Basf
Il country manager Rauhe responsabile del Business Center South Europe. La filiale italiana ha chiuso il 2008 con una crescita del 5%. «Nel primo trimestre 2009, però, fatturato in calo del 20%. Torneremo a crescere nella seconda metà dell'anno»
«L'Italia per Basf ha avuto, e sempre di più avrà, un ruolo fondamentale. Anche perché troppo spesso si dimentica che oggi la Penisola rappresenta, nel settore chimico, il terzo mercato in Europa e il quinto nel mondo». Erwin Rauhe, responsabile delle attività del Gruppo Basf in Italia, non esprime una semplice "mozione di sentimenti". In questo caso l'affermazione è supportata da una decisione che è conseguenza sì, della dura crisi che morde l'economia. E che obbliga a ristrutturare e accorpare i business. Ma che è dettata anche, e soprattutto, dalla rilevanza della filiale italiana all'interno del colosso della chimica. «Nel 2009 – svela il manager - creeremo il Business Center Europe South, cioè una macroarea che, a partire dal primo luglio, riunirà in un'unica struttura le attività in Italia, Grecia, Malta, Cipro, Spagna e Portogallo. Ebbene, il quartiere generale di questa nuova organizzazione sarà insediato proprio in Italia, presso la Basf di Cesano Maderno»(Qui si parla di materie plastiche) E lo stesso Rauhe ne diventerà il capo.
Il riconoscimento per il nostro Paese, quindi, non è indifferente. Anche perché le aziende Basf coinvolte nell'operazione sono una ventina, per quasi 3.600 dipendenti che contribuiscono a realizzare un giro d'affari attorno a 3,5 miliardi di euro. Di più: sempre dall'Italia sono arrivati, nel 2008, dati incoragganti sull'andamento del business aziendale. A fronte di una flessione del 5% del mercato di riferimento, il fatturato a terzi realizzato da Basf nel nostro Paese è andato in controtendenza. Ha fatto registrare una crescita del 5%, permettendo di raggiungere 3,8 miliardi contro i 3,65 del 2007. Un risultato che ha consentito alla controllata guidata da Rauhe di tornare ad essere il terzo mercato mondiale per Basf, dopo Germania e Stati Uniti. «A questa crescita del 5% - spiega Rauhe - ha contribuito fortemente il settore Petrolio e Gas (+ 20%), accompagnato dalla Divisione Agricoltura (+ 9%). E proprio su quest'ultima attività, oltre che sulla cosmetica e detergenza, puntiamo per fronteggiare la crisi».
Già, la crisi. L'obiettivo è quello di mantenere margini adeguati e fronteggiare l'inevitabile calo del fatturato («che - ricorda Rauhe - è maggiore rispetto a quello dei volumi»). «Per meglio fronteggiare la recessione - dice il manager - Basf ha irrobustito il proprio portafoglio con le acquisizioni di Revus Energy (settore petrolifero, ndr) e di Ciba. Quest'ultima ci posiziona come leader nel settore additivi per materie plastiche, così come nei prodotti chimici per la carta e per il "water treatment"». Al di là delle strategie di prodotto, va comunque ricordato che l'esercizio in corso non è iniziato bene. A livello mondiale, il gruppo nel primo trimestre 2009 ha raggiunto un fatturato di 12,2 miliardi di euro, in calo del 23% sulllo stesso periodo dello scorso anno. «In Italia siamo riusciti a fare un po' meglio - dice Rauhe - Il calo è sul 20%. A livello di margini siamo, invece, in linea con la casa madre che ha scritto a bilancio un Ebit di 964 milioni». Un trend che, giocoforza, costringe l'azienda ad un focus pressante su costi e processi di ristrutturazione. «Indubbiamente - dice Rauhe - siamo avvantaggiati dal calo delle materie prime, in particolare del petrolio. Tuttavia siamo stati costretti a fare ricorso alla cassa integrazione. E, seppure si tratterà di nuemeri non significativi, potrebbero» esserci esuberi. «Attualmente - conclude Rauhe - in Italia siamo circa 1390 dipendenti. Dopo l'integrazione Ciba saliranno a 1700-1800». Ma la luce in fondo al tunnel incomincia a vedersi? «Difficile dire. Tuttavia, nella seconda metà dell'anno potremo tornare a crescere a livello di fatturato»