Sorry prima sostieni di non guardare si "titoli" poi li elenchi quindi? Significa essere più o meno legittimati a parlarne? Lo scrivo senza polemica. Perché può anche valere in senso opposto, che a quel punto può aver ragione il critico di turno, le studioso incarnato ad es. da Faccenda rispetto a Rosai o Donghi e cito non casualmente, perché ha alle spalle la preparazione. Perché devo accettare la visione di Cacciari ad es. e non quella di Celant?
Semplicemente ho voluto rispondere al e dal punto di vista di chi ha scritto "
Per fare una "distruzione critica" (ma distruggere cosa, poi?) di artisti di quel calibro, occorre avere un bagaglio culturale enorme che qui sono certo non abbia nessuno."
A parte il fatto che conosco personalmente quasi tutti qui, ma in realtà per il forum e i testi siamo dei nick e valiamo per quel che diciamo; non è la prima volta che qualcuno sostiene che un forum come questo (o quell'altro) sia frequentato solo da dei "
poveretti", meglio da dei "poveretti come noi". Come possa affermare questo non si sa, e comunque ognuno è legittimato a parlare solo per sé, o al massimo per quanto hanno scritto gli altri. Sennò la fa fuori del vasino - e quella mia elencazione serviva appunto a darne amichevolmente
relativa dimostrazione - in quanto il contestare (a priori poi) le capacità altrui significa spostare la discussione dal merito all'attacco personale, esattamente come fanno certuni quando non hanno più argomenti. Che tu sia ingegnere e Red Arrow economista non fa che corroborare la mia tesi, che è meglio non metterla sul piano personale, e soprattutto MAI invocare l'autorità (aprioristicamente) di personaggi che non si sa, il più delle volte, come siano giunti a notorietà. Soprattutto se riescono a parlare senza dire quasi nulla, cosa che per me è non poco rivelatrice.
Il fatto che l'opinione del Prof possa coincidere con il sentire dell'operaio non sposta nulla, può essere anche casuale nel momento in cui non viene esplicitato il perché quel giudizio viene espresso. Credo che l'atteggiamento da assumere rispetto all'arte contemporanea debba essere all'insegna dell'umiltà, il porsi dal lato dell'artista per confrontarsi con la sua ricerca e valutare se sia più o meno originale e credibile, il tutto complementare con il CV, con la presenza museale, con le mostre ed il riconoscimento di pubblico e critica etc. Poi ovvio entrano in gioco gusto e sensibilità o sintonia. Tu sai ad es. quanti commenti impietosi sono stati espressi su Griffa che è nelle mie corde, dei quali alla fine mi interessa zero perché alla fine ognuno può avere le proprie ragioni per sentire un artista nelle proprie corde.
Ho chiarito che l'opinione dell'operaio è a livello 1 e quella del prof a livello 5. Esse possono coincidere, ma anche no. Certamente quella dell'operaio risulterà istintiva, e questo a volte sarà persino un vantaggio rispetto a quella dei sofisticati "cultori". Ma altrettanto certamente l'opinione del prof avrà alle spalle molte conoscenze e soprattutto esperienza, cose che dovrebbero rinforzarne l'autorevolezza e l'autorità, le quali rimangono dunque qualunque sia il giudizio espresso. E che non sono affatto sostenute dai titoli e titoloni.
Un giudizio deve tuttavia anche prescindere dal proprio sentire, l'Azionismo Viennese ad es. ha avuto un significato di rottura in quel preciso contesto storico, non ha nulla di estetico o gradevole e non mi piace ma gli riconosco un valore e direi sia proprio l'antitesi dell'estetica.
Perché l'arte deve essere necessariamente BELLEZZA e TECNICA? L'arte può essere espressiome di distonia, di orrore, di incomunicabilità, di contraddizione. Se si considerano altri linguaggi emerge in modo prepotente, dalla musica, slla letteratura, alla poesia, alla danza. Perché costringere l'arte in un recinto? Perché racchiudere tutto in un unico escape senza una min distinzione? Perché considerare l'intellettualizzazione un fattore negativo? Lo trovo francamente un approccio riduttivo e per certi versi arrogante nel senso di porsi nella postura del "giudicare" invece che del "comprendere".
Tra l'altro trovo "democratico" che chi ha qcs da dire possa scegliere la sua forma, la sua modalità espressiva anche se non ha una grande manualità e capacità tecnica, almeno nel senso tradizionale. Del resto se l'arte si limita all'abilità e non c'è dietro un'idea o um'anima il destino è diventare un imitatore o un falsario.
Vorrei tra l'altro capire quale evoluzione naturale si sarebbe immaginata nelle arti visive perché quando si assumono posizioni tanto drastiche e tranchant è perché si ha un'idea ben chiara in testa.
Un giudizio "finale" certamente dovrà prescindere dal proprio sentire: ad esempio, a me non piace molto ascoltare Mozart, (sono fatto così
) ma non mi sogno di contestarne l'importanza artistica, deducibile da alcune opere, dai dati storici (certo, ma in musica questo è più legato alle necessità naturali) e da altri aspetti puramente legati alla creazione musicale. Il sentire, però, è uno strumento importante e quasi irriducibile: va soprattutto educato, ma senza fermarsi alla fase 3, in cui praticamente risulta educato soprattutto dall'ambiente culturale contemporaneo. Senza per questo negare la forza delle individualità, cui però necessariamente servono anni per elaborare, appunto, il proprio sentire in modo che diventi sempre più "oggettivo", cioè umano tout court.
Se l'arte è brutta semplicemente non sopravvive, travolta dal rifiuto, quantomeno nel corso del tempo. Prima dell'800 l'arte non ha espresso lo spiacevole in quanto destinata a migliorare l'esperienza della vita - che poi è opzione che ritroviamo pari pari nel nostro Giustino. Dall'800 in poi sentimenti inquietanti, intellettualismi ed esperienze oscure sono entrate nel mondo dell'arte perché presenti nel parallelo mondo reale. Credo siamo tutti d'accordo che tali influenze debbano comunque essere risolte artisticamente e non riproposte pari pari, ed è questo il discrimine. Anche Maupassant si ispirava alle cronache giudiziarie, ma poi i suoi racconti sono altra cosa rispetto ai giornali del tempo.
Quanto all'abilità, l'orrore che provo rispetto all'iperrealismo credo rappresenti qualcosa di più che un sentimento privato. Oggi ci sono pianisti abilissimi, velocissimi e senza errori. Ma, magari proprio per questo, privi di anima.
Dell'evoluzione possibile dell'arte si potrà parlare magari in seguito.
PS per anticipare in qualche modo il giudizio del tempo, suggerisco di porsi davanti all'opera totalmente indifesi, lasciando che sia essa ad agire liberamente su di noi, magari con esperienze ripetute in tempi ravvicinati. Così nel piccolo agiva quel famoso industriale che comprava molti quadri, ma se li faceva lasciare in ufficio per una notte almeno. Solo dopo decideva.