Prescindendo dall'opera (di cui poco mi interessa), calcolando che un buon 99.9% della popolazione si limita ad insulti e risate, l'obiettivo per tutti dovrebbe essere vedere l'opera con un filo di consapevolezza, senza la necessità ovviamente di apprezzarla; se poi è lo spunto per interessarsi anche all'arte in senso più lato meglio, altrimenti le uniche cose che secondo me hanno poco senso sono i soliti, stantii commenti tipo "è una cagata pazzesca, lo faccio anche io, tutti quei soldi per una banana, il mio fruttivendolo me ne vendeva 2 camion per quel prezzo, vuoi mettere Raffaello" etc etc...
Si, l'abbiamo pensato tutti e no, mediamente non si dovrebbe aver bisogno di conferme su scala mondiale delle ovvietà che diciamo/pensiamo, è come se ogni volta che son 40 gradi incontrassi 200 persone che mi dicono "hai visto, son 40 gradi, che caldo!"; sì, ho visto, grazie, non me ne frega una mazza.
Se invece son 40 gradi perchè ci sono cambiamenti climatici in corso c'è anche il caso che voglia capirne la ragione e documentarmi sulle cause, le conseguenze, magari in generale le questioni ambientali: in quel caso il caldo mi è servito a qualcosa, altrimenti torno a casa, accendo il condizionatore e a posto così.
Direi che "in precedenza" ogni nuova opera d'arte faceva i conti con la storia, con i precedenti e con i criteri di giudizio tramandati. Le novità alla fine venivano giudicate in rapporto ai rispettivi cambiamenti storici e il cerchio si chiudeva.
Il problema oggi è quello solito, quali criteri di giudizio vengono usati, quali i valori soddisfatti o meno. L'insieme delle abilità che un tempo convivevano nella stessa persona (manuale, ideativa, spirituale ecc) ora sono scisse. L'idea viene venduta come e più del manufatto. Ciò è reso possibile in un mercato manipolato, perché se volessimo vendere una semplice idea ad un privato, pur ricco, saremmo spernacchiati. Accade che tuttavia si spinga a valutare qualcosa con criteri alieni. Per esempio, una scritta su neon, al massimo espressione di un pensiero filosofico o letterario, la si dovrebbe valutare con i criteri dell'arte figurativa.
Il fatto centrale è che la gente tira fuori molto denaro solo per le opere dichiarate arte visiva. Per i libri, i CD musicali, il teatro (visto in TV) c'è molto meno denaro. E allora tutto si traveste da arte visiva e chiede di stare nei musei.
Il gesto di attaccare con scotch una persona o una banana al muro è, appunto, un gesto. In quale ambito andrebbe "valutato"? Teatro? Ma allora i quattrini non sarebbero così tanti.
Un armadietto di medicinali può essere visto come base per considerazioni pseudo filosofiche. Anche lì, con quali guadagni?
Chiudo. Se il valore non è rapportarsi con il passato ed innovarlo, ma distinguersene il più possibile, ne nasce una definizione in negativo, quindi un'assurdità.
Per esempio, che cos'è un palo? Non è una finestra, non è un uccello, non è una malattia ... e via alla membro di botolo. Che cos'è quest'opera? E' una cosa nuova, nuovissima, si distingue da tutto quanto fatto prima, stupisce ...
- Ma, diobbonino, ma se è solo uno starnuto e nulla più ...?
- Starnuto artistico. Non mi faccia commenti banali anche lei ...
Perché, certo, da Duchamp in poi si è creata confusione tra artistico ed estetico. L'atteggiamento estetico riguarda come io osservo. E' stato messo in discussione, con risultati anche interessanti. Ma non risultati artistici, prodotti da un atteggiamento artistico.
Anche in musica, io posso ascoltare l'urlo di un poveraccio che precipita dal grattacielo dal punto di vista estetico e scoprirci dei valori inattesi. Ma non è un prodotto artistico.
Comunque, se qualcuno volesse acquistare i miei starnuti, gli mando l'IBAN