Val
Torniamo alla LIRA
Le cose che sono accadute in Italia in questi mesi – e, sottolineo, in Italia
perché altrove pur accadendo cose straordinarie non sono mai arrivati fino al punto di una “svolta autoritaria” –
le dobbiamo ricordare bene per, se ne siamo capaci, trarne la giusta lezione.
In pochissimo tempo, pochi giorni, forse due minuti, l’Italia nel tentativo maldestro di contrastare una situazione medico-sanitaria,
è stata trasformata da democrazia rappresentativa in regime dispotico.
Dice giustamente Valli:
“Se una svolta autoritaria è avvenuta in così breve tempo e senza opposizione di sorta,
cosa impedisce che possa avvenire di nuovo, magari riutilizzando un altro allarme riguardante la salute pubblica?”.
E, infatti, la seconda volta – la “seconda ondata” – è già arrivata e noi siamo ancora una volta alle prese
con uno scambio immondo tra sicurezza e libertà che, in realtà, è un sofisma, un inganno
e persino un autoinganno perché senza libertà non c’è nessuna sicurezza, nessuna salute, nessuna vita.
Tuttavia, se questa situazione di involuzione dalla democrazia alla democratura
si è facilmente imposta e si ripropone è perché proprio la nostra cultura democratica era già malata o ferita a morte.
Il dispotismo che è nato in Italia in due minuti tra febbraio e marzo è un particolare tipo di dispotismo in cui le vittime invocano il carnefice.
Aldo Maria Valli lo definisce così: dispotismo statalista condiviso e terapeutico.
Detto in due parole: il dispotismo oscurantista è voluto dagli stessi Italiani,
sempre cantori dell’antifascismo ma ignari dell’anti-totalitarismo,
che sono favorevoli a mettere da parte le garanzie costituzionali per affidare il proprio destino
ad uno Stato trasformato in una sorta di divinità capace, secondo le volontarie vittime sacrificali, di salvarli dal virus.
Un perfetto sistema di auto-inganno che diventa un alibi collettivo.
Giustamente Valli pone in esergo al testo una frase attribuita al cardinale Carlo Carafa:
Vulgus vult decipi, ergo decipiatur ossia il popolo vuole essere ingannato, e allora sia ingannato.
È questa la condizione culturale in cui versa l’Italia?
È doloroso ammetterlo, ma rendersene conto è già fonte di salute.
Ma che cosa può spingere un popolo a suicidarsi per la paura di morire?
La cattiva informazione.
In Italia ne abbiamo avuta e ne abbiamo tanta.
I giornalisti, molti, tanti, per fortuna non tutti, invece di essere i cani da guardia della libertà e della costituzione
– che è sempre la costituzione un tempo definita “la più bella del mondo” –
si sono trasformati in cani da guardia della volontà del potere illimitato e illusoriamente salvifico.
La conseguenza è che un problema di ordine sanitario e, dunque, da affrontare con strumenti e risorse mediche e critico-scientifiche,
è stato trasformato in una questione politico-istituzionale in cui ciò che realmente vale e conta, libertà e lavoro,
è stato rovesciato in disvalore e presentato come un impedimento di cui sbarazzarsi per rimettersi all’unica volontà valida e salvifica:
il Leviatano terapeutico.
Una follia.
Il meccanismo infernale, vecchio come il cucco, funziona così :
La Salute è il valore supremo a cui tutto va sacrificato.
La libertà va immolata perché è addirittura l’origine del male.
Il Terrore è l’arma della persuasione.
La narrativa dei mezzi di informazione demonizza, marginalizza, esclude chi critica e dissente.
Il dispotismo condiviso non tollera il dissenso che è alla base di ogni democrazia mediamente decente.
Questo è il ritratto del Leviatano terapeutico che, come si vede, ha i tratti visibili della vecchia ideologia comunista.
