MI PIACE IL MARE D'INVERNO. LUI CI METTE LE ONDE, IO CI METTO I PENSIERI.

Prendiamo un caso a me vicino.

La circonferenza del Lago di Garlate.

Circa 7 km. di strada dove si affacciano :

Il Comune di Lecco

Vercurago

Calolziocorte

Olginate

Garlate

Pescate

Galbiate

Malgrate

per tornare a Lecco.

I figli, genitori, fratelle, sorelle, è facile cha vadano in un Comune vicino a vivere.

E - per ora - non si possono ricongiungere per il Natale ? BUFFONI


......ma non finisce qui.........
 
Il Movimento Cinque Stelle rischia davvero di andare in frantumi in occasione del voto sul Mes?

Sì, visto che mentre i big predicano responsabilità e invitano tutti a esprimersi favorevolmente sulla riforma del Fondo,
non manca chi ha già annunciato di non voler cedere, tradendo l’ennesima promessa fatta all’elettorato.

Quanti?

Una conta precisa dei “dissidenti” grillini al momento è difficile.

Ma almeno una quindicina di astensioni o “no” sono già delineati, scrive Repubblica.

Con la possibilità, sempre più forte col passare delle ore, che venga presentata addirittura una risoluzione alternativa da parte dei contrari.


Vito Crimi è stato chiaro, minacciando espulsioni per chi andrà contro le direttive del partito.

Ma ci sono personalità, all’interno del Movimento, che né lui né i capigruppo riescono a controllare facilmente.

Come l’ex ministra del Sud Barbara Lezzi, che ha già spiegato:

“Ridicolo chiederci di votare sì alla riforma promettendo però che l’Italia non aderirà al Mes”.

Difficile immaginare che possa cambiare idea facilmente.

Meno scontata l’opposizione del presidente della commissione anti-mafia Nicola Morra che, però,
è in rotta di collisione con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e con i vertici del partito.

Possibile che anche lui, spiega Repubblica, non si allinei alle richieste dei big.


Probabile il no del senatore Elio Lannutti, che negli ultimi mesi è andato all’attacco del mondo delle banche in contrasto con tanti colleghi.

Anche perché per il no dovrebbe esprimersi, come anticipato da Repubblica, anche uno dei suoi maggiori sostenitori,
il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa, che chiede a gran voce di votare su Rousseau per dare la possibilità agli elettori
di esprimersi in merito alla riforma del Mes.

Poi ci sono due grillini dichiaratamente anti-Mes, Raphael Raduzzi e Alvise Maniero.

Anche qui, difficile immaginare una retromarcia repentina.

Entrambi sono veneti, così come la senatrice Orietta Vanin, anti-Mose,
contraria all’accordo col Pd e considerata vicina ad Alessandro Di Battista.


Alla Camera, un altro irriducibile è Andrea Colletti, in rottura con i vertici anche sul taglio ai parlamentari,
mentre al Senato da tenere d’occhio la posizione di Mattia Crucioli, a rischio espulsione nei mesi passati per le sue posizioni “scomode”.

Infine Emanuela Corda: ha recentemente attaccato il Movimento per le sue scelte in campo di immigrazione
e in molti temono un “no” anche sulla revisione del Fondo Salva-Stati.

Per lei lavora però la fidanzata di Luigi Di Maio, Virginia Saba.


Si cercherà fino all’ultimo di scongiurare la defezione.
 
E’ scontro tra la Regione Abruzzo e il governo centrale
per la decisione del presidente Marco Marsilio di passare dalla zona rossa alla zona arancione.

Mentre l’Italia da oggi è senza zone rosse, Palazzo Chigi sta valutando di inviare una lettera di diffida al governatore abruzzese
per aver dichiarato la sua regione arancione prima del tempo.

Avrebbe infatti dovuto aspettare mercoledì.

Questi i fatti.

Nelle scorse ore Marsilio ha firmato l’ordinanza per il passaggio da zona rossa ad arancione dopo “aver avvisato il ministro Speranza”.

