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Federmeccanica e Bond argentini.
Buonasera,
giornata poco interessante quella di oggi a Piazza Affari, dove gli operatori si sono ben guardati dal prendere posizione sul medio periodo e si sono preoccupati esclusivamente di operare in ottica speculativa su quei titoli che più di altri avevano accusato enormi perdite nelle precedenti sedute. Uno di questi è Parmalat, che dopo una violenta discesa trova intorno ai 2,55 € supporto statico fondamentale per il medio lungo periodo e forza per impostare un notevole rimbalzo tecnico.
Di notizie interessanti sul fronte interno vi proponiamo solo i risultati dell’indagine trimestrale di Federmeccanica, che ha sancito la fase di recessione per l’industria metalmeccanica. Dati alla mano, i primi due trimestri del 2003 hanno visto la produzione diminuire su base congiunturale dell’1,3% nel secondo trimestre e dell’1,9% nel primo trimestre. Le prospettive sono deludenti ed è lo stesso presidente di Federmeccanica, Alberto Bombassei, ad affermare che <<l'attività produttiva dell'industria metalmeccanica risulta caratterizzata da andamenti recessivi diffusi a quasi tutte le attività del comparto, mentre non vi sono segnali che lascino intravedere una significativa inversione delle tendenze in atto nella parte restante dell'anno in corso>>.
Con i Mercati in giornata fiacca, ci occupiamo della brutta faccenda dei bond argentini, al fine di fornire un consiglio a quanti possiedano le tanto odiate obbligazioni.
La vicenda riguarda direttamente circa 400.000 italiani, almeno secondo le stime di Banca d’Italia. Il debito da ristrutturare, cioè le obbligazioni che sono andate in default causa impossibilità di adempimento alla scadenza, sono pari a circa 94,3 miliardi di dollari, che costituiscono altresì il 52,7% dell’intero indebitamento totale del Paese sudamericano. I possessori dei bond sono divisi in varie nazioni: il 38,4% in Argentina, il 15,6% in Italia, il 10,3% in Svizzera, il 9,1% negli USA, il 5,1% in Germania, il 3,1% in Giappone, mentre il rimanente 12,8% è diviso tra altri Paesi in misure minori di quelli elencati in precedenza. Infine, è bene precisare che il 56,5% dei creditori è composto da istituzionali, mentre il rimanente 43,5% è composto da privati.
Il quadro schematico della situazione riportato sopra risulterà molto comodo più avanti, quando esprimeremo la nostra opinione in merito a questa vicenda; quindi non ha solo propositi espositivi.
Quello che intanto ci preme sottolineare è che la proposta del ministro argentino dell’economia Roberto Lavagna, esposta Lunedì 22 Settembre, riguarda solo ed esclusivamente i creditori privati e quindi rappresenta la soluzione che il governo argentino è disposto a concedere ai privati che hanno sottoscritto le obbligazioni argentine soggette a default.
Di fatto la proposta argentina non è una, ma triplice e riguarda in tutte e tre le proposte un cambio delle obbligazioni attualmente in essere, perché queste ultime sono definite insolvibili dal governo argentino, tanto per il loro valore nominale, quanto per i tassi di interesse sulle cedole che dovevano garantire.
Nel dettaglio, le tre proposte argentine prevedono:
Obbligazioni alla pari. Gli investitori riceveranno altre obbligazioni a sostituzione di quelle detenute, senza riduzione del valore nominale dei precedenti bond (quindi capitale iniziale intatto) ma con cedole molto più basse ed allungamento della scadenza.
Discount bond. Obbligazioni con sconto, cioè con valore nominale notevolmente ridotto e quindi con perdita del capitale iniziale, ma con rendimenti più alti e scadenza più breve dei bond costituenti la prima offerta. Sono proprio queste le obbligazioni che hanno scatenato l’indignazione dei privati, perché lo sconto del valore nominale previsto è pari al 75%.
