Obbligazioni societarie Monitor bond case automobilistiche e accessorio auto (2 lettori)

volpotten

Bond trader
io penso che , in un mondo competitivo , se manca un concorrente gli altri che rimangono potrebbero trarre beneficio. Vale a dire, se la torta è sempre la stessa, ma manca un concorrente, beh, vi sono più probabilità che la mia fetta sia più grossa...

cos'è che non va nel mio ragionamento ?

ciao

:mumble:

Personalmente penso che nel breve termine ci sarebbe comunque un contraccolpo psicologico. Così è successo anche per le banche: fallita Lehman hanno perso tutte valore, dalle più virtuose alle peggio messe.

In un secondo tempo la razionalità aiuta a distinguere.

Penso sia così anche nel caso delle case automobilistiche
 

paologorgo

Chapter 11
Personalmente penso che nel breve termine ci sarebbe comunque un contraccolpo psicologico. Così è successo anche per le banche: fallita Lehman hanno perso tutte valore, dalle più virtuose alle peggio messe.

In un secondo tempo la razionalità aiuta a distinguere.

Penso sia così anche nel caso delle case automobilistiche

di solito è così per quasi tutti i settori, infatti bisognerebbe individuare quelle aziende che possono passare la crisi e successivamente avvantaggiarsene per rafforzarsi, approfittando proprio dei periodi di depressione nei corsi per comperarle.

Ovvio che è facile solo in teoria... ;) - a me viene meglio intestardirmi su quelle che vanno male... :D
 

Imark

Forumer storico
scusa mark, ti faccio una domanda in riferimento a quanto quotato del tuo messaggio : è una affermazione che ho letto e sentito da più parti, quella che l'eventuale fallimente di gm sarebbe una botta per gli altri players , e sicuramente sarà così , però devo ammettere che non la capisco appieno...

mi spiego meglio : io penso che , in un mondo competitivo , se manca un concorrente gli altri che rimangono potrebbero trarre beneficio. Vale a dire, se la torta è sempre la stessa, ma manca un concorrente, beh, vi sono più probabilità che la mia fetta sia più grossa...

cos'è che non va nel mio ragionamento ?

ciao

:mumble:

Eh Maino, ma il concorrente non verrebbe mica meno.... ;)

Pensa a Parmalat .... se da un lato c'è magari una fase di transizione in cui il tuo concorrente in amministrazione controllata risente di una certa debolezza (si trova magari a dismettere asset, a rinegoziare accordi con fornitori, dipendenti, rete di vendita, a cambiare parte del top management, ecc.) dall'altro può farlo velocemente e da una posizione di relativa forza, ragion per cui si alleggerisce rapidamente di una serie di fardelli non da poco conto (sebbene qui subentri l'annosa questione della disponibilità della clientela ad acquistare un'auto da un produttore in amministrazione controllata).

Poi tieni conto che il mercato retail, sulla spinta di un default GM che noi ci aspettiamo da tempo, ma che "fuori", in un contesto normale di investitori individuali e non professionali, forse non è percepito come sostanzialmente ineluttabile, farebbe presto a "scoprire" d'un tratto la situazione problematica di un intero comparto, con altri produttori magari lontani dal default, se raffrontati a GM, però con le loro brave difficoltà (bruciano cassa, hanno un indebitamento in rapido aumento, non riescono a smaltire le giacenze di veicoli invenduti con la velocità che occorrerrebbe, a tagliare i costi ecc.).

Anche perché agli occhi di molta gente comune (il titolare della macelleria che ha i soldi e si compra un po' di titoli, per dirne uno) GM è l'America ...

Per questo sono convinto che il default GM avverrebbe conseguenze... anche se in scala inferiore rispetto al default Lehman...
 

samantaao

Forumer storico
Eh Maino, ma il concorrente non verrebbe mica meno.... ;)

Pensa a Parmalat .... se da un lato c'è magari una fase di transizione in cui il tuo concorrente in amministrazione controllata risente di una certa debolezza (si trova magari a dismettere asset, a rinegoziare accordi con fornitori, dipendenti, rete di vendita, a cambiare parte del top management, ecc.) dall'altro può farlo velocemente e da una posizione di relativa forza, ragion per cui si alleggerisce rapidamente di una serie di fardelli non da poco conto (sebbene qui subentri l'annosa questione della disponibilità della clientela ad acquistare un'auto da un produttore in amministrazione controllata).