Il governatore aveva lui stesso sottoscritto un’ordinanza per entrare in zona rossa lo scorso 18 novembre.

E l’Abruzzo era rimasto l’unica zona rossa del Paese.

Ora, con la nuova ordinanza, Marsilio ha annullato di fatto quel provvedimento con quello nuovo.

Ma anticipando i tempi.

Infatti fonti di Palazzo Chigi hanno precisato che “la cabina di regia che monitora i dati di tutte le regioni
ha riconosciuto questa anticipazione che avrebbe potuto portare alla zona arancione nella giornata di mercoledì.
La scadenza dei 21 giorni è però prevista per mercoledì, non per lunedì. Quindi non c’è avallo su questa ulteriore anticipazione
“.


Ma l’Abruzzo non vuole sentire ragioni: l’ordinanza è in vigore da oggi.

“Il governo può solo, eventualmente, impugnarla“.

Allo stato attuale, dunque, da oggi su tutto il territorio abruzzese si applicheranno le regole previste per le zone arancioni e i negozi potranno riaprire.

Il completamento del percorso avverrà mercoledì 9 con la riapertura delle scuole,
dopo esattamente 21 giorni di restrizioni previste dalla zona rossa.

“I negozi saranno aperti e da mercoledì torneranno a scuole i ragazzi di seconda e terza media“, ha scritto Marsilio su Facebook.


La decisione di riaprire arriva sulla scorta dei dati forniti dal Comitato tecnico scientifico regionale dopo l’ultimo monitoraggio.

Dati che la Regione ha definito “confortanti”.

In particolare, si legge in una nota, “non si registrava dal 23 ottobre scorso un numero così basso di nuovi positivi“.

Inoltre diminuiscono anche i ricoveri, sia in terapia intensiva che in area medica.

In parallelo – ha reso noto la Regione – “da metà novembre a oggi sono aumentati di alcune centinaia i posti letto”
a disposizione della sanità abruzzese per i pazienti positivi al Covid-19.


E il governo passa al contrattacco.

Si sta valutando in queste ore – secondo quanto riportano le agenzie – una lettera di diffida indirizzata al governatore,
in cui si chiede al presidente della Regione di ritirare l’ordinanza che anticipa di due giorni l’entrata della Regione in zona arancione.

Altrimenti, secondo la messa in mora, se la richiesta non sarà eseguita,
la responsabilità di eventuali nuovi contagiati nei luoghi che sarebbero invece dovuti restare chiusi ricadrebbe sotto la diretta responsabilità del governatore.

La decisione di Marsilio non è piaciuta al ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia:

“Se l’Abruzzo tornasse in zona arancione da mercoledì avrebbe l’intesa del ministero della Salute.
Se decide autonomamente di andare in zona arancione da domani mattina (oggi, ndr) – avverte l’esponente dem –
sarà diffidato perché diventa inevitabile tutelare sul piano sanitario tutti gli abruzzesi e tutti gli italiani“.


Intanto, però, con la riapertura di negozi e centri commerciali sull’intero territorio, entra nel vivo lo shopping natalizio.

Mentre con il ritorno al giallo di Emilia Romagna, Friuli, Marche, Puglia ed Umbria bar e ristoranti rialzano le saracinesche,

E SI VA A RENDERE AGIBILE IL TRAGITTO PER CONSENTIRE AI ROMANI DI PARTIRE PER LE VACANZE DI NATALE A CORTINA.

In Campania, Toscana, Alto Adige, Abruzzo e Bolzano i negozianti tornano a respirare grazie al passaggio all’arancione.

Con cinque nuove regioni gialle – in tutto sono ora undici, oltre alla provincia di Trento –
hanno riaperto oltre 72 mila tra bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi.

A farlo presente è la Coldiretti.

Sono comunque ancora quasi la metà (47%) gli esercizi commerciali di questo tipo ancora chiusi in Italia, per un totale di circa 170 mila locali.