Obbligazioni a capitalizzazione. Tali obbligazioni riguardano bond che prevedono il reinvestimento automatico delle cedole maturate e quindi, di fatto, permettono al governo argentino di avere prestiti ad esborso zero fino a scadenza dell’obbligazione stessa.
Per tutte e tre le opzioni offerte dal governo argentino vi sarà la possibilità di legare parte del rendimento della cedola al tasso di crescita dell’economia argentina (N.B.: nel 2002 il PIL argentino ha segnato un -10,9%, mentre le previsioni per il 2003 offerte dal FMI che vedono un PIL al 5,5% sono da noi definite “molto azzardate”, mentre per il 2004 le stime del FMI vedono il PIL al 4,4%).
Altro importante elemento da tenere in debita considerazione e sottovalutato dalla grande maggioranza dei media, riguarda il periodo di “franchigia” che vuole e probabilmente riuscirà ad ottenere l’Argentina a riguardo del pagamento delle cedole; cioè gli interessi legati alle obbligazioni soggette a default per il periodo di tempo intercorrente tra la dichiarazione di insolvenza, risalente al Dicembre del 2001, fino alla conclusione dei negoziati. Quindi, di fatto, l’Argentina inizierà a pagare le cedole delle obbligazioni rinegoziate solamente a metà del 2004, salvo ritardi nella rinegoziazione del debito, da qui la precisazione che l’Argentina non ha fretta e quindi non imporrà tempi e scadenze alla negoziazione; proprio perché il tutto va a solo svantaggio dei sottoscrittori (si allungherebbero i tempi di congelamento dei pagamenti delle cedole).
Infine, va sottolineato anche l’aspetto politico della proposta argentina, vincolato strettamente a quel “75%” di riduzione del valore nominale delle cedole che lo stesso ministro dell’economia argentina, Roberto Lavagna, considera non negoziabile. Tale intransigenza è determinata da fattori interni che obbligano l’Argentina ad essere inflessibile sullo stesso ammontare del suo debito, poiché l’unica vera possibilità di ridurre il suo complessivo e quindi di sgravare dalle spalle dei suoi cittadini il pesante fardello, consiste nello “svalutare” la parte di debito legata alle emissioni obbligazionarie in larga parte collocate all’estero.
Prima di esporre il nostro consiglio ai sottoscrittori di queste obbligazioni, vogliamo suscitare in chi legge un’opportuna riflessione che serve anche da monito. Il caso dei bond argentini è dipeso essenzialmente da gravi colpe delle società di risparmio italiano, che hanno letteralmente rifilato questi investimenti ai loro clienti, la maggior parte delle volte senza un’adeguata informativa sull’investimento stesso; del resto basta chiedere in qualsiasi piazza d’Italia il significato della termine “rating” o chiedere il significato dei vari gradi di rating per capire che l’argomento è sconosciuto ai più. Oggi ci troviamo nel paradosso che senza alcun intervento delle autorità garanti (Banca d’Italia su tutti), le stesse società di risparmio gestito che allora rifilarono ai propri clienti le obbligazioni trash argentine, si trovino ad essere in maniera pressoché esclusiva, i consulenti finanziari dei loro clienti malcapitati, che non possedendo le conoscenze tecniche, non sono in grado di maturare una loro decisione autonoma.
L’incredibile paradosso per cui un povero cittadino potrà essere fregato per ben due volte dallo stesso ignobile soggetto, che gli consiglio lo sciagurato investimento e che ora sarà decisivo nello stabilire la posizione giuridica ed economica dello sfortunato creditore in relazione alle varie possibilità a sua disposizione. Il povero risparmiatore italiano potrebbe essere fregato due volte, perché non è da escludere che tra i creditori istituzionali vi è proprio la società che dovrà fornirgli la consulenza e quindi sarà direttamente interessata ad un’accettazione del soggetto a questa prima proposta del governo argentino, poiché, come la storia della coperta troppo corta ci insegna, se l’Argentina potrà risparmiare qualcosa sul fronte dei privati non mancherà di trattare con i guanti i creditori istituzionali, con l’ovvia promessa di un investimento in future obbligazioni del Paese. Addirittura il povero investitore italiano potrebbe essere fregato tre volte se poi ha la sfortuna di investire in azioni verso la società che si impegna a sottoscrivere future obbligazioni argentine ad alto rischio o sarà lui stesso, nuovamente mal consigliato dalla sua società di gestione risparmio di fiducia, a sottoscrivere altre obbligazioni argentine. Il paradosso di questa vicenda riguarda che l’eventuale seconda, terza, quarta, quinta…. fregatura, potrà essere affibbiata in totale legalità da parte dei soggetti in palese conflitto di interesse.