Poi tieni conto che il mercato retail, sulla spinta di un default GM che noi ci aspettiamo da tempo, ma che "fuori", in un contesto normale di investitori individuali e non professionali, forse non è percepito come sostanzialmente ineluttabile, farebbe presto a "scoprire" d'un tratto la situazione problematica di un intero comparto, con altri produttori magari lontani dal default, se raffrontati a GM, però con le loro brave difficoltà (bruciano cassa, hanno un indebitamento in rapido aumento, non riescono a smaltire le giacenze di veicoli invenduti con la velocità che occorrerrebbe, a tagliare i costi ecc.).

Anche perché agli occhi di molta gente comune (il titolare della macelleria che ha i soldi e si compra un po' di titoli, per dirne uno) GM è l'America ...

Per questo sono convinto che il default GM avverrebbe conseguenze... anche se in scala inferiore rispetto al default Lehman...

concordo con Mark
il problema è che i concorrenti non godono perchè GM non sparirà, anzi paradossalmente sarà avvantaggiata
i bondisti si spaventerebbero per il secondo default eccellente

poi magari è già tutto scontato... almeno tra gli istituzionali, credo che conterà molto anche come decideranno di utilizzare la notizia, ormai sappiamo che pompano tutto come vogliono

IMHO
 

dagoweb

Forumer attivo
fonte : http://www.soldionline.it/archivio/...archionne-strategia-perfetta-tranne-due-punti

Redazione Soldionline
lunedì, 11 maggio 2009 - 11:11


Intervista a Enrico Cisnetto
Come si risolverà la partita, in altre parole, è ancora tutto da vedere. Ilsussidiario.net ne ha parlato con Enrico Cisnetto, editorialista. Secondo il quale c’è ancora un punto da chiarire: quello dei soldi necessari per attuare il piano industriale.

Cisnetto, quali sono, a suo avviso, le probabilità di successo dell’operazione Fiat in Germania?

Dipende tutto da come si muoverà il mondo politico tedesco. Un mondo condizionato dai sindacati e dunque molto meno pragmatico di quello statunitense, dove le “unions”, che pure sono famose per la loro rocciosità, hanno mostrato una grande apertura entrando in Chrysler da azionisti e assicurando la pace sociale fino al 2015.

Marchionne ha ribadito di voler realizzare accordi strategici – prima su Chrysler, poi su Opel – a costo zero. Mettere in atto un piano industriale richiede però capitali sulla cui disponibilità si stanno interrogando un po’ tutti. Fiat dove troverà i soldi?

Questo è il grande interrogativo. Purtroppo, man mano che passa il tempo, diventa sempre più profetica la domanda del pur vituperato commissario Ue Verheugen, che quando la campagna acquisti di Marchionne si è messa in movimento, aveva chiesto dove Torino trovasse i soldi per fare questa mega-operazione. Una domanda che magari non avrà denotato classe, ma certo non appariva priva di fondamento. E che rimane inevasa. Soprattutto perché, nel frattempo, la posta in gioco è cresciuta ancora: da una parte, con una Fiat che per salire dal 20% al 35% di Chrysler dovrà ripagare i 2,2 miliardi di dollari di esposizione dell’azienda Usa; dall’altra, con i nuovi impegni che Marchionne si sta assumendo, visto che in un colloquio con l’Economist ha confidato di aver fatto una promessa un po’ inquietante: “Ho detto al Governo tedesco che m’impegno a ripagare tutti i debiti di Opel”. Con quali soldi, ancora una volta?

Tutto questo, senza nulla togliere al valore dell’operazione?


