NON PERDETE TEMPO A ViVERE LA VITA DI QUALCUN ALTRO.SIATE AFFAMATI....

Bossi: il coltello ce l'ho io, decido io



ROMA
La paura di un rapido ritorno al voto già nella primavera del 2012 ha immediatamente fatto salire la tensione nella maggioranza, che è stata battuta sia alla Camera che al Senato. Nel Pdl e anche tra i responsabili tira infatti una brutta aria. In attesa che le promesse fatte ieri dal premier a Bruxelles si traducano in provvedimenti, i segnali che arrivano dalle aule parlamentari sono poco incoraggianti.
L'ipotesi, rilanciata anche da giornali vicini al governo, che Berlusconi e Bossi si siano accordati per una crisi pilotata all'inizio del nuovo anno per andare al voto in aprile, sta gettando nel panico decine di peones e non solo. Le liste bloccate, sommate al serio rischio di un forte ridimensionamento del numero dei seggi parlamentari a disposizione del centro-destra, è vissuto da molti come un vero e proprio preavviso di licenziamento. Se n'è parlato anche in occasione della riunione a via dell'Umiltà tra Angelino Alfano, il segretario del Pdl, e alcuni big del partito ma anche nell'incontro di una quindicina di senatori radunati da Beppe Pisanu da tempo fautore della nascita di un governo di responsabilità nazionale. Ipotesi che a questo punto viene perorata apertamente anche dall'ala che fa capo a Claudio Scajola e sulla quale potrebbe convergere una parte significativa dei Responsabili e del gruppo misto.
Il punto però è che al momento di concreto c'è solo il malessere di un'area sempre più vasta ma al momento disomogenea. Berlusconi è convinto di dover resistere fino a Natale, dopodiché – continua a ripetere – sarà troppo tardi per qualunque soluzione che non sia il voto anticipato. Il Cavaliere però deve stare attento. «Se si votasse domani la fiducia, i 316 voti dell'ultima volta non li prenderebbe più», diceva ieri un ex Pdl che ancora milita nelle fila della maggioranza. E in effetti il clima è piuttosto burrascoso. Le due sconfitte in aula alla Camera sulle mozioni Iribus e Rc-auto, così come il mancato parere positivo in commissione Cultura sulla nomina del nuovo presidente della Biennale di Venezia, Giulio Malgara, assieme alla bocciatura al Senato del parere di maggioranza sulla legge di stabilità rendono ormai i passaggi parlamentari una corsa ostacoli per il governo. Tant'è che, per evitare bocciature assai più dirompenti, si è deciso per il momento di accantonare provvedimenti come quello sulle intercettazioni e sulla prescrizione breve. «Ma prima o poi qualcosa arriverà e allora vedremo...», sibilava un peones pidiellino convinto di essere tagliato fuori dalle prossime liste elettorali.
 
