MI DICONO CHE SONO DIVERSA... MENO MALE!!

Se andiamo a ricalcolare le pensioni sulla base del contributivo nel solo settore pubblico, portiamo a casa almeno 30 miliardi all'anno.
Se integriamo con il settore privato, i miliardi diventerebbero almeno il doppio.


.....e Nannicini ha problemi di calcolo........PIRLAALCUBO
 
Un po' di gossip e Vi saluto

ROMA – Lory Del Santo (57 anni) e il suo giovane fidanzato Marco Cucolo, di 24 anni, sono gli Innamorati, una delle coppie della nuova edizione di Pechino Express,
il fortunato adventure game di Rai2 giunto alla sua quinta edizione.
Nel corso della prima puntata, appena all’inizio dei 7mila chilometri che dovranno percorrere, Lory Del Santo si è subito imposta in tutto il suo divismo.
Alle prese con il cambio d’abito, insieme al compagno, l’ex showgirl ha detto: “Non lascio qui il mio abito, costa 10 mila dollari”.

Tra le altre coppie in gara spicca l’opinionista di Uomini e Donne Tina Cipollari insieme con Simone Di Matteo, amico e suo biografo, (Gli Spostati),

il cantante Francesco Sarcina e la moglie Clizia Incorvaia (I Coniugi).

Le altre coppie sono forse meno note, ma c’è da star sicuri che non mancheranno di darsi battaglia.
Ci sono le Naturali, Benedetta Mazza e Raffaella Modugno, bionda modella, attrice e volto di Rai Gulp la prima, vulcano di ricci castani e modella per i più importanti brand la seconda.

A dar loro filo da torcere Diego Passoni e Cristina Bugatty, I Contribuenti: lui conduttore radiofonico (a Radio DeeJay) e televisivo, nonché ballerino; lei con alle spalle tanto teatro e tv e ora, da due anni,
impegnata con il suo canale web TeleBugatty. Pechino Express sarà anche una sfida a loro stessi: Cristina dovrà combattere le sue mille fobie, Diego attenuare la sua estrema competitività.

I Socialisti Alessandro Tenace e Alessio Stigliano, amici d’infanzia, sono nati sul web, noti come i theShow,
duo che pubblica sul proprio canale YouTube divertenti candid camera visti da oltre un milione di iscritti.
Alessandro (quello alto) è quasi ingegnere e Alessio (quello basso) è quasi architetto.

A dispetto dei loro nomi esotici, Ruichi Xu e Carlos Kamizele Kahunga si presentano come Gli Emiliani.
Xu è originario della Cina e Carlos della Repubblica Democratica del Congo. Vivono in Italia da circa 20 anni e a farli incontrare è stata la comune passione per la danza.

L’ultima coppia è composta da Silvia Farina e Marco Cubeddu, che parteciperanno come Gli Estranei.
Una coppia finora che mai si era vista a Pechino Express: i due, infatti, non si conoscevano, si sono incontrati per la prima volta solo a inizio viaggio.
Lei è una make up artist e beauty consultant, lui è uno scrittore, nonché direttore della rivista letteraria “Nuovi Argomenti”.
 
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Nell’ultimo periodo dell’Era Terziaria, detto Pliocene, il mare occupava tutta la Pianura Padana; l’Astigiano era un’ampia insenatura di mare poco profondo, delimitata a sud dai rilievi delle Langhe e a nord da una bassa isola, rappresentata dall’attuale Monferrato settentrionale.

Nella zona centrale del Bacino Pliocenico Astigiano vi fu la deposizione di sedimenti fangosi: le argille azzurre che nelle nostre zone si possono trovare sul fondo delle valli; verso i bordi invece c’erano depositi sabbiosi caratteristici di ambienti costieri: sabbie affioranti nei dintorni della zona di Asti che dettero il nome "Astiano" a questo periodo.

Con il passare del tempo, a causa dell’accumulo di sedimenti e del ritiro del mare a seguito del sollevamento dei fondali, la profondità del braccio di mare diminuì. Ovunque si depositarono sabbie. L’ambiente continentale guadagnò terreno.
Ci fu un cambiamento degli animali che abitavano i fondali.
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Mentre prima il mare era simile all’attuale Adriatico ma con un clima subtropicale, dimostrato dalla presenza di molluschi come l’ Isognomon, caratteristici delle acque calde, questi generi circa 3 milioni di anni fa si estinsero lasciando animali simili a quelli che si trovano oggi nel nostro mare.

