Mafalda di Savoia e Maria Ruhnau: la principessa e la testimone di Geova insieme a B

JOACKIN

joakin
- ricostruzione storica di Cristiano Cressoni* -



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Una era una nobile principessa italiana, l’altra una sconosciuta donna tedesca. Entrambe accomunate da un tragico destino divisero per un breve tratto della loro vita angoscia e dolore e, forse, qualche breve e sfuggente spiraglio di serenità.

Lei era la principessa Mafalda di Savoia, la sua compagna una donna di nome Maria Ruhnau. Si conobbero nel campo di concentramento di Buchenwald; colpevoli di quale “reato”?

Nel cancello d’entrata del campo si leggeva “A ciascuno il suo”. La principessa Mafalda “colpevole” di essere italiana – e per di più della famiglia reale- dopo l’8 settembre 1943. Maria “colpevole” di essere una bibelforscher , una studente biblica come allora erano conosciuti i Testimoni di Geova.

Era il 1937 quando fu Istituito il campo di concentramento di Buchenwald; a quanto risulta, viene usato per la prima volta il triangolo viola per identificare i detenuti Testimoni di Geova; nelle prigioni e nei campi sono già 6.000. (fonte: Triangoliviola)

L’ annuario dei Testimoni di Geova del 2003, pag.23 afferma: “A Buchenwald, durante quasi tutta la sua esistenza come campo di concentramento nazista, c’erano sempre dai 300 ai 450 Testimoni”.

Mentre della principessa agli storici è nota la triste vicenda, raccontata recentemente anche dallo sceneggiato televisivo Mafalda di Savoia, il coraggio di una principessa, di Maria Ruhnau si sa poco o niente. Il merito di aver “scoperto” e raccontato la sua storia è di Renato Barneschi e del suo libro Frau von weber Vita e morte di Mafalda di Savoia a Buchenwald edito da Rusconi, Milano, 1982.

Grazie a questo libro raccoglieremo alcuni frammenti della storia della Ruhnau. Innanzitutto premettiamo che Mafalda e Maria (così le chiameremo per alleggerire la lettura di questa ricostruzione, senza appesantirla con titoli reali) si alloggiavano nella Baracca 15, riservata agli “internati speciali”,stanza 9. Secondo la descrizione del maggiore americano L.C.Samuel, comandante del del campo di Buchenwald dopo la liberazione, la baracca 15 assegnata a Mafalda e a Maria Ruhnau “era composta di dieci camerette e divisa in due parti da una piccola separazione. In entrambe le parti si trovavano una cucina e un bagno. Intorno alla baracca c’era un giardinetto circondato da un muro alto circa tre metri e mezzo, sormontato da un filo spinato inclinato verso l’esterno”. (1)

Pubblicando nel 1948 uno stralcio del proprio diario il conte Federico Avogadro di Vigliano ci rivela i nomi degli occupanti della baracca 15 e al ruolo di Maria: “Queste ultime notizie sono state da me ricavate integralmente dal testo originale del rapporto inviato a Sua Maestà Vittorio Emanuele II dal dottor Pecorari..” … “Le testimonianze di Wiltschek e di Boninu mi furono utili per la prima parte del rapporto, quella relativa alla descrizione della baracca 15 e delle condizioni di vita imposte dal Lagerfurer ai quattro internati che l’abitarono: i coniugi Breitscheid, la principessa e Maria Ruhnau, la donna assegnata a Mafalda di Savoia come compagna di camera…. (2)

Le condizioni delle due donne era sicuramente “privilegiata” rispetto agli altri internati, ma comunque critica: “Il letto era .. fatto con semplici tavolette sulle quali era posto un saccone riempito di “paglia di legno” come materasso. Il vitto poteva considerarsi sufficiente come quantità (pane nero, margarina, surrogato di caffè non zuccherato, zuppa d’orzo e carne insaccata)..Mafalda era dimagrita in maniera impressionante… Per lungo tempo essa non ricevette alcun cambio di vestiario e per questo negli ultimi mesi appariva molto male vestita: ho potuto accertare che la sua compagna, Ruhnau, dovette cederle addirittura un paio delle proprie scarpe” (la sottolineatura è mia nda) . (3)

