Di
prostituzione culturale ne ho già parlato diverse volte, ma pare che questa forma di ottusità della nostra società e delle sue istituzioni non abbia mai fine, e se fine avrà sarà quando non ci saranno più motivi per soddisfarla: e cioè quando l’Italia diventerà un paese musulmano. Ma ecco l’antefatto assurdo: siccome in una classe c’è un bel quadro di
Maria Vergine appeso al muro, e siccome una delle alunne della classe è musulmana, la mamma si lagna per quel quadro e la Preside lo fa togliere. Perché questo è un chiaro esempio di volontà di integrazione.
Capita l’antifona? Integrare in Italia significa rinnegare se stessi, la propria cultura, la propria
identità religiosa (della quale dovremmo invece andar fieri), e possibilmente cancellare qualsiasi riferimento alla cristianità, a Cristo e alla croce, per non urtare la sensibilità del musulmano di turno. Intanto però, gli islamici, nei loro paesi, se non uccidono i cristiani, vietano loro di portare la croce al collo, di pregare liberamente, o peggio (v. alla voce Pakistan)
violentano le donne cristiane per costringerle a convertirsi, e se sono musulmane, se non si sposano con chi decidono loro, le
deturpano con l’acido. E in ogni caso, il cristiano che ha la grandissima sfiga di nascere o vivere in quei paesi deve vestirsi e rispettare tutte le regole islamiche, altrimenti viene sgozzato come un pollo il giorno della festa. E in ogni caso, cristiano o musulmano, guai a
offendere la religione islamica in qualsiasi modo: rischi il carcere (v. alla voce Egitto).
Questo è l’Islam, che non esiste in forma moderata, neanche se la cerchi al lumicino. Ma noi italiani siamo talmente buoni, ma talmente stolti (buono e stolto in questo caso assumono lo stesso significato), che non ci frega nulla se i nostri fratelli cristiani nel mondo islamico vengono trucidati, derisi, violati nei loro diritti fondamentali. Di più! Quando gli islamici vengono da noi, gli si stende il tappetto rosso, gli si chiede che cosa desiderano, perché ogni loro desiderio è un ordine costituzionalmente garantito. E questi ovviamente ne approfittano: sfruttano le nostre leggi, i nostri principi costituzionali per conquistare lentamente posizione e influenza nella nostra società, finché un bel giorno qualcuno non riterrà opportuno che anche l’Italia si doti della
sharia. Perché è “giusto” che gli islamici vengano giudicati secondo le loro leggi religiose, anche perché poi diventeranno maggioranza.
Dite che sto esagerando? Volete un altro esempio di “integrazione” all’italiana? Andiamo a Milano, dove recentemente ci sono stati
scontri tra cristiani e musulmani. Ditemi: da quanti secoli in un paese occidentale non ci sono più stati scontri religiosi? Eppure, a Milano, nella Milano del principe Pisapia, gli scontri ci sono stati, e sono il frutto di una tolleranza ottusa nei confronti di una religione che sfrutta i princìpi di libertà e di uguaglianza per farsi strada nella società, salvo poi negare quei principi e quell’uguaglianza nel proprio paese. E se gli si dà spago – come glielo stiamo dando noi – persino nel nostro un giorno o l’altro.
Noi cristiani e occidentali stiamo scherzando con fuoco. Per rievocare un detto cristiano molto saggio, siamo un po’ tutti come San Tommaso:
non crederemo al Santo finché non vedremo il miracolo. E se questo è l’andazzo, il miracolo lo vedremo presto, ma sarà un miracolo islamico. Allora saremo noi a dover elemosinare libertà religiosa per noi stessi e per i nostri figli…
Fonte:
Il Giornale