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Forumer storico
L'Europa e la crisi alimentare globale
2.12.08
L'Europa e la crisi alimentare globale
2.12.08
di Michel Barnier
L'Europa deve concentrarsi sull'incoraggiare lo sviluppo di un'agricoltura locale perché, spiega Michel Barnier, ministro dell'agricoltura francese e presidente di turno del consiglio agricolo Ue, la crescita dell'agricoltura elimina la povertà due volte di più della crescita in qualsiasi altro settore economico. Riportiamo sotto un editoriale, apparso su "Turkish Weekly", scritto da Michel Barnier.
Il mondo e' stato scosso da aumenti senza precedenti dei prezzi alimentari, da rivolte per il cibo e da tensioni sociali che dimostrano che le forniture alimentari si sono trasformate in una fonte di insicurezza, alla quale il riscaldamento globale e il declino delle risorse naturali aggiungono una urgenza senza precedenti. Si stima che nel 2050 ci saranno 9 miliardi di persone sulla terra, perciò il fabbisogno alimentare potrebbe raddoppiare, in particolare tra le popolazioni urbane dei paesi più poveri del mondo.
Ma per trovare una soluzione bisogna fare di più che semplicemente identificare quelle nazioni che sono capaci di nutrire il resto del mondo. E' sempre più urgente che ogni nazione conquisti i mezzi per nutrirsi da sola. Ciò significa che l'agricoltura dovrebbe diventare una priorità internazionale, aiutando i paesi più poveri a salvaguardare la sicurezza ed indipendenza delle proprie forniture alimentari.
Gli stati e le organizzazioni si stanno già mobiliando. La Fao sostiene che l'aumento dei prezzi del cibo potrebbe portare ad un acuirsi dei conflitti globali. Il Forum Economico di Davos inserisce l'insicurezza alimentare tra i principali rischi per l'umanità'. La Banca Mondiale ha sottolineato con forza l'importanza dell'agricoltura per far partire la crescita economica e interrompere la spirale della povertà. Il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha creato un gruppo di lavoro per definire un piano d'azione comune ed il presidente francese Nicolas Sarkozy ha proposto una partnership globale per il cibo.
La proposta di Sarkozy si basa su tre pilastri. Primo, un gruppo internazionale dovrebbe mettere a punto una strategia mondiale per la sicurezza alimentare. Secondo, una piattaforma scientifica internazionale dovrebbe essere incaricata di valutare la situazione agricola del mondo, allo scopo di preavvertire di possibili crisi e di facilitare da parte dei governi l'adozione di misure politiche e strategiche per affrontare le crisi alimentari. Infine, la comunità finanziaria mondiale, nonostante i suoi attuali problemi, deve essere mobilitata.
L'affidabilità' e dimensione della produzione agricola dell'Unione europea significano che essa può e deve giocare il ruolo di regolatore dei mercati globali. Se l'Europa riduce la produzione agricola, la crescita delle sue proprie importazioni contribuirebbe ad un aumento dei prezzi alimentari mondiali. E' quindi imperativo che i livelli di produzione agricola dell'Ue siano mantenuti invariati, per il bene degli europei e degli abitanti dei paesi più poveri.
Ma l'Europa non può dare impulso al suo settore agricolo a detrimento dei meno fortunati. Quindi l'Ue deve armonizzare le sue politiche con i paesi più poveri. Attualmente, i sussidi all'esportazione e i pagamenti di sostegno all'export rappresentano meno dell'1% del bilancio agricolo europeo, e l'Ue si e' impegnata ad eliminarli non appena un analogo impegno sarà assunto dagli altri principali paesi esportatori. Dal 2001, con l'iniziativa "Tutto tranne le armi", tutti i prodotti provenienti da paesi poveri - escluse armi e munizioni - possono entrare a dazio zero nel mercato unico europeo (in concorrenza sleale con i nostri però). Ciò ha portato l'Ue ad essere il principale mercato dei prodotti dei paesi poveri.
L'Ue sta anche sviluppando strumenti per rispondere alle nuove sfide globali attraverso modifiche alla Politica Agricola Comune. Va in questo senso la decisione di sospendere la regola del "set aside" (....). Ora l'Unione si sta anche preparando ad aumentare progressivamente le quote latte e sta valutando l'impatto sui mercati mondiali delle proprie decisioni sui biocarburanti.
Ma l'Europa deve concentrarsi sull'incoraggiare lo sviluppo di un'agricoltura locale. Questo e' l'unico modo per raggiungere una maggiore sicurezza alimentare globale e ridurre la povertà. Renderà anche possibile che gli attuali alti prezzi per i prodotti agricoli si trasformino in una opportunità per gli agricoltori poveri. Questa e' una questione vitale, perché, secondo la Banca Mondiale, la crescita dell'agricoltura elimina la povertà due volte di più della crescita in qualsiasi altro settore economico. In effetti, l'agricoltura e' ancor il primo settore produttivo nei paesi più poveri del mondo, dove occupa il 65% della popolazione e, in media, contribuisce ad oltre il 25% del Pil.