Veniamo infine al nostro parere, offerto da analisti indipendenti da qualsiasi società di risparmio gestito e privi di obbligazioni argentine in portafoglio, quindi un parere di soggetti non in conflitto di interessi. Dopo il secco rifiuto di tutte le associazioni dei consumatori italiani a quella che è stata definita: <<inaccettabile e irricevibile>>, viene da chiedersi come mai l’Argentina abbia fatto una proposta in questi termini, accogliendo l’ormai scontato rifiuto da parte dei creditori privati. Una delle motivazioni è di carattere politico ed è stata esplicata sopra, un’altra è invece di carattere meramente strategico, perché punta a sondare il terreno verso la platea dei creditori privati e più nello specifico, mira a disunire il fronte dei risparmiatori privati contando sulla divisione geografica dei creditori. Tale obiettivo è perseguito meramente a fine di ritorni economici vantaggiosi per l’Argentina, perché, se ad esempio si dovessero trovare i soli risparmiatori italiani a rifiutare l’offerta argentina sulla ristrutturazione del debito, l’Argentina potrebbe semplicemente rifiutare di pagare la cedola ed il valore nominale dell’obbligazione e risparmierebbero automaticamente i 14,71 miliardi di dollari dovuti ai 400.000 creditori italiani. Politicamente scorretto, ma dato il rifiuto unico in tutto il panorama dei creditori privati, probabilmente anche ricevibile dal FMI, con il quale l’Argentina è in constante trattativa.
Il nostro consiglio è quello di rifiutare inizialmente la proposta argentina, quindi rifiuto di tutte e tre le opzioni offerte. Tale atteggiamento deve essere accompagnato da un’attenta informazione sull’atteggiamento tenuto dai vari creditori presenti in Italia e soprattutto negli altri Paesi interessati, poiché se il fronte del rifiuto è vasto, con tutta probabilità il governo argentino sarà costretto a rivedere la sua offerta, andando a ridurre ciò che oggi definisce <<irriducibile>>; mentre, nel caso in cui l’Italia si dimostri testo a sé, e quindi in posizione isolata rispetto agli altri creditori di altri Paesi, accettare in extremis la proposta numero uno e considerare l’investimento a lunghissimo termine, magari a favore dei propri figli o dei propri nipoti. Decisamente infausta la possibilità del mix della prima opzione con la possibilità di ancorare parte del rendimento della cedola alla crescita economica argentina, poiché nel lungo termine (20 anni) la media annuale della crescita economica argentina a nostro avviso non garantirebbe il capitale investito neanche dall’inflazione europea. Per avvalorare questo ultimo punto basta evidenziare come la crescita economica media annua dell’argentina nel corso degli ultimi cinque anni sia stata pari al -3,14%.
Infine un consiglio per il futuro: scegliete bene i soggetti ai quali affidarvi in tema di consulenza finanziaria, poiché gli impegni della vostra vita quotidiana, lo scarso tempo per valutare gli investimenti che vi proporranno e le scarse conoscenze tecniche in merito alle offerte del risparmio gestito, potrebbero un giorno vedervi protagonisti di una situazione molto simile a quella occorsa ai 400.000 italiani che oggi possiedono obbligazioni argentine. Indipendenza assoluta, serietà e competenza sono le tre caratteristiche fondamentali per un buon consulente finanziario, caratteristiche che molto spesso sono assenti nelle nostre banche. In merito vi proponiamo la lettura di un autorevole fonte terza: http://www.report.rai.it/2liv.asp?s=95
Buonasera,
giornata poco interessante quella di oggi a Piazza Affari, dove gli operatori si sono ben guardati dal prendere posizione sul medio periodo e si sono preoccupati esclusivamente di operare in ottica speculativa su quei titoli che più di altri avevano accusato enormi perdite nelle precedenti sedute. Uno di questi è Parmalat, che dopo una violenta discesa trova intorno ai 2,55 € supporto statico fondamentale per il medio lungo periodo e forza per impostare un notevole rimbalzo tecnico.
