Val
Torniamo alla LIRA
Nei giorni scorsi Fabio Tamburini, sul “Corriere della Sera”, riassumendo egregiamente un dotto studio, ha per così dire portato acqua al mio mulino. In meno di vent’anni il nostro paese ha pagato qualcosa come 1.650 miliardi di interessi, una cifra che tende ad avvicinarsi all’attuale ammontare complessivo del debito stesso.
Nello stesso periodo l’Italia ha ottenuto un saldo primario dei conti pubblici (cioè al netto degli interessi passivi) superiore al due per cento medio annuo, vale a dire una decina di volte superiore a quello della Germania e incomparabilmente maggiore a quello di paesi come la Francia che hanno avuto deficit primari di segno negativo.
È più che confermato, quindi, che le manovre lacrime e sangue cui siano costretti anno per anno ci hanno consentito solamente di pagare gli interessi, fermo restando un debito di proporzioni mostruose e crescente con la crisi. Di qui la mia proposta di un patto con gli altri Paesi dell’Eurozona per scambiare il raggiungimento di vincoli di finanza pubblica, corretti rispetto a Maastricht (cioè tre per cento di rapporto deficit/Pil e 80 per cento di debito/Pil, una percentuale, quest’ultima, oggi superata anche dai teutonici), in cambio dell’accesso alla possibilità di emettere eurobonds.
Nello stesso periodo l’Italia ha ottenuto un saldo primario dei conti pubblici (cioè al netto degli interessi passivi) superiore al due per cento medio annuo, vale a dire una decina di volte superiore a quello della Germania e incomparabilmente maggiore a quello di paesi come la Francia che hanno avuto deficit primari di segno negativo.
È più che confermato, quindi, che le manovre lacrime e sangue cui siano costretti anno per anno ci hanno consentito solamente di pagare gli interessi, fermo restando un debito di proporzioni mostruose e crescente con la crisi. Di qui la mia proposta di un patto con gli altri Paesi dell’Eurozona per scambiare il raggiungimento di vincoli di finanza pubblica, corretti rispetto a Maastricht (cioè tre per cento di rapporto deficit/Pil e 80 per cento di debito/Pil, una percentuale, quest’ultima, oggi superata anche dai teutonici), in cambio dell’accesso alla possibilità di emettere eurobonds.