Gli ispettori Bce tornano nella sede di Mps, ma questa volta per una visita in qualche modo preannunciata: la revisione dei modelli di rating interni. Ieri, a quanto risulta al
Sole 24Ore, gli uomini della Vigilanza Bce hanno incontrato alcuni dei funzionari di Siena per una serie di interviste ad hoc nell’ambito del cosiddetto Trim (Target review of internal models), ovvero il processo con cui Francoforte intende armonizzare i modelli di rating interni a livello europeo. Indicata come una delle priorità dell’Ssm nel 2017 insieme a quella degli Npl (vera spina nel fianco di Mps), la revisione dei modelli interni punta a superare le significative difformità nel calcolo degli attivi ponderati a rischio (Rwa) che si registrano a livello europeo. Un tema, questo, che è al centro del dibattito anche in seno al Comitato di Basilea, il cui orientamento è per un ritorno agli schemi standard, molto più costosi per le banche del Vecchio Continente.
In sintesi, gli internal models - che prima dell’avvento dell’Ssm erano validati dalle singole autorità nazionali - consentono alle banche di calcolare in maniera più efficiente la rischiosità stimata degli attivi. Grazie all’adozione di questi schemi di valutazione dei rischi - che sono disegnati “su misura” e sulla storia dei singoli istituti - le banche possono accantonare meno capitale. Il guaio, però, è che pur a fronte di attivi simili, oggi ogni banca gode di trattamenti diversi in termini di assorbimento di capitale, perché diversi sono le storie e gli approcci nella valutazione degli Rwa approvati dalle singole Autorità nazionali. Con effetti distorsivi nella competizione tra singole banche in termini di assorbimento di capitale. Da qua la decisione di Francoforte di uniformare gli approcci tra i maggiori istituti dotati di questi modelli, con cui oggi viene valutato circa il 50% del capitale complessivo.
In una lettera spedita a fine dicembre da Francoforte a Siena (come a diverse banche italiane ed europee, tutte caratterizzate dall’adozione dei modelli interni), si preannunciava dunque il giro di ispezioni. Il processo è solo all’inizio, e prevede sia la raccolta di informazioni tramite questionari che ispezioni on site. Una squadra di esperti procederà all’analisi dei dati aggregati e dei metodi di valutazione. Il processo, che è stato avviato nel 2016 con un’analisi “orizzontale” tra le diverse banche, si protrarrà fino al 2018 almeno (e non è escluso si protragga anche oltre) e permetterà di arrivare alla costruzione di una proposta finale.
Il tema della revisione dei modelli interni è particolarmente sensibile per Siena e per le altre banche alle prese con maxi-cessioni di crediti.
La banca toscana aveva concordato con Bce di cedere in un colpo solo oltre 27 miliardi di Npl, ma in cambio aveva chiesto di vedersi sterilizzare l’impatto delle cessioni dei crediti sulle serie storiche che sono alla base del modello avanzato, e che aumentano il peso degli Rwa. L’eccezione approvata dalla Bce permetteva alla banca di risparmiare circa 2,2 miliardi di nuovo capitale che si sarebbe reso necessario (e che all’epoca avrebbe portato il fabbisogno di capitale da 5 a 7 miliardi, una cifra allora ritenuta impossibile da recuperare), ma era tuttavia vincolata a tempistiche precise, ovvero la chiusura dell’intera operazione entro l’anno. Ora che l’aumento di capitale e la maxi-cartolarizzazione sono saltati, anche la deroga Bce è venuta meno. Anche questo tema, dunque, potrebbe essere al centro delle discussioni future di Siena con Bce.
La review dell’Ssm sta interessando anche altre banche italiane. Oltre a Mps, gli ispettori Bce nei giorni scorsi hanno ad esempio incontrato gli uomini di UniCredit. Tra le banche domestiche che si sono viste validare i loro modelli avanzati dalla Vigilanza ci sono Intesa Sanpaolo, UniCredit, Ubi, Banco Popolare (ora fusa con Bpm), Bper e Credem.
A Siena le ispezioni Bce sui modelli interni
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Si, lo so. Lo avevo già scritto (il grassettato)
Saluti