Avevo promesso di spiegare il motivo per cui i miei grafici sembrano così strampalati, di difficile lettura e quasi riempiti a caso di strane linee. Questa discussione sarà utilizzata a tale scopo.
Una piccola premessa: sin da quando, completamente digiuno di qualsiasi fondamento di A. T. e son passati una quindicina di anni, ho posato gli occhi su un grafico di una serie storica dei prezzi di un asset il mio primo impulso è stato di ricercare delle regolarità in quei buffi andamenti zigzaganti; delle armonie, delle ripetizioni, un ritmo in poche parole.
Ho incominciato, senza saperere cosa fossero a tracciare delle trend lines, sui massimi e sui minimi; delle linee orizzontali, quelle che poi ho scoperto essere chiamate livelli statici, qualsiasi cosa che potesse diventare un pentagramma di quelle sinfonie dodecafoniche.
Poi incomincia a scoprire le candele giapponesi, mi informai sul loro significato, sui loro patterns, ma anche questa codficazione non mi soddisfaceva in pieno. Ho un grosso difetto: credo solo in quello che esperimento direttamente e non mi accontento mai di pacchi preconfezionati; pur non cadendo nell'errore iconoclasta di distruggere quello che altri hanno fatto prima di me cerco di sperimentarlo, di integrarlo fino ad arrivare a qualcosa di eclettico che prescinda dai dogmi già stabiliti.
Ad un certo punto incontrai qualcosa di veramente stimolante e non conosciuto fino ad allora: incominciai a tracciare delle linee non partendo dagli estremi dei movimenti, non dai massimi e dai minimi in cui l'energia del movimento raggiunge l'acme e si spegne, ma da quei trascurati punti di equilibrio segnalati da quelle candele dal corpo piccolo in cui l'energia sembra quasi accumularsi in modo nascosto e, strano a dirlo, quelle linee andavano spesso e poi, con l'affinamento della tecnica, molto spesso a delimitare massimi e minimi futuri.
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