 50 milioni di lire al mese oltre ad eventuali richieste di altre grosse somme ogni volta che Storace ne avesse avuto bisogno». Tutto da verificare, certo. Con Storace che insorge: «È una calunniatrice, marcirà in carcere».
Pubblicato il 23.06.06
Alessandra Rubenni
Per dirla con il pubblico ministero Henry John Woodcock, «l´interesse profuso dalla Daniela Di Sotto presso Francesco Storace» è stato profuso con ottimi risultati. Intercettazioni alla mano, secondo i magistrati di Potenza la signora Fini si spese con l´allora governatore del Lazio affinché il «Panigea poliambulatorio Cave» ottenesse il via libera per eseguire in convenzione le risonanze magnetiche, esami a caro prezzo che poi sarebbero stati rimborsati dal servizio pubblico.
In barba ai tempi biblici della burocrazia, la convenzione arriva nel giro di una settimana, il 18 febbraio 2005. Per quel centro, rilevato alla fine dagli anni ‘90 da Panigea e che sino ad allora era convenzionato solo per analisi, lastre e fisioterapia, è la svolta. Cosa significa per il giro d´affari? Basta guardare al fatturato del primo anno, registrato dall´Agenzia di sanità pubblica del Lazio: nel 2005 Panigea esegue più di 4.300 risonanze, per una cifra netta di 700 mila euro.
Ancora più promettente è il 2006 a giudicare dai primi tre mesi, in cui gli esami toccano quota 2 mila, per incassi che sarebbero già di 323 mila euro. E questo si somma al resto del fatturato, che nel 2004, prima dell´accreditamento, arrivava a 2 milioni e 300 mila euro l´anno, mentre nell´altra società che gli inquirenti riconducono a Daniela Di Sotto, la Emmerre 3000, era esploso dai 30 mila euro del 2002 ai 540 mila del 2004. Insomma niente male, anche se è risaputo che per decollare ci vuole tempo. E la moglie dell´ex ministro degli Esteri che - secondo i pm - insieme a Checchino, alias Francesco Proietti ex segretario di suo marito, ha investito in Panigea 200 mila euro, avrebbe tutto il tempo di aspettare, nonché motivo di brindare. Invece pare che tutta questa storia, ripercorsa da «L´Espresso» in edicola oggi, pare l´abbia indispettita non poco. «Che cazzo vuol dire che io non ho le quote? oh! Non ce le ho intestate, che è differente. Non è che non ce l´ho», dice al telefono la signora Fini, che in effetti non risulta ufficialmente tra i soci di Panigea, in mano invece a Patrizia Pescatori, moglie di Massimo Fini, fratello del leader di An. Daniela Di Sotto, infatti, avrebbe voluto estromettere da Panigea la cognata, che aveva anche delle quote in Emmerre. Ma la cosa non era andata a buon fine e in mezzo ci si era messa anche la lite sull´immobile, sede dell´Emmerre, acquistato all´asta da «Checchino».
A tutto ciò, però, secondo gli investigatori sarebbe completamente estraneo Gianfranco Fini. «Dico: io ho tirato fuori ‘sti soldi, e a te non t´ho chiesto niente. Perché tu mi hai detto "non mi mettete più in mezzo". Ok. Però - argomenta nelle intercettazioni Daniela Di Sotto riferendosi al marito - tu sappi che se tiri fuori mille lire per tuo fratello, andiamo a litigare io e te. Secondo poi, mi sono rotta il cazzo che la gente c´ha le cose quando pagano gli altri».
Intanto sulla sanità del Lazio si apre un altro squarcio, che disegna scenari inquietanti. Da quattro mesi in carcere per la maxi-truffa alle Asl capitoline, cui con un sistema di false fatturazioni e convenzionamenti fasulli sono stati sottratti almeno 80 milioni di euro, Anna Iannuzzi, nota come la signora delle cliniche fantasma, ha cominciato a "collaborare", tirando in ballo la giunta Storace. Anche voleva far decollare gli affari «e per questo mi rivolsi al presidente della Regione Storace».
Il resto è una "lista della spesa": per svolgere l´attività - ha raccontato Lady Asl ai pm - consegnò valanghe di soldi agli assessori Gargano, Simeoni, all´allora manager della Asl Roma C Benedetto Bultrini. E ancora, «Gargano mi disse che tutti gli imprenditori pagavano e che avrei dovuto pagare 50 milioni di lire al mese oltre ad eventuali richieste di altre grosse somme ogni volta che Storace ne avesse avuto bisogno». Tutto da verificare, certo. Con Storace che insorge: «È una calunniatrice, marcirà in carcere».
Pubblicato il 23.06.06