Di notizie interessanti sul fronte interno vi proponiamo solo i risultati dell’indagine trimestrale di Federmeccanica, che ha sancito la fase di recessione per l’industria metalmeccanica. Dati alla mano, i primi due trimestri del 2003 hanno visto la produzione diminuire su base congiunturale dell’1,3% nel secondo trimestre e dell’1,9% nel primo trimestre. Le prospettive sono deludenti ed è lo stesso presidente di Federmeccanica, Alberto Bombassei, ad affermare che <<l'attività produttiva dell'industria metalmeccanica risulta caratterizzata da andamenti recessivi diffusi a quasi tutte le attività del comparto, mentre non vi sono segnali che lascino intravedere una significativa inversione delle tendenze in atto nella parte restante dell'anno in corso>>.
Con i Mercati in giornata fiacca, ci occupiamo della brutta faccenda dei bond argentini, al fine di fornire un consiglio a quanti possiedano le tanto odiate obbligazioni.
La vicenda riguarda direttamente circa 400.000 italiani, almeno secondo le stime di Banca d’Italia. Il debito da ristrutturare, cioè le obbligazioni che sono andate in default causa impossibilità di adempimento alla scadenza, sono pari a circa 94,3 miliardi di dollari, che costituiscono altresì il 52,7% dell’intero indebitamento totale del Paese sudamericano. I possessori dei bond sono divisi in varie nazioni: il 38,4% in Argentina, il 15,6% in Italia, il 10,3% in Svizzera, il 9,1% negli USA, il 5,1% in Germania, il 3,1% in Giappone, mentre il rimanente 12,8% è diviso tra altri Paesi in misure minori di quelli elencati in precedenza. Infine, è bene precisare che il 56,5% dei creditori è composto da istituzionali, mentre il rimanente 43,5% è composto da privati.
Il quadro schematico della situazione riportato sopra risulterà molto comodo più avanti, quando esprimeremo la nostra opinione in merito a questa vicenda; quindi non ha solo propositi espositivi.
Quello che intanto ci preme sottolineare è che la proposta del ministro argentino dell’economia Roberto Lavagna, esposta Lunedì 22 Settembre, riguarda solo ed esclusivamente i creditori privati e quindi rappresenta la soluzione che il governo argentino è disposto a concedere ai privati che hanno sottoscritto le obbligazioni argentine soggette a default.
Di fatto la proposta argentina non è una, ma triplice e riguarda in tutte e tre le proposte un cambio delle obbligazioni attualmente in essere, perché queste ultime sono definite insolvibili dal governo argentino, tanto per il loro valore nominale, quanto per i tassi di interesse sulle cedole che dovevano garantire.
Nel dettaglio, le tre proposte argentine prevedono:
Obbligazioni alla pari. Gli investitori riceveranno altre obbligazioni a sostituzione di quelle detenute, senza riduzione del valore nominale dei precedenti bond (quindi capitale iniziale intatto) ma con cedole molto più basse ed allungamento della scadenza.
Discount bond. Obbligazioni con sconto, cioè con valore nominale notevolmente ridotto e quindi con perdita del capitale iniziale, ma con rendimenti più alti e scadenza più breve dei bond costituenti la prima offerta. Sono proprio queste le obbligazioni che hanno scatenato l’indignazione dei privati, perché lo sconto del valore nominale previsto è pari al 75%.
Obbligazioni a capitalizzazione. Tali obbligazioni riguardano bond che prevedono il reinvestimento automatico delle cedole maturate e quindi, di fatto, permettono al governo argentino di avere prestiti ad esborso zero fino a scadenza dell’obbligazione stessa.