Il 24 agosto 1944, a mezzogiorno in punto- dopo aver avvisato più volte con lancio di volantini- aerei alleati bombardarono il campo colpendo anche la baracca 15, questo il tragico bilancio: il signor Breitscheid morto soffocato dalle macerie, sua moglie Tony svenuta ma viva, Mafalda ferita gravemente. Maria si recò all’ “ospedale” (il bordello del campo) “per assistere le due signore”. (4)

Anche il dottor Gerhard Schiedlausky, medico del campo di Buchenwald, conferma questa circostanza nel suo rapporto medico sulla morte di Mafalda stilato a Dachau, dove si trovava in attesa di giudizio come < > il 18 settembre 1946: “Maria Ruhnau, presente alle operazioni di recupero, rimase con loro per aiutarle ed assisterle”. (5) Il medico ci informa anche di una dimostrazione di riconoscenza legata a questo episodio: “come da dichiarazione del personale, la principessa Mafalda aveva espresso il desiderio che l’orologio venisse consegnato a Maria Ruhnau, quale espressione della sua gratitudine per i suoi servigi durante la prigionia e la malattia”. (6)

Anche il comandante del lager di Buchenwald, Hermann Pister, era a conoscenza di questa speciale relazione che univa Mafalda e Maria. Il principe Filippo d’Assia, marito di Mafalda, ebbe la possibilità di porre delle domande scritte a Pister. Fra le varie risposte relative a Mafalda si può leggere: “Su richiesta del comandante le è stata assegnata una inserviente (Maria Ruhnau) esclusivamente al suo servizio. I loro rapporti erano molto cordiali, questa era come una dama di compagnia”. (7)

La vedova Tony Breitscheid scrivendo nel 1945 a figli della principessa Mafalda raccontò: “A vostra madre era stata assegnata, perché le facesse compagnia e la aiutasse nei servizi, un’altra prigioniera, una donna che apparteneva alla setta dei “cercatori della Bibbia” (leggi Testimoni di Geova, nda ): una certa signora Maria Ruhnau, che le restò vicino fino all’ultimo. Ignoro dove si trovi attualmente la signora Ruhnau e se sia ancora in vita”. (8)

In occasione del 50° anniversario della liberazione delle vittime innocenti rinchiuse nei campi di sterminio nazisti, il 26 gennaio 1995, un editoriale del New York Times affermò: “Se si considerano i momenti più bui,questo è stato il secolo di Satana.Mai nel passato gli uomini hanno rivelato una frenesia, una propensione così insaziabile a uccidere milioni di loro simili per motivi di razza, religione o classe”. Maria visse in questo tragico periodo e soffrì per le sue convinzioni religiose. “Si chiamavano Bibelforscher, studenti della Bibbia, portavano un triangolo viola e abitavano in quel regno della notte e delle nebbie che andava sotto il nome di universo concentrazionario, la macchina di oppressione ideata dal regime hitleriano. Della loro storia ci sono pervenuti frammenti.Storia da molti dimenticata e per tanti altri ancora da scrivere” , scrive lo storico Claudio Vercelli.

Perché Maria e i Testimoni si trovavano nei lager? Annette Wieviorka nel suo libro “Auschwitz spiegato a mia figlia” scrive: “All’inizio erano riservati ai tedeschi: oppositori del regime, ma anche omosessuali, testimoni di Jehova (9) che rifiutavano di abiurare la propria fede, fare il saluto nazista o, successivamente, entrare nell’esercito, per gli uomini, e lavorare nelle fabbriche militari, per le donne”. Ai Testimoni che si trovavano nel campo di Buchenwald e che si rifiutavano di rinnegare la loro fede veniva richiesto di firmare la seguente dichiarazione che, evidentemente, fu sottoscritta anche da Maria: “Sono ancora un convinto Studente Biblico e non tradirò mai il giuramento fatto a Geova”. (10)

Quando i nazisti salirono al potere nel 1933 gli oltre 20.000 Testimoni tedeschi furono immediatamente presi di mira quali nemici dello Stato per il loro rifiuto di sostenere l’ideologia nazista imperniata sull’odio. Circa 12.000 Testimoni infine avrebbero sofferto nelle prigioni o nei campi nazisti, dove 2.000 di loro trovarono la morte.(11)

“A beneficio delle generazioni future la memoria storica delle vittime del nazifascismo va conservata e questo non per instillare l’odio, nettamente contrario alla natura dei cristiani” ma “il sonno della ragione può riproporsi. L’uomo, la sua dignità, i suoi inalienabili diritti possono essere ancora una volta negati” hanno affermato due noti personaggi.