Negli ultimi 20 anni, però, il sostegno allo sviluppo agricolo e' andato diminuendo. Solo il 4% dell'assistenza pubblica allo sviluppo e' attualmente dedicata all'agricoltura. La Commissione europea e gli stati membri dell'Ue stanno percio' pianificando di aumentare la loro assistenza, attraverso il Fondo europeo di sviluppo e nuove fonti di sostegno finanziario.
Una ulteriore liberalizzazione del commercio agricolo non garantirà la sicurezza alimentare. Di fronte alla natura erratica dei mercati agricoli, e' necessaria una regolazione per ammorbidire l'impatto sui paesi più poveri della volatilità dei prezzi. Ciò non significa che il protezionismo sia la via d'uscita, ma solo che di tanto in tanto può essere necessario tener conto di questioni specifiche che influenzano il commercio agricolo internazionale: clima, volatilità dei prezzi o rischi sanitari.
Ma, in un mondo in cui i differenziali di produzione possono arrivare ad essere di 1 a 1000, non sarebbe saggio affidarsi solo al mercato per mettere in grado i paesi più poveri di espandere le loro economie. E non e' probabile che l'espansione economica possa derivare dalla competizione tra distributori alimentari multinazionali e produttori in paesi in cui la fame ancora perseguita le campagne.
Invece, e' molto più probabile che si possano aiutare i paesi poveri a raggiungere l'indipendenza alimentare, mettendo insieme esperti stranieri e la conoscenza locale della geografia e dei vincoli ambientali ed economici per spalmare i rischi e condividere la gestione di risorse e progetti. E' stato un approccio di questo tipo che ha consentito all'Europa del dopoguerra di raggiungere la sovranità alimentare in meno di 20 anni. I paesi che hanno protetto il proprio sviluppo agricolo dalle minacce poste dai mercati internazionali - come l'India o il Viet Nam - hanno sostanzialmente ridotto la povertà rurale.
E' giunto anche il momento di dare priorità all'agricoltura per garantire una crescita dal volto più umano. Al cuore dell'Ue, la Francia vuole giocare il suo ruolo in uno sforzo collettivo che sta velocemente diventando una questione di primo piano per noi tutti.
Fonte Agra Press
2.12.08
L'Europa e la crisi alimentare globale
2.12.08
di Michel Barnier
L'Europa deve concentrarsi sull'incoraggiare lo sviluppo di un'agricoltura locale perché, spiega Michel Barnier, ministro dell'agricoltura francese e presidente di turno del consiglio agricolo Ue, la crescita dell'agricoltura elimina la povertà due volte di più della crescita in qualsiasi altro settore economico. Riportiamo sotto un editoriale, apparso su "Turkish Weekly", scritto da Michel Barnier.
Il mondo e' stato scosso da aumenti senza precedenti dei prezzi alimentari, da rivolte per il cibo e da tensioni sociali che dimostrano che le forniture alimentari si sono trasformate in una fonte di insicurezza, alla quale il riscaldamento globale e il declino delle risorse naturali aggiungono una urgenza senza precedenti. Si stima che nel 2050 ci saranno 9 miliardi di persone sulla terra, perciò il fabbisogno alimentare potrebbe raddoppiare, in particolare tra le popolazioni urbane dei paesi più poveri del mondo.
Ma per trovare una soluzione bisogna fare di più che semplicemente identificare quelle nazioni che sono capaci di nutrire il resto del mondo. E' sempre più urgente che ogni nazione conquisti i mezzi per nutrirsi da sola. Ciò significa che l'agricoltura dovrebbe diventare una priorità internazionale, aiutando i paesi più poveri a salvaguardare la sicurezza ed indipendenza delle proprie forniture alimentari.
Gli stati e le organizzazioni si stanno già mobiliando. La Fao sostiene che l'aumento dei prezzi del cibo potrebbe portare ad un acuirsi dei conflitti globali. Il Forum Economico di Davos inserisce l'insicurezza alimentare tra i principali rischi per l'umanità'. La Banca Mondiale ha sottolineato con forza l'importanza dell'agricoltura per far partire la crescita economica e interrompere la spirale della povertà. Il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha creato un gruppo di lavoro per definire un piano d'azione comune ed il presidente francese Nicolas Sarkozy ha proposto una partnership globale per il cibo.
La proposta di Sarkozy si basa su tre pilastri. Primo, un gruppo internazionale dovrebbe mettere a punto una strategia mondiale per la sicurezza alimentare. Secondo, una piattaforma scientifica internazionale dovrebbe essere incaricata di valutare la situazione agricola del mondo, allo scopo di preavvertire di possibili crisi e di facilitare da parte dei governi l'adozione di misure politiche e strategiche per affrontare le crisi alimentari. Infine, la comunità finanziaria mondiale, nonostante i suoi attuali problemi, deve essere mobilitata.
