JOACKIN
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- ricostruzione storica di Cristiano Cressoni* -
Una era una nobile principessa italiana, l’altra una sconosciuta donna tedesca. Entrambe accomunate da un tragico destino divisero per un breve tratto della loro vita angoscia e dolore e, forse, qualche breve e sfuggente spiraglio di serenità.
Lei era la principessa Mafalda di Savoia, la sua compagna una donna di nome Maria Ruhnau. Si conobbero nel campo di concentramento di Buchenwald; colpevoli di quale “reato”?
Nel cancello d’entrata del campo si leggeva “A ciascuno il suo”. La principessa Mafalda “colpevole” di essere italiana – e per di più della famiglia reale- dopo l’8 settembre 1943. Maria “colpevole” di essere una bibelforscher , una studente biblica come allora erano conosciuti i Testimoni di Geova.
Era il 1937 quando fu Istituito il campo di concentramento di Buchenwald; a quanto risulta, viene usato per la prima volta il triangolo viola per identificare i detenuti Testimoni di Geova; nelle prigioni e nei campi sono già 6.000. (fonte: Triangoliviola)
L’ annuario dei Testimoni di Geova del 2003, pag.23 afferma: “A Buchenwald, durante quasi tutta la sua esistenza come campo di concentramento nazista, c’erano sempre dai 300 ai 450 Testimoni”.
Mentre della principessa agli storici è nota la triste vicenda, raccontata recentemente anche dallo sceneggiato televisivo Mafalda di Savoia, il coraggio di una principessa, di Maria Ruhnau si sa poco o niente. Il merito di aver “scoperto” e raccontato la sua storia è di Renato Barneschi e del suo libro Frau von weber Vita e morte di Mafalda di Savoia a Buchenwald edito da Rusconi, Milano, 1982.
Grazie a questo libro raccoglieremo alcuni frammenti della storia della Ruhnau. Innanzitutto premettiamo che Mafalda e Maria (così le chiameremo per alleggerire la lettura di questa ricostruzione, senza appesantirla con titoli reali) si alloggiavano nella Baracca 15, riservata agli “internati speciali”,stanza 9. Secondo la descrizione del maggiore americano L.C.Samuel, comandante del del campo di Buchenwald dopo la liberazione, la baracca 15 assegnata a Mafalda e a Maria Ruhnau “era composta di dieci camerette e divisa in due parti da una piccola separazione. In entrambe le parti si trovavano una cucina e un bagno. Intorno alla baracca c’era un giardinetto circondato da un muro alto circa tre metri e mezzo, sormontato da un filo spinato inclinato verso l’esterno”. (1)
Pubblicando nel 1948 uno stralcio del proprio diario il conte Federico Avogadro di Vigliano ci rivela i nomi degli occupanti della baracca 15 e al ruolo di Maria: “Queste ultime notizie sono state da me ricavate integralmente dal testo originale del rapporto inviato a Sua Maestà Vittorio Emanuele II dal dottor Pecorari..” … “Le testimonianze di Wiltschek e di Boninu mi furono utili per la prima parte del rapporto, quella relativa alla descrizione della baracca 15 e delle condizioni di vita imposte dal Lagerfurer ai quattro internati che l’abitarono: i coniugi Breitscheid, la principessa e Maria Ruhnau, la donna assegnata a Mafalda di Savoia come compagna di camera…. (2)
Le condizioni delle due donne era sicuramente “privilegiata” rispetto agli altri internati, ma comunque critica: “Il letto era .. fatto con semplici tavolette sulle quali era posto un saccone riempito di “paglia di legno” come materasso. Il vitto poteva considerarsi sufficiente come quantità (pane nero, margarina, surrogato di caffè non zuccherato, zuppa d’orzo e carne insaccata)..Mafalda era dimagrita in maniera impressionante… Per lungo tempo essa non ricevette alcun cambio di vestiario e per questo negli ultimi mesi appariva molto male vestita: ho potuto accertare che la sua compagna, Ruhnau, dovette cederle addirittura un paio delle proprie scarpe” (la sottolineatura è mia nda) . (3)
Il 24 agosto 1944, a mezzogiorno in punto- dopo aver avvisato più volte con lancio di volantini- aerei alleati bombardarono il campo colpendo anche la baracca 15, questo il tragico bilancio: il signor Breitscheid morto soffocato dalle macerie, sua moglie Tony svenuta ma viva, Mafalda ferita gravemente. Maria si recò all’ “ospedale” (il bordello del campo) “per assistere le due signore”. (4)