I resti di molti animali marini grandi e piccoli rimasero sul fondo e vennero successivamente ricoperti dalle sabbie e dalle argille che i ghiacciai, i fiumi e i torrenti trasportavano dalle Alpi all’Adriatico.

E' stato possibile ricostruire l'evoluzione del paesaggio astigiano nel Pliocene grazie alle numerose testimonianze paleontologiche.

Le argille azzurrastre, usate industrialmente per laterizi, contengono molti fossili, soprattutto Molluschi (tra i quali prevalgono i Gasteropodi) , altri invertebrati come i Brachiopodi, granchi e ricci di mare.

Nelle sabbie giallastre astiane (Valleandona) si trova una quantità di fossili molto abbondante, soprattutto conchiglie di molluschi Bivalvi (Glycymeris insubrica che vive parzialmente infossato nella sabbia; Isognomon maxillatus, Donax minutus, Ostrea edulis, ecc...). Insieme alle conchiglie si trovano anche resti di Cetacei e fossili di natura terrestre: foglie.

Al di sopra delle sabbie gialle compaiono i depositi continentali che vengono indicati con il nome di "Villafranchiano" (da Villafranca d'Asti), resti di questo periodo sono: fossili di vegetali, legni, foglie, ossa di mammiferi.
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Zona importantissima di ritrovamenti è Villafranca d'Asti, dove son stati portati alla luce numerosi scheletri di animali terrestri, come mastodonti (solo affini agli elefanti attuali), rinoceronti, ippopotami, iene, orsi, bovidi, cinghiali, cervidi, tapiri, scimmie, roditori, insettivori, e resti di animali marini, come i delfini. Sono stati rinvenuti anche resti di origine vegetale. L'importanza dei ritrovamenti indusse gli studiosi a parlare di “Periodo Villafranchiano” (fase terminale del Terziario, o Cenozoico, corrisponde al periodo di transizione tra il Pliocene e il Pleistocene). Asti diede invece il nome all'epoca geologica definita “Astiana” ( o facies astiana), caratterizzata dalle sabbie dove troviamo i fossili di conchiglia.

Nella zona di Dusino San Michele (AT) nella primavera del 1880, venne rinvenuto l'imponente scheletro di un Rinoceronte preistorico, un esemplare di Rhinoceros Etruscus, var. astensis. Era un rinoceronte bicorne, di grossa taglia, con muso forte e allungato. Fu ripulito, recuperato, e nel 1895, completato il restaturo, Federico Sacco gli dedicò una monografia. I danni causati dall'ultima guerra coinvolsero anche lo scheletro del rinoceronte. Venne restaurato nuovamente negli anni settanta ma, a causa delle sue precarie condizioni, gli studiosi decisero di farne una copia. Oggi il modello del rinoceronte è esposto alla Biblioteca Civica di Novi Ligure. Una curiosità: i paleontologi, accanto al rinoceronte fossile, ne trovarono altri i cui reperti, però, erano meno completi.

Abbondanti fossili sono stati ritrovati anche a Solbrito (Mastodonte Anancus Arvernensis), a Dusino San Michele (oltre al rinoceronte, ramo mandibolare di balenottera), a Montegrosso (scheletri quasi completi appartenenti ad Odontoceti ed a Misticeti), a Roatto (carcassa di rinoceronte villafranchiano), a Montafia (fossili marini del periodo Astiano), a Bagnasco e a Castelnuovo Calcea (scheletri fossili di cetacei), aSan Damiano (resti di cetacei fossili), a Cascina Ghirga (scarsi resti paleontologici), nella Valle Goria (dente di un piccolo orso villafranchiano), a Belvelio (conchiglie), a Cortandone (molluschi marini), a Capriglio d'Asti (conchiglie), a Cortiglione d'Asti (numerose conchiglie fossili di molluschi), a Sommariva Bosco (giacimento di foglie fossili), a Vignale (scheletro di una foca), a Mongardino (conchiglie fossili), nella Riservanaturale speciale della Val Sarmassa (conchiglie, molluschi, e resti di mammiferi marini), a Cossato, Candelo e Masserano (denti ed otoliti di pesci, denti di squaloidei, gusci di Bivalvi e Gasteropodi), a Nizza Monferrato (resti di un sirenide), e nei comuni di Settime, Cinaglio e Camerano Casasco (significative presenze di fossili).
 

