ma vaffanc Cina! (2 lettori)

Ciampa

Forumer storico
----- Original Message -----
From: Segreteria Tara Cittamani
To: [email protected]
Sent: Monday, March 17, 2008 5:36 PM
Subject: Situazione in Tibet: Comunicato dei Centri FPMT




Cari Amici,
vi inviamo questo comunicato a nome di tutti i Centri della Fondazione per la Preservazione della Tradizione Mahayana (FPMT) in Italia.



Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia (PI)
Centro Cenresig di Bologna
Centro Lama Tzong Khapa di Villorba (Treviso)
Centro Muni Ghiana di Palermo
Centro Tara Cittamani di Padova
Centro Terra di Unificazione EWAM di Firenze
Centro Sangye Choling di Sondrio

Gli eventi in Tibet di questi giorni riportano alla luce una
tragedia che si consuma da quasi 50 anni sotto gli occhi indifferenti e
talora complici della comunità internazionale. I centri Fpmt italiani,
congiuntamente, esprimono solidarietà al Dalai Lama e al popolo tibetano
e condanna del regime totalitario cinese che alla forza della ragione e
del dialogo antepone gli strumenti della violenza, dell’intimidazione e
della menzogna. Si esprime piena condanna di un potere corrotto e
antidemocratico che ricorre alla forza militare nell’incapacità di
giustificare la violazione dei più elementari diritti dell’uomo anche
all’interno del suo stesso territorio. In questo contesto non si può
tacere la complicità di stati e organismi internazionali che al rispetto
delle fondamentali regole di convivenza tra i popoli antepongono logiche
commerciali barattando valori e principi in cambio di ritorni economici.
I centri FPMT si appellano alla responsabilità della
comunità internazionale e in particolare al governo italiano, a tutti i
partiti politici con i loro leader affinché, superando il velo
diplomatico:

- Si faccia pressione per l'avvio di una inchiesta internazionale così
come suggerito da Sua Santità il Dalai Lama
- Si chieda con fermezza alla Cina la cessazione immediata della
sanguinosa repressione in atto in questi giorni in Tibet.
- Si chieda con estrema decisione alla Cina l’avvio di trattative
con il Governo tibetano per la soluzione pacifica della questione sino
tibetana.

Di seguito alcune note che in estrema sintesi riassumano la
questione tibetana:
La cultura del Tibet, con i suoi valori di tolleranza e non
violenza profondamente radicati nella popolazione, è un patrimonio
dell'intera umanità che rischia di scomparire per sempre.
Tra l'indifferenza della comunità internazionale, nel 1959
l'Esercito Popolare Cinese completò l'occupazione del Tibet iniziata nel
1950, annettendo un territorio vasto come la metà dell'Europa e aprendosi
la strada in direzione dell'Asia meridionale. Nell’arco di un
cinquantennio, per vincere il radicato spirito di indipendenza dei
tibetani, il governocinese ha messo in atto un programma sistematico di
eliminazione di tutti i punti di riferimento culturale e religioso che ha
portato alla distruzione quasi totale di scuole, biblioteche, luoghi di
culto e opere d'arte sacra risalenti spesso a più di mille anni or sono.
Si calcola che in questi quattro decenni circa 1.200.000
tibetani siano morti a causa della repressione e degli sconvolgimenti
sociali ed economici che ne sono derivati. In questa tragedia non c'è
solo la sofferenza umana, ma anche il rischio della scomparsa di una
autentica cultura di pace basata sugli insegnamenti buddhisti di non
violenza e di rispetto degli altri, l'esempio concreto che un popolo
oppresso può lottare per i propri diritti senza perdere la propria
umanità.
Oltre al Dalai Lama, premio Nobel per la pace 1989, più di
135.000 dei sei milioni di tibetani si sono rifugiati in India e Nepal
per sfuggire alla persecuzione religiosa e cercare di preservare le basi
della loro cultura, e ancora oggi continuano ad arrivare numerosi nei
campi profughi. Tra queste persone ci sono uomini e donne di ogni età e
molti bambini, e in questi quattro decenni ne sono nati molti altri,
spesso in condizioni proibitive. Nell'aria tersa dell'altipiano Tibetano
le malattie infettive erano praticamente sconosciute, ma nei campi
profughi tubercolosi, malaria e denutrizione hanno imperversato per
lunghi anni, prima che alcune organizzazioni umanitarie riuscissero a
mitigare la situazione.
In Tibet vi era una antica civiltà non tecnologica, ma
estremamente progredita nella conoscenza dell'uomo: infatti il Buddhismo
è più una scienza della mente e una filosofia di vita che una religione.
Nel mondo sta crescendo una spirale di odio, violenza e ritorsione,
insieme alla terribile convinzione che non ci siano alternative.
Il Tibet
ha donato al mondo la prova che esiste una via diversa, dimostrando che
un popolo perseguitato può lottare per la propria libertà attraverso
verità, fermezza e non violenza.





