Una lezione dagli indicatori di volatilità
di Bernie Schaeffer - 24/01/2006
Nelle contrattazioni vorticose di venerdì, il Nasdaq Volatility Index (VXN) calcolato dal CBOE, è schizzato di quasi il 18% per registrare la lettura più elevato da metà maggio. L'indice ha scavalcato agevolmente quota 18 punti, che aveva precedentemente respinto in due occasioni, ad ottobre, questo misuratore della paura. Negli ultimi tre anni e mezzo, il VXN è rimasto all'interno di un evidente downtrend, con fiammate verso l'alto prontamente contenute e seguite da un ritorno verso la normalità. L'unica differenza di rilievo ora potrebbe essere data dal fatto che questo indicatore per la prima volta ha avuto ragione della sua media discendente a 80 settimane.
Da notare altresì che il VXN, rispetto al CBOE Market Volatility Index (VIX) calcolato sulle opzioni sullo S&P500, ha interamente riassorbito il crollo anomalo sperimentato nel terzo trimestre dello scorso anno. Durante questo ribasso, le due misure si sono mosse a stretto contatto. Lo stesso Nasdaq Composite non ha superato la sua media a 80 settimane, e una incapacità in tal senso sarebbe ora gravemente negativa.
In definitiva, non dovrebbe sorprendere se il ribasso di venerdì sia l'inizio di qualche cosa di grosso, ne' dovrebbe rappresentare una sorpresa se è tutto finito. Ci sono molte opportunità in questo momento, sia al rialzo, sia al ribasso.