Titolo: MF ANALISI: C'e' poco da chiedersi chi ha vinto a Bruxelles
Ora: 03/07/2012 08:18
Testo:
MILANO (MF-DJ)--La dichiarazione dello scorso 27 giugno dei leader
dell'Eurozona riuniti a Bruxelles, sebbene letta come l'annuncio di una
svolta epocale in realta' e' poca cosa rispetto agli indirizzi di cui al
punto 11 delle dichiarazioni finali del G20 di Los Cabos del 18-19 giugno,
dedicate alla crisi dell'Europa. Qui si legge: "Per contrastare il ritorno
di tensioni sui mercati, i membri dell'Eurozona partecipanti al G20
prenderanno tutte le misure necessarie a salvaguardare la stabilita' e
l'integrita' dell'area, migliorando il funzionamento dei mercati e
spezzando il circolo vizioso instauratosi tra banche e debiti sovrani". La
dichiarazione di Bruxelles, che riguarda l'estensione delle competenze
dell'Esm (European stability mechanism), e' stata commentata alla luce
della consueta polemica politica interna all'Unione, che ha visto
contrapposti i fautori della solidarieta' rispetto a quelli del rigore e
della responsabilita' nazionale, anziche' rispetto all'effettiva
adeguatezza delle misure adottate. Questione sostanziale, che si da' per
scontata: piu' facile e' polemizzare, stabilire chi ha vinto e chi ha
perso.
Iniziamo dal circolo vizioso tra banche e debiti sovrani: se ne affronta
solo un aspetto, quello relativo alle crisi bancarie che portano a un
maggior indebitamento statale, ancorche' le risorse provengano dalla
comunita' internazionale, come e' accaduto per l'Irlanda e come invece non
avverra' per la Spagna. Nella dichiarazione di Bruxelles viene prospettata
l'adozione entro fine 2012 di un sistema unico di sorveglianza bancaria,
cui sara' associata la Bce, per le banche dell'Eurozona, e si e' convenuto
che l'Esm possa intervenire direttamente, con decisioni assumibili in via
ordinaria, per ricapitalizzare le banche. L'intervento dell'Esm sara'
adottato nel rispetto della disciplina degli aiuti di Stato e sara'
soggetto a condizioni appropriate, che riguarderanno il singolo istituto e
il settore finanziario o l'economia nel suo complesso, formalizzate in un
memorandum d'accordo. In pratica, saranno direttamente le banche iberiche
(o il Frob, il Fondo per la ristrutturazione bancaria) a dover restituire
gli aiuti all'Esm. Un passo solo formale. Non viene affatto meno il punto
su cui la cancelliera tedesca Angela Merkel ha sempre battuto: la
solidarieta' europea e' soggetta a forti condizioni.
Altrettanto immutato e' il tema del finanziamento soprattutto bancario
dei debiti pubblici europei, che ha innescato il corto circuito
stigmatizzato dal G20, e giocoforza alimentato dalla stessa Bce per
fronteggiare momenti di forte turbolenza dei mercati a cavallo della fine
dell'anno: le due Ltro hanno dato alle banche la provvista necessaria e
hanno avuto un pesante impatto sull'abbassamento dei tassi, dopo la gelata
delle sottoscrizioni legata alle decisioni prese dall'Eba in autunno sulla
ricapitalizzazione necessaria a tener conto del mark-to-market sui debiti
sovrani, appesantendo i portafogli bancari.
Molto piu' controverso, stando alle stesse dichiarazioni rese alla
stampa dagli stessi protagonisti del vertice, e' il disposto relativo alla
funzione antispread affidata all'Esm, che si avvarra' della Bce come
agente sui mercati. Ancora una volta, il fulcro sono le polemiche interne
e non la funzionalita' della decisione. I fondi Efsf/Esm potranno
intervenire per stabilizzare i mercati del debito dei Paesi in regola con
gli impegni assunti e con tutte le raccomandazioni che li riguardano, e il
relativo calendario di implementazione, sia per quanto riguarda il Patto
di stabilita' e crescita sia sulla rimozione degli squilibri
macroeconomici. Stavolta il comunicato prevede che queste condizioni siano
allegate in un memorandum d'intesa: appare chiaro che non ci sono impegni
ulteriori da assumere. Anche il nodo della vigilanza della Troika
(Fmi-Bce-Ue) sembra cogliere solo aspetti formali. Di qui la presunta
vittoria sull'intransigenza germanica.
Per capire il senso di questa possibilita' di intervento dell'Efsf/Esm
si prendano invece i casi concreti, cui corrispondono altrettanti quesiti
privi di risposta certa: se la Grecia adempisse a tutti gli impegni
assunti, l'Esm dovrebbe intervenire per tagliare i tassi a cui Atene si
finanzia; cosi' dovrebbe fare per Portogallo, Spagna e Italia se lo
chiedessero. Tra l'altro, non si comprende perche' l'intervento dovrebbe
essere "a richiesta", visto che non ci sono impegni aggiuntivi per i Paesi
che rispettano gli impegni. Il nodo sta invece nella contraddizione
intrinseca del sistema adottato per tagliare gli spread: per finanziare il
Fondo che dovrebbe combattere gli eccessi dei mercati, gli Stati stessi
chiedono le munizioni proprio al mercato: un po' come se la Fed o la Boe
chiedessero ai mercati la liquidita' necessaria ai quantitative easing.
Inoltre, c'e' una grande asimmetria di risorse e di informazioni sui
comportamenti: quelle a disposizione dell'Efsf/Esm sono limitate e ben
note, quelle dei mercati immense e inaccessibili. Infine, visto che il
Tagliaspread entrera' in vigore solo dopo l'approvazione degli accordi
sottostanti, nel frattempo la speculazione potrebbe approfittarne. Il
costo dello scudo superera' i vantaggi del suo utilizzo. Forse non sara'
neanche robusto come si pensa, e nel frattempo abbiamo il fianco scoperto.
Dividersi tra vincitori e vinti non e' di consolazione.
Guido Salerno Aletta
MF - Mercati Finanziari
(fine)
MF-DJ NEWS
0308:18 lug 2012