L’analisi non tiene conto ovviamente dell’Abruzzo appena passato arancione.
 
E' la giornata del lecchese alla ribalta nazionale:
un'altra presa di posizione ha attirato l'attenzione della TV nazionale.

Dalla propria abitazione, questo pomeriggio è intervenuto a Pomeriggio 5, sulla rete ammiraglia di casa Mediaset,
il sindaco di Pescate Dante De Capitani.

Barbara D'Urso ha voluto infatti lo "sceriffo" per alimentare la polemica sulle diseguaglianze introdotte dal Decreto Natale,
con riguardo ai festeggiamenti in famiglia e alle diverse tradizioni di Nord e Sud del Paese.


Il primo cittadino ha ribadito come confinando in casa gli italiani il 25 dicembre,

il Governo di fatto autorizzi il cenone della vigilia tipico del Meridione,

discriminando i settentrionali che sono invece soliti mettersi a tavola tutti insieme per il pranzo di Natale,

ad oggi di fatto non consentito essendo vietato uscire dal comune di residenza.



"Il decreto cancella le nostre tradizioni" il titolo della parentesi riservata a De Capitani.

Pochi minuti che lo hanno portato nuovamente all'attenzione nazionale,
come già in passato quando in altre occasioni gli era stato concesso spazio per esprimere le sue decise opinioni.

Con la chiosa, in questa occasione, già espressa sulla stampa locale: a Pescate il 25 i vigili non saranno in servizio...
 
Si stima che nel 2021 verranno persi da 1,38 a 1,94 milioni di posti di lavoro.

Ci sono due scenari stimati da Cerved sui dati a oggi disponibili di perdita di Pil.

Malvezzi aveva previsto un calo tra -10% e -15%, le stime danno tra -9,7% e -12,8%:, mentre Scenari prevede dal -11 al -13%. –


Quali sono gli impatti sul lavoro dipendente?

Alcuni settori vedranno perdere tra il 12% e il 22% dei posti di lavoro.

Cioè un lavoratore su cinque va a casa.


Quali sono le conseguenze?

Nel 2021 meno del 50% della popolazione sarà occupata:

come pensiamo che meno del 50% della popolazione possa sostenere il restante 50%?



Quello che srebbe necessario non è approvare trattati ancora più rigidi, come la riforma del MES, ma fare l’esatto opposto,

cioè demolire Maastricht dalle fondamenta, con i suoi limiti assurdi, e quindi rilanciare il paese con la BCE.


Invece ci si sta gettando in un vicolo cieco con la benedizione di Mattarella.

 
Senza soldi non c'è salute.


Sentiamo spesso dire da membri del governo, soprattutto appartenenti al PD (Boccia, Speranza e Zingaretti ecc.)
che la salute viene prima di ogni altra cosa.

Ce lo ripetono continuamente come un mantra per farci accettare tutte le loro scelte.


Ma questa è solo un’enfasi banale, un buonismo da pochi soldi, come se loro fossero le nostre mamme o le nostre zie.

Vorrebbero convincerci a rinchiuderci nei nostri nuclei familiari o personali, acquistare on line e non scendere in piazza.

A tutto il resto penseranno loro e che i nostri problemi verranno risolti con il MES, che Gualtieri starebbe per modificare.


Essendo quegli uomini politici dei membri di un partito di sinistra verrebbe da chiedergli se anche i partigiani, nel 1944,
pensarono alla propria salute salendo sulle montagne, oppure avevano altro per la testa?

Oppure gli infermieri e i medici che ogni giorno si espongono negli ospedali, anche per loro la salute viene prima di tutto?


Ecco dimostrato che la salute, per quanto importantissima, non viene prima di tutto.

La prova che la loro sia solo qualunquismo auto-assolutorio lo si può vedere nel fatto che gli ultimi governi di sinistra,
che hanno fatto seguito al golpe finanziario contro a Berlusconi, hanno tagliato molto sulla sanità,
con la medaglia di latta che andrebbe appuntata sul petto dell’ex primo ministro Enrico Letta, che più d’ogni altro la falcidiò.