Anche il dottor Gerhard Schiedlausky, medico del campo di Buchenwald, conferma questa circostanza nel suo rapporto medico sulla morte di Mafalda stilato a Dachau, dove si trovava in attesa di giudizio come < > il 18 settembre 1946: “Maria Ruhnau, presente alle operazioni di recupero, rimase con loro per aiutarle ed assisterle”. (5) Il medico ci informa anche di una dimostrazione di riconoscenza legata a questo episodio: “come da dichiarazione del personale, la principessa Mafalda aveva espresso il desiderio che l’orologio venisse consegnato a Maria Ruhnau, quale espressione della sua gratitudine per i suoi servigi durante la prigionia e la malattia”. (6)
Anche il comandante del lager di Buchenwald, Hermann Pister, era a conoscenza di questa speciale relazione che univa Mafalda e Maria. Il principe Filippo d’Assia, marito di Mafalda, ebbe la possibilità di porre delle domande scritte a Pister. Fra le varie risposte relative a Mafalda si può leggere: “Su richiesta del comandante le è stata assegnata una inserviente (Maria Ruhnau) esclusivamente al suo servizio. I loro rapporti erano molto cordiali, questa era come una dama di compagnia”. (7)
La vedova Tony Breitscheid scrivendo nel 1945 a figli della principessa Mafalda raccontò: “A vostra madre era stata assegnata, perché le facesse compagnia e la aiutasse nei servizi, un’altra prigioniera, una donna che apparteneva alla setta dei “cercatori della Bibbia” (leggi Testimoni di Geova, nda ): una certa signora Maria Ruhnau, che le restò vicino fino all’ultimo. Ignoro dove si trovi attualmente la signora Ruhnau e se sia ancora in vita”. (8)
In occasione del 50° anniversario della liberazione delle vittime innocenti rinchiuse nei campi di sterminio nazisti, il 26 gennaio 1995, un editoriale del New York Times affermò: “Se si considerano i momenti più bui,questo è stato il secolo di Satana.Mai nel passato gli uomini hanno rivelato una frenesia, una propensione così insaziabile a uccidere milioni di loro simili per motivi di razza, religione o classe”. Maria visse in questo tragico periodo e soffrì per le sue convinzioni religiose. “Si chiamavano Bibelforscher, studenti della Bibbia, portavano un triangolo viola e abitavano in quel regno della notte e delle nebbie che andava sotto il nome di universo concentrazionario, la macchina di oppressione ideata dal regime hitleriano. Della loro storia ci sono pervenuti frammenti.Storia da molti dimenticata e per tanti altri ancora da scrivere” , scrive lo storico Claudio Vercelli.
Perché Maria e i Testimoni si trovavano nei lager? Annette Wieviorka nel suo libro “Auschwitz spiegato a mia figlia” scrive: “All’inizio erano riservati ai tedeschi: oppositori del regime, ma anche omosessuali, testimoni di Jehova (9) che rifiutavano di abiurare la propria fede, fare il saluto nazista o, successivamente, entrare nell’esercito, per gli uomini, e lavorare nelle fabbriche militari, per le donne”. Ai Testimoni che si trovavano nel campo di Buchenwald e che si rifiutavano di rinnegare la loro fede veniva richiesto di firmare la seguente dichiarazione che, evidentemente, fu sottoscritta anche da Maria: “Sono ancora un convinto Studente Biblico e non tradirò mai il giuramento fatto a Geova”. (10)
Quando i nazisti salirono al potere nel 1933 gli oltre 20.000 Testimoni tedeschi furono immediatamente presi di mira quali nemici dello Stato per il loro rifiuto di sostenere l’ideologia nazista imperniata sull’odio. Circa 12.000 Testimoni infine avrebbero sofferto nelle prigioni o nei campi nazisti, dove 2.000 di loro trovarono la morte.(11)
“A beneficio delle generazioni future la memoria storica delle vittime del nazifascismo va conservata e questo non per instillare l’odio, nettamente contrario alla natura dei cristiani” ma “il sonno della ragione può riproporsi. L’uomo, la sua dignità, i suoi inalienabili diritti possono essere ancora una volta negati” hanno affermato due noti personaggi.
* Ho cercato di ricostruire le vicende relative a Maria Rauhnau a titolo personale spinto dal desiderio di far conoscere una piccola storia, dimenticata o sconosciuta ai più, da un debito di riconoscenza nei confronti di Maria. Anche se non ci siamo mai conosciuti e ignoro il tuo “destino” non dimentico il tuo esempio di fede e lealtà.
