LE MIE ASPETTATIVE PER IL FUTURO? UN BEL PASSATO

Dunque, il governo non cadrà.
Almeno così appare dal voto in Emilia, così incautamente caricato di valenze simboliche e nazionali.

A dir la verità, avevo forti dubbi che il governo cadesse anche in caso di vittoria del centro-destra a Bologna; l
’intenzione era quella di restare comunque al governo perché, se cadono, Conte, Zingaretti e i grillini tornano nel niente da cui provengono.

Solo la fine rapida e ingloriosa dei 5 Stelle può produrre a questo punto un’accelerazione sulla sua caduta, ma è difficile immaginare chi possa essere il kamikaze.

Aggiungo una considerazione insolita: se il governo non cade adesso è meglio per tutti. Salvo per gli italiani.
Ma tutto sommato conviene sia a chi ci governa, altrimenti sparirebbe nel nulla, sia all'opposizione, altrimenti al governo finirebbe nei guai.

E conviene pure a Renzi, che ha poche aspettative dal voto, e a Berlusconi, idem con patate.

In una situazione così difficile, non avendo neanche un po’ lavorato per costruire un governo ma solo per fabbricare il consenso immediato,
a presa rapida, si troverebbero tra le mani una patata bollente ed esplosiva.

E non lo diciamo col senno di poi, lo abbiamo già scritto prima, più volte.
La vittoria di Bonaccini, su cui ho sempre scommesso, ha dato una boccata d’ossigeno al governo e al Pd, ma è stata anche l’estrema unzione per i grillini,
e la certificazione della loro irrilevanza politica; oggi, se si votasse a livello nazionale rischierebbero di scivolare da primo partito a quinto, dopo Fratelli d’Italia e forse anche Forza Italia.

Se escono dal gioco di governo i grillini finiscono la loro parabola subito; se resistono al governo la parabola finirà comunque col governo.

Chi invece ha solo da perdere dalla permanenza di questo governo e del suo illusionista premier è quella trascurabile massa chiamata “gli italiani”.
 
Cojoni due. Li hanno fatti atterrare.

In seguito alla conferma dei primi due casi accertati di contagio da Coronavirus in Italia,
Palazzo Chigi ha deciso di chiudere immediatamente gli aeroporti a tutti i voli provenienti dalla Cina,
ma cinque aerei, che erano già in rotta, sono atterrati comunque in queste ore.
Per un totale approssimativo di oltre 1000 passeggeri.
 
Commenti :

Bisognava farlo una settimana fa. Da qualche parte ho letto che sono sbarcati a Milano 8 giorni fa e adesso sono a Roma... praticamente hanno scorrazzato per tutta l'Italia.
Anche l'OMS, un branco d'incapaci. Di sicuro hanno misurato la temperatura, quando sono atterrati a Milano, e non avevano febbre,
ma questa misura preventiva si è rivelata assolutamente inutile. Il bello è che sono turisti, non due cinesi che si riunivano alle loro famiglie.

Chiude la stalla quando i buoi sono gia' scappati...avar' auto il permesso dalla Ue??
La sua incapacità nel gestire le cose è pari solo alla sua abilità nel raccontare bugie.

Voglio sperare che chi sbarca da questi ultimi aerei venga sottoposto alla bella quarantena dei quindici giorni...

Il pericolo maggiore e’ l’Africa dove non esiste una situazione sanitaria di contrasto a questa pandemia.
E dove i cinesi si sono impossessati di strutture e infrastrutture e avendo in loco decine di migliaia di impiegati e operai e managers cinesi.
Inoltre i voli non sono stati cancellati da e per la Cina. E noi facciamo bellamente arrivare migranti dall’Africa. Mi auguro che i ns governanti riflettano bene !!
 
Qui non si tratta di "fare allarmismo". Ma di preoccuparsi seriamente. Sì.
Marito e moglie, 66 e 67 anni, originari della provincia di Wuhan.
I due turisti cinesi ricoverati a Roma erano atterrati a Malpensa il 23 gennaio (prima che venissero attivati i controlli sanitari sugli aerei, da domenica 26)
e sarebbero rimasti un paio di giorni a Milano prima di continuare con la loro comitiva il viaggio in Italia, prima Parma e poi direzione Roma, appunto.
È la prima traccia del virus, anche se indiretta, in Lombardia.

