NON POSSIAMO MAI GIUDICARE LE VITE DEGLI ALTRI, PERCHE' OGNI PERSONA CONOSCE SOLO IL SUO DOLORE

Nel caso della Brotto si arriva ad un perfezionamento delle prassi, ad un virtuosismo:

poiché il patteggiamento evita il processo e poiché la prova dell’eventuale reato (in questo caso la corruzione) si esibisce e testa nel processo,
mancando il processo, manca la prova quindi svanisce la corruzione.

Il magistrato del lavoro voleva, come fosse giudice penale, la prova della corruzione.
Non avendola, si rimette il cappello da giudice civile e risarcisce il licenziato. Un capolavoro.

Che non è unico da quando (ed è da molto, è appunto tradizione) la magistratura del lavoro ha deciso
e scelto di applicare nei confronti di ogni tipologia di lavoro dipendente le garanzie e tutele giustamente pensate
e fatte legge a tutela e garanzia di vaste categorie di lavoratori deboli e vulnerabili nei confronti del rispettivo datore di lavoro.

Insomma la magistratura del lavoro usa nei confronti dei professionisti, manager e ad esempio giornalisti, le stesse categorie di garanzie e tutela per l’operaio, il bracciante, il garzone.

Reintegrare o risarcire un operaio che ha patteggiato di fronte all’accusa di aver sottratto una chiave inglese in officina non è,
non dovrebbe essere la stessa cosa che risarcire una manager al vertice dell’azienda che gestiva il Mose.

Impedire lo spostamento punitivo da reparto a reparto di un operaio in fabbrica non è,
non dovrebbe essere la stessa cosa dell’impedire a ad un telegiornale di spostare un conduttore dalla sedia.

Ma così non è: la magistratura del lavoro, quasi tutta, ha in testa un articolo 18 tutto suo
e solo con la convinta applicazione di questo articolo si spiega davvero il “grottesco” della licenziata per corruzione risarcita con più di un milione.
 
ROMA – Scuole chiuse per…inverno!
Inverno e solo inverno, non c’è altro in giro.

Nonostante i notiziari di ogni taglia e colore altro non sappiano che recitare la giaculatoria “Italia nella morsa del gelo”,
è soltanto e semplicemente inverno, quello che arriva ogni anno.

Se c’è un’emergenza, non è l’emergenza gelo ma quella della spina dorsale e della stessa tenuta mentale del paese.
Il problema sempre più grave è l’Italia, non il meteo. Anormale è il paese, non il tempo.

Anormale e in certa misura perso, perduto è un paese dove si chiudono le scuole perché è inverno.

Qualunque autorità (Comune, sindaco, Municipio, Ministero, preside, comitato mamme…) prenda e avalli la scelta
e la decisione di chiudere le scuole perché fa freddo è un’autorità che predica e pratica la resa,
l’abdicazione, la fuga dalle responsabilità, un eterno otto settembre civile.

Le scuole quando fa freddo non si chiudono, si riscaldano!
E qualunque comunità che abbia rispetto e cura di se stessa sa come farlo e provvede a riscaldarle le scuole.
 
Qua e là per l’Italia invece istituzioni varie lanciano il segnale “abbandonare la nave” quando sarebbe loro dovere fare il contrario.

Si legge di termosifoni accesi in ritardo o per troppo poco tempo…Scuse, alibi.
Se ci sono termosifoni così ci deve essere anche qualcuno che tardi li ha accesi o spenti troppo presto.

Dovere dei responsabili (ma esistono?) è rintracciare, individuare quelle persone in carne e ossa e fare accendere il giusto e il dovuto i termosifoni nelle scuole.

Ma nel paese dove prendersi una responsabilità è sinonimo di essere fessi, molto più comodo è proclamare il “Tutti a casa”.

Tutti a casa, così le autorità non rischiano, hai visto mai qualche alunno prende una febbre e qualche genitore fa causa?
Tutti a casa, così i sindaci e i consigli comunali stanno al riparo da malumori e proteste.
Tutti a casa, alunni contenti e famiglie rassicurate (e anche prof e personale amministrativo mica contrario, anzi…).
Tutti a casa, in fondo si perdono giorni di scuola.

Nella considerazione media e diffusa valore sociale del perduto (giorni di scuola) pari a zero o giù di lì.

La follia, l’acme dei tutti a casa si raggiunge a Messina dove il sindaco ha chiuso per una settimana
(ma sì, abbondare, non facciamo vedere di avere il braccino corto) ben 38 istituti scolastici.

Una settimana scuole chiuse a Messina.

Ondata di gelo come nel Nord Finlandia?

No, trionfante e grottesco fuggire da ogni responsabilità e dovere civico e civile:
a Messina dove chiudono per una settimana 38 scuole il termometro segna oggi 13 gennaio 13 gradi centigradi.
 
“I due terzi della abitazioni italiane non rispettano le norme sulla sicurezza elettrica – racconta su La Stampa di oggi Paolo Baroni che sul tema ha condotto una piccola inchiesta -
: il 13% sono esposte al rischio di incendio per motivi elettrici e nel 18% dei casi manca il differenziale elettrico obbligatorio per legge.
Più della metà degli impianti
, il 52%, rischia la fulminazione per componenti elettriche danneggiate o in cattivo stato”.

Una fotografia, numeri che sono l’anticamera della strage che ogni anno si consuma.
Nelle abitazioni, infatti, ogni anno si verificano circa 30.000 incidenti gravi di cui 6.000 (il 20%) proprio di origine elettrica.
Il più delle volte capita facendo la doccia. Ma può succedere anche aprendo il rubinetto dell’acqua in cucina o il frigorifero, e capita toccando il congelatore.
Oppure aprendo la porta blindata di casa o mettendo le mani in impianti dove i fili della corrente anziché essere protetti sono scoperti o mal collegati.