Una era una nobile principessa italiana, l’altra una sconosciuta donna tedesca. Entrambe accomunate da un tragico destino divisero per un breve tratto della loro vita angoscia e dolore e, forse, qualche breve e sfuggente spiraglio di serenità.
Lei era la principessa Mafalda di Savoia, la sua compagna una donna di nome Maria Ruhnau. Si conobbero nel campo di concentramento di Buchenwald; colpevoli di quale “reato”?
Nel cancello d’entrata del campo si leggeva “A ciascuno il suo”. La principessa Mafalda “colpevole” di essere italiana – e per di più della famiglia reale- dopo l’8 settembre 1943. Maria “colpevole” di essere una bibelforscher , una studente biblica come allora erano conosciuti i Testimoni di Geova.
Era il 1937 quando fu Istituito il campo di concentramento di Buchenwald; a quanto risulta, viene usato per la prima volta il triangolo viola per identificare i detenuti Testimoni di Geova; nelle prigioni e nei campi sono già 6.000. (fonte: Triangoliviola)
L’ annuario dei Testimoni di Geova del 2003, pag.23 afferma: “A Buchenwald, durante quasi tutta la sua esistenza come campo di concentramento nazista, c’erano sempre dai 300 ai 450 Testimoni”.
Mentre della principessa agli storici è nota la triste vicenda, raccontata recentemente anche dallo sceneggiato televisivo Mafalda di Savoia, il coraggio di una principessa, di Maria Ruhnau si sa poco o niente. Il merito di aver “scoperto” e raccontato la sua storia è di Renato Barneschi e del suo libro Frau von weber Vita e morte di Mafalda di Savoia a Buchenwald edito da Rusconi, Milano, 1982.
Grazie a questo libro raccoglieremo alcuni frammenti della storia della Ruhnau. Innanzitutto premettiamo che Mafalda e Maria (così le chiameremo per alleggerire la lettura di questa ricostruzione, senza appesantirla con titoli reali) si alloggiavano nella Baracca 15, riservata agli “internati speciali”,stanza 9. Secondo la descrizione del maggiore americano L.C.Samuel, comandante del del campo di Buchenwald dopo la liberazione, la baracca 15 assegnata a Mafalda e a Maria Ruhnau “era composta di dieci camerette e divisa in due parti da una piccola separazione. In entrambe le parti si trovavano una cucina e un bagno. Intorno alla baracca c’era un giardinetto circondato da un muro alto circa tre metri e mezzo, sormontato da un filo spinato inclinato verso l’esterno”. (1)
Pubblicando nel 1948 uno stralcio del proprio diario il conte Federico Avogadro di Vigliano ci rivela i nomi degli occupanti della baracca 15 e al ruolo di Maria: “Queste ultime notizie sono state da me ricavate integralmente dal testo originale del rapporto inviato a Sua Maestà Vittorio Emanuele II dal dottor Pecorari..” … “Le testimonianze di Wiltschek e di Boninu mi furono utili per la prima parte del rapporto, quella relativa alla descrizione della baracca 15 e delle condizioni di vita imposte dal Lagerfurer ai quattro internati che l’abitarono: i coniugi Breitscheid, la principessa e Maria Ruhnau, la donna assegnata a Mafalda di Savoia come compagna di camera…. (2)
Le condizioni delle due donne era sicuramente “privilegiata” rispetto agli altri internati, ma comunque critica: “Il letto era .. fatto con semplici tavolette sulle quali era posto un saccone riempito di “paglia di legno” come materasso. Il vitto poteva considerarsi sufficiente come quantità (pane nero, margarina, surrogato di caffè non zuccherato, zuppa d’orzo e carne insaccata)..Mafalda era dimagrita in maniera impressionante… Per lungo tempo essa non ricevette alcun cambio di vestiario e per questo negli ultimi mesi appariva molto male vestita: ho potuto accertare che la sua compagna, Ruhnau, dovette cederle addirittura un paio delle proprie scarpe” (la sottolineatura è mia nda) . (3)
Il 24 agosto 1944, a mezzogiorno in punto- dopo aver avvisato più volte con lancio di volantini- aerei alleati bombardarono il campo colpendo anche la baracca 15, questo il tragico bilancio: il signor Breitscheid morto soffocato dalle macerie, sua moglie Tony svenuta ma viva, Mafalda ferita gravemente. Maria si recò all’ “ospedale” (il bordello del campo) “per assistere le due signore”. (4)