Naturalmente. Sia chiaro, nessuno vuole “gufare” sul progetto di uno dei pochi manager di livello internazionale di cui ci possiamo vantare. Eppure, è chiaro a tutti che una crescita infinita a costo zero è impensabile. Soprattutto perché la stessa Fiat non se la passa esattamente bene dal punto di vista finanziario. Vero è che Intesa e Unicredit hanno più volte confermato a Torino il loro sostegno. Vero anche, però, che con le conseguenze della crisi Marchionne ha faticato non poco a ottenere a febbraio una nuova linea di credito da un miliardo erogata da un pool di istituti guidati proprio dalle due banche.

E si trattava comunque di un risultato al ribasso…

Sì: nelle settimane precedenti, infatti, si era parlato di un prestito di cinque miliardi, poi di tre miliardi per arrivare, infine, a quota un miliardo. Che porta comunque l’indebitamento netto delle attività industriali di Fiat a quota 6 miliardi nell’ultimo trimestre. Una cifra pesante, che aumenta la perplessità su quella “crescita infinita” che sembra essere nei piani ambiziosi di Marchionne. Tanto più che la agnelliana Exor, nonostante la buona liquidità in cassa, ha fatto sapere già di non essere interessata a investire altri quattrini nel business dell’auto.

Cosa potrebbe succedere, dunque, che gli Agnelli escono da Fiat Auto?

Direi che è cosa da considerare, se non proprio certa, sicuramente probabile. La soluzione che si profila, infatti, dovrebbe essere quella di uno spin off di Fiat Auto dal resto di Fiat, cioè Iveco (camion) e Cnh (trattori). Un’ipotesi che finora gli Agnelli-Elkann non avevano mai voluto prendere in considerazione, ma che adesso potrebbe verificarsi con lo scorporo delle attività automobilistiche in una newco da quotare a parte, che comprenderebbe anche le quote di Chrysler e General Motors Europa, Sudamerica e Sudafrica (da notare che per le ultime due, Marchionne ha detto di “non voler scucire un euro”). A questo punto, ci si domanda quanto rimarrà della nuova “Fiat World” in mano alla dinastia torinese. Si pensa a un 10%, forse anche meno. La verità si saprà probabilmente il prossimo 20 maggio, quando si riunirà l’accomandita di famiglia.

Quella quota, destinata ad essere messa sul mercato successivamente, non comporterà più un ruolo di azionista di riferimento.

Poco male, visto che la dinastia era ormai finita con la scomparsa di Gianni e Umberto Agnelli. Ma bisogna capire cosa questo significhi per l’Italia, per il nostro già flebile capitalismo. Se l’operazione va in porto e noi la prendiamo per il verso giusto, cioè evitiamo di difendere stabilimenti decotti solo perché danno un po’ di effimera e improduttiva occupazione, allora significherebbe dotarsi di un’importante partecipazione in un colosso multinazionale. E sarebbe non poco, per un Paese in cui la dimensione media delle imprese è ancora al 99% quella mini o micro dell’azienda familiare. Se invece alzeremo barricate nazionalistiche, non avremo né la Fiat attuale – che non ha molto futuro – né quella che vorrebbe costruire Marchionne.

Il “nodo” General Motors è complesso: la situazione di Gm è grave, dovrà chiedere al governo Usa altri fondi, al tempo stesso chiede a Fiat il 30% della nuova società ma proprio la cessione degli asset europei di Gm potrebbe essere al centro di un tentativo di risanamento…. Secondo lei quali sviluppi sono possibili?

Lo scenario che io vedo è quello di un “grande Iri mondiale dell’auto”. Alla fine, gli unici a credere veramente in questo maxi salvataggio, e a metterci i soldi sono i governi, magari con la sponda di sindacati che sappiano essere meno conservatori di altri. Per riportare a galla Chrysler il governo Usa ha già messo sul piatto finanziamenti per circa 10 miliardi di dollari. Berlino per la Opel ha messo a disposizione 7 miliardi di euro. Adesso, potrebbero arrivare altri contributi per gli asset non europei di Gm. Se va in porto il suo piano, Marchionne si ritroverebbe così alla testa di un colosso internazionale da 100 miliardi di dollari di fatturato annuo. Ma a stragrande maggioranza pubblica. Il che, per chi come me non è mai stato un fanatico del liberismo scolastico, non rappresenta necessariamente uno stigma, sia ben chiaro. Semmai, è un fatto che apre nuovi interrogativi e scenari ancor più imprevedibili.