Un caro saluto,
Il Centro Tara Cittamani
Via Lussemburgo 4 - Zona Camin, Padova
Tel: 049 8705657 - Cell. 348 3775633 - Cell. dalle ore 18.00 alle ore 22.00: 349 8790092



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Grazie
 

Ciampa

Forumer storico
mi è appena arrivato un sms partito come mail da Dharamsala in cui si chiede di pregare perchè la situazione in Tibet sta peggiorando.

invito anche gli appartenenti ad altre religioni a unirsi con le loro preghiere a quelle dei fratelli buddhisti di tutto il mondo.

qualunque cosa accada possiamo tutti divenire sempre più forti nella difesa non-violenta delle libertà fondamentali dell'uomo

grazie
 

Ciampa

Forumer storico
mirtillo rosso ha scritto:
Mi associo e mi rendo disponibile per azioni a favore del Tibet e/o contro la Cina

qui a Padova stasera c'è una fiaccolata silenziosa. vuoi che a Milano non si organizzi nulla del genere?
 

Ciampa

Forumer storico
NON VIOLENZA

Il Dalai Lama si dimetterà se il popolo tibetano abbraccerà la violenza.

ecco qui il famoso delinquente secondo le teorie cinesi!
 

Ciampa

Forumer storico
ORFANATROFI CINESI

http://www.europarl.europa.eu/pv2/p...&LASTCHAP=8&SDOCTA=9&Type_Doc=RESOL&LANGUE=IT

Parlamento europeo
Testi approvati dal Parlamento
Edizione definitiva : 18/01/1996



Diritti dell'uomo
B4-0047, 0052, 0063, 0073, 0084, 0087 e 0103/96

Risoluzione sulla situazione negli orfanotrofi cinesi
Il Parlamento europeo,

- viste le sue precedenti risoluzioni concernenti le violazioni dei diritti dell'uomo in Cina,

- vista la Convenzione dell'ONU del 1989 sui diritti del bambino, firmata dalla Cina nel 1991,

- visto il Codice internazionale di deontologia medica,

- visto il rapporto dell'organizzazione Human Rights Watch Asia "Death by Default: A Policy of Fatal Neglect in China's State Orphanages" del 7 gennaio 1996,

A. costernato dalle rivelazioni sulle condizioni negli orfanotrofi cinesi, denunciate da "Human Rights Watch Asia" nel rapporto "Death by Default: A Policy of Fatal Neglect in China's State Orphanages" e da un servizio trasmesso dalla rete televisiva britannica Channel Four "Return to the Dying Rooms", ambedue realizzati nel gennaio 1996, che hanno rivelato come numerosi bambini siano stati deliberatamente privati di nutrimento e di cure al punto di morire,