* Ho cercato di ricostruire le vicende relative a Maria Rauhnau a titolo personale spinto dal desiderio di far conoscere una piccola storia, dimenticata o sconosciuta ai più, da un debito di riconoscenza nei confronti di Maria. Anche se non ci siamo mai conosciuti e ignoro il tuo “destino” non dimentico il tuo esempio di fede e lealtà.
 
siao Jo :d: ... è da stamattina che mi "erodo" fegatelli e coratelle, ... dilaniato da un dubbio, ora ho preso il coraggio e di getto ti pongo e rigiro il tarlo che scava lo animo mio, ... chi è B ???

"Mafalda di Savoia e Maria Ruhnau: la principessa e la testimone di Geova insieme a B" ... <<< :-?
 
Lei era la principessa Mafalda di Savoia, la sua compagna una donna di nome Maria Ruhnau. Si conobbero nel campo di concentramento di Buchenwald; colpevoli di quale “reato”?


asenooooooooo:D:D
 
5 ragioni per non discutere con i bambini

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Una bimba stava discutendo con la maestra delle balene
L'insegnante diceva che é fisicamente impossibile per una balena inghiottire un uomo, perché nonostante questa sia un mammifero enorme la sua gola é molto stretta. La piccola replicó che peró Giona era stato inghiottito da una balena.

Irritata l'insegnante ripeté che una balena NON puó in alcun modo inghiottire un uomo perché fisicamente impossibile.

Allora la bimba rispose: "Quando andró in paradiso lo chiederó a Giona"

L'insegnante chiese "Cosa farai se Giona é andato all'inferno?

La piccola replicó: "Allora glielo chiederá lei"


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Una maestra d'asilo sta osservando la classe mentre disegna. Si avvicina un po' a tutti i bambini per vedere i loro disegni e si ferma accanto ad una bambina, chiedendo che cosa stesse disegnando. La bimba risponde:"Sto disegnando Dio
L'insegnante dice:"Ma nessuno sa com'é fatto Dio"

E la bimba risponde: "Tra un minuto lo sapranno"


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Un'insegnante di Catechismo sta spiegando i 10 Comandamenti a bambini di 5 e 6 anni. Mentre sta spiegando il comandamento
Onora tuo padre e tua madre, chiede "Ce n'é uno che ci insegna come si trattano i nostri fratelli e sorelle?" Senza batter ciglio un bimbo risponde prontamente "Non uccidere"




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I bambini sono stati fotografati in classe e l'insegnante tenta di persuaderli ad acquistare una foto di gruppo. "Pensate che bello quando guarderete la foto e direte: 'Toh c'é Jennifer, ora é un avvocato, oppure 'guarda Michael, ora é un medico'. Una vocina dal fondo dell'aula aggiunge: 'E guarda la maestra, adesso é morta"

...ma questa è la più carina!!!!!



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I bimbi di una classe delle elementari di una scuola cattolica vengono fatti allineare per il pranzo: c'é un vassoio di mele esposte con un bigliettino che dice: "Prendetene solo UNA. Dio vi guarda"
Lungo la fila ad un altro tavolo c'é una pila di dolcetti al cioccolato. Un bimbo mette un bigliettino con scritto: "Prendete tutti quelli che volete. Dio sta guardando le mele"
 
Cantiere di Monte Galletto, “carica” imprevista







Il maxi-cantiere A7 per ripristinare volta e fondo stradale della famigerata galleria Monte Galletto, il raduno internazionale dei testimoni di Geova allo stadio Ferraris, le corsie gialle che amplieranno la loro validità e la calda, caldissima estate della Polizia municipale. Ce n’è abbastanza per scrivere una tesi di laurea su come fronteggiare una “calamità” di grandi proporzioni.

L’unico vantaggio, qui, è che le date dei disagi sono note da tempo. Per il resto tutto è un esperimento: mai, nella sua storia recente, Genova si era ritrovata a fronteggiare un blocco di questo tipo. Ieri si è tenuta una riunione dedicata al problema a Palazzo Tursi tra i responsabili del comitato organizzatore dell’assemblea internazionale dei Testimoni di Geova e i vertici della Polizia municipale. Già pronti gli itinerari alternativi per chi, trovando chiusa la A7, si riverserà sulla città, secondo i calcoli si tratta di quindicimila vetture al giorno.

Oggi un comitato in Prefettura affronterà invece il tema dei traghetti e la collaborazione degli uomini della Protezione civile. Il previsto caos andrà in scena tra una ventina di giorni, dal 5 al 18 di agosto.

Avevano scelto le date per tempo, i Testimoni di Geova, per la loro convention internazionale. Quando Società autostrade, d’accordo con il Comune, ha deciso di anticipare il periodo di chiusura del tratto dell’A7 interessato dai lavori, era troppo tardi per pensare di poter rimandare o spostare in altra sede un evento che per sua natura necessita di un coordinamento con decine di altre assemblee analoghe organizzate nel mondo.

Si calcola che saranno 30 mila ogni giorno dal 6 al 9 di agosto, i fedeli di Geova che scenderanno a Genova da tutta la Liguria e dal Nord Italia per partecipare al meeting. Ma il ritorno di una assemblea di questo livello a Genova dopo 28 anni si dovrà scontrare con il cantiere dei cantieri.



Per maggiori informazioni:
Dal 5 al 18 agosto chiuso tratto A7 per lavori galleria Monte Galletto

[...]

Deviazioni del traffico autostradale

I flussi di traffico che arrivano in Liguria da levante e non sono diretti a Genova, nel ponente o al confine di Stato, ma in Piemonte o Lombardia devono infatti poter essere smistati sulla A15 La Spezia-Parma e da lì sull’A1, sulla A21 e altri tronchi. Lo stesso riguarda i flussi autostradali da ponente che a Voltri dovranno seguire la A26 in direzione nord per poi spostarsi sulla A7.”

Percorso alternativi sulla viabilità principale

I percorsi alternativi sulla viabilità provinciale, al momento solo consigliati (ma che potrebbero diventare obbligatori in caso di pesanti criticità) prevedono per il traffico da levante sulla A12 verso Genova e diretto alla A7, l’uscita a Lavagna, seguendo le provinciali di Cogorno fino al bivio di Carasco e della Fontanabuona fino alle Ferriere, la statale 45 fino a Laccio e poi la provinciale della Valle Scrivia con rientro in autostrada a Busalla dal casello A7. Per raggiungere la stessa autostrada i veicoli in uscita dal casello di Genova Est potranno seguire la viabilità cittadina sulla sponda sinistra del Bisagno fino alla galleria della Paglia, proseguire sulla statale 45 fino a Laccio e poi arrivare a Busalla dalla provinciale 226. “Poi ci sono - dice Piero Fossati - i percorsi alternativi sulla viabilità urbana genovese elaborati, con una serie di altre importanti misure, dalla polizia municipale, con il coordinamento del vice comandante Giacomo Tinella: quello da Genova Ovest a Bolzaneto (per rientrare in A7) passa dall’elicoidale di Sampierdarena a lungomare Canepa, fino al ponte Pieragostini per seguire via Perlasca, la strada di sponda del Polcevera fino a Bolzaneto e arrivare poi al casello da via Bruzzo. Dal casello dell’Aeroporto ancora a Bolzaneto invece il percorso previsto attraversa via Cornigliano, piazza Massena e poi dal ponte Pieragostini raggiungerà Bolzaneto.”