Per tutte e tre le opzioni offerte dal governo argentino vi sarà la possibilità di legare parte del rendimento della cedola al tasso di crescita dell’economia argentina (N.B.: nel 2002 il PIL argentino ha segnato un -10,9%, mentre le previsioni per il 2003 offerte dal FMI che vedono un PIL al 5,5% sono da noi definite “molto azzardate”, mentre per il 2004 le stime del FMI vedono il PIL al 4,4%).
Altro importante elemento da tenere in debita considerazione e sottovalutato dalla grande maggioranza dei media, riguarda il periodo di “franchigia” che vuole e probabilmente riuscirà ad ottenere l’Argentina a riguardo del pagamento delle cedole; cioè gli interessi legati alle obbligazioni soggette a default per il periodo di tempo intercorrente tra la dichiarazione di insolvenza, risalente al Dicembre del 2001, fino alla conclusione dei negoziati. Quindi, di fatto, l’Argentina inizierà a pagare le cedole delle obbligazioni rinegoziate solamente a metà del 2004, salvo ritardi nella rinegoziazione del debito, da qui la precisazione che l’Argentina non ha fretta e quindi non imporrà tempi e scadenze alla negoziazione; proprio perché il tutto va a solo svantaggio dei sottoscrittori (si allungherebbero i tempi di congelamento dei pagamenti delle cedole).
Infine, va sottolineato anche l’aspetto politico della proposta argentina, vincolato strettamente a quel “75%” di riduzione del valore nominale delle cedole che lo stesso ministro dell’economia argentina, Roberto Lavagna, considera non negoziabile. Tale intransigenza è determinata da fattori interni che obbligano l’Argentina ad essere inflessibile sullo stesso ammontare del suo debito, poiché l’unica vera possibilità di ridurre il suo complessivo e quindi di sgravare dalle spalle dei suoi cittadini il pesante fardello, consiste nello “svalutare” la parte di debito legata alle emissioni obbligazionarie in larga parte collocate all’estero.
Prima di esporre il nostro consiglio ai sottoscrittori di queste obbligazioni, vogliamo suscitare in chi legge un’opportuna riflessione che serve anche da monito. Il caso dei bond argentini è dipeso essenzialmente da gravi colpe delle società di risparmio italiano, che hanno letteralmente rifilato questi investimenti ai loro clienti, la maggior parte delle volte senza un’adeguata informativa sull’investimento stesso; del resto basta chiedere in qualsiasi piazza d’Italia il significato della termine “rating” o chiedere il significato dei vari gradi di rating per capire che l’argomento è sconosciuto ai più. Oggi ci troviamo nel paradosso che senza alcun intervento delle autorità garanti (Banca d’Italia su tutti), le stesse società di risparmio gestito che allora rifilarono ai propri clienti le obbligazioni trash argentine, si trovino ad essere in maniera pressoché esclusiva, i consulenti finanziari dei loro clienti malcapitati, che non possedendo le conoscenze tecniche, non sono in grado di maturare una loro decisione autonoma.
L’incredibile paradosso per cui un povero cittadino potrà essere fregato per ben due volte dallo stesso ignobile soggetto, che gli consiglio lo sciagurato investimento e che ora sarà decisivo nello stabilire la posizione giuridica ed economica dello sfortunato creditore in relazione alle varie possibilità a sua disposizione. Il povero risparmiatore italiano potrebbe essere fregato due volte, perché non è da escludere che tra i creditori istituzionali vi è proprio la società che dovrà fornirgli la consulenza e quindi sarà direttamente interessata ad un’accettazione del soggetto a questa prima proposta del governo argentino, poiché, come la storia della coperta troppo corta ci insegna, se l’Argentina potrà risparmiare qualcosa sul fronte dei privati non mancherà di trattare con i guanti i creditori istituzionali, con l’ovvia promessa di un investimento in future obbligazioni del Paese. Addirittura il povero investitore italiano potrebbe essere fregato tre volte se poi ha la sfortuna di investire in azioni verso la società che si impegna a sottoscrivere future obbligazioni argentine ad alto rischio o sarà lui stesso, nuovamente mal consigliato dalla sua società di gestione risparmio di fiducia, a sottoscrivere altre obbligazioni argentine. Il paradosso di questa vicenda riguarda che l’eventuale seconda, terza, quarta, quinta…. fregatura, potrà essere affibbiata in totale legalità da parte dei soggetti in palese conflitto di interesse.