Zona importantissima di ritrovamenti è Villafranca d'Asti, dove son stati portati alla luce numerosi scheletri di animali terrestri, come mastodonti (solo affini agli elefanti attuali), rinoceronti, ippopotami, iene, orsi, bovidi, cinghiali, cervidi, tapiri, scimmie, roditori, insettivori, e resti di animali marini, come i delfini. Sono stati rinvenuti anche resti di origine vegetale. L'importanza dei ritrovamenti indusse gli studiosi a parlare di “Periodo Villafranchiano” (fase terminale del Terziario, o Cenozoico, corrisponde al periodo di transizione tra il Pliocene e il Pleistocene). Asti diede invece il nome all'epoca geologica definita “Astiana” ( o facies astiana), caratterizzata dalle sabbie dove troviamo i fossili di conchiglia.

Nella zona di Dusino San Michele (AT) nella primavera del 1880, venne rinvenuto l'imponente scheletro di un Rinoceronte preistorico, un esemplare di Rhinoceros Etruscus, var. astensis. Era un rinoceronte bicorne, di grossa taglia, con muso forte e allungato. Fu ripulito, recuperato, e nel 1895, completato il restaturo, Federico Sacco gli dedicò una monografia. I danni causati dall'ultima guerra coinvolsero anche lo scheletro del rinoceronte. Venne restaurato nuovamente negli anni settanta ma, a causa delle sue precarie condizioni, gli studiosi decisero di farne una copia. Oggi il modello del rinoceronte è esposto alla Biblioteca Civica di Novi Ligure. Una curiosità: i paleontologi, accanto al rinoceronte fossile, ne trovarono altri i cui reperti, però, erano meno completi.

Abbondanti fossili sono stati ritrovati anche a Solbrito (Mastodonte Anancus Arvernensis), a Dusino San Michele (oltre al rinoceronte, ramo mandibolare di balenottera), a Montegrosso (scheletri quasi completi appartenenti ad Odontoceti ed a Misticeti), a Roatto (carcassa di rinoceronte villafranchiano), a Montafia (fossili marini del periodo Astiano), a Bagnasco e a Castelnuovo Calcea (scheletri fossili di cetacei), aSan Damiano (resti di cetacei fossili), a Cascina Ghirga (scarsi resti paleontologici), nella Valle Goria (dente di un piccolo orso villafranchiano), a Belvelio (conchiglie), a Cortandone (molluschi marini), a Capriglio d'Asti (conchiglie), a Cortiglione d'Asti (numerose conchiglie fossili di molluschi), a Sommariva Bosco (giacimento di foglie fossili), a Vignale (scheletro di una foca), a Mongardino (conchiglie fossili), nella Riservanaturale speciale della Val Sarmassa (conchiglie, molluschi, e resti di mammiferi marini), a Cossato, Candelo e Masserano (denti ed otoliti di pesci, denti di squaloidei, gusci di Bivalvi e Gasteropodi), a Nizza Monferrato (resti di un sirenide), e nei comuni di Settime, Cinaglio e Camerano Casasco (significative presenze di fossili).
:up::up:
Il terreno è talmente asciutto che non si riesce nemmeno a pedalare con tutta sta sabbia :-x
 
Salone del Libro

Quanto al lancio del “modello Milano” sappiamo che si tratta di un’operazione che, con l’Expo, ha avuto la benedizione del premier Matteo Renzi
e ha visto i media schierati con vigore a favore di una presunta Milano renaissance.

Proviamo allora a immaginare un esito diverso delle ultime amministrative: Fassino vincitore a Torino e Parisi vincitore a Milano.
Dove sarebbe andato a finire il Salone del Libro?

E’ davvero assurdo pensare che forse non ci si sarebbe spesi più di tanto per favorire il capoluogo lombardo?
Sia nel 2015 che nel 2016 le edizioni del Salone del Libro hanno chiuso con incassi record per gli espositori e con un boom di visitatori.
Da dove nasce allora la necessità di spostare l’evento?
Forse dalla fusione Mondadori e Rizzoli, i due colossi editoriali milanesi?
In media il pubblico spende per l’evento del Salone del libro 28milioni di euro.
Un business che fa gola, cui si aggiunge il finanziamento statale.

Ora Franceschini dice che il governo ha subìto una situazione creata dagli editori, ma sappiamo che la politica non è indifferente ai giochi di mercato.

E allora è lecito ripetere la domanda: che sarebbe successo se Fassino fosse stato rieletto a Torino e Parisi avesse prevalso su Sala a Milano?
 

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