Val
Torniamo alla LIRA
«Non dobbiamo aver paura».
Alberto Zangrillo lo ribadisce e spiega il perché.
«Come detto più volte, non dobbiamo confondere il positivo al coronavirus
con il contagiato potenzialmente infettante e soprattutto ammalato».
Secondo il medico «è difficile dire le cose in modo giusto ed essere creduti
perché ho paura che in questo momento abbia vinto chi ha avuto come obiettivo quello di terrorizzare e spaventare».
«Le persone sono sconcertate, terrorizzate e spaventate. Hanno interpretato male il concetto di tampone.
Per cui c’è una corsa ad eseguire il tampone come se fosse una misura terapeutica.
In realtà adesso il problema sono i pronto soccorso.
Abbiamo fiumane di persone che arrivano al pronto soccorso e non riusciamo a controllarle.
Di queste il 40% potrebbero stare tranquillamente a casa se assistite, se rincuorate, se informate».
Da qui il consiglio di «mantenere tutti i nervi saldi» e di
«cercare di non comportarci in maniera irrazionale.
Noi clinici dobbiamo abituarci a un uso appropriato delle risorse
e mettere in terapia intensiva chi ne ha veramente bisogno. Non sono sicuro che accada».
Pochi giorni fa Zangrillo era stato chiaro.
«Ho cercato di non sovraespormi. Ho sentito la necessità di tutelarmi.
Siamo davanti ad un numero di contagiati molto elevato,
con i miei collaboratori cerchiamo di affrontare la situazione sempre nello stesso modo analizzando i dati».
Alberto Zangrillo lo ribadisce e spiega il perché.
«Come detto più volte, non dobbiamo confondere il positivo al coronavirus
con il contagiato potenzialmente infettante e soprattutto ammalato».
Secondo il medico «è difficile dire le cose in modo giusto ed essere creduti
perché ho paura che in questo momento abbia vinto chi ha avuto come obiettivo quello di terrorizzare e spaventare».
«Le persone sono sconcertate, terrorizzate e spaventate. Hanno interpretato male il concetto di tampone.
Per cui c’è una corsa ad eseguire il tampone come se fosse una misura terapeutica.
In realtà adesso il problema sono i pronto soccorso.
Abbiamo fiumane di persone che arrivano al pronto soccorso e non riusciamo a controllarle.
Di queste il 40% potrebbero stare tranquillamente a casa se assistite, se rincuorate, se informate».
Da qui il consiglio di «mantenere tutti i nervi saldi» e di
«cercare di non comportarci in maniera irrazionale.
Noi clinici dobbiamo abituarci a un uso appropriato delle risorse
e mettere in terapia intensiva chi ne ha veramente bisogno. Non sono sicuro che accada».
Pochi giorni fa Zangrillo era stato chiaro.
«Ho cercato di non sovraespormi. Ho sentito la necessità di tutelarmi.
Siamo davanti ad un numero di contagiati molto elevato,
con i miei collaboratori cerchiamo di affrontare la situazione sempre nello stesso modo analizzando i dati».