Già in passato alcuni tentativi di integrazione tra case automobilistiche - vedi Daimler e Chrysler o la stessa Fiat e Gm - sono naufragati. Questa volta potrebbe andare diversamente?

Se vogliamo essere fiscali, l’unica grande alleanza-fusione che abbia avuto successo nel mondo dell’auto è quella tra Renault e Nissan, opera di quel Carlos Ghosn che non a caso è considerato il “guru” cui si ispira lo stesso Marchionne. Le altre – Daimler-Chrysler in testa – sono più che altro ricordate come case history di come si brucia valore. Va detto però che tutte queste operazioni risalgono a un’epoca pre-crisi. Una crisi che ha cambiato completamente le regole del gioco. Se si sono nazionalizzate le banche, se le banche d’affari semplicemente non esistono più, se la Casa Bianca diventa statalista… forse allora anche il mondo dell’auto ha l’obbligo di provare qualche soluzione inedita.

In quale posizione si troverà l’Italia nel nuovo assetto che si va delineando? In altre parole, i timori dei lavoratori Fiat sono fondati?

Questo è il grande punto dolente della strategia Marchionne. Che deve fare i conti con un mondo – quello dell’auto – malato di sovrapproduzione. Ma soprattutto, paradossalmente, che rischia di avere successo su scala globale ma di cadere per le ricadute politico-sociali proprio qui in Italia, dove la chiusura di stabilimenti e un’ondata di licenziamenti di massa non verrebbero tollerati dal Governo.

A suo avviso qual è la portata di questa operazione – al di là del suo esito, per quel che è dato capire – per il settore industriale italiano?


Credo che Fiat farà, con molti anni di ritardo, quello che doveva fare già in passato: internazionalizzarsi, ampliare la propria scala dimensionale per competere a livello globale con gli altri player del settore. Speriamo che Marchionne riesca.

Questo articolo è stato gentilmente fornito da ilSussidiario.net (http://www.ilsussidiario.net)
 

Imark

Forumer storico
Piaggio: non si può certo dire che il calo nei volumi di vendita dell'automobile in Italia si sia giovato il produttore di scooter.

[FONT=verdana,arial,helvetica]Moody's changes Piaggio's Ba2 rating outlook to negative[/FONT]
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[FONT=verdana,arial,helvetica]Approximately EUR150 million of debt rated [/FONT]

[FONT=verdana,arial,helvetica]Milan, May 11, 2009 -- Moody's Investors Service has today changed the outlook to negative from stable on the Ba2 Corporate Family Rating of Piaggio & C SpA and the Ba2 Senior unsecured rating on the notes due 2012 issued by Piaggio Finance S.A. The action was prompted by the deterioration in the company's operating performances over recent months and Moody's expectation that key credit metrics are likely to remain weak for the rating category over the short to medium term. In addition, the rating action reflects Moody's view that the group's liquidity profile is weakening. [/FONT]

[FONT=verdana,arial,helvetica]"Piaggio's credit profile was already expected to deteriorate as a result of the company's three-year investment plan launched in 2008 aimed at increasing production capacity and presence across Asian countries," said Paolo Leschiutta a Moody's Vice President - Senior Analyst and lead analyst for Piaggio. [/FONT]
[FONT=verdana,arial,helvetica][/FONT]
[FONT=verdana,arial,helvetica]"The recent drop in consumer spending, resulting in volumes reducing on average by 8.5% during 2008 and by 20.2% during Q1 2009, and expectation for soft demand for the remainder of 2009 are likely to result, however, in further deterioration in operating performance, with credit metrics expected at the low end of the rating category. [/FONT]
[FONT=verdana,arial,helvetica][/FONT]
[FONT=verdana,arial,helvetica]Despite management's effort to reduce costs and the expected support provided by recently launched Governments incentive plans, Moody's would expect financial leverage, measured as Debt to EBITDA (adjusted for operating leases, R&D and pension), and RCF to Net Debt to trend towards 4x and low teens respectively", continued Mr. Leschiutta. [/FONT]