B. sottolineando che tale spaventosa realtà è confermata da testimoni oculari, o da proteste scritte di medici, avvocati e membri del Congresso del popolo di Shangai, o da documenti ufficiali, quali l'Annuario statistico civile del 1990 del ministero degli affari civili, che riporta per il 1989 un tasso di mortalità negli orfanotrofi pari al 57,9%,

C. considerando che tali fonti sembrano indicare una politica deliberata intesa a ridurre il numero dei bambini abbandonati in Cina, attraverso l'inedia forzata e l'incuria,

D. considerando che le cartelle mediche e le testimonianze ottenute per quanto concerne l'Istituto di assistenza all'infanzia di Shangai indicherebbero che le morti in tale istituto sono in numerosi casi provocate deliberatamente e con crudeltà,

E. sottolineando l'elevata percentuale di bambine e di portatori di handicap tra le vittime; ricordando l'antica pratica cinese dell'abbandono dei neonati; consapevole della rigorosa applicazione della "politica del figlio unico" in Cina, che ha talora portato ad aborti coatti,

F. preoccupato dai dati ufficiali, dai quali risulta che solo 20.000 bambini abbandonati sono ricoverati in orfanotrofi, un numero modesto rispetto ai 100.000 orfani riconosciuti dalle autorità cinesi, una cifra di per sé sorprendentemente bassa se si pensa che, per ammissione delle stesse autorità, il numero di bambini abbandonati dai genitori è assai elevato,



1. invita l'Unione europea a sollevare la questione degli orfanotrofi con le autorità cinesi in occasione del dialogo UE-Cina sui diritti dell'uomo, che si terrà a Pechino il 29 febbraio 1996;

2. invita le autorità cinesi ad aprire tutti gli orfanotrofi a un'immediata ispezione da parte di osservatori nazionali e stranieri, compresi l'UNICEF e le ONG attive nel settore dell'assistenza all'infanzia;

3. chiede alla Commissione di completare con urgenza l'indagine annunciatagli il 14 novembre 1995 sugli orfanotrofi in Cina e a riferire le sue risultanze entro tre mesi;

4. esprime orrore alla vista di bambini condannati a morire di fame e di abbandono, in quanto considerati come non voluti dalle autorità;

5. sottolinea che il trattamento di questi bambini è in netta contraddizione con la tesi del governo cinese, secondo cui le libertà civili vengono soppresse per garantire il benessere economico e materiale della popolazione;

6. invita le autorità cinesi ad adottare norme rigorose che pongano al bando gli abusi contro i bambini nelle istituzioni pubbliche, come per esempio l'incatenamento;

7. rivolge un appello alle autorità cinesi a denunciare gli istituti che non rispettano i diritti umani nel loro trattamento dei bambini e le invita a far sì che coloro che sono responsabili di aver commesso o celato abusi a danno degli orfani a Shangai, in particolare, vengano tradotti davanti alla giustizia e chiede che venga presentato un rapporto completo sui tentativi di ostacolare lo svolgimento di un'inchiesta ufficiale sul caso;

8. condanna l'arresto del fratello del dr. Zhang Shuyun, uno dei principali autori della summenzionata relazione dell'organizzazione di controllo dei diritti dell'uomo ("Human Rights Watch"), nonché i capi di accusa che potrebbero farlo incorrere nella pena capitale;

9. chiede alla Commissione di considerare l'esecuzione di progetti finanziati o cofinanziati dall'Unione europea alla luce dei progressi compiuti dalla Cina ai fini del miglioramento della situazione dei diritti dell'uomo, in particolare in relazione alle questioni sollevate nella presente risoluzione;

10. incarica la sua delegazione per le relazioni con la Cina di sollevare la questione degli orfanotrofi con le autorità cinesi in occasione della sua prossima visita in Cina;

11. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai parlamenti degli Stati membri, al governo della Cina e all'Assemblea nazionale del popolo cinese, al Congresso del popolo di Shangai nonché all'UNICEF e all'organizzazione "Human Rights Watch Asia".
 