Incrementi di traffico stimati sulla viabilità principale

Durante la chiusura della galleria di Monte Galletto nei feriali è previsto un incremento di 4.584 auto e 130 mezzi pesanti al giorno sui percorsi alternativi della viabilità provinciale, di 2.784 auto e 555 mezzi pesanti sul tratto (da Voltri) A10-A26 e collegamento a nord con la A7, di 3.770 auto e 345 mezzi pesanti in ingresso al casello di Bolzaneto, di 3.518 auto e 103 mezzi pesanti in entrata a quello di Busalla, di 4.901 auto e 139 camion lungo l’intersezione A7-A12-Genova Ovest e, sui percorsi urbani di Genova, di 14.259 auto e 747 mezzi pesanti. Con l’Autorità Portuale (per la quale sta seguendo ogni fase il responsabile del servizio viabilità Mauro Gattulli) Capitaneria, Terminal traghetti, enti locali, istituzioni, spedizionieri e categorie stanno mettendo a punto misure e campagne di comunicazione specifiche anche per i flussi di veicoli da e per i traghetti (4.000 auto al giorno, con punte orarie di 700 veicoli tra le 17.30 e le 18.30) e per il porto, con apertura anche serale e notturna dei varchi doganali “Abbiamo chiesto - dice ancora l’assessore provinciale alla viabilità - messaggi plurilingue ad ogni partenza dei traghetti, cartine sui percorsi alternativi per ogni mezzo che sbarca o s’imbarca, e stiamo verificando le modalità per cadenzare l’uscita dal porto - prima le auto, poi i mezzi pesanti che comunque, secondo i dati dei sindacati dell’autotrasporto, saranno molti di meno rispetto agli altri periodi dell’anno, soprattutto dalla seconda settimana d’agosto.”

[...]

Fonte






fonte



L'articolo "Cantiere di Monte Galletto, 'carica' imprevista" è stato pubblicato sul sito Il Secolo XIX, in data 14 luglio 2009, da parte del giornalista Daniele Grillo, rubrica Genova (ilsecoloxix.ilsole24ore.com)
 
Chirurgia cardiaca senza trasfusioni di sangue







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Il dott. M. Kalyanasundaram esamina il bambino che è stato sottoposto
ad un intervento di chirurgia a cuore aperto senza trasfusioni di sangue,
presso l'ospedale Kuppuswamy Naidu Memorial Hospital di Coimba.



Coimbatore: Un bambino di 3 anni di Dindigul è stato sottoposto ad un intervento cruciale di chirurgia a cuore aperto senza trasfusioni di sangue, presso un ospedale privato locale.

Un team di medici guidati dal dott. P. Chandrasekar, consulente di chirurgia cardio-toracica, e dal dott. M. Kalyanasundaram, cardiologo pediatra del G. Kuppuswamy Naidu Memorial Hospital (GKNMH), hanno eseguito lo scorso martedì l’operazione di 4 ore su Asaph, che soffriva di un disturbo cardiaco cianotico congenito.

Questo disturbo è un difetto cardiaco, presente dalla nascita, che risulta in bassi livelli di ossigeno nel sangue. Questo difetto influenza la struttura e le funzioni del cuore e dei vasi sanguigni. I bambini che ne sono affetti vengono spesso definiti ‘bambini blu’. I medici del GKNMH hanno deciso di operare il paziente senza l’impiego di trasfusioni di sangue, rispettando i suoi diritti e le credenze religiose dei suoi genitori (che sono testimoni di Geova), che non permettono le trasfusioni di sangue.

In un’intervista, rilasciata al The New Indian Express, il dott. Chandrasekar ha detto che effettuare questo tipo di operazioni senza sangue è molto difficile anche con gli adulti.

“In questo caso il paziente era un bambino di soli tre anni, oltre ad essere un ‘bambino blu’. E i suoi genitori, rifiutando le trasfusioni in favore di altre alternative, hanno reso l’operazione una sfida per tutti noi”, ha detto.