Questo genere di affermazioni avrebbe certamente stupito i nostri antenati.

Come disse Pompeo ai suoi marinai, che esitavano davanti al mare in tempesta
“Navigare necesse est, vivere non est necesse (“Navigare è indispensabile, vivere no”).

La sua pare essere stata un’affermazione cinica ma è invece misericordiosa, perché se non rischiamo noi,
se non controlliamo noi, impediremo agli altri di potersi salvare.

Inoltre, ciò che redime una comunità è la sua unione, il suo esistere come un insieme di famiglie, di villaggi, di città e di regioni.

In sostanza, come una Nazione.

Non possiamo accettare supinamente la piaga del globalismo che vorrebbe convincerci che valiamo poco,
al di fuori dei nostri consumi e che dobbiamo starcene buoni.


Con ciò non vogliamo dire che il virus non esista, che non dobbiamo vaccinarci e mettere le mascherine,
ma anche il contrario se necessario e se ci potessimo fidare di chi ci governa.

E per chiarire il nostro pensiero vorremmo citare Confucio, che cinque secoli prima della nascita di Cristo, aveva già capito tutto della natura umana.

Queste parole si trovano nel suo “Libro dei Detti” annotate dai suoi discepoli.

Questo libro, fra l’altro, fu la guida spirituale di Helmuth Kohl, quando attuò la riunificazione fra le due Germanie.


Zi Gong gli chiese del governare.

Il Maestro disse:

“Il governo deve far sì che esista sufficiente cibo, le necessarie armi per l’esercito e che il popolo abbia fede in loro”.


Zi Gong disse:

“Se non lo si può evitare, e uno di queste dovrà essere dispensata, allora quale fra i tre?”.


“Le armi”, disse il Maestro.


Zi Gong chiese ancora una volta:
“Se una delle due rimanenti dovrà essere dispensata, quale sarà?”


Il Maestro rispose: “Il cibo. La morte ha sempre colpito gli uomini ma se il popolo non ha fede nei suoi governanti, non ci sarà futuro”.
 
tanto è sempre al Governo anche senza elezioni :wall::wall:
e sono sempre gli stessi, si mettono in cime liste nei comuni più disparati o liste minori come leu e risorgono:wall:
belle foto, ho bei ricordi, tra cui stintino che ti sconsiglio la domenica, ti sembrerà di stare a torvaianica per la folla, almeno fino a fine ottobre
 
Dany, tranne la zona di Carloforte la Sardegna l'ho vista praticamente tutta in oltre 40 anni, e dove vai vai non sbagli mai, è un paradiso terrestre. Ha dei profumi mmmmm Eppure nonostante tutto si riescono ancora a scoprire angoli incantati ..... Quest'anno non ci sono andato ... il covid non mi ha messo di umore giusto ... ma sento già l'astinenza ... :ola:
 
Dany, tranne la zona di Carloforte la Sardegna l'ho vista praticamente tutta in oltre 40 anni, e dove vai vai non sbagli mai, è un paradiso terrestre. Ha dei profumi mmmmm Eppure nonostante tutto si riescono ancora a scoprire angoli incantati ..... Quest'anno non ci sono andato ... il covid non mi ha messo di umore giusto ... ma sento già l'astinenza ... :ola:
Io invece ci sono stata quest'anno per la prima volta e mi ha letteralmente incantata! (nonostante il maltempo :rolleyes:) .
Prima o poi ci tornerò sicuramente! :)
 
Il problema vero. Ma che razza di dottore sarà ?


Il televirologo Massimo Galli non ha dubbi: senza la pazza estate italiana, avremmo contato 20 mila morti in meno.

La sortita di oggi ad Agorà, su Rai 3, è solo la più recente.

Ed è forse anche la più irricevibile: perché il camice bianco a reti unificate, stavolta,
non si limita a puntare il dito contro i “negazionisti”, per scagionare un governo incapace.