nonmollare

Moderator
http://it.youtube.com/watch?v=qxm2obArsBs

ANSA)- ROMA, 19 MAR - Un video su Youtube che tutti (tranne i cinesi) possono vedere, mostra manifestanti che ammainano la bandiera cinese e issano quella tibetana. L'ha girato un reporter dalla rete Ctv nella provincia cinese del Gansu,al confine con il Tibet e abitata da tibetani. Come a Iwojima questa bandiera potrebbe diventare un simbolo.Nel video monaci e gente comune corrono verso una scuola e poi si accalcano mentre una bandiera rossa cinese viene strappata e al suo posto viene issata quella rosso-blu tibetana.

19 Mar 19:11
 

Ciampa

Forumer storico
-------------------------- Messaggio originale ---------------------------
Oggetto: [Newsletter] NEWSLETTER STRAORDINARIA - 21 MARZO 2008 - ISTITUTO
LAMA TZONG KHAPA - POMAIA (PISA)
Da: [email protected]
Data: Ven, 21 Marzo 2008 1:53 pm
A: [email protected]
--------------------------------------------------------------------------

Istituto Lama Tzong Khapa for the Preservation of the Mahayana Tradition -
FPMT


NEWSLETTER STRAORDINARIA 21marzo 2008
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1) Comunicato da i centri FPMT Italia

2) Programma del Giorno di preghiera per il Tibet
_______________________________________________________________________________



1) Cari Amici,vi inviamo questo comunicato a nome di tutti i

Centri della Fondazione per la Preservazione della Tradizione
Mahayana (FPMT) in Italia.





Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia (PI)

Centro Cenresig di Bologna

Centro Lama Tzong Khapa di Villorba (TV)

Centro Muni Ghiana di Palermo

Centro Tara Cittamani di Padova

Centro Kushi Ling di Arco di Trento (TN)

Centro Terra di Unificazione Ewam di Firenze

Centro Sangye Choling di Sondrio




Gli eventi in Tibet di questi giorni riportano alla luce
unatragedia che si consuma da quasi 50 anni sotto gli occhi
indifferenti e talora complici della comunità
internazionale.

I centri Fpmt italiani, congiuntamente, esprimono solidarietà
al Dalai Lama e al popolo tibetano e condannano il regime
totalitario cinese che, alla forza della ragione e del
dialogo, antepone gli strumenti della violenza,
dell'intimidazione e della menzogna.

Si esprime piena condanna di un potere corrotto e
antidemocratico che ricorre alla forza militare

nell'incapacità di giustificare la violazione dei più
elementari diritti dell'uomo anche all'interno del suo stesso
territorio. In questo contesto non si può tacere la complicità
di stati e organismi internazionali che al rispetto

delle fondamentali regole di convivenza tra i popoli
antepongono logiche commerciali barattando valori e principi
in cambio di ritorni economici.

I centri FPMT si appellano alla responsabilità della
comunità internazionale e in particolare al governo
italiano,

a tutti i partiti politici con i loro leader affinché,
superando il velo diplomatico:



- Si faccia pressione per l'avvio di una inchiesta
internazionale così

come suggerito da Sua Santità il Dalai Lama

- Si chieda con fermezza alla Cina la cessazione immediata della

sanguinosa repressione in atto in questi giorni in Tibet.

- Si chieda con estrema decisione alla Cina l'avvio di trattative

con il Governo tibetano per la soluzione pacifica della
questione sino

tibetana.



Di seguito alcune note che in estrema sintesi riassumano la
questione tibetana:



La cultura del Tibet, con i suoi valori di tolleranza e non
violenza profondamente radicati nella popolazione,

è un patrimonio dell'intera umanità che rischia di scomparire
per sempre.