Anche il dottor Gerhard Schiedlausky, medico del campo di Buchenwald, conferma questa circostanza nel suo rapporto medico sulla morte di Mafalda stilato a Dachau, dove si trovava in attesa di giudizio come < > il 18 settembre 1946: “Maria Ruhnau, presente alle operazioni di recupero, rimase con loro per aiutarle ed assisterle”. (5) Il medico ci informa anche di una dimostrazione di riconoscenza legata a questo episodio: “come da dichiarazione del personale, la principessa Mafalda aveva espresso il desiderio che l’orologio venisse consegnato a Maria Ruhnau, quale espressione della sua gratitudine per i suoi servigi durante la prigionia e la malattia”. (6)
Anche il comandante del lager di Buchenwald, Hermann Pister, era a conoscenza di questa speciale relazione che univa Mafalda e Maria. Il principe Filippo d’Assia, marito di Mafalda, ebbe la possibilità di porre delle domande scritte a Pister. Fra le varie risposte relative a Mafalda si può leggere: “Su richiesta del comandante le è stata assegnata una inserviente (Maria Ruhnau) esclusivamente al suo servizio. I loro rapporti erano molto cordiali, questa era come una dama di compagnia”. (7)
La vedova Tony Breitscheid scrivendo nel 1945 a figli della principessa Mafalda raccontò: “A vostra madre era stata assegnata, perché le facesse compagnia e la aiutasse nei servizi, un’altra prigioniera, una donna che apparteneva alla setta dei “cercatori della Bibbia” (leggi Testimoni di Geova, nda ): una certa signora Maria Ruhnau, che le restò vicino fino all’ultimo. Ignoro dove si trovi attualmente la signora Ruhnau e se sia ancora in vita”. (8)
In occasione del 50° anniversario della liberazione delle vittime innocenti rinchiuse nei campi di sterminio nazisti, il 26 gennaio 1995, un editoriale del New York Times affermò: “Se si considerano i momenti più bui,questo è stato il secolo di Satana.Mai nel passato gli uomini hanno rivelato una frenesia, una propensione così insaziabile a uccidere milioni di loro simili per motivi di razza, religione o classe”. Maria visse in questo tragico periodo e soffrì per le sue convinzioni religiose. “Si chiamavano Bibelforscher, studenti della Bibbia, portavano un triangolo viola e abitavano in quel regno della notte e delle nebbie che andava sotto il nome di universo concentrazionario, la macchina di oppressione ideata dal regime hitleriano. Della loro storia ci sono pervenuti frammenti.Storia da molti dimenticata e per tanti altri ancora da scrivere” , scrive lo storico Claudio Vercelli.
Perché Maria e i Testimoni si trovavano nei lager? Annette Wieviorka nel suo libro “Auschwitz spiegato a mia figlia” scrive: “All’inizio erano riservati ai tedeschi: oppositori del regime, ma anche omosessuali, testimoni di Jehova (9) che rifiutavano di abiurare la propria fede, fare il saluto nazista o, successivamente, entrare nell’esercito, per gli uomini, e lavorare nelle fabbriche militari, per le donne”. Ai Testimoni che si trovavano nel campo di Buchenwald e che si rifiutavano di rinnegare la loro fede veniva richiesto di firmare la seguente dichiarazione che, evidentemente, fu sottoscritta anche da Maria: “Sono ancora un convinto Studente Biblico e non tradirò mai il giuramento fatto a Geova”. (10)
Quando i nazisti salirono al potere nel 1933 gli oltre 20.000 Testimoni tedeschi furono immediatamente presi di mira quali nemici dello Stato per il loro rifiuto di sostenere l’ideologia nazista imperniata sull’odio. Circa 12.000 Testimoni infine avrebbero sofferto nelle prigioni o nei campi nazisti, dove 2.000 di loro trovarono la morte.(11)
“A beneficio delle generazioni future la memoria storica delle vittime del nazifascismo va conservata e questo non per instillare l’odio, nettamente contrario alla natura dei cristiani” ma “il sonno della ragione può riproporsi. L’uomo, la sua dignità, i suoi inalienabili diritti possono essere ancora una volta negati” hanno affermato due noti personaggi.
* Ho cercato di ricostruire le vicende relative a Maria Rauhnau a titolo personale spinto dal desiderio di far conoscere una piccola storia, dimenticata o sconosciuta ai più, da un debito di riconoscenza nei confronti di Maria. Anche se non ci siamo mai conosciuti e ignoro il tuo “destino” non dimentico il tuo esempio di fede e lealtà.