“Nostro figlio ora sta bene. Possiamo tornare a casa con la coscienza pulita, dato che le nostre credenze sono state rispettate dai medici. Inoltre possiamo evitare di temere qualsiasi effetto collaterale delle trasfusioni di sangue”, hanno detto i genitori.





fonte



Questo articolo è stato pubblicato sul sito Express Buzz, in data 5 febbraio 2009, da parte del giornalista Daniel Raj, rubrica States, sezione Tamil Nadu (www.expressbuzz.com)
 
Crescente numero di persone che evitano trasfusioni di sangue



Ospedale Valley, tra altri 125 ospedali nel paese, usa tecniche di preservazione del sangue del paziente.



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Dorothy Phillips è rimasta ferita in un incidente d'auto e ha ricevuto assistenza chirurgica al Centro Ospedaliero di Valley che offre una chirurgia senza sangue. La sessantacinquenne, ha avuto bisogno di interventi chirurgici al piede e all'anca fratturati.
Foto di John Gurzinski


Dorothy Phillips è ansiosa come chiunque lo sarebbe al pensiero di sottoporsi ad un intervento chirurgico. E' semplicemente terrorizzata.

In qualità di Testimone di Geova, che riconosce la sacralità del sangue e la proibitività delle trasfusioni, Phillips ha un'ulteriore preoccupazione: se avesse avuto bisogno di una chirurgia d'emergenza, il suo corpo avrebbe richiesto speciale attenzione. Dopo che il suo veicolo aveva colpito un palo della luce nel tardo Novembre, Phillips si ritrovò in tale situazione. Sebbene le sue molteplici escoriazioni venivano tamponate con alcol e bendaggi, la sua anca ed il suo piede fratturati, richiedevano l'intervento chirurgico.

Dopo il suo incidente, Phillips, 65 anni, fu trasportata al Centro Medico Universitario, la più vicina Unità di Traumatologia di I Livello.

Nonostante l'esperienza di detto Centro Medico Universitario nel settore di pazienti traumatizzati, Phillips richiese il trasferimento al Centro Medico Ospedaliero Valley dove si praticano tecniche in grado di preservare il sangue del paziente.

"Io sapevo che quello era un Centro in cui non si faceva uso di sangue", ha detto Phillips lo scorso mese dal suo letto d'ospedale sopra il quale aveva apposto una scritta in cui si leggeva: "Niente sangue".

Valley è l'unica struttura medica del Sud Nevada, tra altre 125 nel paese, che fornisce ai suoi pazienti quella che è nota come "medicina senza sangue". Tale alternativa non è prevista soltanto per i Testimoni di Geova, ha affermato Jerry Montgomery, coordinatore del programma di chirurgia nella medicina senza sangue di Valley.

"Noi siamo qui per tutti i pazienti che vogliono evitare le trasfusioni di sangue", ha dichiarato Montgomery. "La medicina senza trasfusioni o con la preservazione del sangue, è divenuta una tendenza per tutta la nazione con programmi operativi in diversi dei nostri prestigiosi istituti sanitari."

Secondo gli esperti nel settore, i pazienti si rivolgono a questi programmi a causa dell'aumento dei costi del sangue, per la paura di contrarre malattie infettive quali l'HIV o le epatiti, e ancora perché un minor numero di donatori affluisce alle banche del sangue. C'è anche il timore che il paziente possa ricevere il sangue sbagliato durante una trasfusione che potrebbe portare ulteriori complicazioni mediche.

"La Croce Rossa Americana sollecita eventuali clienti affermando che il sangue non è mai stato così sicuro, è veramente così", ha riferito il Dott. Jonatan Waters, direttore sanitario impegnato nella gestione del sangue nell'Università di Pittsburgh. "Ma la verità va detta, il sangue non è mai stato sicuro. L'industria delle banche del sangue ha fatto un meraviglioso lavoro di testing sul sangue per l'HIV e le epatiti, ma c'è un'intera gamma di altri fattori che possono causare problemi."

I più importanti concernono i metodi di mantenimento del sangue.

"Il sangue conservato subisce trasformazioni che non possono essere d'aiuto ai pazienti", hanno dichiarato Montgomery e Waters. Secondo uno studio clinico pubblicato sul giornale di medicina New England, i pazienti operati al cuore che sono stati trasfusi con sangue conservato da più di 14 giorni, sono in peggiori condizioni di quelli che non ne hanno ricevuto. Lo studio si è basato sul tasso di morti avvenute in ospedale. L'incidenza di complicazioni e di morti a lungo termine sono state più alte tra coloro che avevano ricevuto sangue più vecchio.