Tra l'indifferenza della comunità internazionale, nel 1959
l'Esercito Popolare Cinese

completò l'occupazione del Tibet iniziata nel 1950, annettendo
un territorio vasto come la metà dell'Europa e aprendosi la
strada in direzione dell'Asia meridionale. Nell'arco di un
cinquantennio,

per vincere il radicato spirito di indipendenza dei tibetani,
il governo cinese ha messo in atto un programma sistematico di
eliminazione di tutti i punti di riferimento culturale e
religioso che ha portato alla distruzione quasi totale di
scuole, biblioteche, luoghi di culto e opere d'arte sacra
risalenti spesso a più di mille anni or sono.



Si calcola che in questi quattro decenni circa 1.200.000
tibetani siano morti a causa della repressione e degli
sconvolgimenti sociali ed economici che ne sono derivati. In
questa tragedia non c'è solo la sofferenza umana,

ma anche il rischio della scomparsa di una autentica cultura
di pace basata sugli insegnamenti buddhisti di non

violenza e di rispetto degli altri, l'esempio concreto che un
popolo oppresso può lottare per i propri diritti senza perdere
la propria umanità.



Oltre al Dalai Lama, premio Nobel per la pace 1989, più di
135.000 dei sei milioni di tibetani si sono rifugiati in India
e Nepal per sfuggire alla persecuzione religiosa e cercare di
preservare le basi della loro cultura, e ancora oggi
continuano ad arrivare numerosi nei campi profughi. Tra queste
persone ci sono uomini e donne di ogni età e

molti bambini, e in questi quattro decenni ne sono nati molti
altri, spesso in condizioni proibitive. Nell'aria tersa
dell'altipiano Tibetano le malattie infettive erano
praticamente sconosciute, ma nei campi profughi tubercolosi,
malaria e denutrizione hanno imperversato per lunghi anni,
prima che alcune organizzazioni umanitarie riuscissero a

mitigare la situazione.



In Tibet vi era una antica civiltà non tecnologica, ma
estremamente progredita nella conoscenza dell'uomo: infatti il
Buddhismo è più una scienza della mente e una filosofia di
vita che una religione.

Nel mondo sta crescendo una spirale di odio, violenza e
ritorsione, insieme alla terribile convinzione che non ci
siano alternative. Il Tibet ha donato al mondo la prova che
esiste una via diversa, dimostrando che

un popolo perseguitato può lottare per la propria libertà
attraverso verità, fermezza e non violenza.

Nel Dharma.



_______________________________________________________________________________



2) Giorno di preghiera per il Tibet

Sabato 22 marzo alle ore 15.30



all'Istituto Lama Tzong Khapa, nella sala di meditazione
principale, si terrà un incontro con la popolazione

per un momento di riflessione sul Tibet.

Al momento, hanno dato la loro adesione il Sindaco di Santa
Luce, il Presidente della Provincia di Pisa,

i Sindaci dei comuni di Castellina e Cecina.



Alle ore 15.30 Ghesce Tenzin Tenphel, dopo una meditazione
silenziosa sulla pace, interverrà sul Tibet con un breve
discorso, seguito da una riflessione di Nawang Tsondwe,
vicepresidente della Comunità tibetana in Italia.

Parleranno di seguito gli altri partecipanti.



Verrà offerto il tè nella sala da pranzo dell'Istituto.

Nel gompa continueranno le preghiere sino alle ore 18, alle
quali, quanti lo desiderano, potranno partecipare.



Un'ulteriore cerimonia si terrà sempre nella sala di
meditazione alle ore 21: Le lodi a Tara per il Tibet.





Per cancellarsi dalla Newsletter bisogna inoltrare una email
al seguente indirizzo [email protected].


Istituto Lama Tzong Khapa
Associato alla FPMT e all'U.B.I.
Via Poggiberna, 9 Pomaia 56040 (Pisa) ITALY
Tel. 050.685654 - Fax 050.685695 Indirizzo ILTK (generico):
[email protected]
Reception e prenotazioni: [email protected]
Coordinatore spirituale: [email protected]
Redazione di Siddhi: [email protected]
 

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