L’Organizzazione mondiale della Sanità, nella serata di ieri, ha parlato del coronavirus come di emergenza sanitaria su scala internazionale.

Si sta quindi parlando di un “un evento straordinario che costituisce un rischio per la salute pubblica per altri Stati
attraverso la diffusione internazionale delle malattie e che richiede potenzialmente una risposta internazionale coordinata”

Intanto però i morti sono saliti a quota 213 e i decessi, in un solo giorno, sono stati 43.
A renderlo noto, la Commissione sanitaria nazionale cinese, specificando che 42 delle 43 nuove vittime
sono state registrate nella provincia dell’Hubei da dove è iniziato il contagio.
Gli esperti hanno detto che ancora non è possibile stimare la gravità dell’epidemia e che “bisogna essere pronti a tutto”.

I nuovi contagi sono duemila e in tutto se ne contano più di 9mila distribuiti in 18 Paesi. I casi raddoppiano ogni sette giorni.
 
Ultima modifica:
Questi non hanno mezze misure. Che quarantena sia.

In Australia il governo ha deciso di trattenere in un centro di detenzione per clandestini” situato su un’“isola remota”
i connazionali che rientreranno in patria dalla Cina, focolaio dell’epidemia di coronavirus.


Su Christmas Island, lontana 2600 chilometri dal territorio australiano, verranno trasferite, non appena atterreranno negli aeroporti del Paese provenendo dalla Cina,
tutti i passeggeri che avranno aderito al piano di rimpatrio messo a punto da Canberra.

In base a tale strategia statale, i cittadini della nazione del Commonwealth che accetteranno l’invito del governo a rientrare, fa sapere il network,
dovranno provvedere “a spese proprie” a organizzare il proprio ritorno a casa, pagando mille dollari per il volo che li riaccompagnerà nella terra dei canguri
e venendo subito traferiti sull’isola remota non appena atterreranno negli aeroporti federali.

Secondo l’organo di informazione londinese, sarebbero già 600 gli individui, per lo più cittadini australiani di etnia cinese,
che hanno accettato le condizioni dell’esecutivo Morrison.

La quarantena a Christmas Island per chi metterà piede in Australia provenendo da Wuhan è stata presentata dalle autorità
come la migliore soluzione che poteva essere pensata in tempi così ristretti.
 
Ha una contagiosità da 1,5 a 2 (è il numero di riproduzione di base che indica i contagi secondari che un agente infettivo può produrre in una popolazione sana).
Significa che ogni paziente può infettare da una persona e mezzo a due.

Nel caso del nuovo coronavirus il tempo di «contumacia», mai obbligatoria, è di 14 giorni, poco più di quello che si presume sia il periodo di incubazione del virus.
La quarantena è la misura più efficace per il contenimento delle epidemie ed è stata risolutiva per bloccare la Sars nel 2003.

Secondo i Centers of disease control di Atlanta, il maggiore organismo statunitense per il controllo delle malattie infettive,
in queste condizioni il coronavirus si trasmette molto poco perché per «attaccare» un altro individuo
ha bisogno di essere trasportato dalle goccioline prodotte da tosse o starnuti.
La possibilità che anche gli asintomatici possano essere contagiosi non va comunque esclusa come per tutte le malattie infettive.

C’è nelle autorità sanitarie la piena consapevolezza che non basta controllare i passeggeri con la misurazione della febbre attraverso il termoscan e lo screening dei sintomi.
Le persone di ritorno da zone infette della Cina che al momento dello sbarco non hanno sintomi e li sviluppano nei giorni successivi devono telefonare al numero del ministero della Salute 1500

La mascherina costituisce una barriera efficace solo se usata correttamente.
Le regole da tenere in mente: tenerla sempre aderente al viso; calzarla bene in modo che copra naso, bocca e mento;
evitare di portare le mani sul viso; non abbassare la maschera per rispondere al telefono.
 