"L'effetto dello stoccaggio del sangue è stato percepito come una grande minaccia", ha affermato Waters. "Il tempo medio di conservazione del sangue è di 21 giorni. Se si riceve il sangue conservato entro 14 giorni, secondo decreto ufficiale, si va a castrare la possibilità della banca del sangue di provvedere a quei pazienti che rimangono nel bisogno.

Tutto ciò perché c'è un crescente interesse ad evitare le trasfusioni". Robert Kopehinski, direttore esecutivo della Milwaukee-Society che è impegnata sulla promozione della gestione del sangue, ha dichiarato che ci sono 125 programmi di conservazione del sangue negli Stati Uniti. L'organizzazione aiuta i fornitori dei servizi sanitari istituiti sui programmi di gestione del sangue oppure li inserisce all'interno della propria prassi clinica. Waters, presidente di detta Società, ha dichiarato che l'interesse tra i fornitori sanitari per lo sviluppo dei programmi di gestione del sangue, è cresciuto in questi ultimi 5 anni.

Anche i membri-guida di questa Società, con l'inclusione del Valley Hospital, sono aumentati.
Waters ha affermato che c'è differenza tra un programma senza sangue e un programma di gestione del sangue. I programmi senza sangue sono generalmente focalizzati su gruppi religiosi come i Testimoni di Geova; i programmi di gestione del sangue mirano alla riduzione del suo uso in tutti i pazienti.

"Il Valley Hospital che ha iniziato i suoi programmi di medicina senza sangue nel 2006, si basa su tre principi guida", ha detto Montgomery. Essi sono: usare farmaci per alzare il livello di globuli rossi del paziente, prendere le precauzioni per evitare le inutili perdite di sangue, usare le tecnologie per riciclare il sangue. Poiché Phillips aveva bisogno di due interventi. I medici decisero di iniziare con quello che avrebbe richiesto minor perdita di sangue: l'intervento al piede. Successivamente a quell'intervento, per prepararla ad una più invasiva ricostituzione dell'anca, a Phillips furono somministrati farmaci che andavano a rifornire il suo livello di globuli rossi. Poiché era anemica, dovette attendere diverse settimane per l'intervento all'anca.

Quest'intervento ebbe luogo successivamente di Giovedì. Come parte del suo programma, il Valley Hospital ha investito in alcuni sistemi di auto trasfusione continui, o salva-sangue che collegano il sangue alla sede dell'intervento così da poter essere riciclato all'interno del corpo. Il funzionamento è il seguente: quando un medico pratica un'incisione, un tecnico usa un piccolo tubo simile a quello usato dai dentisti per rimuovere i fluidi dalla bocca durante le procedure odontoiatriche, così da aspirare il sangue dalla sede dell'intervento. Il sangue passa attraverso il tubo e viene mixato con una sostanza che ne previene il coagulamento. Il sangue è collegato ad una boccia attaccata alla macchina. Il sangue viene poi filtrato e fatto girare velocemente in una centrifuga per separare i globuli rossi dal plasma.


Il plasma viene smaltito dei globuli rossi che sono lavati con una soluzione salina usata anche per la rimozione dei detriti. Poi, i globuli rossi puliti, vengono pompati in una sacca da trasfusione da cui possono ritornare eventualmente al paziente; così raccontano gli assistenti sanitari.

"Secondo me, immettere altro sangue nel proprio corpo è come inserirvi un oggetto estraneo", ha detto Phillips. "Quando viene introdotto un elemento estraneo nel proprio corpo, esso cerca automaticamente di rigettarlo".Montgomery e Waters dicono che è il tempo ad essere più importante rispetto all'afferrare l'assistenza sanitaria del programma di gestione del sangue.

"Già, la Joint Commission, un'organizzazione nazionale che certifica le strutture di assistenza sanitaria, sta esaminando metodi per sviluppare misure di garanzia delle prestazioni per quei pazienti che non sono anemici quando entrano in ospedale per procedure chirurgiche", Waters ha dichiarato.