No: dà pure i numeri.


E allora guardiamoli, questi numeri, professor Galli.

Perché, se osserviamo la curva epidemiologico, cioè l’andamento dei casi di Covid e dei decessi registrati dall’estate a oggi,
ci accorgiamo che l’aumento sensibile scatta a fine settembre.

E che la vera impennata risale a dopo la prima decade di ottobre.

Certo, durante l’estate, specie nel periodo che coincideva con il picco degli spostamenti, sono stati fatti relativamente pochi tamponi.

Un’altra colpa imputabile ai commissari sovietici, che centralizzano i meriti (pochi) nella gestione dell’epidemia,
ma poi scaricano le responsabilità degli errori su Regioni e comuni cittadini.

Un tracciamento più capillare avrebbe aiutato a individuare precocemente eventuali focolai.

I più maligni potrebbero pensare che tutto sia stato tenuto sottotraccia quando era necessario far rifiatare il popolo,
per poi ricominciare con i domiciliari a singhiozzo dalla stagione autunnale.



decessi covid


Nondimeno, i dati sulla saturazione degli ospedali e sui decessi giornalieri ci descrivono una stagione estiva trascorsa in modo piuttosto tranquillo.

Quindi, se anche qualche infezione fosse sfuggita, è però indubbio che le conseguenze cliniche, nei mesi caldi, sono state molto limitate.

Di nuovo, i decessi decollano dopo il 10 ottobre, fino ai lugubri picchi di questi giorni.

Che, ovviamente, vengono imputati ai “comportamenti” della gente:

avete fatto shopping natalizio, siete andati a vedere le luminarie a viale Ceccarini…





Ma allora, professor Galli – e tutti voi, teorici dell’estate dei bagordi – ci spiegate com’è possibile
che gli effetti dei balli dei primi 15 giorni di agosto si siano sentiti due mesi dopo
?


Non ci avete sempre detto che bastano due settimane per registrare miglioramenti e peggioramenti?

Non sarà mica che, il 24 settembre, è scattata la riapertura delle scuole?

Non sarà che la grande misura profilattica assunta dal ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, sono stati gli scuolabus con i finestrini aperti?

Non sarà che i banchi a rotelle sono arrivati in ritardo, a spizzichi e bottoni – e che, probabilmente, non sono serviti a nulla?

Non sarà che il ministro Lucia Azzolina, come ha rivelato Il Tempo qualche giorno fa, ha nascosto persino al Cts i veri dati sui contagi in aula?


Non sarà che le persone, che devono pur arrivare alla fine del mese, hanno ripreso a recarsi in massa a lavoro in presenza, affollando, loro malgrado, i mezzi pubblici?


Alla luce di tutto ciò, non è più probabile che l’epidemia sia riandata fuori controllo quando il Paese ha provato a rimettersi in moto,
ma senza un piano preciso, senza organizzazione e senza manco una rete sanitaria di protezione finalmente adeguata?

Non è più probabile che il crimine peggiore dell’estate, anziché le discoteche in Sardegna e sulla riviera romagnola,
o i viaggi in Croazia e in Grecia, siano state le settimane sprecate tra Stati generali,
libracci di propaganda del ministro Roberto Speranza e commissari governativi che si dicevano da soli “siamo straordinari”?


La verità – e i numeri lo dimostrano – è che il governo, anziché lavorare, impegnarsi, programmare,
ha buttato all’aria mesi tra passerelle e litigi.

Per l’autunno e l’inverno, l’unica strategia era un “io, speriamo che me la cavo”.


Ma se il “modello Italia” è il secondo peggiore d’Europa per la mortalità calcolata sui casi di Covid,
e tra i peggiori al mondo per il numero di morti ogni milione di abitanti, evidentemente qualcosa non ha funzionato.


E chi pensa di dare la colpa alle balere, o è tonto o crede di poter fare ancora il furbo ?
 

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