Ogni azione, ogni interazione con un oggetto elettrico è potenzialmente pericolosa. Succede tutto in pochi istanti: una scarica improvvisa e si muore.

La cucina (38% degli incidenti avvengono in questo ambiente ed è facile immaginarne la ragione) è l’ambiente più pericoloso,
a seguire il bagno (11,7%), la camera da letto (10%), poi soggiorno e salone (9,4), balconi, terrazzi e via elencando.
Mentre le attività più pericolose sono per gli uomini riparazioni varie, fai da te e bricolage (16,9%), seguite da giochi e passatempi (14,9%);
e le cosiddette attività fisiologiche (12,4%) nascondono le maggiori insidie per le donne.

Altro dato da tenere presente sono i costi sociali che questi incidenti portano e che sono a dir poco altissimi.
“Tra interventi di emergenza e spese mediche e di pronto soccorso che poi ricadono sulla collettività, i costi sociali della mancata messa in sicurezza degli impianti sono enormi
– spiega Francesco Burrelli, presidente della principale associazione di amministratori di condominio, l’Anaci – nell’ordine di 8-10 miliardi di euro all’anno”
 
Cosa mangiare contro il freddo?

A tavola c’è un piatto in particolare che è il migliore alleato contro il freddo: la pasta e fagioli.

“Cereali e legumi insieme serviti caldi è il top sia in termini nutrizionali che di approvvigionamento di cibo sano e antiossidante, spiega Piretta.
Poi non dimentichiamoci di aiutare l’organismo a combattere i mali di stagione, dalle influenze alle malattie respiratorie.
E quindi è bene mangiare frutta e verdura ricca di vitamina A e C.
Quindi per assumere vitamina A scegliamo zucca, radicchio e carote.
Per la C ci sono i kiwi, che in Italia sono largamente coltivati, ricchi di questa vitamina, ma anche peperoni e agrumi”.

Ancora, per quanto riguarda le proteine animali, “non dimentichiamoci del pesce: dal tonno al pesce azzurro sono antiinfiammatori e quindi aiutano a prevenire l’influenza”.
Infine, conclude Piretta, “fanno benissimo anche noci, mandorle e nocciole, ma in questo caso facciamo attenzione al fatto che sono molto caloriche e possono far prendere peso”.
 
Buongiorno. Una comica in più....l'autocertificazione.

A Bologna, il Partito Democratico ha ribadito il suo "No" alla proposta del consigliere comunale Umberto Bosco (Lnd) che chiedeva,
per non far cadere nella mani dei migranti le case popolari, una certificazione ai forestieri (documenti alla mano) di non avere proprietà mobili o immobili nei loro Paesi d'origine.

"l’obbligo per i cittadini stranieri di fornire la documentazione attestante la situazione patrimoniale all’estero,
mediante certificati o attestazioni rilasciati dalla competente autorità dello Stato estero,
corredati di traduzione in lingua italiana autenticata dall'autorità consolare che ne attesti la conformità all'originale".

Niente più che un certificato che provi di non avere beni nel Paese natale.
Un dettaglio finora tralasciato dal Comune, che preferisce affidarsi (e continuerà a fare dopo la bocciatura di oggi) alle autocertificazioni.
Permettendo così l'inserimento dei migranti nelle case o in altri servizi comunali, quali asilo, contributi di solidarietà e via dicendo.
 
"l'obbligo in questione è già disposto dalla normativa nazionale, sia dal Testo Unico sull'Immigrazione che dal Testo Unico sulla Documentazione Amministrativa.
Un obbligo regolarmente applicato dall'INPS, da numerosi enti (Università di Bologna, Ente Regionale per il Diritto alla Studio)"

"La legge è semplice, solo atti, fatti e qualità personali attestabili o certificabili da soggetti pubblici o privati italiani può essere oggetto di autocertificazione,
l'estensione di questa possibilità anche ai cittadini stranieri sarebbe riconosciuta ma la sua applicazione è rimandata di anno in anno, presumo per ragioni applicative.
Quindi non solo gli extracomunitari non potrebbero autocertificare ma il Comune di Bologna accetta da loro
autocertificazioni di documenti che la legge non consentirebbe di autocertificare ai cittadini italiani.

Oggi il Pd, per mezzo del Capogruppo Mazzanti, ha annunciato che il Comune è alla ricerca di una soluzione utile
a ovviare al problema delle false dichiarazioni che consentono ai cittadini stranieri di accedere a servizi sociali dei quali non avrebbero bisogno".

Ma la soluzione c'è già, si chiama "applicazione della legge"
 
Bonas ......
1484566909-1484566818-bonas-5.jpg
 
Un weekend di tre giorni, è questa la novità che la sede giapponese di Yahoo avrebbe considerato per i suoi dipendenti, facendoli lavorare solo 4 giorni alla settimana.

1369056832-yahoo-pu.jpg

Come riporta Huffington Post, infatti, l'azienda sta pensando di permettere ai propri dipendenti di riposarsi di più e di godere di più del proprio tempo libero.
Non si rinuncerebbe alla produttività e si risparmierebbero i soldi.
 
Scontro sempre più acceso all'interno dell'Unità fra il direttore Staino e l'ex editorialista Rondolino.

Quest'ultimo oggi contrattacca con un post al su Fb annunciando possibile denuncia.

"Sull'Unità di oggi compare, fra le lettere al giornale, un sms che ho inviato privatamente al direttore.
Potrei imitare Staino e rendere pubbliche altre conversazioni private con lui, ma correttezza e dignità me lo impediscono.
Nei prossimi giorni valuterò insieme con i miei avvocati come procedere"
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto