NELLE MIE PAROLE, CIO' CHE PENSO. NEI MIEI SILENZI, CIO' CHE SENTO.

La musica che ascoltiamo è un pò un nostro specchio ;) oggi in radio esce il nuovo album di Liga :ola: non mi aspetto molto :cool: spero mi ristupirà :ola:
 
Era ora un pò di figa alla la casa bianca :d:

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E' indubbio che se non avesse preso il pugno, non sarebbe caduto sul marciapiede.
Come è indubbio che se non avesse aggredito con il cartello stradale, non avrebbe preso il pugno.

L'autopsia sul corpo del nigeriano

L'esame autoptico è stato depositato il 25 ottobre e la notifica è arrivata poco fa alle parti in causa.
Quello che ne emerge è chiaro: il pugno inferto da Amedeo Mancini nei confronti di Emmanuel ebbe "un'energia di grado moderato", quindi non letale.
Il nigeriano, insomma, morì per aver battuto la testa in terra dopo la caduta. Non solo.
Nero su bianco il medico legale ha smentito la versione fornita dalla vedova Chinyery, secondo cui suo marito era stato colpito dietro la nuca dall'ultrà con un palo stradale.

"Si ritiene - si legge nella relazione - che il capo di Emmanuel sia stato attinto da due colpi":
uno compatibile con il pugno ammesso anche dallo stesso Mancini, e un "colpo a livello occipitale che ha a sua volta provocato il trauma cranico"
che "per quanto attiene la produzione, il mezzo può essere identificato in una superficie ampia lineare". Ovvero il marciapiede su cui è franato il nigeriano.
 
Negli Stati Uniti non tutti hanno digerito a cuor leggero la vittoria del candidato repubblicano Donald Trump,
eletto, grazie ad una vittoria netta sulla rivale democratica Hillary Clinton, 45° Presidente della storia del Paese contro ogni pronostico e previsione.
Migliaia di persone sono scese in piazza in molte grandi città per protestare contro la vittoria del “tycoon” al grido di “non è il mio presidente”,
da New York a Washington D.C passando per Seattle e Oakland. Manifestazioni non sempre pacifiche, dove si sono registrati almeno un centinaio di arresti tra i manifestanti.
A New York la polizia ha arrestato trenta persone che manifestavano davanti alla Trump Tower. Lo stesso è accaduto a Los Angeles, a Chicago, e in tutto il resto del Paese.

Che una parte di queste manifestazioni sia spontanea, nessuno lo vuole mettere in discussione.
Ma se si analizzano a fondo questi moti di protesta contro il neo-presidente c’è anche dell’altro che merita di essere raccontato:

ossia che un’altra fetta di queste proteste è de facto fomentata e finanziata ad arte da alcune associazioni molto potenti e influenti che fanno parte degli ambienti “radical” e progressisti americani.

Organizzazioni che hanno dalla loro parte un’ingente quantità di denaro da offrire a nuovi adepti e attivisti dell’ultimo minuto,
tanto da pagarli fior di quattrini per farli scendere in strada ad esprimere pubblicamente il proprio dissenso contro The Donald.
Come? È davvero molto semplice.

Facendo una banale ricerca su Craigslist, database molto popolare negli Stati Uniti che ospita annunci dedicati al lavoro,
eventi, acquisti, incontri e quant’altro, si possono facilmente scovare delle curiose comunicazioni come questa:
siamo a Seattle, nello Stato di Washington, una delle città teatro delle manifestazioni anti-Trump.

L’annuncio è stato pubblicato nelle stesse ore – guarda caso – in cui tali dimostrazioni si sono succedute.
 
“Combatti l’Agenda Trump! – recita l’annuncio – Assumiamo attivisti a tempo pieno.
Washington Can! È la più radicata associazione politica no-profit del nostro stato.
Da oltre 35 anni ci battiamo a livello locale e nazionale su tematiche quali le questioni razziali, il sociale, la sanità, i diritti degli immigrati, l’equità fiscale.
Siamo alla ricerca di persone motivate, che sia per un part-time o a tempo pieno. Offriamo dei posti fissi e abbiamo diverse posizioni di lavoro.
Offriamo assistenza medica, ferie pagate, giorni di malattia retribuiti, aspettativa. Viaggi. La paga media varia tra i 15 e i 20 dollari l’ora“.

L’annuncio sospetto è stato pubblicato dalla Washington CAN! – acronimo diWashington Community Action Network
associazione vicina alla sinistra “radical” che conta più di 40mila iscritti e la cui mission è quella di “raggiungere l’uguaglianza economica,
sociale e razziale al fine di stabilire una società democratica caratterizzata dalla giustizia ed equità, nel rispetto delle diversità
e da una qualità di vita decente per tutti coloro che risiedono nello Stato di Washington”.

La Washington CAN! fa parte di un network di associazioni presenti in modo capillare su tutto il territorio degli Stati Uniti
e affiliate sotto il nome di USAction, federazione composta da 501 organizzazioni e gruppi di matrice progressista fondata nel 1999
e ora presieduta dall’attivista afroamericano William McNary. Vicepresidente è Heather Booth, volto storico del femminismo statunitense.
 
La USAction nasce dalle ceneri della Citizen Action – guidata per anni dalla Booth – che contava attivisti e associazioni affiliate in 34 Stati:
con l’avvento dell’amministrazione Clinton (1993) passò dall’essere un soggetto apartitico e indipendente
a sostenere pubblicamente il Partito Democratico americano e l’allora presidente Bill Clinton.
L’organizzazione venne coinvolta nello scandalo giudiziario Teamstersgate, a causa di un finanziamento illecito elargito a Ron Carey
e alla sua rielezione alla guida del sindacato Teamsters, che rappresenta oggi operai e professionisti nel settore pubblico e privato.
A causa di quella vicenda legale e di innumerevoli problemi finanziari, nel 1999 Heater Booth decise di accantonare Citizen Action e fondare la USAction.

E chi finanzia la lobby USAction e le sue battaglie mirate a “rafforzare le voci progressiste su scala locale e nazionale e aiutare i candidati affinché vengano eletti”?
Semplici donazioni di privati cittadini? Non solo.

Ebbene, come dimostrato dalle mail declassificate dagli hacker di DC leaks nei mesi scorsi, tra i più importanti finanziatori dell’organizzazione c’è lui,
descritto dagli stessi hacker come “l’architetto di ogni rivoluzione e colpo di stato degli ultimi 25 anni”, il magnate e speculatore finanziario George Soros,
nemico giurato di Donald Trump (e Vladimir Putin) nonché accanito sostenitore di Hillary Clinton e importante sponsor della sua ultima campagna elettorale.

Come si evince da un documento declassificato, il presidente della Soros Fund Management e della Open Society Foundations,
avrebbe infatti donato tra il 2010 e il 2011 a USAction – network di cui fa parte anche la Washington CAN! – una cifra pari a 300 mila dollari
alla voce “USAction Education Fund” a favore della “più grande e importante organizzazione progressista degli Stati Uniti”.
 

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