Veniamo infine al nostro parere, offerto da analisti indipendenti da qualsiasi società di risparmio gestito e privi di obbligazioni argentine in portafoglio, quindi un parere di soggetti non in conflitto di interessi. Dopo il secco rifiuto di tutte le associazioni dei consumatori italiani a quella che è stata definita: <<inaccettabile e irricevibile>>, viene da chiedersi come mai l’Argentina abbia fatto una proposta in questi termini, accogliendo l’ormai scontato rifiuto da parte dei creditori privati. Una delle motivazioni è di carattere politico ed è stata esplicata sopra, un’altra è invece di carattere meramente strategico, perché punta a sondare il terreno verso la platea dei creditori privati e più nello specifico, mira a disunire il fronte dei risparmiatori privati contando sulla divisione geografica dei creditori. Tale obiettivo è perseguito meramente a fine di ritorni economici vantaggiosi per l’Argentina, perché, se ad esempio si dovessero trovare i soli risparmiatori italiani a rifiutare l’offerta argentina sulla ristrutturazione del debito, l’Argentina potrebbe semplicemente rifiutare di pagare la cedola ed il valore nominale dell’obbligazione e risparmierebbero automaticamente i 14,71 miliardi di dollari dovuti ai 400.000 creditori italiani. Politicamente scorretto, ma dato il rifiuto unico in tutto il panorama dei creditori privati, probabilmente anche ricevibile dal FMI, con il quale l’Argentina è in constante trattativa.
Il nostro consiglio è quello di rifiutare inizialmente la proposta argentina, quindi rifiuto di tutte e tre le opzioni offerte. Tale atteggiamento deve essere accompagnato da un’attenta informazione sull’atteggiamento tenuto dai vari creditori presenti in Italia e soprattutto negli altri Paesi interessati, poiché se il fronte del rifiuto è vasto, con tutta probabilità il governo argentino sarà costretto a rivedere la sua offerta, andando a ridurre ciò che oggi definisce <<irriducibile>>; mentre, nel caso in cui l’Italia si dimostri testo a sé, e quindi in posizione isolata rispetto agli altri creditori di altri Paesi, accettare in extremis la proposta numero uno e considerare l’investimento a lunghissimo termine, magari a favore dei propri figli o dei propri nipoti. Decisamente infausta la possibilità del mix della prima opzione con la possibilità di ancorare parte del rendimento della cedola alla crescita economica argentina, poiché nel lungo termine (20 anni) la media annuale della crescita economica argentina a nostro avviso non garantirebbe il capitale investito neanche dall’inflazione europea. Per avvalorare questo ultimo punto basta evidenziare come la crescita economica media annua dell’argentina nel corso degli ultimi cinque anni sia stata pari al -3,14%.
Infine un consiglio per il futuro: scegliete bene i soggetti ai quali affidarvi in tema di consulenza finanziaria, poiché gli impegni della vostra vita quotidiana, lo scarso tempo per valutare gli investimenti che vi proporranno e le scarse conoscenze tecniche in merito alle offerte del risparmio gestito, potrebbero un giorno vedervi protagonisti di una situazione molto simile a quella occorsa ai 400.000 italiani che oggi possiedono obbligazioni argentine. Indipendenza assoluta, serietà e competenza sono le tre caratteristiche fondamentali per un buon consulente finanziario, caratteristiche che molto spesso sono assenti nelle nostre banche. In merito vi proponiamo la lettura di un autorevole fonte terza: http://www.report.rai.it/2liv.asp?s=95