NON SEMPRE CAMBIARE EQUIVALE A MIGLIORARE, MA PER MIGLIORARE BISOGNA CAMBIARE

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A Siena sono sempre stati molto trasversali nella scelta dei loro clienti. E anche le sofferenze rifiutano il monocolore.
Così fra i clienti che non hanno rimborsato figurano la Sorgenia della famiglia De Benedetti e Don Verzè che,
grazie anche all'amicizia con Silvio Berlusconi aveva fondato l'ospedale San Raffaele portandolo anche al dissesto con un buco di duecento milioni.

Non altrettanto bene però, sono andate le cose con il gruppo che fa capo a Carlo De Benedetti, l'eterno rivale del Cavaliere.
Sorgenia, il gruppo elettrico guidato da Rodolfo, primogenito dell'Ingegnere, ha lasciato un buco da 600 milioni.
Le banche hanno trasformato i debiti in azioni. Ora sperano di trovare un compratore.
Il cuore di Sorgenia è rappresentato da Tirrenia Power le cui centrali sono localizzate in gran parte fra la Liguria e l'Italia centrale.
Naturale che Mps fosse in prima linea nel sostenere l'investimento e oggi a dover contabilizzare le perdite.

Ma i problemi di Mps non si fermano alla Toscana e zone circostanti.
La forte presenza in Lombardia attraverso la Banca Agricola Mantovana ovviamente l'ha portata
in stretti rapporti d'affari con il gruppo Marcegaglia che ha sede da quelle parti.
Fra l'altro Steno, fondatore dell'azienda siderurgica, era stato uno dei soci della Bam che aveva favorito l'ingresso di Siena.
Tutto bene fino a quando al timone è rimasto il vecchio. Poi è toccato ai figli Antonio ed Emma.
Complice la crisi economica, hanno accumulato un'esposizione di 1,6 miliardi che le banche hanno dovuto ristrutturare aggiungendo altri 500 milioni.

Viene fuori che il 70% delle insolvenze è concentrato tra i clienti che hanno ottenuto finanziamenti per più di 500mila euro.
In totale si tratta di 9.300 posizioni e il tasso di insolvenza cresce all'aumentare del finanziamento.
La percentuale maggiore dei cattivi pagatori (32,4%) si trova fra quanti hanno ottenuto più di tre milioni di euro.
Ovviamente un tasso di mortalità così elevato sulle posizioni più importanti apre molti interrogativi sulla gestione.
Anche perché la gran parte dei problemi nasce dopo l'acquisizione di Antonveneta.
Prestiti concessi nel 2008 che finiscono a sofferenza nel 2014. Certo sono gli anni della grande crisi. Ma non solo.
La scansione dei tempi dice anche un'altra cosa: Mussari e Vigni hanno concesso i crediti.
Profumo
e Viola hanno dovuto prendere atto che erano diventati fuffa.
 
Fermiamoci un istante e proviamo ad accendere il cervello:
è più importante sapere chi i soldi li ha ricevuti oppure identificare chi ha preso le decisioni di erogare i finanziamenti?

Cosa viene fuori se tiriamo fuori i più grandi debitori insolventi di una banca?

A che serve allora pubblicare l’elenco maggiori debitori insolventi?

A ribadire informazioni che probabilmente sono già pubbliche e che poco o nulla ci dicono sulle reali responsabilità del dissesto della banca che ha finanziato.
Dove andrebbe allora indirizzata la legittima indignazione di chi troppe volte è costretto a saldare il conto della cattiva gestione pregressa?
Anche questo non è molto difficile, proviamo a indicare tre obiettivi.

Obiettivo 1: i pesci grossi. Dall’acquisizione di banca 121 a quella di Antonveneta, passando per intricate e discutibili manovre di bilancio e operazioni disinvolte in derivati,
tutte le decisioni maggiormente dannose per l’istituto sono agevolmente attribuibili.
Un bel documento sintetico, indicante le dieci o venti scelte manageriali più esecrabili, ordinate per importo di valore distrutto
con l’indicazione di tutti i soggetti interni ed esterni coinvolti, inclusi consulenti e autorità che avrebbero dovuto vigilare,
sarebbe moto utile per comprendere le reali responsabilità del dissesto.
Sarebbe anche un buon punto di partenza per avviare eventuali azioni di responsabilità e richieste di risarcimento
oltre che per evidenziare pubblicamente anche quanto hanno funzionato i meccanismi di nomina indirizzati dalla politica.

Obiettivo 2: i pesci medi. Il processo di erogazione di un fido è sicuramente articolato e non è agevole risalire a delle responsabilità individuale.
Si può tuttavia verificare se, alcuni organi deliberanti hanno performato in modo peggiore rispetto alla media,
concedendo crediti a soggetti che poi si sono rivelati inadempienti con una frequenza maggiore rispetto allo standard dell’intero portafoglio.
Questa non deve essere una lista di condanna, ma ancora una volta un punto di partenza per avviare delle indagini sui soggetti che hanno “prodotto più sofferenze” rispetto ai loro colleghi.

Obiettivo 3: i pesci piccoli. A questo livello non è possibile fare elenchi di colpevoli perché le responsabilità sono troppo diffuse.
Val la pena tuttavia considerare che casi come quello di Mps hanno distrutto tanto valore per la collettività anche con la collaborazione silenziosa
di tanti piccoli risparmiatori ed elettori delle amministrazioni locali che hanno espresso la governance dell’istituto.
Se queste moltitudini di elettori fedeli di un partito o investitori fiduciosi nei consigli della filiale di riferimento avessero avuto qualche dubbio, è plausibile che una parte del danno si sarebbe potuta evitare.
 
Personalmente ritengo che sia importante conoscere entrambi.
Chi ha avuto fidi e non li ha rimborsati
E chi li ha concessi.

Serve da deterrente per gli altri Istituti ....e ce ne sono tanti nelle medesime condizioni.
 
Le banche riescono a vedere i soggetti finanziati tramite uno strumento chiamato centrale dei Rischi presente in Banca d'Italia al quale accedono i fase di erogazione del credito.
Serve capire se il credito è stato dato male "volontariamente" per favorire "amici" o se è stata una conseguenza della crisi.

Alex
Investire in Italia
 
Certo che è sempre stato così. La famigerata "centrale rischi".

Presa ad esempio per non concedere il fido ad un piccolo imprenditore.
" eh ma dalla centrale rischi lei ha già troppi fidi ......"

Utilizzata come parametro affidamento per dare "di più" rispetto alla banca concorrente.
"Se quelli di Comit gli danno 1.000.000 di fidi, noi gliene diamo 1.200.000 per farci lavorare".
 

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