"Gli Stati Uniti sono attualmente un po indietro rispetto al resto del mondo", ha aggiunto Waters. C'è un programma in Ontario, Canada, dove sussistono 26 grandi strutture che hanno un programma unificato di gestione del sangue. C'è un programma nell'occidente dell'Australia e programmi vari distribuiti attraverso l'extra-europeo.

Nel Sud-Nevada, Montgomery ed altri operatori sanitari che fanno parte del sistema sanitario del Valley Hospital, tengono conferenze pubbliche circa la medicina senza sangue. Essi discutono le misure che gli utenti possono prendere per evitare le trasfusioni di sangue. "Io sapevo che era possibile subire interventi senza sangue", ha detto Phillips, il cui Chitzu era morto nell'incidente. "Molto tempo fa, un giovane ragazzo nella nostra congregazione venne portato in Texas dove fu operato a cuore aperto. Egli sopravvisse. Sapevo che anch'io avrei potuto sopravvivere con la chirurgia senza sangue".





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Questo articolo è stato pubblicato sul sito Las Vegas Review-Journal, in data 11 gennaio 2009, da parte del giornalista Annette Wells, rubrica News (
 
Gerusalemme, il mistero del vaso di Menachem







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Un manico di vaso risalente all'età del ferro è stato rinvenuto durante uno scavo archeologico a Gerusalemme, nei pressi del Monte degli Ulivi.

La particolarità del reperto, databile a circa tremila anni fa, è l'incisione sulla superficie: a caratteri ebraici appare infatti la parola Menachem, ovvero il nome di un sovrano israeliano che potrebbe corrispondere con la figura di Menachem Ben Gadi, il re nominato anche nella Bibbia.






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Gerusalemme, il mistero del vaso di Menachem







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Un manico di vaso risalente all'età del ferro è stato rinvenuto durante uno scavo archeologico a Gerusalemme, nei pressi del Monte degli Ulivi.

La particolarità del reperto, databile a circa tremila anni fa, è l'incisione sulla superficie: a caratteri ebraici appare infatti la parola Menachem, ovvero il nome di un sovrano israeliano che potrebbe corrispondere con la figura di Menachem Ben Gadi, il re nominato anche nella Bibbia.







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Va che sei forte JOAKIN...

SPAMMI PURE TE STESSO...........:lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol:
 
Ferraris tirato a lucido dai Testimoni di Geova







Mentre il Comune e le società progettano un nuovo stadio - destando proteste trasversali - c’è anche chi si prende cura del vecchio e glorioso Ferraris: l’impianto di Marassi tornerà come nuovo. Chiaro, le normative Uefa sono sempre più stringenti e per adeguarsi occorrerebbe un intervento strutturale, con un esborso notevole. Ma a inizio agosto lo stadio cambierà aspetto.

L’iniziativa è dei Testimoni di Geova, che dal 6 al 9 agosto terranno al Ferraris il loro raduno internazionale: sabato 8 sul campo compariranno anche due grandi vasche per il battesimo di gruppo dei nuovi fedeli.

Per preparare adeguatamente lo stadio all’evento, e fare un regalo alla città, lunedì 3 agosto, dalle 8 del mattino, tremila volontari - gratuitamente - invaderanno l’impianto per dargli una bella ripulita: «Laveremo i vetri, sporchi soprattutto nella zona delle Gabbie, toglieremo i chewing gum dalle poltrone e dalle gradinate, cancelleremo le scritte, soprattutto quelle che contengono insulti, e risistemeremo anche i servizi igienici», spiega Orazio Russo, portavoce dei Testimoni di Geova. Che promette: «Tireremo a lucido lo stadio come non si è mai visto». È anche una questione di riguardo, perché alla giornata conclusiva del raduno sono state invitate anche tutte le autorità: «Il questore, il sindaco, la giunta, l’opposizione», puntualizza Russo.

Anche se non tutti sono favorevoli al raduno nello stadio. Dal 6 al 9 agosto sono attesi a Genova non meno di 30-40.000 fedeli, e in città non c’è altro posto dove possano riunirsi in un numero così imponente.





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