Ma il mostro, come tutti i Leviatani, non tarderà a divorare i suoi figli, i suoi ideologi, le sue vittime che chiedono salvezza al carnefice.
perché altrove pur accadendo cose straordinarie non sono mai arrivati fino al punto di una “svolta autoritaria” –
le dobbiamo ricordare bene per, se ne siamo capaci, trarne la giusta lezione.
In pochissimo tempo, pochi giorni, forse due minuti, l’Italia nel tentativo maldestro di contrastare una situazione medico-sanitaria,
è stata trasformata da democrazia rappresentativa in regime dispotico.
Dice giustamente Valli:
“Se una svolta autoritaria è avvenuta in così breve tempo e senza opposizione di sorta,
cosa impedisce che possa avvenire di nuovo, magari riutilizzando un altro allarme riguardante la salute pubblica?”.
E, infatti, la seconda volta – la “seconda ondata” – è già arrivata e noi siamo ancora una volta alle prese
con uno scambio immondo tra sicurezza e libertà che, in realtà, è un sofisma, un inganno
e persino un autoinganno perché senza libertà non c’è nessuna sicurezza, nessuna salute, nessuna vita.
Tuttavia, se questa situazione di involuzione dalla democrazia alla democratura
si è facilmente imposta e si ripropone è perché proprio la nostra cultura democratica era già malata o ferita a morte.
Il dispotismo che è nato in Italia in due minuti tra febbraio e marzo è un particolare tipo di dispotismo in cui le vittime invocano il carnefice.
Aldo Maria Valli lo definisce così: dispotismo statalista condiviso e terapeutico.
Detto in due parole: il dispotismo oscurantista è voluto dagli stessi Italiani,
sempre cantori dell’antifascismo ma ignari dell’anti-totalitarismo,
che sono favorevoli a mettere da parte le garanzie costituzionali per affidare il proprio destino
ad uno Stato trasformato in una sorta di divinità capace, secondo le volontarie vittime sacrificali, di salvarli dal virus.
Un perfetto sistema di auto-inganno che diventa un alibi collettivo.
Giustamente Valli pone in esergo al testo una frase attribuita al cardinale Carlo Carafa:
Vulgus vult decipi, ergo decipiatur ossia il popolo vuole essere ingannato, e allora sia ingannato.
È questa la condizione culturale in cui versa l’Italia?
È doloroso ammetterlo, ma rendersene conto è già fonte di salute.
Ma che cosa può spingere un popolo a suicidarsi per la paura di morire?
La cattiva informazione.
In Italia ne abbiamo avuta e ne abbiamo tanta.
I giornalisti, molti, tanti, per fortuna non tutti, invece di essere i cani da guardia della libertà e della costituzione
– che è sempre la costituzione un tempo definita “la più bella del mondo” –
si sono trasformati in cani da guardia della volontà del potere illimitato e illusoriamente salvifico.
La conseguenza è che un problema di ordine sanitario e, dunque, da affrontare con strumenti e risorse mediche e critico-scientifiche,
è stato trasformato in una questione politico-istituzionale in cui ciò che realmente vale e conta, libertà e lavoro,
è stato rovesciato in disvalore e presentato come un impedimento di cui sbarazzarsi per rimettersi all’unica volontà valida e salvifica:
il Leviatano terapeutico.
Una follia.
Il meccanismo infernale, vecchio come il cucco, funziona così :
La Salute è il valore supremo a cui tutto va sacrificato.
La libertà va immolata perché è addirittura l’origine del male.
Il Terrore è l’arma della persuasione.
La narrativa dei mezzi di informazione demonizza, marginalizza, esclude chi critica e dissente.
Il dispotismo condiviso non tollera il dissenso che è alla base di ogni democrazia mediamente decente.
Questo è il ritratto del Leviatano terapeutico che, come si vede, ha i tratti visibili della vecchia ideologia comunista.
Ma il mostro, come tutti i Leviatani, non tarderà a divorare i suoi figli, i suoi ideologi, le sue vittime che chiedono salvezza al carnefice.