Credo utile riproporre anche questo dal 3d " ... investimento rivalutazione".
Torno da Cuba dove c'è sì una dittatura, ma comunque non c'è quasi nulla, i 6 canali TV vengono tranquillamente snobbati dalla popolazione (acquistano grandi schermi solo per vedersi le telenovelas o i film in chiavetta). I telegiornali, in stile similarcheosovietico, non dicono nulla (ricordo quando in Russia c'erano solo Pravda (=Verità) e Izvestia (=Notizie), e la gente borbottava "Non c'è pravda nelle Izvestia, e non ci sono izvestia nella Pravda).
Premesso questo, il continuo cambio di situazione mi ha reso più cosciente di quanto ormai le notizie non servano più, da noi, per informare, ma per riempire un vuoto, proprio come le trasmissioni di calcio parlato o gli show televisivi vari. Non è nemmeno intrattenimento, è qualcosa di somigliante alla febbre da smartphone, da Facebook o simili, quella stessa di cui parla il sig. Francesco quando dice "A tavola guardate chi avete di fronte, non il telefonino". L'uomo così viene decentrato fuori di sé, e nessuno o quasi oggi è totalmente indenne da questa condizione. Sempre più notizie, sempre più "droga", sennò di che parlo domani?
Mi fermo subito. Non volevo predicare nulla, eh! Solo far notare che anche le notizie, da strumento utile, sono diventate un supporto artificiale al vuoto della nostra esistenza.
E l'ho notato appunto venendo da dove le notizie praticamente mancano.
Su questo vuoto si edifica una sedicente arte che guarda alla cronaca e non allo spirito. Un po' come sostituire lavoro, meditazione e coscienza con amphetamina, cocaina ed oppiacei. Così, se non ne fai uso, gli "esperti" potranno sempre dirti: Non puoi capire.
Voglio però precisare in che cosa c'entri Cattelan con queste parole. Chi lo ha definito come una specie di genio mediatico ha appunto riferito il suo operare in funzione della comunicazione di massa. Quest'ultima, notiamo ancora, è costretta a far uso di slogan, brevi frasi aforistiche, insomma in modo simile alla pubblicità. La quale non vuole farti pensare, ma, al contrario, convincere e costringere il tuo subconscio, e lo vuole/deve fare con la massima economia di mezzi e tempi. Non a caso in poco più di cent'anni la lunghezza delle parole e delle frasi nei testi degli scrittori si è, all'evidenza, drasticamente ridimensionata. E lo stesso è accaduto nella musica: le mirabolanti ampie architetture di Wagner, Mahler e molti altri di quell'epoca hanno lasciato il posto a musiche sempre più afasiche, magari "lunghe", ma senza più l'antica ricchezza di articolazione. Lo stesso nella musica di consumo, che non tende più ad imitare il respiro dell'opera,come nelle più note canzoni di inizio 900, ma si è data ad una ripetitività assai povera di armonie e varianti melodiche.
Che l'ubriaco o il drogato possano solo "ragionare" per mozziconi di frasi e concetti non è un caso. L'unità dell'individuo poggia sulla sua memoria, qualunque concetto richiede di tener presente il già detto sino a fine costrutto. Nell'Alzheimer la perdita di memoria e di coscienza annulla l'individuo stesso. Se si perde la memoria si perde anche l'io. E dunque questi brevi slogan, concettini, frasi musicali di poco respiro ci concedono di rinunciare ad usare la memoria.
Sin dal 1892 ... oggi con una NUOVA formula ecc ecc, così agisce la pubblicità. Un richiamo alla tua coscienza, all'io (l'antica data di fondazione) subito superato dall'appello al nuovo, al "dimentica". Non è detto che la semplificazione riduttiva, il ridursi a slogan affermativi (v. arte concettuale) non possa creare qualcosa di buono. Quello che va notato è che comunque questa creazione si riferirà in ogni caso a catene mentali più corte, meno pregne di memoria, semplificate, e in qualche modo banalizzate.
Ora si può tornare a Cattelan. Come in genere per ogni ready-made, la scelta di combinare oggetti "già pronti" equivale ad una rinuncia ad agire sulla materia. Però, mettendo in gioco dei "pezzi di Lego" assai grossolani, oggetti industriali o naturali, per esempio, il creatore prende le distanze dall'opera stessa, e ci presenta, per restare nella metafora, non un ragionamento ma uno slogan. Pertanto, affinché lo slogan abbia effetto, esso deve incernierarsi su qualche aspetto dell'attualità. Con questa doppia mossa (ready-made spaziale + contestualizzazione temporale) lo spettatore è buttato fuori da sé stesso. Spazialmente non avrà riferimenti relativi all'attività umana, tipo pennellate, per esempio. Temporalmente gli verrà proposta la forza delle energie che agiscono al di fuori di lui, l'"attualità", il mondo d'oggi nel suo trascorrere privo di significato.
Oh, il Nostro (e tutti) cercherà di riscattare il suo agire destrutturante appiccicando all'insieme una specie di proposta morale, una critica della società che in effetti non costa nessuna fatica a nessuno. Un po' come il mafioso inquinatore si riscatta passando un po' di denaro mal conseguito alla Chiesa.
Chiudo rifacendo notare come tutte queste opere si possano produrre in tempi brevi e quantità enormi. Altrove ho fatto l'esempio di Isgrò, che cancellerebbe la Cappella Sistina in molto meno tempo rispetto a quello impiegato da Michelangelo per crearla. Ugualmente, proporre concetti brevi è molto più semplice che produrre un testo articolato, ma soprattutto essi sono molto più semplici da capire. Apparentemente. Perché in realtà lo spettatore si trova nella condizione passiva dell'ipnotizzato, non capisce proprio nulla.
Ed allora, ecco che arriva il critico prezzolato, o l'artista stesso, a "spiegargli" i vari significati dell'opera.
Che ci sian ciascun lo dice
Dove sian nessun lo sa
