MA SE IL CORPO UMANO E' COMPOSTO DA MIGLIAIA Di "GENI", DA DOVE ESCE TUTTA QUESTA

:clap::clap::clap:
Il prossimo anno, il nobel per l'economia sicuramente lo assegnano annnnnnnoi :winner::hua:
Perchè è na novita era un pezzo che lo dicevo...purtroppo nn c'e via d'uscita...con questi parassiti.
:rolleyes::rolleyes:
La cosa triste è che di economisti lungimiranti, oltre a Roma, adesso li abbiamo anche a Bruxelles :wall::wall:
Tutti a predicare l'austerità... peccato che chi ci obbliga a stare a dieta è un obeso :rolleyes:
 
Buongiorno ragazzi :rolleyes:
Mannaggia... mii sono beccata un supermegagalattico raffreddore :cry::-F
Ma non tutti i mali vengono per nuocere :-o... infatti è arrivato il dottore ed è meglio se me ne torno a letto :-o:sbava::pig::clap::jolly:
 

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Domani mattina vado a spalare ricci. Qualcuno ha del tempo libero ?
 

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Ecco, ora il "nonno" è nei guai :D

Tutti, dall'ultimo terrorista alla spia appena arruolata, sanno che i telefonini emettono una scia elettronica anche quando non vengono utilizzati.
Le celle e le torri delle compagnie telefoniche hanno infatti bisogno di rivelarne costantemente la posizione per riceverne il segnale.
Per questo chi non vuole render noti tutti i propri spostamenti tiene spento il telefonino e lo accende solo per comunicare.

Il «compagno di viaggio» identifica automaticamente chiunque usi il cellulare in questo modo anomalo e lo inserisce nella categoria dei sospetti.
Da quel momento l'accensione del suo telefonino attiva un programma che non solo ne intercetta la comunicazione, ma controlla anche tutti i telefonini accesisi contemporaneamente e spentisi immediatamente dopo la conversazione.
Il tutto ovviamente su scala globale.

Successivi controlli permettono di restringere progressivamente la rete di telefonini e di contatti che ruota intorno ad un sospetto.
La capacità ulteriore di «co-traveller» è quella di tradurre questi controlli in un diagramma perfetto, uno schema che rinchiude tutti i contatti a livello planetario di un qualsiasi abitante della Terra.
Ovviamente la definizione dello schema riguarda solo le persone d'interesse, ma questo non significa che i «metadati» relativi alle persone fuori dal radar della Nsa vadano perduti.
Quei dati, succhiati dai satelliti o dai cavi sottomarini intercontinentali, vengono riposti in un archivio computerizzato che i tecnici dell'Nsa potranno utilizzare per ricostruire contatti e relazioni di una persona considerata precedentemente insospettabile.
 
Che lingua parla il prosciutto?
Mercoledì 4 dicembre gli attivisti della Coldiretti hanno sospeso per qualche ora la libera circolazione delle merci, uno dei principi fondanti dell’Unione europea.
Dalle celle frigorifere dei camion hanno scaricato e poi issato come trofei cosce di maiale apparentemente insignificanti.
Se non fosse per il timbro stampigliato sulla cotenna: Belgio, Francia, Olanda, Germania.
Ecco il teorema dell’organizzazione degli agricoltori: l’industria di trasformazione importa materia prima per confezionare prodotti che poi spaccia come «made in Italy» ingannando il consumatore e bruciando posti di lavoro nei campi e negli allevamenti nazionali.
Nel 2012, secondo i calcoli di Coldiretti, sono state importate 57 milioni di cosce di suino, a fronte di una produzione nazionale di 24,5 milioni.
In sostanza due prosciutti su tre provengono da terre lontane.

«Ma sono tutti lavorati negli stabilimenti italiani», replica Luisa Ferrarini, presidente di Assica, associazione industriali delle carni e dei salumi, affiliata a Confindustria.

Sia Coldiretti che Assica dicono due cose vere.

Ma il punto è che sono verità che non si parlano fra loro.
I produttori sostengono che i consumatori sceglierebbero con maggiore consapevolezza se conoscessero la provenienza delle materie prime.
Comprerebbero prodotti più costosi? Manca la controprova.
In realtà la gran parte dei cittadini-consumatori si comporta in modo contraddittorio.
Nei sondaggi mostra di apprezzare «il made in Italy», ma quando si trova davanti agli scaffali guarda il cartellino del prezzo e lì si ferma.

Il prosciutto cotto costa dai 9 ai 40 euro al chilo.
Una forbice che sembra incredibile.
Luisa Ferrarini non ha difficoltà ad ammettere: «L’industria offre una gamma enorme di prodotti. Nel Sud di Italia, per esempio, è richiesto un tipo di prosciutto molto magro ma con un prezzo che non può superare i 12 euro al chilo. Come pensate che si possa produrre un prosciutto del genere, se non importando la materia prima?»

E' un dato di fatto oggettivo.
La quantità consumata è aumentata con l'aumento del benessere.
Mi piacerebbe sapere di quanto è diminuito il consumo della Bologna, ad esempio.

Abbiamo sempre importato maiali vivi dall'estero.
Ora importiamo direttamente le cosce.
 
Pasta e pomodoro
Le aziende di trasformazione, dunque, si difendono con questi argomenti: è vero, importiamo un 30% in media di materie prime, ma siamo sempre noi a controllare il processo di lavorazione; siamo noi che garantiamo la qualità e la sicurezza degli alimenti. Non siamo dei contraffattori.

Ma c’è qualcosa che stona. Prendiamo pasta e pomodoro: il dna culturale, prima ancora che gastronomico, del nostro Paese.
Eppure gli stabilimenti italiani, fa osservare ancora la Coldiretti ammassano ogni anno 5,7 miliardi di chili di grano provenienti da Francia, Ungheria, Austria, Germania e Canada.
E, nota ancora con perfidia, l’industria di trasformazione importa 72 milioni di chili di salsa in concentrato dalla Cina: l’equivalente di quasi il 20% della produzione italiana di pomodoro fresco.

Si può discutere a lungo sul modello di agricoltura prevalente in Italia.
Il fronte industriale ha buon gioco a sottolineare l’incapacità strutturale di un sistema frazionato come il nostro a coprire il fabbisogno di cereali (ne importiamo quasi il 45%).
Dopodiché, però, nessun imprenditore spiega fino in fondo perché, su tutte le confezioni di pasta si sprechino i tricolori e i richiami, talvolta anche retorici, al Bel Paese.
Come dire: lasciamo ai convegni le cifre sulle importazioni di grano, ma è meglio che il consumatore non sappia che l’anima dello spaghetto, talvolta, può essere francese, ungherese e perfino Canadese.

E non scrivono nulla sui formaggi.
Per un breve periodo - negli anni 60 - ho abitato in Valsassina proprio accanto ad una nota marca produttrice di taleggio.
Non Vi dico i camion di latte che arrivavano dall'olanda.

Ad un certo punto è cambiato il prodotto..............arrivavano i formaggi già fatti, solo da stagionare :D ripeto, negli anni '60.
 

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