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Il primo pensiero, quando se ne sente parlare, è che a noi non capiterà mai.

Eppure, con gli smartphone ormai diventati dei veri e propri terminali bancari, il rischio c’è.

E per perdere i risparmi di una vita possono bastare poche ore: “Quei 50mila euro li avevamo appena ricavati dalla vendita della nostra attività:
ora siamo disoccupati e dobbiamo chiedere prestiti per pagare gli avvocati”, racconta Michele (il nome è di fantasia), 40 anni.
I soldi sono spariti dal conto corrente tramite quattro bonifici, ordinati con causali fantasiose, come una “manodopera per orlo pantaloni” da oltre 13mila euro.

Quando se n’è accorto, insieme alla moglie, la sera del 18 novembre scorso, era troppo tardi: “Abbiamo provato a fare il richiamo delle operazioni, ma non è stato possibile”.
Il giorno dopo è scattata la denuncia e la polizia postale non ci ha messo tanto per capire che erano stati vittima di ‘sim swap’.


“È una tipologia di frode informatica articolata in vari passaggi”, spiega Marcello La Bella, dirigente del compartimento di polizia postale della Sicilia Orientale,
che nel 2018 ha compiuto la prima operazione in Italia contro questo tipo di truffa, con 13 persone arrestate e un bottino totale di oltre 600mila euro.

Una volta individuata la vittima si procede all’acquisizione delle credenziali di home banking tramite tecniche di hacking.
Poi, utilizzando documenti falsi, si sostituisce la sim card della vittima, e attraverso lo stesso numero telefonico
si ottengono dalla banca le credenziali per operare sul conto corrente online
”.

La pericolosità di questa truffa sta nel superamento del secondo fattore di autenticazione, di recente legato al numero di telefono:
Il cellulare viene identificato con la sim e chi ne entra fisicamente in possesso ha un grande vantaggio”,
spiega Stefano Zanero, professore associato presso il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano ed esperto di cyber sicurezza.

“Il numero di telefono infatti è anche il canale di comunicazione utilizzato dalle banche per notificare i movimenti e per fare eventuali controlli di sicurezza.
In questo caso però messaggi e chiamate di verifica arrivano a chi sta commettendo il reato”.



Truffa sim swap, usare lo smartphone per accedere al conto vi è sembrato comodo? Anche ai pirati informatici

Per Michele e sua moglie, tutto è iniziato con quello che sembrava essere un problema tecnico:

La mattina del 18 novembre ci accorgiamo dell’assenza di segnale sul suo telefono, che è quello legato al conto corrente aziendale”, racconta Michele.
“Da Tim ci rassicurano, dicono che si tratta di un errore nella configurazione, consigliano di spegnere e riaccendere il telefono, di farlo più volte”.

Ovviamente, è inutile: ormai quel numero è collegato a una sim che sta nelle mani del truffatore.
Agli operatori, Michele e sua moglie riferiscono anche un altro dettaglio:
“Lo stesso giorno abbiamo ricevuto un messaggio che confermava l’avvenuta disattivazione della sim, ma noi non avevamo fatto questa richiesta”.

Nel pomeriggio, di persona in un centro Tim, arriva la conferma:
alle 10 del mattino la sim era stata sospesa per furto e smarrimento e poi, in un altro centro, era stato fatto un duplicato della scheda
.

Le ore trascorse hanno permesso a chi ha rubato la sim di utilizzare il numero di telefono per effettuare bonifici, verosimilmente istantanei, e svuotare completamente il conto.
Ora è in corso un’indagine della polizia postale, ma l’odissea giudiziaria è solo all’inizio:
“Da mesi, ogni giorno, passiamo ore tra le Poste e la nostra banca per avere informazioni: vogliamo capire se almeno un parte di quella cifra si può recuperare, ma nessuno ci ha ancora dato risposte.
Con i tempi della giustizia italiana non sappiamo quando sarà possibile riavere i nostri soldi, ma intanto abbiamo debiti da pagare da una parte e spese legali dall’altra,
e le nostre vite da portare avanti. Stiamo cercando un lavoro, ma siamo totalmente assorbiti da questa vicenda”.