[FONT=verdana,arial,helvetica]Moody's recognises the company's capability to limit the negative impact of lower volumes on operating margins, through immediate focus on increasing efficiency of the procurement activity (representing a large component of the company's cost structure) and temporary workforce reduction programmes. [/FONT]
[FONT=verdana,arial,helvetica][/FONT]
[FONT=verdana,arial,helvetica]In addition, following the extension of the Italian Government incentives, the company reported more positive trends in volumes and modest market share gains in Italy during March and April 2009. Nevertheless, EBITDA margin, as reported by the company, reduced to 12% at YE 2008, compared to 13.4% at YE 2007, and to 6.9% at Q1 2009, compared to 9.7% at Q1 2008. [/FONT]
[FONT=verdana,arial,helvetica][/FONT]
[FONT=verdana,arial,helvetica]Going forward, Moody's would expect the company to recover part of the margin erosion and to maintain positive free cash flow generation during the year that should allow for only modest deterioration in credit metrics. In addition, the current rating assumes a modest recovery during 2010. [/FONT]

[FONT=verdana,arial,helvetica]Moody's also notes a deterioration in the company's liquidity profile as it would expect headroom on covenants, particularly at June 09 testing date, to reduce compared to previous level, without putting pressure on covenants compliance, as EBITDA generation on a LTM basis will be affected by at least three weak quarters. [/FONT]
[FONT=verdana,arial,helvetica][/FONT]
[FONT=verdana,arial,helvetica]Notwithstanding the exceptional cash outflows incurred during 2008 (namely related to the settlement of Aprilia's warrant and a modest amount of share buybacks), Moody's views Piaggio's liquidity as adequate thanks to ample availability under its revolving credit facility. [/FONT]

[FONT=verdana,arial,helvetica]"The negative outlook reflects Moody's expectations that operating performance is likely to remain subdued over the next few months and that weak demand resulting in under-utilisation of Piaggio's main plants is likely to result in weakening credit metrics," adds Mr. Leschiutta. Piaggio's Ba2 Corporate Family Rating reflects the group solid market position, good product and geographic diversification, and adequate liquidity profile.[/FONT]
[FONT=verdana,arial,helvetica][/FONT]
[FONT=verdana,arial,helvetica]However, the rating also reflects the execution risks originated from the entry into developing countries with new plant and sales channels. [/FONT]
[FONT=verdana,arial,helvetica][/FONT]
[FONT=verdana,arial,helvetica]Although key credit metrics are expected to remain within the current rating category, the Corporate Family Rating could be downgraded in case of failure to demonstrate a recovery in operating performances during the important second quarter of the current financial year that had to lead to financial leverage increasing above 4.0x and to a contraction of the company cash flow leverage, measured as RCF/Net Debt towards the high-single-digit on an ongoing basis. The rating could also be downgraded in case of further weakening of Moody's perception of the company's liquidity profile. [/FONT]

[FONT=verdana,arial,helvetica]The last rating action on Piaggio was on 18 July 2007, when Moody's upgraded the Corporate Family Rating to Ba2 (from Ba3) and maintained the stable outlook, following stronger than expected operating performance.[/FONT]

[FONT=verdana,arial,helvetica]Based in Italy, Piaggio is a leading global manufacturer and distributor of light mobility vehicles for both personal and business purposes. In 2008 the company reported total consolidated revenues of EUR1.570 billion and sold 648,600 vehicles. With a global widespread presence of production plants and R&D centres and nine names under its brand portfolio, the company ranks as one of the world's top four players in its core business. [/FONT]
 

Imark

Forumer storico
La rete di vendita di Opel pianifica l'acquisizione di un 15% della società da GM e studia la possibilità di aggregare altri investitori.