L'affidabilità' e dimensione della produzione agricola dell'Unione europea significano che essa può e deve giocare il ruolo di regolatore dei mercati globali. Se l'Europa riduce la produzione agricola, la crescita delle sue proprie importazioni contribuirebbe ad un aumento dei prezzi alimentari mondiali. E' quindi imperativo che i livelli di produzione agricola dell'Ue siano mantenuti invariati, per il bene degli europei e degli abitanti dei paesi più poveri.
Ma l'Europa non può dare impulso al suo settore agricolo a detrimento dei meno fortunati. Quindi l'Ue deve armonizzare le sue politiche con i paesi più poveri. Attualmente, i sussidi all'esportazione e i pagamenti di sostegno all'export rappresentano meno dell'1% del bilancio agricolo europeo, e l'Ue si e' impegnata ad eliminarli non appena un analogo impegno sarà assunto dagli altri principali paesi esportatori. Dal 2001, con l'iniziativa "Tutto tranne le armi", tutti i prodotti provenienti da paesi poveri - escluse armi e munizioni - possono entrare a dazio zero nel mercato unico europeo (in concorrenza sleale con i nostri però). Ciò ha portato l'Ue ad essere il principale mercato dei prodotti dei paesi poveri.
L'Ue sta anche sviluppando strumenti per rispondere alle nuove sfide globali attraverso modifiche alla Politica Agricola Comune. Va in questo senso la decisione di sospendere la regola del "set aside" (....). Ora l'Unione si sta anche preparando ad aumentare progressivamente le quote latte e sta valutando l'impatto sui mercati mondiali delle proprie decisioni sui biocarburanti.
Ma l'Europa deve concentrarsi sull'incoraggiare lo sviluppo di un'agricoltura locale. Questo e' l'unico modo per raggiungere una maggiore sicurezza alimentare globale e ridurre la povertà. Renderà anche possibile che gli attuali alti prezzi per i prodotti agricoli si trasformino in una opportunità per gli agricoltori poveri. Questa e' una questione vitale, perché, secondo la Banca Mondiale, la crescita dell'agricoltura elimina la povertà due volte di più della crescita in qualsiasi altro settore economico. In effetti, l'agricoltura e' ancor il primo settore produttivo nei paesi più poveri del mondo, dove occupa il 65% della popolazione e, in media, contribuisce ad oltre il 25% del Pil.
Negli ultimi 20 anni, però, il sostegno allo sviluppo agricolo e' andato diminuendo. Solo il 4% dell'assistenza pubblica allo sviluppo e' attualmente dedicata all'agricoltura. La Commissione europea e gli stati membri dell'Ue stanno percio' pianificando di aumentare la loro assistenza, attraverso il Fondo europeo di sviluppo e nuove fonti di sostegno finanziario.
Una ulteriore liberalizzazione del commercio agricolo non garantirà la sicurezza alimentare. Di fronte alla natura erratica dei mercati agricoli, e' necessaria una regolazione per ammorbidire l'impatto sui paesi più poveri della volatilità dei prezzi. Ciò non significa che il protezionismo sia la via d'uscita, ma solo che di tanto in tanto può essere necessario tener conto di questioni specifiche che influenzano il commercio agricolo internazionale: clima, volatilità dei prezzi o rischi sanitari.
Ma, in un mondo in cui i differenziali di produzione possono arrivare ad essere di 1 a 1000, non sarebbe saggio affidarsi solo al mercato per mettere in grado i paesi più poveri di espandere le loro economie. E non e' probabile che l'espansione economica possa derivare dalla competizione tra distributori alimentari multinazionali e produttori in paesi in cui la fame ancora perseguita le campagne.
Invece, e' molto più probabile che si possano aiutare i paesi poveri a raggiungere l'indipendenza alimentare, mettendo insieme esperti stranieri e la conoscenza locale della geografia e dei vincoli ambientali ed economici per spalmare i rischi e condividere la gestione di risorse e progetti. E' stato un approccio di questo tipo che ha consentito all'Europa del dopoguerra di raggiungere la sovranità alimentare in meno di 20 anni. I paesi che hanno protetto il proprio sviluppo agricolo dalle minacce poste dai mercati internazionali - come l'India o il Viet Nam - hanno sostanzialmente ridotto la povertà rurale.
E' giunto anche il momento di dare priorità all'agricoltura per garantire una crescita dal volto più umano. Al cuore dell'Ue, la Francia vuole giocare il suo ruolo in uno sforzo collettivo che sta velocemente diventando una questione di primo piano per noi tutti.
Fonte Agra Press