Questa truffa informatica è strettamente legata alla recente entrata in vigore di una direttiva europea dedicata ai servizi di pagamento digitali,
la “Psd2”, Payment Services Directive 2, che ha reso necessario un doppio fattore di autenticazione,
in aggiunta a username e password dell’internet banking, legato al contenuto dell’operazione.

Per sostituire i vecchi token fisici, quasi tutti gli istituti bancari hanno deciso di puntare sull’autenticazione tramite un’applicazione su smartphone.

L’introduzione di un passaggio ulteriore ha aumentato il livello di sicurezza complessivo, ma espone a un altro tipo di rischio:
Chi entra in possesso della sim ottiene l’accesso a tutte le comunicazioni legate ai pagamenti”, continua Zanero.
“Per intenderci: nel caso di un’operazione sospetta, come un bonifico molto consistente, la banca manda un sms al cliente per verificare che tutto sia regolare.
Con l’attacco di sim swap, l’avviso arriva a chi ha rubato la sim. E se l’utente ha già presentato login e password corretti,
il secondo fattore e anche il codice contenuto nel messaggio di avviso, è difficile dubitare della sua identità”.

Insomma, le banche non possono farci granché, se non insistere con gli operatori telefonici per ottenere un cambiamento nelle procedure di duplicazione della sim:
“Negli Stati Uniti, dove questa truffa è molto diffusa già da qualche anno, i clienti che si sentono a rischio possono chiedere al proprio operatore
di non rilasciare duplicati della sim in centri servizi standard. Questo passaggio è scomodo quando capita di perdere per davvero la sim,
ma forse è il momento di rivalutarlo vista la crescita di questo tipo di truffe”.

Il punto di partenza rimane in ogni caso il furto delle credenziali di home banking, che nella grande maggioranza dei casi avviene tramite il cosiddetto phishing:
“Il caso classico è una mail che sembra provenire dalla nostra banca. All’interno, con tecniche di inganno differenti, ci viene chiesto di inserire le nostre credenziali,
magari tramite il link a un sito che presenta la stessa interfaccia di quello della nostra banca, ma che in realtà è un falso.
Inserendo il codice utente e la password, stiamo regalando le chiavi di accesso del nostro conto online”.

E questo si lega al complicato capitolo della restituzione del denaro:
“Il cliente è responsabile della custodia appropriata delle credenziali: se viene provato che queste sono state acquisite tramite phishing,
difficilmente la banca sarà tenuta a restituire la somma al correntista”.
 
Questi passano dall'oro al ferro. In un attimo.
Ma avranno la cognizione di cosa stanno dicendo ? O sono nel panico assoluto ?

Coprirsi il volto con una mascherina nel tentativo di scampare dal contagio ?

È “una stupidaggine enorme” e “non serve a niente”.

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Lo ha dichiarato il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, a Radio Uno, alla trasmissione "Radio Anch’io"
 
Protezioni del genere non servono a persone sane ma solo a pazienti già malati e agli operatori sanitari a stretto contatto con i contagiati.

E ALLORA SE NON SERVONO A NULLA, PERCHE' LE METTONO ?

“Le mascherine non garantiscono la completa protezione dal nuovo coronavirus "

MA ALLORA - ALMENO IN PARTE - LA GARANTISCONO.

Possono essere utili a coloro che si trovano in una zona ad alto rischio di contagio perché possono contribuire a evitare l'inalazione di aerosol, ad esempio proteggono dagli starnuti.

MA COME FACCIO A SAPERE CHI E' STATO CONTAGIATO SE MANCO VOI LO SAPETE ?

servono soltanto a “impedire la diffusione della malattia dagli infetti” e non a proteggere i sani.

MA SE QUELLO PRIMA ERA SANO ED ORA E' INFETTO, DA CHI L'HA PRESA ?
 

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