MAY 15, 2009, 8:11 A.M. ET European Dealers to Take Stake in Opel

By CHRISTOPH RAUWALD

FRANKFURT -- European Opel dealer association Euroda said Friday it plans to take a stake of around 15% in General Motors Corp.'s core European brand after the planned spin-off from its troubled parent company, rubber-stamping a plan presented in March.

Euroda Chairman Jaap Timmer said the dealers would expect a representation on Opel's supervisory board if the plan goes through, adding that talks with the company over possible further steps will be held next week.

Mr. Timmer said the dealers will also hold talks with other potential investors, adding that they generally would be open for a deal with a financial investor as well.

At a gathering in Vienna, all European dealer representatives voted in favor of the plan apart from Finland, which abstained from the vote.
In March, Opel's dealers said they were willing to help bail out the troubled company by raising up to €500 million ($681.9 million) or more from a levy on car sales to fund the investment.

Under the proposal, dealers would contribute €150 to the fund from the sale of each vehicle for a period of three years. The Euroda association represents 4,000 dealers with about 120,000 employees.

Italian auto maker Fiat SpA plans to integrate GM's European, Latin American and South African operations into a global alliance with its own auto unit and Chrysler LLC.

Austrian-Canadian auto parts supplier Magna International Inc. has also signaled its interest in GM Europe, but didn't provide further details on its plan so far.

Mr. Timmer declined to say whether he favors a deal with Fiat or Magna. He said the dealers have indications on financial investors being interested in Opel as well, but he declined to provide names
 

Imark

Forumer storico
Il ministro dell'economia accreditato del dubbio che tutte le offerte per Opel siano solo un modo per buttare soldi del contribuente tedesco in un buco nero... opinione che mi sento di condividere...

Opel Bids Prompt German Concern of Aid Sinking in ‘Black Hole’

By Tony Czuczka

May 23 (Bloomberg) -- German Economy Minister Karl-Theodor zu Guttenberg said he remains unpersuaded by any of the three bids for General Motors Corp.’s Opel unit even after Fiat SpA sweetened its offer aimed at winning state aid.

Guttenberg, who is leading efforts to find a “viable” bid for GM’s European operations, said today Fiat’s new offer was being reviewed to see “if they can stand up everything they say.” Questions also remain over bids by Canadian car-parts maker Magna International Inc. and RHJ International SA, a fund that has some former holdings of private-equity firm Ripplewood Holdings LLC, he said in an interview in Berlin.

“We still cannot be sure whether Magna, or Fiat, or Ripplewood will ensure that bridge loans won’t disappear into a black hole; that any further guarantees will be effective; and that they’re really offering something more than high-minded romantic ideas,” Guttenberg said.

Fiat, which is in talks to form an alliance with Chrysler LLC in North America, raised its offer for Opel after Magna emerged yesterday as the leading bidder, according to state leaders including Roland Koch. Russelsheim-based Opel has said it needs 3.3 billion euros ($4.6 billion) in state aid to survive as GM struggles to avoid a June 1 bankruptcy.

A meeting hosted by Chancellor Angela Merkel yesterday agreed to focus on Aurora, Ontario-based Magna, Canada’s largest car-parts maker, for “concrete talks” because it offers the prospect of developing new markets and avoiding “dependence on Fiat-Chrysler technology,” Koch, the prime minister of Hesse state, where Opel is based, said today in an interview.
He didn’t specify how Fiat’s new bid changed.

‘Incoming Mail’

“At the same time, we’re still reading our incoming mail,” Koch said.
All bidders, including Magna, must make it clear how much they’re prepared to invest in Opel.

“If an investor believes in his investment, they also have to put something on the table” and not just collect state loan guarantees, Koch said.
Gualberto Ranieri, a spokesman for Turin, Italy-based Fiat, declined to comment when contacted by Bloomberg News today.