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Avvio in netto rialzo per le Borse europee dopo l'accordo tra i leader della regione sul potenziamento del fondo salva-Stati e su un haircut del 50% per i detentori privati di titoli governativi greci, il che si traduce nella cancellazione di 100 miliardi di euro di debito per Atene, col rapporto debito/pil destinato a scendere al 120% dal 160% attuale.
Via libera ieri sera anche a un accordo di massima per il potenziamento della capacità di credito del fondo salva stati europeo. Dei 440 miliardi di dotazione dell'Efsf, sottratti i fondi già utilizzati per sostenere Grecia, Irlanda e Portogallo, ne rimangono a disposizione circa 290 miliardi.
Di questi, secondo l'accordo, circa 250 miliardi verranno "levereggiati" quattro o cinque volte, producendo una cifra complessiva fino a circa mille miliardi di potenza di fuoco del fondo. Come già emerso nei giorni scorsi, la leva finanziaria verrà sviluppata sia attraverso l'offerta di garanzie e assicurazioni da parte dell'Efsf sul mercato primario sia attraverso la costituzione di società veicolo aperte ad investitori internazionali.
Dopo la chiusura positiva della Borsa di Tokyo, dove l'indice guida Nikkei ha chiuso con un guadagno di oltre il 2% a 8.926,54 punti, a piazza Affari il Ftse Mib sale del 2,45% a quota 16.465 punti e l'All Share del 2,33% a 17.279 punti. Alla prova del mercato anche gli impegni presi dall'Italia sul fronte della crescita, con la lettera inviata ieri da Berlusconi ai partner europei, dove il Governo promette entro il 15 novembre nuove misure per il rilancio dell'economia con interventi su mercato del lavoro, concorrenza, fiscalità delle Pmi, pubblica amministrazione e giustizia.
Nella stessa lettera sono inoltre contenute previsioni di dismissioni per 15 miliardi e l'impegno a portare la soglia di età per le pensioni di vecchiaia in Italia a 67 anni, per uomini e donne, a partire dal 2026. Ma nella notte il presidente della Commissione Ue, Barroso, ha sottolineato che "non è sufficiente prendere impegni, è necessario fare in modo che siano rispettati". Ieri lo spread Btp/Bund sul decennale ha terminato la seduta sopra i 390 punti base, oggi scambia a quota 366 punti base.
I titoli bancari, particolarmente sensibili alla crisi dell'area per la loro esposizione al debito sovrano, oggi sono sotto i riflettori. Le banche europee necessitano di 106 miliardi di euro di ricapitalizzazione per adempiere ai nuovi requisiti richiesti per affrontare la crisi del debito nei paesi dell'euro, ha spiegato l'Autorità bancaria europea.
Per l'Eba, "un obiettivo preliminare e indicativo, basato sulle cifre di giugno e di fine settembre dei rendimenti dei titoli del debito sovrano ammonta a 106 miliardi di euro" con un Core Tier 1 al 9% entro il 30 giugno 2012. Dei 106 miliardi 30 interessano la Grecia, 26 la Spagna e 15 l'Italia. Le banche dovranno anche affrontare restrizioni a livello di bonus e dividendi fino a quando l'obiettivo non verrà raggiunto.
"Le carenze in Paesi come la Francia, 9 miliardi di euro, e la Germania, 5 miliardi, suggeriscono che le principali banche avranno difficoltà a centrare i bersagli", sostengono gli analisti di Nomura che interpretano il risultato positivamente per due motivi. Il primo è perché il fabbisogno di capitale del settore dipende dalla solvibilità dell'Italia e un pesante aumento di capitale avrebbe rischiato di portare a una diluizione senza affrontare il problema di fondo del debito sovrano.
Il secondo è perché la ricapitalizzazione va di pari passo con il finanziamento di garanzia, che garantisce il debito bancario senior e quindi evita un deleveraging forzato e un credit crunch, e in base alle condizioni può alleviare una significativa pressione sui margini.
"Alla fine le banche devono costruire una base sufficiente di capitale che possono finanziare in modo indipendente", conclude Nomura. In seguito all'accordo raggiunto dai leader europei la banca italiana maggiormente levereggiata e con minore probabilità di aumento di capitale è Intesa Sanpaolo (+5,95% a 1,35 euro), secondo Intermonte, mentre il Banco Popolare (+3,32% a 1,184 euro) presenta maggiori rischi.
Quanto alla Popolare di Milano (+4,16% a 1,629 euro) la stampa riporta che Mediobanca (+2,28% a 6,06 euro), la capofila del consorzio di garanzia dell'aumento di capitale da 800 milioni di euro che dovrebbe partire lunedì, ha chiesto che le nuove azioni siano collocate con uno sconto del 40% sul prezzo teorico ex diritto (TERP). La decisione finale sul prezzo sarà presa dal consiglio di gestione che si riunisce oggi per la prima volta.
Ieri si è svolta, invece, la prima seduta del nuovo consiglio di sorveglianza della Popolare di Milano. E' stato nominato il consiglio di gestione nel quale siederanno Andrea Bonomi come presidente, affiancato da Dante Razzano, Davide Croff, Alessandro Foti e Claudio De Conto. Non è stato invece eletto alcun amministratore delegato: il consiglio di sorveglianza ha infatti attribuito le deleghe all'attuale direttore generale Enzo Chiesa. In netta ascesa anche Mps (+4,33%), Ubi Banca (+4,28%) e Unicredit, in crescita del 6,18% a 0,9285 euro.
 
spread 366 -5,974


la tentazione di shortare è forte......ma se penso che fino a ieri leggevo guru che shortavano a manette forse lè meglio se stò bono
 
qua spiega in maniera :specchio::specchio:

come si fa a fare lievitare la moneta ...:wall::wall:

Il Fondo EFSF…..Peggio di ENRON | Il Fondo EFSF…..Peggio di ENRON

una volta c'era gesù che moltiplicava pane e pesci ora ci sono ...:wall::wall::wall::wall::down::down:
che bordello hanno combianto, qui davvero rischiano di far saltare nazioni intere:wall::wall:

Crisi Europa: vertice Ue poco convincente secondo Commerzbank

Commerzbank vede aumento spread Bund titoli di stato Eurozona per fine anno

Crisi Europa 2011: svolta o pantano? - Secondo gli analisti tedeschi di Commerzbank, il vertice Ue di ieri non ha risolto i problemi fondamentali dell’Europa. Inoltre le misure adottate dal vertice non produrranno alcuna svolta nella crisi del debito dell’Eurozona. Secondo gli analisti tedeschi inoltre l’accordo di base sul coinvolgimento volontario del settore privato nella riduzione del debito greco dovrebbe eliminare per il momento i timori di una ristrutturazione forzata del debito della Grecia. Alla luce di questi motivi Commerzbank conferma la prospettiva di “tassi di rendimento del Bund tedesco significativamente piu’ bassi e un aumento degli spread” con i titoli di Stato europei per fine anno.
 
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