L’Europa “”Della pace” dichiara guerra alla Svizzera

tontolina

Forumer storico
NO senza bombardamenti... ma guerra finanziaria... giusto per stabilire la democrazia e libertà europee assieme alla circolazione dei capitali


L’Europa “”Della pace” dichiara guerra alla Svizzera, in preparazione di farla a UK



L’Europa “Della Pace” dichiara guerra alla Svizzera. Se non ci saranno accordi nel frattempo dal primo luglio le banche ed istituzioni europee avranno il divieto di investire nei titoli quotati nella borsa svizzera e, viceversa, banche ed istituzioni svizzere non potranno investire nelle borse europee. Questo peerchè da fine giugno l’Unione cesserà di riconoscere l’equivalenza normativa fra i mercati svizzeri e quelli europei, portando quindi ad una reciproca esclusione.
La situazione è tanto seria che il governo svizzero ha intrapreso delle misure per poter garantire la liquidità e la continuità delle borse valori locali e, nello stesso tempo, per escludere investimenti se non tramite filiali locali riconosciute secondo la legislazione elvetica.

Johannes Hahn, commissario europeo ai rapporti con i paesi confinanti ed all’allargamento, sta spingendo per una linea dura di esclusione della Federazione che non ha accettato la bozza di normativa presentata dall’Unione. Hahn, austriaco, PPE, è della stessa pasta di Barnier, ed ha messo in luce che il comportamento rigido deve essere applicato anche in ottica preparatoria della Hard Brexit. Praticamente si picchia la piccola Svizzera per far capire a Londra cosa può succedere.

Però la Federazione non ha intenzione di piegarsi. Ignazio Cassis, ministro degli esteri di origine ticinese, ha affermato che “Abbiamo preso delle decisioni chiare e fatto dei progressi sul tema, ma i tempi non corrispondono a quelli necessari ad una democrazia diretta come quella svizzera”. Prima di accettare l’imposizione il ministro desiderava una consultazione fra gli operatori del settore, per prendere una decisione piena e consapevole, ma ormai in Europa alla parola “Democrazia” si mette mano alla pistola.

Che il fatto sia esclusivamente legato alle relazioni Euro-elvetiche e non riguardi il resto del mondo è facilmente comprensibile se si leggono le statuizioni relative al Regno Unito: il blocco resterà in vigore SOLO fino alla Brexit, successivamente le società finanziarie britanniche potranno operare sulla borsa elvetica, per cui il problema è solo con la UE, mentre rimane libero l’accesso a tutto il resto del mondo.

Purtroppo in Europa c’è questa malnata idea di predominio mondiale, e che il resto del mondo abbia una necessità di piegarsi alla UE, perchè rappresenta gli interessi di Francia e Germania. Il monto invece è ampio e può benissimo andare avanti senza Bruxelles.
 
Perché per la Svizzera i propri diritti di sovranità sono fondamentali, quando tratta con l’Unione Europea – Intervista a Michel Haldy
Pubblicato da www.24heures.ch/
il 04.09.2019

L’ospite Michel Haldy, ex deputato svizzero, sottolinea l’attaccamento degli svizzeri al loro diritto, pegno d’identità.
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Quando, nel 1992, con la maggioranza degli abitanti del cantone di Vaud, avevamo sottoscritto l’adesione della Svizzera allo spazio economico europeo, nel dibattito vi erano due opposte visioni politiche. I favorevoli puntavano sulla prospettiva di un’Europa liberata dalle follie delle guerre, rispettosa delle diversità; i contrari invocavano l’attaccamento ad una Svizzera la cui sicurezza e libertà si basano sulla saggezza di stare lontani da conflitti e poteri. Anche se era solo ancora un progetto [nel 1992] nella fase di bozza, la comunità europea ha suscitato le solide speranze di alcuni e le ipotesi prudenti di altri.

Un quarto di secolo dopo le reazioni alla consultazione sul progetto di accordo istituzionale sono contrassegnate da aspetti economici. Questo cambiamento nelle priorità apparenti ha una spiegazione. Gli uomini non sono quasi cambiati, ma l’approccio concreto evidenzia gli interessi materiali e, soprattutto, l’evoluzione dell’Unione Europea che ha preso la direzione opposta alle aspettative di allora.

Questa deriva del dibattito non cambia la natura delle conseguenze: a breve termine, i calcoli economici tengono conto dei vantaggi e delle convenienze dell’attuale generazione; nel lungo termine, invece, le scelte politiche determinano il paese che verrà ereditato dai nostri discendenti.

“L’integrità delle nostre istituzioni non è una mera preferenza”

Dei cinque requisiti della mozione della Camera dei Cantoni adottata il 12 giugno, due – la legislazione sull’esecuzione e la risoluzione delle controversie – toccano la questione fondamentale della sovranità.
Questo valore significa la protezione delle comunità attaccate ad una terra.
Per la Svizzera e i suoi Cantoni, che condividono la sovranità, l’integrità delle nostre istituzioni non è una mera preferenza, ma la condizione di armonia e durata dell’alleanza confederale.
Apparteniamo a varie culture. Tre di loro sono quelli dei nostri grandi vicini [Germania, Francia, Italia].
Questa realtà rende la struttura federalista una insostituibile garanzia di rispetto per le minoranze. Questo è sufficiente per escludere l’adozione in automatico di un diritto proveniente dall’estero, non possiamo fare affidamento su comitati congiunti o un processo arbitrale. Considerando le istituzioni come libertà personali, l’attaccamento delle persone al loro diritto, una garanzia della loro identità, è una costante nella nostra storia.
A questo proposito, il termine stesso “ripresa dinamica” del diritto europeo, rischio permanente di cambiamenti incontrollati, è in contraddizione con la preziosa qualità della sicurezza del diritto.

Contrariamente a molte altre questioni politiche, la questione dei negoziati con l’Unione Europea riguarda un bene comune per tutti noi.
Per il cittadino comune il dibattito richiede un approccio che rispetti due regole:
1) la sovranità non deve essere, o apparire, la prerogativa di una parte sola;
2) i legami ereditati dal nostro passato vietano di ostracizzare i Confederati a causa dell’ardore del loro patriottismo.

Il Consiglio federale ha avuto il merito di fare le consultazioni in termini incoraggianti la libertà di espressione. L’uso di questi ultimi può servire solo le nostre autorità e la nostra diplomazia, soprattutto per fare comprendere ai nostri interlocutori che ne sono capaci, che una Confederazione di Stati secolare non ha solo delle preoccupazioni economiche.



Tratto da:
L’enjeu politique de l’accord institutionnel avec l’UE
Traduzione a cura di Mario Grisorio
 

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