While German lawmakers from both main parties in Merkel’s coalition want to save Opel jobs before elections on Sept. 27, bidders must secure the backing of Europe’s biggest economy for their plans for Opel and the U.K.-based Vauxhall brand. Magna is also preparing to improve its offer, Welt am Sonntag newspaper reported in an advance copy of an article in tomorrow’s edition.

Delayed Solution

“Fiat has improved its offer because it needs Opel’s technology,” Ferdinand Dudenhoeffer, director of the Center for Automotive Research at the University of Duisburg-Essen, said in an interview. At the same time, new offers “will unfortunately delay the process to find a solution for Opel when time is getting short because GM’s insolvency is looming on the horizon.”

The bids from Magna and RHJ include cash, while Fiat’s offer requires 7 billion euros of financing to reorganize Opel, according to people familiar with the matter. Fiat’s bid has two parts: an offer for the Opel and U.K.-based Vauxhall units, and an alternative plan to also buy GM’s operations in Brazil and Argentina, one of the people said.

Magna, which aims to join Russian partner OAO Sberbank in investing as much as 700 million euros in the deal, would be able to boost Opel’s presence in Russia, a market that is expected to grow to 5 million cars in 2015, Dudenhoeffer said.

“Magna would also be able to preserve more jobs at Opel than Fiat, which already has overcapacity problems itself,” he added.
 

Imark

Forumer storico
Intanto Piech sta portando Porsche verso "l'inevitabile vittoria finale" - in puro stile germanico - nello scontro per l'acquisizione di VW con il risultato che Porsche si trova gravata da un debito di 9 mld euro e con le banche tutt'altro che disponibili ad estendere il credito nei suoi confronti fino a 12,5 mld euro.

Porsche avrebbe chiesto sostegno pubblico e la sua istanza, secondo una fonte del governo tedesco, sarebbe stata respinta. Immediata la reazione di Porsche: mai chiesti aiuti, solo un normale finanziarmento a KFW (di proprietà pubblica). Pare si tratti di 1 mld euro.

Fatto sta che mancherebbero ancora 2,5 mld euro per ottenere i 12,5 mld euro complessivi occorrenti a procedere nella scalata a VW ed a drifinanziare il debito in scadenza, anche se Porsche accredita la voce di un investitore estero disponibile a fornire capitali freschi.

Porsche says has not filed aid request

Thu May 21, 2009 9:26am EDT

BERLIN/FRANKFURT (Reuters) - Porsche (PSHG_p.DE) denied on Thursday that it had filed an application for aid that a government source had said had been rejected.

The source had said earlier the German government had rejected Porsche's application to dip into the 100 billion euro bailout fund because the filing did not meet the criteria for a decision.

"There is no application with the fund. There is only a normal loan application with KfW," a spokesman for Porsche said.

Porsche is struggling with a 9 billion euro ($12.4 billion) net debt load built up in its attempt to seize control of Volkswagen (VOWG.DE).
The luxury carmaker tried in March to drum up 12.5 billion euros in refinancing loans but only managed to get 10 billion.

The Porsche spokesman said the company was in talks with banks including state bank KfW KFW.UL about possible loans.

"And KfW did not make a decision on the loan application yesterday," the spokesman said. He declined to comment on the size of the loan Porsche was seeking to obtain.

German daily Handelsblatt had reported earlier that a government committee had met on Wednesday to discuss several companies' state aid applications and had decided not to grant aid to Porsche.

Porsche shares were up 1.3 percent at 45.50 euros by 8:50 a.m. EDT, having eased from an intraday high of 46.30 euros.

Earlier this week, a Porsche source had said the sportscar maker had sounded out KfW on whether it could qualify for 1 billion euros in loans. Porsche has not confirmed that figure.

German newspaper Handelsblatt earlier reported that Porsche had asked for a "substantial" three-digit million euro sum.

Porsche's home state of Baden-Wuerttemberg earlier this week promised to support Porsche, though it did not confirm a report saying it could provide the carmaker with 2 billion euros in guarantees.

Porsche has also said it was in "promising talks" with an outside investor, without providing details. The emirate of Qatar has expressed an interest in Porsche in the past.

($1=.7254 Euro)
 

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